domenica 30 dicembre 2007

Buon 2008 da una 108enne

Non c'entra nulla con i sacri corridoi, però oggi su Libertà intervisto la signora Emilia Tosca: 108 anni compiuti il 29 dicembre. E' molto più autorevole di me per augurare a tutti voi Buon 2008!


Lavoro e minestrone, così si arriva ai 108
Emilia Tosca è coetanea di Fred Astaire, Al Capone
ed Alfred Hitchcock. Tutti battuti alla distanza


Piacenza -
Taglia il traguardo del compleanno a braccia alzate, con la stessa naturalezza con cui Girardengo, nel 1919, vinceva il suo primo Giro d’Italia. Lei c’era e di anni ne aveva già 21. Ieri, nella casa di riposo San Giuseppe, ha superato la tappa dei 108. La signora Emilia - di cognome fa Tosca - è la super nonna di Piacenza e probabilmente di tutta la provincia. Legge il giornale, guarda la tv, sta seduta, in piedi, cammina. Lassù sembrano essersi dimenticati di lei. Lucidissima, quando la si saluta e si prende appuntamento per il prossimo 29 dicembre, si mette a ridere, ti stringe le mani, e dice che ci proverà. Le 108 primavere l’hanno resa un poco debole alle gambe, le hanno portato via un poco di udito e, ultimamente, ha anche un poco di mal di gola (ma chi non ce l’ha, in questa stagione). Tutto qui. Nemmeno gli occhiali. Con una voce sottile ma ferma racconta che in mattinata ha ricevuto la visita del sindaco (quello di Pieve Porto Morone). «Sono contenta» dice. Poi attacca con la sua vita: «Lavoravo nella fabbrica dei bottoni. Tanto, tanto lavoro, poi, siccome era distante da casa, mi regalarono una bicicletta. Poi le guerre, i soldati in casa ...». Cento otto anni sono tanti da raccontare. Il mare che non ha mai visto perché «non ne ho mai sentito il bisogno».
Nata a Castelsangiovanni il 29 dicembre del 1899, la signora è coetanea di Fred Astaire, Al Capone ed Alfred Hitchcock che ha battuto per distacco. Ha avuto due figli, Carlo (76 anni) e Virginia (67) che ieri erano al suo fianco nel reparto Mimosa della casa San Giuseppe, assieme alla nipote Cinzia Filiberti, organizzatrice del 108° compleanno. Abitava (dal 1924 un poi) in riva al Po, a pochi metri dal comune di Pieve Porto Morone (ecco perché ieri mattina la presenza del suo vecchio sindaco). Da una decina d’anni, tuttavia, si è trasferita a Piacenza, in via Pietro Cella, ed ora alla casa di riposo retta dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Ieri era circondata dai parenti, dagli infermieri e dagli ospiti del reparto Mimosa. Aiutata dalla nipote, è stata lei a tagliare la prima fetta della grossa torta sulla quale campeggiava un invidiabile 108 di cioccolato. Torta che la signora Emilia ha naturalmente assaggiato. Superata l’emozione dell’applauso e dei flash dei fotografi ha confessato il segreto dell’elisir di lunga vita: «Lavorare tanto e non fermarsi mai». Non solo: «Mangiare il minestrone con le verdure del mio orto e la pasta fatta in casa». Un augurio per il 2008: «Che tutti possano raggiungere la mia età». È così che la signora Emilia si è aggiudicata la palma di piacentina più longeva. Nel Comune di Piacenza è lei a guidare il “collegio dei centenari”. Allo scorso primo dicembre erano in 27: 23 donne e 4 uomini.
Federico Frighi

Il testo integrale dell'articolo su Libertà di oggi 30 dicembre 2007

sabato 29 dicembre 2007

Ambrosio, a Piacenza anche mamma Caterina

La novantenne madre di monsignor Ambrosio
impressionata dalla cattedrale e dall'Angil dal Dom

Piacenza - Elegante, nella sua pelliccia di visone, quando la novantenne mamma Caterina entra nella cattedrale di Piacenza rimane sbalordita. Memore di quando don Gianni era parroco in chiese molto più piccole, si preoccupa. «Ma avrò bisogno di un aiuto per pulirla tutta» dice con tanta tenerezza. I parenti la tranquillizzano: «Guarda che non devi fare nulla, sei la mamma del vescovo». Si siede su una panca nella navata di sinistra ed ammira le bellezze del duomo. È contenta, visibilmente emozionata e un poco frastornata. Tanta gente intorno, il comprensibile timore delle persone anziane quando lasciano le vecchie certezze per il nuovo.
«Mia madre è una donna saggia» aveva detto monsignor Ambrosio al telefono con il cardinale di Torino, l’arcivescovo Severino Poletto che si complimentava per la nomina vescovile. E ieri ha voluto accompagnare, nonostante l’età avanzata, il suo don Gianni per il primo sopralluogo nella nuova casa. Il primo impatto con Piacenza è quel varco apertosi nella nebbia con il sole di nuovo protagonista. «Da Santhià a Piacenza è stato un nebbione unico, si è dissolto solo qui. Si vede che arriva un vescovo» ha commentato la cognata di monsignor Ambrosio, Denise, angelo custode di mamma Caterina.
Di poche parole, ma gentile con tutti quelli che si fermano a salutarla, la signora rimane incantata davanti all’angilon sul campanile: «Che spettacolo quell’angelo dorato illuminato dai raggi». A guidare la famiglia degli Ambrosio - arrivati tutti insieme su una Fiat Multipla grigia - il fratello Giuseppe, di due anni più vecchio del vescovo eletto di Piacenza-Bobbio. Dopo aver preso la conceria di famiglia l’ha lasciata al fratello minore, Pier Angelo, per diventare imprenditore nel settore del pellame. «Ho fabbricato guanti per la tutta la Fiat» racconta. Oggi, in pensione, si occupa, assieme alla moglie, di mamma Caterina. Anche se, ci tiene a sottolineare, «lei ha la sua abitazione e, nonostante l’età, è completamente autosufficiente».
fed.fri.

da Libertà, 29 dicembre 2007

venerdì 28 dicembre 2007

Ambrosio, la benedizione alla città

In Santa Maria di Campagna il vescovo eletto monsignor Gianni Ambrosio
si ferma in raccoglimento davanti alla statua della madonna Regina di Piacenza

Piacenza
- La prima volta a Piacenza da vescovo eletto inizia, per monsignor Gianni Ambrosio, poco dopo le 10 del mattino. Ad attenderlo, nel cortile del vescovado, un manipolo di curiali, guidati dall’amministratore diocesano monsignor Lino Ferrari e da monsignor Giuseppe Busani. Fa freddo, un freddo pungente e la Fiat Multipla della famiglia Ambrosio sparisce nel cortile interno del vescovado. Il portone viene chiuso e si riaprirà solo verso le 11, per far entrare il sindaco Roberto Reggi.
È un momento privato e la sua prima parte è off-limit per gli estranei. Monsignor Ambrosio sale lo scalone, visita gli uffici, la parte riservata al vescovo, la Casa della Carità e l’appartamento privato. Qui viene raggiunto (in ascensore) da quella che sarà la vera padrona di casa, mamma Caterina. Alle 11 e 15 il portone si riapre. Esce Reggi. Una visita di cortesia, in cui il primo cittadino ha fatto dono ad Ambrosio di un volume artistico su Piacenza. Una manciata di minuti ed esce anche don Giorgio Bosini, l’economo diocesano. Poi il tour della cattedrale, con monsignor Domenico Ponzini cicerone d’eccezione. Ambrosio si ferma in raccoglimento davanti al sepolcro di Scalabrini, a Santa Giustina, alla tomba dei vescovi Menzani e Malchiodi.
Ammira le opere d’arte, s’informa, commenta: «Questo duomo, da un lato rivela un grande senso di austerità, dall’altro della trascendenza, slanciato così com’è verso l’alto, ci invita a guardare anche noi verso l’Altissimo» .
Ci sono anche l’arciprete del duomo, monsignor Anselmo Galvani e don Giuseppe Basini, già segretario di Luciano Monari ed oggi in Sant’Antonino. lo accompagnano in cripta; Ambrosio si stupisce del caldo che fa e si complimenta con monsignor Galvani per l’atmosfera così accogliente. Giusto il tempo per una rapida conversazione con la stampa e poi il pranzo alla Casa del clero, assieme ai familiari e agli ospiti. Un pranzo semplice (risotto e arrosto), il menu abitualmente servito il giovedì le cucine della Casa, impreziosito dal dolce finale.
Monsignor Ambrosio parla con tutti e va a trovare i sacerdoti indeboliti nelle forze dal passare degli anni. In via Torta è accolto dal presidente della Fondazione Pio Ritiro Cerati, don Giampiero Esopi e dal rettore monsignor Piero Bracchi. Nel pomeriggio la visita più attesa ma anche la più rapida. A causa della nebbia che scendeva inesorabile, il vescovo eletto ha dovuto anticipare la propria partenza per Vercelli. Ha fatto solo in tempo, come riportiamo a fianco, a fermarsi in raccoglimento davanti alla Madonna di Santa Maria di Campagna, a pregare assieme al padre guardiano Gloriano Pazzini per la città di Piacenza con il testo della supplica scritto dall’arcivescovo Menzani e ad ammirare gli affreschi del Pordenone.
Nella basilica l’incontro con una rappresentanza dell’Università Cattolica piacentina: il direttore di sede Libero Ranelli, l’assistente ecclesiastico don Celso Dosi, il professor Bruno Battistotti. Appuntamento all’anno nuovo, dopo il pellegrinaggio in Terrasanta.
Federico Frighi

da Libertà, 28 dicembre 2007

Ambrosio, 5 ore a Piacenza

La visita privata di monsignor Ambrosio alla sua nuova diocesi

Piacenza -
È durato cinque ore il primo approccio di monsignor Gianni Ambrosio, vescovo eletto di Piacenza-Bobbio, con la sua nuova diocesi. Cinque ore sufficienti al futuro presule per rendersi conto del luogo che fra, qualche settimana (febbraio?), lo aspetta. «Ho avuto l’impressione di una bella realtà anche nel senso del dialogo, dell’approccio immediato, sia con il sindaco che mi è venuto a trovare, sia con i sacerdoti» dice nella sala San Luigi, durante l’incontro con la stampa.
Cordiale, disponibile con tutti, concreto, per tutti ha un sorriso ed una parola. Non lo infastidisce neppure la vicinanza dei mezzi di comunicazione che lo seguono in ogni angolo, pur essendo una visita privata. I flash, le telecamere non gli impediscono di raccogliersi in preghiera davanti alla statua della Madonna (in Santa Maria di Campagna), di recitare la preghiera alla beata Vergine di Campagna Regina di Piacenza e di impartire la relativa benedizione alla città. Ambrosio si muove già a suo agio tra i piacentini. Come quelli che, al termine di un funerale nella basilica di piazzale delle Crociate, lo riconoscono e si fermano ad assistere alla sua preghiera. La consacrazione a vescovo e il relativo ingresso, appaiono, insomma, come una mera formalità.
La realtà è però diversa. L’aveva detto il magnifico rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Lorenzo Ornaghi, sabato scorso a Milano: «Per l’ingresso a Piacenza-Bobbio ci metteremo tutto il tempo che sarà necessario». Lo ha confermato il presule eletto: «Non so ancora dire quando arriverò, non posso fare i conti senza l’oste». L’oste - con tutto il rispetto - sarebbe il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, primo consacrante di monsignor Ambrosio. «La disponibilità di massima me l’aveva già data - ammette il futuro presule - spero che possa rispondere a questo mio desiderio che penso sia anche il suo». Il luogo? «Non c’è ballottaggio tra Piacenza e Vercelli, la scelta è tutta per Piacenza». A meno che... «In seconda battuta c’è Roma, alla Cattolica, una soluzione che faciliterebbe molto la presenza di Bertone e anche di altri cardinali - spiega Ambrosio -. La mia ipotesi principale resta però Piacenza con ordinazione e presa di possesso in Duomo. Farò di tutto perché così avvenga».
Si comprende, indirettamente, la frase di Ornaghi: «Mia intenzione è di smettere un poco alla volta con gli impegni precedenti per dedicarmi interamente al servizio della diocesi. Un vescovo siciliano che mi ha telefonato per complimentarsi mi ha detto: fare il vescovo ti cambia la vita. Io sono disposto a cambiarla. Occorre tenersi pronti a seguire il Signore laddove ci chiama». I cambiamenti arriveranno un poco alla volta. La Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale, dove Ambrosio è docente: «Non essendo ancora iniziato il secondo semestre, non c’è problema». La Cattolica: «Rimarrò come assistente fino a che non ci sarà il mio successore».
C’è il tempo per citare il periodo francese di monsignor Ambrosio, quando, giovane prete, nel ’68, studiava a Parigi, alla Sorbona. Un’esperienza importante nella formazione del vescovo eletto: «Da un lato un periodo effervescente di entusiasmo, dall’altro, forse una grande ingenuità: si pensava di avere il mondo nelle mani ma le nostre mani sono troppo piccole per contenere il mondo».
Federico Frighi

da Libertà, 28 dicembre 2007

giovedì 27 dicembre 2007

Ambrosio, l'ordinazione forse a Piacenza

Ambrosio, l'ordinazione forse a Piacenza

da Libertà, 24 dicembre 2007

Piacenza- Dovrebbe tenersi nella cattedrale di Piacenza l’ordinazione a vescovo di monsignor Gianni Ambrosio. Questa, almeno, è la volontà del presule eletto di Piacenza-Bobbio espressa anche ieri, nella giornata del suo 64esimo compleanno. Una festa doppia - per la nomina a vescovo e per l’happy birthday - nella casa materna assieme a mamma Caterina, ai fratelli ed alle rispettive famiglie. Non poteva mancare la torta: una “sbrisolona” mantovana, “peccato di gola” del vescovo eletto. Per le festività natalizie rimarrà nella sua casa di via Buronzo a Carisio (comune di Santhià, provincia di Vercelli). Il giorno di Santo Stefano si sposterà nella cattedrale di Vercelli dove, assieme all’arcivescovo Enrico Masseroni e al protonotario apostolico monsignor Luigi Trivero, concelebrerà la messa in memoria del beato don Secondo Pollo, nel 66° anniversario della morte. Il giorno successivo, giovedì 27 dicembre, monsignor Ambrosio sarà a Piacenza per la prima visita in forma privata alla sua nuova diocesi. Si fermerà a pregare nella basilica di Santa Maria di Campagna, in Duomo e prenderà confidenza con i locali dell’episcopio. Tre giorni di studio personale e di riposo in attesa del nuovo anno, poi il 2 gennaio, la partenza per la Terra Santa, con il pellegrinaggio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Una settimana alla fonte della cristianità e il ritorno in Italia previsto per lunedì 7 gennaio. Da allora in poi lavorerà in vista dell’entrata nella sua nuova diocesi e si saprà probabilmente con maggiore chiarezza la data della consacrazione-ordinazione a vescovo (in febbraio) e il luogo. Di certo, attualmente, non c’è nulla. Se non che i piacentini sarebbero molto contenti se l’ordinazione avvenisse nel Duomo dedicato a Santa Giustina. Lo vorrebbe anche monsignor Ambrosio, tuttavia i conti occorre farli dopo aver sentito l’oste. In particolare occorre conoscere il parere del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - verosimilmente sarà il primo consacrante - e probabilmente anche quello dell’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto. Se la consacrazione avvenisse a Piacenza, si farebbe come a Fidenza lo scorso primo dicembre con il neo vescovo Carlo Mazza, con la presa di possesso il giorno successivo. La seconda ipotesi è quella dell’arcidiocesi di Vercelli. C’è chi la ritiene ormai superata, ma bisogna sentire che cosa dice Bertone. Il cardinale, già arcivescovo di Vercelli, è non solo conterraneo ma anche amico di Ambrosio. Quanto? Nel suo primo giorno da capo dell’arcidiocesi piemontese si presentò alla città pedalando nella manifestazione “una biciclettata per la vita”. La prima parrocchia in cui fece tappa in sella alla due ruote nuova fiammante che gli regalarono fu quella di San Paolo. Chi era il parroco? Monsignor Ambrosio.
Federico Frighi

mercoledì 26 dicembre 2007

"Il Natale vince la solitudine dell'uomo"

L'omelia dell'amministrazione diocesano di Piacenza-Bobbio,
monsignor Lino Ferrari, la notte di Natale


L’importante è che per ognuno di noi l’incontro con il Signore avvenga. Il primo segno è che la Parola proclamata la sentiamo rivolta a noi, attuale per noi.
Non è facile vivere bene il Natale. Un papà una mamma un giovane un ragazzo, in questi giorni hanno tante cose da fare, sono di corsa per le spese, per la preparazione del pranzo i doni gli auguri le vacanze…
Per viverlo bene il Natale occorre innanzitutto fermarsi: fermarsi per ascoltare la parola di Dio o ascoltare che cosa dice la memoria e il cuore davanti al Presepe; provare stupore per quanto il Signore ha fatto per noi; ringraziare, ripartire come i pastori per dare l’annuncio di quello che abbiamo visto con la vita.
Noi che siamo qui stasera ci siamo fermati, come tanti altri cristiani, in tutte le chiese, e siamo in molti. In occasione del Natale invocano la strada della chiesa anche molti che lungo l’anno non la trovano mai. È un risveglio della fede? O, come qualcuno ha detto, “una confusa speranza di riascoltare qualche buona notizia dal Cielo, dal momento che la Terra quotidianamente ci infligge la conoscenza di avvenimenti tristi e penosi”?
Non so rispondere, ma l’importante è che per ognuno di noi l’incontro con il Signore avvenga.
Il primo segno è che la Parola proclamata la sentiamo rivolta a noi, attuale per noi. Ha detto l’angelo ai pastori: «Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore».
“Vi è nato”, vuole dire: è nato per voi, quella nascita vi riguarda, quella nascita ci riguarda.
Dirà San Giovanni nel Prologo del suo Vangelo:
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
È nato per noi un Salvatore; ma ne avvertiamo il bisogno?
Non tutti e non sempre lo avvertiamo, ma il bisogno c’è, perché l’uomo lasciato da solo è smarrito, e il mondo assomiglia ad un grande “orfanotrofio”, quando non c’è la presenza di Dio.
Ci ricorda il Papa nella recente Enciclica “Spe Salvi”:
“La speranza cristiana si fonda sulla certezza che Dio è entrato nella nostra storia e ci ha coinvolti nel suo stesso destino”.
Il Natale se è ben compreso vince la solitudine dell’uomo, ci annuncia che non solo Dio c’è, ma viene a condividere la nostra vita e ci fa “figli nel Figlio, e lo siamo realmente”. E se siamo figli di Dio siamo fratelli tra noi.
Non è la debolezza che fa più paura all’uomo, ma la solitudine. A volte la debolezza diventa anche una opportunità che apre agli altri. E se c’è attorno un clima di amore ogni sofferenza è sopportabile. Quante volte l’abbiamo constatato facendo visita ad esempio ad ammalati che sorridono, che manifestano una speranza grande che hanno dentro. La solitudine invece diventa un disagio interiore lancinante, perché l‘uomo si sente fatto per la relazione e per la comunione.
Nel nostro Mondo si sono annullate le distanze geografiche – mezzi di trasporto e di comunicazione hanno fatto del Mondo un villaggio –, ma si sono annullate a dismisura le distanze umane. Il Natale se è ben compreso vince la solitudine dell’uomo, ci annuncia che non solo Dio c’è, ma viene a condividere la nostra vita e ci fa “figli nel Figlio, e lo siamo realmente”, dirà san Giovanni, perché non restino dubbi che si tratti di una pia illusione.
E se siamo figli di Dio siamo fratelli tra noi. Se è vero devono esserci delle conseguenze visibili. Le nostre città non hanno la fisionomia di una famiglia. E non sono pochi coloro che decidono di lasciare la città per abitare in piccoli paesi, non solo per l’aria pura ma perché trovano un ambiente accogliente dove ci si conosce si dialoga ci si aiuta, ci si sente comunità.
E pensavo, quanti approderebbero nelle nostre parrocchie, nelle comunità cristiane, se fossero sempre accoglienti e fraterne.
La consapevolezza che Gesù Cristo, se tu lo vuoi, è sempre con te; la consapevolezza che la gioia annunciata ai pastori alberga dove c’è fraternità.
Qual è allora il dono che vogliamo chiedere al Signore in questo Natale? Direi un duplice dono.
Anzitutto, la consapevolezza che Gesù Cristo, se tu lo vuoi, è sempre con te. Se lo chiami ti sente, se gli parli ti ascolta, se gli chiedi aiuto ti soccorre, se ti penti ti perdona ogni colpa; questa certezza dà un respiro diverso alla vita.
Il secondo dono, la consapevolezza che la gioia annunciata ai pastori alberga dove c’è fraternità. Per un cristiano e per una comunità cristiana è una esigenza costruirla.
Ma davanti al Presepe, in questa Eucaristia davanti al Signore, noi abbiamo anche tanti motivi per ringraziare. Ringraziare per il dono della Fede: ringraziare perché siamo inseriti in questa lunga catena ‑ che è la comunità cristiana ‑ che manifesta la fede in un Dio che si è avvicinato a noi. Pensavo, iniziando l’Eucaristia, quante generazioni sono passate in questa Cattedrale a celebrare anche il Natale nella Notte Santa.
E come comunità cristiana di Piacenza-Bobbio abbiamo anche un grazie particolare da dire al Signore quest’anno per il dono del nuovo pastore, che è stato annunciato e che presto arriverà tra noi, come segno della presenza del Signore.
Buon Natale, dunque, a tutti, a voi che siete qui presenti, e anche agli assenti dalle nostre chiese ma sinceramente in ricerca del bene, in ricerca di Dio.
Buon Natale, a chi è solo perché si senta raggiunto dall’amore di Dio anche attraverso la vicinanza concreta di qualche fratello o sorella che si prende cura di lui. Con l’augurio di scoprire l’amore di Dio che nel Bambino nato a Betlemme si è reso visibile e fragile per amarci più da vicino e per essere da noi più facilmente amato.
Prima di darvi la benedizione devo rivolgervi l’augurio a nome di due vescovi.
Del vescovo Luciano, che l’ho sentito ieri al telefono e mi ha detto: “Sono presente anch’io”.
E del prossimo vescovo eletto Gianni che abbiamo salutato ieri l’altro a Milano, che ha detto di portare a tutta la comunità diocesana insieme al suo saluto anche l’augurio di buon Natale.
E l’augurio ve lo rivolgo anch’io anche a nome del parroco della Cattedrale mons. Anselmo Galvani, dei canonici, dei sacerdoti, dei diaconi e collaboratori.
Buon Natale a ciascuno di voi e alle vostre famiglie.

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

lunedì 24 dicembre 2007

Fermiamoci di fronte al presepe!

Il messaggio di Natale dell'amministratore diocesano
monsignor Lino Ferrari


Tutti aspettano un Natale come si aspetta in mezzo a sofferenze e incertezze una ragione di Speranza. Anche per chi non crede il Natale ha un fascino particolare ‑ le musiche rasserenanti, i doni, i ricordi dell’infanzia, le luci e gli addobbi; e poi quel clima che ti fa sentire il bisogno di pensare a chi soffre, di fare visita a chi è solo, chi è dimenticato per mesi pur passando quotidianamente davanti alla porta di casa sua. Per noi cristiani il Natale è l’evento nel quale si è manifestato l’amore di Dio per noi. Un amore che lo ha portato a condividere, non ha gettato il Signore uno sguardo dall’alto con qualche dono, ma si è fatto dono abbassandosi. Il Figlio di Dio si è fatto uomo perché gli uomini diventassero figli di Dio. Lo sentiamo ripetere tante volte in questo tempo natalizio nel canto: “Dio si è fatto come noi, per farci come Lui”. Abbiamo vissuto come Chiesa diocesana questo tempo di Avvento con lo slogan ‑ “Figli nel Figlio” ‑, perché la nostra dignità grande nasce da qui: siamo diventati figli di Dio, e lo siamo diventati con il Battesimo. Abbiamo scelto per questo come luogo per trasmettere gli auguri di Natale la cappella dove si conserva una grande vasca battesimale nella nostra Cattedrale. Questa vasca, che risale al IV secolo, qui sono stati battezzati i primi cristiani della nostra Chiesa di Piacenza. E all’interno di questa cappella è conservato anche un prezioso trittico, di Serafino dei Serafini, che ripropone anche una attività che è stata l’immagine che ci ha accompagnato nel tempo di Avvento: La natività dove vediamo Maria con in braccio Gesù, e Giuseppe raccolto in preghiera. Anche Maria con le mani giunte in atteggiamento di preghiera, ci invitano a disporci così: a celebrare il Natale facendo spazio nell’animo. Ci farà bene una sosta davanti al Presepe, e ci può fare bene anche una sosta davanti al Battistero dove abbiamo ricevuto quel Sacramento che ci ha reso figli di Dio, ci ha fatto entrare nella sua famiglia. Da queste soste potrà scaturire il grazie. Ed è da un animo grato, e non da un animo gretto ripiegato su se stesso, che scaturisce la gioia e lo sguardo benevolo e l’accoglienza fraterna. Sappiamo che il Natale per alcune persone sarà un giorno dove la sofferenza si farà più acuta a causa della solitudine, a causa della mancanza di qualche persona cara; però quante iniziative in questo tempo per fare sentire la vicinanza, l’affetto. Speriamo davvero che anche tra noi qui a Piacenza si moltiplichi l’attenzione verso chi si trova in situazione di bisogno e di sofferenza. Ogni Natale ci coglie in situazioni diverse. Il Natale dell’anno scorso era senz’altro per ciascuno di noi un Natale diverso da quest’anno. Così lo è anche per la nostra Chiesa: arriva il nuovo Vescovo, o meglio l’annuncio del nuovo Vescovo. Abbiamo sentito il distacco e la sofferenza per la partenza del vescovo Luciano. Ora sentiamo la gioia di potere accogliere il nuovo Pastore. Lo riceviamo come dono del Santo Padre, e ultimamente come dono del Signore. “Il Signore ti faccia sperimentare la sua presenza fonte di gioia e di speranza, come lo fu per Maria e Giuseppe e per i pastori accorsi alla grotta”. L’augurio di buon Natale che rivolgo a nome della nostra Chiesa Diocesana è per tutti. E vorrei che ognuno lo sentisse come rivolto a sé con questo contenuto: “Il Signore ti faccia sperimentare la sua presenza fonte di gioia e di speranza, come lo fu per Maria e Giuseppe e per i pastori accorsi alla grotta”. Auguri alle comunità cristiane, alle famiglie, ai malati, alle persone sole, ai fedeli di altre religioni, a coloro che non credono ma sono in ricerca di motivi di Speranza.
Buon Natale a tutti!

domenica 23 dicembre 2007

La lettera di Tettamanzi per Ambrosio


Lettera alla Diocesi
per annunciare la nomina
di mons. Gianni Ambrosio
a Vescovo di Piacenza




Carissimi,
nel clima di letizia e di speranza che caratterizza le feste natalizie, si aggiunge per me e per tutta la grande Comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che mi è molto cara non solo come Arcivescovo della Diocesi in cui essa è sorta e ha la sua sede principale, ma anche come Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, un ulteriore motivo di gioia. Sua Santità Papa Benedetto XVI nomina in data odierna Mons. Gianni Ambrosio, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio.
Sua Eccellenza Mons. Gianni Ambrosio è nato a Santhià, in provincia di Vercelli, nel 1943. Entrato a undici anni in seminario, è stato ordinato presbitero per l’Arcidiocesi di Vercelli nel 1968. Ha perfezionato la sua preparazione accademica a Parigi, presso l’Institut Catholique e la Sorbonne, dove ha ottenuto rispettivamente la licenza in Scienze Sociali e il diploma in Sociologia della Religione, e a Roma dove ha conseguito la laurea in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Dal 1974 è Docente Ordinario di Sociologia religiosa e di Teologia pastorale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. E’ membro della direzione della “Rivista del Clero Italiano” e della rivista “Servizio della Parola” e membro del comitato scientifico delle riviste “Vita e Pensiero” e “Teologia”.
Accanto all’attività accademica, mons Ambrosio ha assunto diversi incarichi pastorali nella sua Arcidiocesi: Vicario parrocchiale nelle parrocchie di Santhià e di Moncrivello, Insegnante di religione, Parroco della parrocchia di San Paolo a Vercelli, Direttore del settimanale diocesano “Il Corriere eusebiano”, Assistente diocesano della FUCI e dell’AGESCI e Assistente provinciale delle ACLI.
Nel 2001 mons. Gianni Ambrosio è stato nominato Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, venendo riconfermato nel 2006. Mons. Ambrosio è inoltre Consulente del Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI e Assistente ecclesiastico degli Editori cattolici.
Sono certo che la ricca e molteplice esperienza maturata da mons. Gianni Ambrosio nei diversi incarichi, unitamente alle sue doti umane e sacerdotali che la Comunità dell’Università Cattolica ha potuto apprezzare in questi anni, lo rendono pronto ad assumere la responsabilità pastorale di una Diocesi significativa per tradizione e vivacità ecclesiale, quale quella di Piacenza-Bobbio.
Voglio assicurare a nome di tutti che non mancherà al neo-Vescovo, oltre che la stima e l’amicizia, la preghiera mia personale, della Comunità dell’Università Cattolica, quella della sua amata Chiesa di Vercelli e, da ora, ne sono certo, della Chiesa di Piacenza-Bobbio che lo attende come Pastore.
Auguro a mons. Gianni Ambrosio di essere ancora di più nel suo nuovo compito, guidato dallo Spirito Santo, testimone di speranza. Quella speranza che il Santo Padre ci ha riproposto nella sua recente enciclica come una virtù tipicamente cristiana, ma anche come un dono di Dio che siamo chiamati a testimoniare e a condividere con tutti, perché – dice papa Benedetto XVI - «la speranza in senso cristiano è sempre anche speranza per gli altri».



+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo di Milano

Ambrosio: occorre un progetto per i giovani

L'intervista al vescovo eletto di Piacenza-Bobbio
Ambrosio: urgente un progetto educativo

La lezione di mamma Caterina: "Bravo, ti sei meritato
la nomina a vescovo perché hai lavorato, ma il grosso l'ha fatto il Signore"

Milano - È un vescovo fantasista il centosettesimo titolare della cattedra che fu di San Vittore. Un presule che, con la maglia numero 10 della Pro Vercelli, in gioventù serviva assist ai suoi, nelle partitelle d’allenamento contro l’Alessandria di Gianni Rivera (stessa età, 64 anni, che monsignor Gianni Ambrosio compie proprio oggi). Tempi passati. Oggi tifa Juventus e prega per il Piacenza. «So che ne ha bisogno» dice nella sua prima intervista da vescovo eletto. Disponibile con tutti, sua eccellenza è un gentiluomo piemontese, fino a ieri trapiantato fra Milano e Roma, che papa Benedetto XVI° ha scelto come nuova guida della diocesi di Piacenza-Bobbio.Una nomina tanto attesa, da molti auspicata, di cui si era cominciato a parlare addirittura lo scorso mese di agosto.
«Una lunga attesa - precisa - ma una nomina accolta con spirito molto sereno, tranquillo, fa parte della nostra vita; alla fine non sta a noi scegliere ma occorre sentirsi interpellati e poi scegliere ciò che in qualche modo ci è imposto (imposto in senso buono, naturalmente). Perchè c’è un progetto che ci precede, quello di Dio su di noi, che vale per tutto; l’illusione dell’uomo moderno di decidere da solo è molto infantile. C’è la parte della decisione, della scelta, ma anche quella, assai più importante, realizzata da qualcuno che sta in alto e che tesse la trama della storia».
A Piacenza verrà una persona molto importante: mamma Caterina, 90 anni esatti. Madre e consigliere personale.
«La sono andata a trovare l’altra sera. Quando le ho comunicato la nomina mi ha detto qualcosa che non dimenticherò mai. Primo: “Ma è proprio vero?” Secondo: “Ma sei contento?” Terzo, una battuta che è un saggio di teologia. Mi ha guardato e, in piemontese, ha esclamato: "Chi l’arìa mai dilu” (chi l’avrebbe mai detto). Poi vede il mio volto un poco attonito e fa: “No, un po’ te lo sei meritato perché hai lavorato molto, ma il resto l’ha messo Dio”. Vi assicuro che questa è una lezione (gli occhi di monsignor Ambrosio si fanno lucidi, ndr.), meno male che non l’ho detta in pubblico perché sennò mi sarei commosso».«La porterò con me a Piacenza - continua -, spero di trovare qualche persona che mi aiuti a prendermi cura di lei. Lei che ha assistito i genitori, il fratello prete, mio padre Guglielmo, morto due anni fa a 97 anni». Don Gianni (come suggerisce di farsi chiamare al posto di sua eccellenza) ha anche due fratelli, uno di due anni più vecchio ed uno di sette più giovane. Il duomo di Piacenza gli è già caro. «Sulle colonne ci sono le formelle delle arti e dei mestieri - spiega perché - che hanno partecipato alla realizzazione: tra queste quelle dei conciatori, il lavoro di mio padre e di mio fratello più giovane».
Dal 1500 circa ad oggi la diocesi di Piacenza-Bobbio non ha mai avuto vescovi piemontesi. Ambrosio è il primo. Ha girato l’Italia e il mondo ma nel sangue resta sempre legato alla terra di Cavour. «Della piemontesità mi piacerebbe portare a Piacenza la concretezza - dice - il senso rigoroso della vita, l’idea di un progetto da realizzare. Anche questo penso faccia parte della storia piemontese e dunque italiana, che va al di là dei confini, degli steccati. Penso che il Piemonte abbia dato molto in questo senso e se potessimo recuperarne un po’ non guasterebbe, non solo per Piacenza ma anche per l’Italia».
La dimensione dell’ascolto e quella di un progetto educativo concreto. Così il nuovo vescovo si pone rispetto all’ingresso nella sua nuova diocesi: «I Italia abbiamo la cultura dell’orto. È importante, ma occorre andare oltre. L’ascolto del luogo, del territorio, delle sue caratteristiche è fondamentale. L’Italia è lunga, è l’Italia dei canpanili, un difetto ma anche un pregio. La seconda dimensione, quella davvero impegnativa, per un vescovo, per la chiesa, per la diocesi, per le famiglie, per voi giornalisti, è chiedersi che cosa vogliamo costruire, che cosa vogliamo realizzare. O c’è l’impegno educativo per i ragazzi o l’Italia è fallita, non si va molto lontano se non si ha uno sguardo che va oltre, uno sguardo che davvero cerca di realizzare un progetto». «La grande crisi della realtà italiana - ribadisce - è questa: di non pensare al domani. Io vorrei che l’impegno educativo fosse la preoccupazione della nostra chiesa, della nostra famiglia, io lo farò come vescovo ma è l’impegno di tutti, pena la nostra fine. Nella storia noi abbiamo dato tantissimo, oggi non stiamo più dicendo granché».
Monsignor Ambrosio sa che andrà ad “abitare” nel centro storico di Piacenza, vicino ad una zona, quella di via Roma e della stazione, che da tempo si trova ad affrontare, in modo pressante, la questione immigrazione. «Non credo che vi sia una teoria generale applicabile al problema - si dice convinto -. Penso si debbano far convergere due istanze: la prima è quella del cuore aperto e della mano amica verso chi, per tanti motivi, forse anche con molta ingenuità, con molta illusione, cerca di trovare la salvezza qui in Italia; la seconda è che, essendoci qui una società che ha la sua storia, occorre che tale storia venga rispettata da tutti». «Se io vado in india - si spiega meglio - non posso e non debbo non rispettare quei valori fondamentali che hanno fatto la storia dell’India. Saper coniugare le istanze di sicurezza, di integrazione, di accoglienza (ma anche di un certo rigore), non è così impensabile con un po’ più di buona volontà e meno ideologia, la realtà è più grande delle nostre teorie».
Federico Frighi

da Libertà, 23 dicembre 2007

sabato 22 dicembre 2007

Il saluto del sindaco Reggi al vescovo Ambrosio

Il sindaco Roberto Reggi, anche a nome della cittadinanza, ha inviato al nuovo vescovo mons. Gianni Ambrosio un telegramma di saluto. Ecco il testo:

“Eccellenza, Le porgo il mio più sentito benvenuto, anche a nome della Giunta, del Consiglio comunale e della comunità piacentina, che si prepara ad accorglieLa con sincera partecipazione e profonda devozione.
Piacenza, sono certo, saprà esprimere nei Suoi confronti tutta l’attenzione e tutta la sensibilità che questa città racchiude. Non a caso, questa terra, per tradizione e per vocazione, ha visto affermarsi grandi personalità ecclesiastiche, che hanno prestato il loro servizio a Sua Santità: da monsignor Giambattista Scalabrini, che ha dedicato la sua opera ai migranti del secolo scorso, al cardinale Agostino Casaroli, uomo del dialogo tra la Chiesa e l’Est europeo prima della caduta del Muro di Berlino, fino al cardinale Ersilio Tonini, che con la sua spiccata capacità comunicativa porta le parole del Vangelo ai giovani, anche attraverso i media.
Come sindaco, farò il possibile affinché la collaborazione tra mondo laico e cattolico prosegua proficuamente, come è avvenuto in passato. Sarò lieto e onorato di incontrarLa e di portarLe il saluto di tutti i piacentini”.

L'amministratore diocesano sul nuovo vescovo

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa


Messaggio dell’Amministratore Diocesano
per l’elezione del nuovo Vescovo

Carissimi fratelli e sorelle della Diocesi di Piacenza-Bobbio, gioisco con voi nel comunicarvi il dono del nuovo Vescovo nella persona di Mons. Gianni Ambrosio.
In questo tempo natalizio, caratterizzato dall’amore del Signore che si rende visibile nella tenerezza del mistero dell’Incarnazione, sentiamo di dire un grazie speciale a Dio Padre che ci dona un segno particolare della sua vicinanza, che desideriamo vivere nella fede e nella gioia.
Diciamo grazie al Santo Padre per il dono a noi graditissimo di Mons. Gianni Ambrosio; ma diciamo grazie anche a lui che ha accettato di mettere la sua fede, le sue forze e la sua cultura a servizio della nostra Chiesa e, in collaborazione con i responsabili delle istituzioni civili, al servizio anche della promozione del bene comune di tutto il nostro territorio.
Non ho bisogno di richiamare il ruolo del Vescovo in mezzo a noi, perché gli anni vissuti con il predecessore, il carissimo Mons. Luciano Monari – a cui esprimiamo ancora tutta la nostra gratitudine e il nostro affetto -, ci hanno abituati ad apprezzare e a cercare la parola del Vescovo, a vivere una collaborazione cordiale mai subita e a sperimentare una vita di comunione molto ricca col Presbiterio, con la Comunità diocesana e con tutta la Cittadinanza. Riconosciamo che è stata un’esperienza felice e feconda, che siamo certi continuerà con il nuovo Vescovo.
Nell’attesa di incontrarlo, credo di potergli assicurare, a nome di tutti, la nostra docilità e il l’impegno a costruire una Chiesa sinceramente attenta ai segni dei tempi, ma più che mai decisa a seguire Gesù Cristo. Sono certo di interpretare il desiderio di tutti i fedeli della nostra vasta Diocesi nel dire al nuovo Vescovo: Venga volentieri in mezzo a noi, L’aspettiamo, La ascolteremo volentieri!
Nel messaggio che Mons. Ambrosio ha indirizzato alla nostra Diocesi – messaggio ampio e ricco, che rivela una particolare sensibilità di fede e di cultura - voglio richiamare tre sottolineature che affido alla vostra attenzione, per vivere fin d’ora la nostra comunione con lui e per sostenerlo con la nostra preghiera.
Il nuovo Vescovo, che prima della sua ordinazione episcopale andrà pellegrino in Terra Santa, ci dice che vorrà essere in mezzo a noi “seminatore di speranza” specialmente per i giovani e per i poveri; che eserciterà il suo servizio episcopale come “officium amoris”, come servizio d’amore. Infine mi piace richiamare la Sua attenzione ai nostri numerosi santuari mariani: il nuovo Vescovo esprime il suo intento a volerli visitare al più presto e la richiesta a tutti i pellegrini di accompagnarlo nella preghiera.
Sono atteggiamenti e scelte pastorali che ci convincono, anzi, che ci fanno felici perché vediamo in essi le tracce di un cammino che continua e che potrà crescere ancora di più per la gioia di tutti.
Ringrazio quanti hanno pregato per il nuovo Vescovo, quanti si sono interessati alla sua venuta e sarò lieto di manifestargli di persona la gioia di averlo come nostro Pastore.
Nell’attesa di accoglierlo in mezzo a noi lo affidiamo al Signore e alla Madre di Dio con una preghiera perseverante e concorde.
Mi è stato detto che finché il nuovo Vescovo non prenderà possesso della Diocesi, io debbo continuare nel mio servizio di Amministratore Diocesano. Lo farò come ne sono capace e con la vostra collaborazione.
Colgo ancora l’occasione per augurare a tutti Buon Natale.

Mons. Lino Ferrari
Amministratore Diocesano



Cattedrale di Piacenza, 22 dicembre 2007

Il saluto di Ambrosio ai piacentini

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa


Lettera alla Chiesa di Piacenza-Bobbio
del vescovo eletto monsignor Gianni Ambrosio


1. “Il Signore sia con voi”: mi rivolgo alla Chiesa di Dio che è in Piacenza-Bobbio con il saluto liturgico, invocando su tutti “grazia e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (1 Cor 1, 3).
Ho accolto nella fede la decisione del Santo Padre Benedetto XVI - cui esprimo i sentimenti di filiale devozione – di confidarmi il governo pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio. Riconosco nella chiamata del successore dell’apostolo Pietro la voce del Signore che mi manda a servire la Chiesa di Sant’Antonino e di san Colombano. Vengo dunque a voi, fratelli e sorelle, nel nome del Signore, desideroso di amare e di servire questa Chiesa dalle antiche e gloriose tradizioni cristiane.
Sono certo che mi accoglierete nella stessa fede. E così, nel nome del Signore, continueremo insieme, nella docilità allo Spirito, la storia di fede, di speranza e di carità che ha fatto ricca di vita cristiana la Chiesa di Piacenza-Bobbio.

2. In questa vigilia della mia ordinazione episcopale mi recherò ancora una volta in Terra Santa. Da tempo programmato, questo pellegrinaggio con i cari amici dell’Università Cattolica assume per me un significato del tutto particolare. “Sulle orme di Cristo” - vestigia Christi sequentes, come è scritto nel famoso Itinerarium dell’anonimo pellegrino di Piacenza, attribuito per molti secoli a sant’Antonino -, risuonerà in me l’urgenza dell’appello con cui Gesù inaugura la sua predicazione: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).
Invoco la grazia della conversione, della sequela di Cristo, della fedeltà al Vangelo: la mia vita sia interamente al servizio di Gesù Cristo, il Kýrios, che tutti conduce verso il Regno veniente.
Il dono dello Spirito – attraverso i segni dell’imposizione delle mani dei vescovi celebranti e dell’unzione crismale – mi configuri in pienezza a Cristo Pastore e faccia di me, del mio insegnamento e del mio agire un’immagine viva di Cristo, buon Pastore. E così io possa amare, custodire, santificare e governare la Chiesa di Piacenza-Bobbio che mi è stata affidata (cf Lumen Gentium, 20).
Fiducioso nello Spirito che chiama, santifica e manda, affido il mio servizio pastorale all’intercessione di sant’Antonino, di santa Giustina, di san Colombano, amati patroni della nostra Chiesa. Invoco in particolare l’intercessione di un grande vescovo, il beato Giovanni Battista Scalabrini, pastore buono e lungimirante della nostra Chiesa.
Possa anch’io camminare speditamente sulla via della santità ed essere seminatore di speranza viva per i nostri giovani e per tutti quelli che, nella loro povertà e sofferenza, sono i prediletti del Signore. Possa esercitare con entusiasmo l’officium amoris: così sant’Agostino qualificava il ministero del vescovo, chiamato ad essere, sempre secondo sant’Agostino, servus Christi e vox Christi.

3. Alla Chiesa che è in Piacenza-Bobbio chiedo di accogliere con me l’appello di Cristo alla conversione, alla fedeltà al Vangelo e agli impegni del battesimo. Così, come testimoni gioiosi del Signore Gesù, rinnoveremo la grande tradizione spirituale e pastorale della nostra Chiesa aprendola ai nuovi spazi dell’evangelizzazione.
Rivolgo ai carissimi sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi, alle comunità parrocchiali, alle aggregazioni laicali, ai movimenti ecclesiali, alle famiglie, ai malati un pressante invito a unirsi alla mia preghiera. Chiedo ai responsabili dei molti santuari mariani sparsi nella vasta diocesi di invitare i pellegrini ad innalzare la loro preghiera alla gloriosa Vergine Maria. Mi recherò presto come pellegrino in questi santuari perché la Madre del Salvatore nostro Gesù Cristo guidi i nostri passi verso Cristo, “vita e luce” degli uomini.

4. Invio un fraterno saluto al caro vescovo monsignor Luciano Monari ringraziandolo per il suo servizio generoso alla Chiesa piacentina-bobbiese: il seme della Parola, da lui profuso con sapienza e con entusiasmo, possa fruttificare in abbondanza. Saluto i vescovi dell’Emilia Romagna con i quali avrò la grazia di fare esperienza di collegialità episcopale. Saluto i cardinali e i vescovi che provengono dal presbiterio di questa Chiesa piacentina-bobbiese. Saluto con affetto l’amministratore diocesano mons. Lino Ferrari e con lui tutto il presbiterio.
Rivolgo infine un saluto rispettoso e cordiale a tutte le autorità civiche e amministrative, ai responsabili delle istituzioni scolastiche e culturali, ai rappresentanti del lavoro e del commercio. Assicuro fin d’ora la volontà di collaborare con tutti per la ricerca del bene comune, per il sostegno delle famiglie e per l’educazione dei giovani, per l’aiuto dei più deboli, per la crescita etica, civile e culturale della nostra terra generosa e operosa.
Nell’ardente attesa di incontrarvi presto, auguro a tutti un Santo Natale e su tutti invoco la benedizione di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.


Cattedrale di Piacenza, 22 dicembre 2007

Ambrosio, un piemontese a Piacenza

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa

Breve scheda biografica
di mons. Gianni Ambrosio

Originario di Santhià, in provincia di Vercelli, dove è nato il 23 dicembre del 1943, monsignor Gianni Ambrosio è stato ordinato sacerdote dell'arcidiocesi di Vercelli il 7 luglio del 1968. In seguito ha compiuto studi di specializzazione a Parigi: licenziato in scienze sociali nel 1970 all’Institut d'Etudes Sociales dell'Institut Catholique (con tesi su «La città e la parrocchia») e diplomato in sociologia della religione nel 1972 all’Ecole Pratique des Hautes Etudes, Sorbona (con una tesi su «Une communauté rurale en voie de transformation: Moncrivello (Italie)»), ha conseguito la laurea in Sacra Teologia nel 1996 a Roma, presso la Pontificia Università del Laterano (con tesi su «La sfida pastorale dei nuovi movimenti religiosi nel contesto socio-religioso italiano»).
Dal 2001 è Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha una delle sue sedi anche nella nostra città di Piacenza. Nel gennaio 2006 è stato riconfermato dal Consiglio Permanente della CEI a questo incarico per un secondo quinquennio.
E’ pure docente di sociologia della religione. Come emerge già dagli studi compiuti, monsignor Ambrosio è un esperto nell’ambito della sociologia della religione. Ed è proprio di questa materia che è docente ordinario presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale.
Monsignor Ambrosio si distingue anche per una prolifica produzione pubblicistica, con studi scientifici pubblicati su riviste specializzate e in numerosi volumi. La modernità e lo stato del Cristianesimo, le sette religiose, l’anima religiosa dell’Europa, il ruolo dell’Università, il tema dell’integrazione, il Concilio Vaticano II: questi sono alcuni dei temi di attualità sui quali più volte, negli anni, lo studioso è intervenuto con i suoi studi.
Il nuovo Vescovo di Piacenza-Bobbio ha sempre mantenuto forti legami con la terra di origine, Vercelli. Per ben tredici anni, dal 1988 al 2001, è stato parroco della parrocchia di san Paolo in Vercelli e come giornalista pubblicista è stato direttore del Corriere Eusebiano, settimanale diocesano di Vercelli, dal 1995 al 2001. Sempre nella sua città è stato assistente spirituale delle Acli e della.
Tra i vari suoi vari incarichi, ricordiamo anche che monsignor Ambrosio è consulente dell'Ufficio Nazionale del Progetto culturale orientato in senso cristiano.

Ambrosio vescovo di Piacenza-Bobbio

Mons. Gianni Ambrosio nuovo Vescovo di Piacenza-Bobbio

Oggi, 22 dicembre 2007, alle ore 12, nella Cattedrale di Piacenza, l'amministratore diocesano mons. Lino Ferrari ha comunicato alla comunità diocesana il nome del nuovo Vescovo - mons. Gianni Ambrosio - che il Santo Padre ha scelto per guidare la diocesi di Piacenza-Bobbio, in sostituzione di mons. Luciano Monari.
Il Collegio dei consultori, il Capitolo della cattedrale, sacerdoti, diaconi e fedeli si erano riuniti alle ore 11,30 per pregare in attesa dell'annuncio. Mons. Ferrari, alle ore 12, nell'ordine ha letto la lettera della Nunziatura, il saluto del Vescovo eletto alla diocesi di Piacenza-Bobbio (allegato), un suo messaggio alla diocesi (allegato).
Allegata pure una breve nota biografia del vescovo eletto mons. Ambrosio.

Oggi pomeriggio mons. Ferrari guiderà una delegazione della diocesi che si recherà a Milano, nella sede dell'Università cattolica, per incontrare il nuovo Vescovo di Piacenza-Bobbio. L'incontro è previsto per le ore 15,30; al termine mons. Ambrosio si è detto disponibile ad incontare la stampa.

venerdì 21 dicembre 2007

Campane a festa per il nuovo vescovo di Piacenza-Bobbio

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa


Convocazione della comunità diocesana
per l’annuncio del nome del nuovo Vescovo




Domani, sabato, 22 dicembre 2007, alle ore 11,30, in cattedrale, l’Amministratore diocesano mons. Lino Ferrari convoca la comunità diocesana, - Collegio del Consultori, Capitolo della Cattedrale, Collaboratori di Curia, Sacerdoti, Religiosi e Religiose, Seminaristi e tutti i fedeli laici - per comunicare, all’interno di un momento di preghiera, il nome del Vescovo eletto che il Santo Padre ha scelto per guidare la diocesi di Piacenza Bobbio.
Mons. Ferrari ha pure disposto che domani, alle ore 12, tutte le campane della diocesi suonino per sottolineare l’importante avvenimento.

Nuovo vescovo, il Papa ha scelto Ambrosio

Domani l'annuncio nel Duomo di Piacenza

Piacenza
- Benedetto XVI ha scelto il nuovo vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio. L’annuncio verrà dato domani mattina alle ore 12 in punto nel duomo di Piacenza e, in contemporanea, nell’arcivescovado di Vercelli e nella sede milanese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il nome, salvo colpi di scena, è quello di monsignor Gianni Ambrosio, 64 anni, assistente generale della Cattolica. La comunicazione alla diocesi piacentina verrà data nel corso di una solenne cerimonia che si terrà - salvo variazioni dell’ultim’ora - domani mattina nel duomo di Piacenza ed alla quale sono invitati tutti i fedeli e i sacerdoti della diocesi. La decisione ufficiale è maturata solo nelle ultime ore. A confermarlo è stato lo stesso monsignor Lino Ferrari ieri sera a margine della messa dello sportivo, dopo che in giornata si erano già avuti segnali che qualche cosa si stava sbloccando. L’accelerazione risale a non più di una decina di giorni fa.
Se Piacenza-Bobbio avrà un vescovo “sotto l’albero” è molto probabile lo si debba a Santa Lucia. È stata proprio la mattina del 13 dicembre quella illuminante per la diocesi piacentino-bobbiese. In Vaticano si è tenuta la riunione della Congregazione per i vescovi, la tanto attesa assemblea plenaria - più volte sfiorata ma mai decisiva - nella quale i rappresentanti italiani del collegio, presieduti dal loro prefetto, il cardinale Giovanni Battista Re, hanno deciso la terna di candidati da presentare a Benedetto XVI per la scelta. Sarebbe toccato poi, come vuole la prassi, allo stesso cardinale Re di sottoporre i tre nomi al Santo Padre. Cosa che è accaduta, verosimilmente nelle udienze di tabella o di sabato 15 dicembre o di lunedì 17 dicembre, le due occasioni il cui il prefetto della congregazione per i vescovi è stato ricevuto dal Papa (come riportato dal Bollettino quotidiano della Santa Sede).
Una volta scelto il futuro vescovo di Piacenza-Bobbio, la pratica è passata nelle mani della nunziatura apostolica in Italia (l’ambasciata della Santa Sede) che ha, dapprima contatto il prescelto chiedendo se accettasse o meno la nomina. Una chiamata arrivata, anche qui verosimilmente, martedì scorso, quando monsignor Ambrosio ha disertato per improrogabili ed improvvisi impegni concomitanti, la tradizionale messa di Natale dell’Università Cattolica di Piacenza. Poi, l’avviso, sempre del nunzio apostolico Giuseppe Bertello, alle diocesi. All’amministratore diocesano monsignor Lino Ferrari, chiamato al telefono nella giornata di mercoledì, all’arcivescovo di Vercelli Enrico Masseroni e al magnifico rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi.


Il testo integrale dell'articolo su Libertà di oggi 21 dicembre 2007

Sacri Corridoi, stasera il concerto di Natale

VENERDI’, 21 Dicembre
“SACRI CORRIDOI”
sacricorridoi.blogspot.com

presenta


“POP RELIGIOUS SONGS”
Concerto della Solidarietà
A favore della Confraternita della Misericordia di Piacenza

Voce, Giorgia Gazzola
Chitarra, Augusto Martini

ore 21 chiesa dei Santi Cosma e Damiano
Grazzano Visconti (Piacenza)


  • Alleluya (di Cohen, rifatto anche dalla cantante Elisa, reso famoso dal film d’animazione Shrek)
  • Swing Low (spiritual tradizionale)
  • Water is Wide (rifacimento di “E’ giunta l’ora”)
  • I was born to love you (di F. Mercury, eseguita seguendo la rielaborazione per voce e chitarra di Tuck&Patty)
  • Loving you for ever (di C. King)
  • White Christmas (tradizionale natalizio)
  • Silent Night (tradizionale natalizio)
  • I don't know how to love him (celebre brano del personaggio di Maria Maddalena nel musical Jesus Christ Superstar)
  • Happy day (popolare tradizionale)
  • Mater Iubilei (canzone composta per Tosca, su parole della preghiera scritta da Giovanni Paolo II)

giovedì 20 dicembre 2007

Natale dello sportivo, il dado di monsignor Ferrari

Il Natale dello sportivo

L'omelia dell'amministratore diocesano di Piacenza-Bobbio, monsignor Lino Ferrari, alla messa dello sportivo lo scorso 20 dicembre al Palabanca


Piacenza - Ero qui anche gli anni scorsi, ma alla destra del vescovo Luciano. A stare al centro mi sento un po’ emozionato questa sera. Sono però contento di salutarvi con i sacerdoti che concelebrano ‑ don Mimmo Pascariello, don Franco Sagliani, don Gianluca Barocelli, don Paolo Camminati, don Gian Piero Franceschini.
Il saluto lo rivolgo, a nome della nostra Chiesa di Piacenza-Bobbio, alle autorità presenti, agli allenatori e dirigenti, ai genitori, soprattutto a voi ragazzi. Ci scambiamo gli auguri di Natale stasera, ma il motivo più importante del nostro incontro è essere qui con Gesù in mezzo a noi, incontrare Lui nell’Eucaristia.
Ed è stato bello all’inizio quel saggio di sport, per dire: sì, anche lo sport entra nella Messa, perché è la vita che portiamo all’incontro con Gesù.
Ma il primo dono che chiediamo anche stasera è quello della purificazione del cuore, perché quando guardiamo alla nostra vita ci accorgiamo che c’è qualche cosa che non è proprio in sintonia con quello che Gesù si aspetta da noi. Riconosciamo dunque i nostri peccati e domandiamone perdono.
Dio ci vuole bene, e di un amore grande, e da sempre, prima ancora che i nostri genitori esistessero già ci voleva bene.
Il Vescovo Luciano lo scorso anno ha raccontato un aneddoto veramente accaduto a Milano in un istituto Salesiano. Una sera i ragazzi sono già saliti nelle camere per andare a letto, suona il campanello, al direttore don Chiari si presenta un ragazzo sui quindi anni, gli abiti logori, la faccia sporca: ‑ “Non so dove andare a dormire – Come ti chiami? – Carlo – Vuoi mangiare qualche cosa? – No, ho soltanto sonno”. Don Chiari gli indica una stanza augurandogli la buona notte. La mattina dopo si trova nella sala al piano terra, quando vede spuntare Carlo, la faccia ancora sporca come la sera prima: ‑ “Perché non ti sei lavato? – E per chi dovrei lavarmi?”.
“Per chi dovrei lavarmi?”; se nessuno ha a cuore la tua vita, perché impegnarti a faticare per cambiare in meglio?; e non solo per essere pulito e ordinato, ma per studiare, per non essere litigioso, per dedicare tempo agli altri?
Voi, credo ciascuno di voi, ha tante persone che gli vogliono bene ‑ i genitori, i nonni, gli insegnanti, i catechisti, gli allenatori ‑, ma sappiamo anche che c’è un Altro che ci vuole bene, e di un amore grande, e da sempre, prima ancora che i nostri genitori esistessero già ci voleva bene: Dio.
Nella Messa di Natale noi sentiremo il vero motivo che deve portare gioia in noi: Gesù è nato per noi.
È vicino il Natale, una festa bella per tanti motivi, ci sono le vacanze, ci sono momenti gioiosi in famiglia e con gli amici, ma nella Messa di Natale noi sentiremo il vero motivo che deve portare gioia in noi: Gesù è nato per noi.
E quel “per noi” vuole dire: per me, per te, gli sta a cuore la nostra vita, e ha voluto condividerla, non è rimasto in alto mandandoci magari qualche dono, ma è venuto tra noi, si è fatto piccolo per noi.

Questo “eccomi” è quasi un nome che Maria si dà, è come se dicesse: “Io sono Eccomi, ho questo atteggiamento di disponibilità piena”.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ha parlato di Maria, una giovane ragazza ebrea, non ricca e non famosa, che viveva in un piccolo villaggio, Nazaret. Sapeva che il Signore le voleva bene, aveva capito che la vita non bisogna viverla ripiegati su se stessi, ma domandandosi: che cosa piace al Signore? Certo non si aspettava un messaggio da un angelo, e quando l’angelo Gabriele le è apparso per dire: “Dio ti ha scelta per diventare la Madre del suo Figlio”; dopo un momento di turbamento Maria è pronta a rispondere: «Eccomi!» (Lc 1, 38).
Mi ha sempre colpito profondamente quella parola “eccomi”, che vuole dire: “Sono pronta, desidero fare quello che il Signore vuole da me. L’unico desiderio è questo, non ho un progetto mio per la mia vita”. E questo “eccomi” è quasi un nome che Maria si dà, è come se dicesse: “Io sono Eccomi, ho questo atteggiamento di disponibilità piena”.
Certo non è stato facile neanche per Lei mantenersi fedele a quell’”eccomi” in tutti i momenti della vita, anche sul Calvario ai piedi della croce.
Vorrei che davanti al presepe, o andando ancora a Messa al giorno di Natale, noi dicessimo a Gesù il nostro “eccomi”.
Vorrei che davanti al presepe, o andando ancora a Messa al giorno di Natale, noi dicessimo a Gesù il nostro “eccomi”. Quell’eccomi che deve tradursi poi in fatti, in scelte, in comportamenti. Noi lo sappiamo qual è il distintivo del cristiano, ce lo ha detto Gesù:
«Amatevi gli uni gli altri (…). Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli» (Gv 13, 34.35).
Noi siamo testimoni di Gesù, è lo slogan della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
All’inizio ho visto la frase che avevate scritta sulle magliette – “la nostra testimonianza”. Noi siamo testimoni di Gesù è lo slogan della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
E noi siamo testimoni, dunque, di Gesù amando, volendo bene alle persone che abbiamo accanto. E amare vuole dire: mi sta a cuore la vita dell’altro, faccio qualche cosa perché l’altro viva in pienezza, sia contento.

La “regola d’oro”: “Fate agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi” (Mt 7, 12).
Potremmo fare mille esempi, però ho trovato leggendo una rivista, una iniziativa che mi sembra bella perché legata al mondo dello Sport, e ve la voglio comunicare. Un gruppo, che si chiama “Sport-fortis”, ha concepito un progetto ‑ avviato tre anni fa in Austria da un gruppo di ragazzi del Movimento dei Focolari che vivono per un mondo unito – che è sintetizzato in un dado, un dado con sei regole che si ispirano alla “regola d’oro”: “Fate agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi” (Mt 7, 12).
Speravo di riuscire ad avere tanti dadi da distribuire stasera con sopra le scritte che adesso vi leggerò. Cercate di ricordare queste frasi, chissà che non possa poi fare arrivare alle varie squadre anche il dado che richiami quanto stasera ci diciamo. Le sei proposte del “dado”:

1) Dare il meglio di sé, partecipare con gioia.
2) Essere onesti con se stessi e con gli altri.
3) Non mollare mai, anche quando è difficile.
4) Trattare tutti con rispetto, ciascuno è importante.
5) Gioire del successo altrui come del proprio.
6) Grandi mete si possono raggiungere solo insieme.

Credo che vissute queste regole cambiano la faccia dello Sport. Il suggerimento che viene dato è di “lanciare il dado all’inizio di una gara”, cercando di vivere quella frase che si legge sopra.
Un punto fermo vorrei che rimanesse da questa Celebrazione, mentre ci scambiamo gli auguri di Natale, ed è questo il punto fermo: la mia vita è preziosa, è preziosa. È preziosa per tanti che mi vogliono bene, ed è preziosa per il Signore. Il Natale me lo conferma, perché Gesù è nato anche per me.


Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

Nominato il nuovo vescovo di Piacenza-Bobbio

C'è il nuovo vescovo

La conferma ufficiale è arrivata dal monsignor Lino Ferrari, amministratore diocesano, alla messa dello sportivo. La Nunziatura apostolica in Italia ha comunicato alla diocesi di Piacenza-Bobbio la nomina del nuovo vescovo, il successore di monsignor Luciano Monari. Su Libertà di domani tutti i particolari ed il giorno dell'annuncio ufficiale.

mercoledì 19 dicembre 2007

Gli auguri dell'amministratore diocesano

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

Gli auguri di Natale
dell'amministratore diocesano

SABATO PROSSIMO, 22 DICEMBRE, ALLE ORE 11,30,

nella Sala degli affreschi di Palazzo Vescovile (Piazza Duomo, Piacenza) l'amministratore diocesano mons. Lino Ferrari sarà disponibile per registrare, con radio e TV, il messaggio di Natale.

In tale occasione mons. Lino Ferrari sarà a disposizione anche di altri giornalisti che lo volessero incontrare.

Riti natalizi nel Duomo di Piacenza

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa


Riti natalizi nella cattedrale di Piacenza

Di seguito riportiamo le celebrazioni previste nella cattedrale di Piacenza nel periodo natalizio:

Vigilia di Natale

Ore 18.00 Primi Vespri
Ore 18.30 Messa della vigilia
Ore 23.30 Ufficio di Letture
Ore 24.00 MESSA SOLENNE presieduta dall’Amministratore Diocesano mons. Lino Ferrari con la partecipazione della Cappella M° Giovanni e orchestra diretta dal M° Massimo Berzolla

SOLENNITA’ DEL S.NATALE


SS.Messe alle ore 8.30 - 9.30 (in S.Rocco) – 11.00 -12.15 – 18.30
Ore 11.00 Messa solenne parrocchiale presieduta dall’Arciprete della Cattedrale mons. Anselmo Galvani con la partecipazione del Coro di S.Giustina diretto da Simone Fermi
Ore 18.00 VESPRI SOLENNI CAPITOLARI E S.MESSA presieduta dal Presidente del Capitolo Mons. Eliseo Segalini con la partecipazione della Cappella M° Giovanni diretta dal M° Massimo Berzolla

Martedì 26 Dicembre

SS.Messe alle ore 8.30 - 9.30 (in S.Rocco) – 11.00 -12.15 – 18.30

Domenica 30 Dicembre 2007

Ore 11.00 Messa solenne parrocchiale presieduta da mons. Giuseppe Busani per gli anniversari di Matrimonio con la partecipazione del Coro di S.Giustina diretto da Simone Fermi

Lunedì 31 Dicembre 2007

Ore 18.30 Messa solenne con Te Deum presieduta dall’Amministratore Diocesano mons. Lino Ferrari
Ore 23.00 Adorazione in Cattedrale fino a mezzanotte

Martedì 1° Gennaio SOLENNITA’ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO

Giornata della Pace


SS.Messe alle ore 8.30 -9.30 in S.Rocco – 11.00 -12.15 – 18.30
Ore 11.00 MESSA SOLENNE Parrocchiale presieduta dall’Arciprete della Cattedrale mons. Anselmo Galvani
Ore 18.00 VESPRI SOLENNI CAPITOLARI
Ore 18.30 MESSA SOLENNE presieduta dall’Amministratore Diocesano mons. Lino Ferrari

DOMENICA 6 Gennaio SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA


SS.Messe alle ore 8.30 - 9.30 (in S.Rocco) – 11.00 -12.15 – 18.30
Ore 11.00 MESSA SOLENNE Parrocchiale presieduta dall’Arciprete della Cattedrale mons. Anselmo Galvani
Ore 18.00 VESPRI SOLENNI CAPITOLARI
Ore 18.30 MESSA SOLENNE presieduta dall’Amministratore Diocesano Mons. Lino Ferrari


PRESEPI IN CATTEDRALE:

Nel transetto di sinistra alla Cappella della Madonna del Popolo il presepio allestito dal Liceo Artistico.


Presso la seconda colonna di sinistra entrando da piazza Duomo il presepio allestito dai giovani della Cattedrale con le statue in legno scolpite dall’artista Ada Tassi.


La visita ai presepi è possibile negli orari di apertura della Cattedrale dalla vigilia di Natale all’Epifania, esclusi gli orari delle celebrazioni liturgiche.


CONFESSIONI

Tutti i giorni feriali dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 19.00.


- Domenica e giorni festivi durante le Messe delle 11.00 – 12.15 e 18.30
- Vigilia di Natale come nei giorni feriali e dalle 22.00 alle 24.00

Carols inglesi in Sant'Antonino

Comunicato stampa diocesi Piacenza-Bobbio

Carols inglesi in Sant'Antonino

Piacenza - Nella basilica di Sant’Antonino è in programma un concerto di Natale. Grazie all’interessamento di alcune persone appassionate al canto e alla musica di "qualità”, giovedì 20 dicembre alle ore 21.00, il Coro Giovanile del Civico Istituto Musicale “L.Folcioni” di Crema, diretto dal maestro Giuseppe Costi e accompagnati da Francesca Perotti all’Arpa, proporrà un’ora di canto e musica con repertorio relativo ai carols inglesi del Novecento. Sono canti ormai entrati nella tradizione, sia per essere stati scritti da autori importanti, sia per aver ispirato fantasie e rielaborazioni popolari.
Il concerto - segnala don Giuseppe Basini che regge la parrocchia di Sant'Antonino - sarà anche l’occasione per lo scambio degli auguri natalizi e per "una simpatica sorpresa ai più piccoli".
L'ingresso è libero.

lunedì 17 dicembre 2007

Giovedì il Natale dello sportivo

Piacenza - Il Servizio per lo sport e per il tempo libero della diocesi di Piacenza-Bobbio invita tutti i sacerdoti a concelebrare alla tradizionale S. Messa del “Natale dello sportivo” celebrata da Mons. Lino Ferrari e che vedrà la presenza di atleti, allenatori e dirigenti delle Associazioni e Società sportive di Piacenza e provincia.

L'appuntamento è per GIOVEDI’ 20 DICEMBRE ALLE ORE 18 presso il PALABANCA (ss 10 per Cremona) di PIACENZA.


domenica 16 dicembre 2007

Monari: "Luna Stellata abbia come fondamenta quelle del Signore"

Il vescovo Monari inaugura Luna Stellata

Il vescovo Luciano Monari, sabato 15 dicembre, era a Piacenza l'inaugurazione della nuova se di Luna Stellata, la casa per mamme che vogliono uscire dal mondo della droga e per i loro bambini. Di seguito pubblico l'intervento integrale del vescovo di Brescia.

L’inaugurazione della nuova sede della Comunità "Luna Stellata" suscita in noi sentimenti di gratitudine e di speranza. Anche noi in qualche modo diventiamo cooperatori di Dio ogni volta che in spirito di servizio veniamo incontro alle necessità del prossimo e della comunità. L’aiuto del Signore accompagni sempre il cammino di questa comunità.
Lettura Vangelo di Luca 6, 47-49:
«[47]Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: [48]è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. [49]Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».
Bisogna trovare quindi delle fondamenta che siano sufficientemente stabili per riuscire a dare una comunità grande, in modo che quando uno si ritrova con gli ostacoli il fondamento mantenga l’unità della costruzione. Così dice il Vangelo, e dice anche che questo fondamento radicato è quello che arriva fino alla parola di Dio, che trova lì le motivazioni ultime della sua realizzazione.
E voglio dire: una casa come questa si può costruire per molti motivi, il motivo è quello del bisogno immediato, il motivo è quello di una comunità come Piacenza che vive la solidarietà e l’amore e l’attenzione e la premura nei confronti degli altri... Se però vogliamo che sia costruita sul fondamento più solido, dobbiamo costruirlo sulla parola di Dio.
E uno dice: "Ma perché? Non basta il senso di solidarietà e di fraternità", ecc.? Va benissimo! Ma la parola di Dio è quella che dice l’amore di Dio per noi; è quella che dice che prima di quello che facciamo noi, prima del nostro impegno e della nostra buona volontà c’è un amore che ci ha raggiunto e che ci ha raggiunto gratis, e ci dice che la nostra vita è fondata sull’amore di Dio.
Allora se questo fondamento rimane solido, se siamo convinti che della nostra vita siamo debitori e in qualche modo ne dobbiamo essere riconoscenti, allora l’attenzione alla vita degli altri viene fuori necessaria. Non è semplicemente una scelta che faccio io quella dell’interessarmi degli altri, è il rendermi conto che io sono così, che io sono fatto, impastato, dell’amore di Dio, e non posso rifiutare l’amore agli altri, non posso perché andrei contro me stesso, negherei il significato della mia vita, toglierei valore alla mia stessa esistenza se non mi prendo cura della esistenza degli altri. Se uno arriva a quel fondamento lì, dopo tutti gli ostacoli che ci possono essere non riescono a distruggere la decisione di fare del bene e di volere bene agli altri, nemmeno le esperienze di delusione o nemmeno le esperienze di non accoglienza o di rifiuto.
Perché istintivamente il discorso è: se io faccio del bene e mi viene restituita la riconoscenza e l’affetto, sono contentissimo e continuo a farlo. Ma se io faccio del bene e quello che io faccio non viene riconosciuto, e non c’è un ritorno, e non c’è un affetto che mi viene donato, mi viene da dire: "Ma chi me lo fa fare?". E invece il discorso è: "chi te lo fa fare" è la tua stessa vita, perché tu sei fatto così, è l’amore di Dio per te; questo non viene meno in nessuna situazione, in nessun momento; e questo ti aiuta soprattutto nei momenti difficili.
Perché nel momento in cui siamo contenti di fare le cose non c’è problema, lo facciamo volentieri e grazie a Dio che è questo. Però possono capitare i momenti della delusione o i momenti della solitudine, i momenti del dire: "non ce la faccio, chi me lo fa fare". Allora lì bisogna che il portamento sia abbastanza profondo per avere delle motivazioni che rimangono, che rimangono di fronte a qualunque risultato.
Bene, posto questo, c’è solo da dire quello che è stato detto all’inizio, cioè la gioia per una Casa come questa, perché è segno di maternità ed è un immenso segno di speranza.
Perché le mamme e i bambini per noi danno questa dimensione di apertura al futuro di cui abbiamo un bisogno enorme. Abbiamo bisogno di speranza che lo possiamo quasi toccare con mano tanto è solido, e realtà come queste un briciolino di speranza sono convincenti.
Allora voglio solo ringraziare chi ha lavorato per la "Casa", voglio ringraziare chi ci lavora dentro. E voglio ringraziare naturalmente le mamme per le quali questa Casa è fatta, perché la responsabilità più grande l’hanno fatta loro con la loro scelta della maternità, che il Signore le benedica e dia a loro la gioia di quello che sono, la gioia di quel bambino che è affidato alle loro mamme per lui. Che sappiano di avere vicino la comunità di Piacenza, che sappiano vedere vicino il nostro affetto e la nostra riconoscenza.

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

sabato 15 dicembre 2007

Il Bambino, e il Natale si illumina


Oltre 500 i giovani che ieri sera, provenienti da tutta la diocesi di Piacenza-Bobbio, si sono ritrovati nella basilica di Sant'Antonino per la veglia dell'Avvento. Un appuntamento suggestivo, con un prologo nella piazza davanti alla basilica ed una processione silenziosa nel tempio del patrono illuminato solo da lumini e candele. Poi, all'alleluja, la luce ha illuminato tutti. Riporto l'intervento dell'amministratore diocesano, monsignor Lino Ferrari



Dio ci perdoni il nostro modo di vivere il Natale. C’è la festa, ci sono le luci, i doni, le vacanze, cibi tipici; ci sono gli auguri, pacchi e pacchi che intasano gli uffici postali, e gli auguri scambiati con amici e conoscenti: “buon Natale”. Ma manca Lui, colui che è nato e che da senso alle luci e ai doni e agli auguri. O meglio, Lui c’è, ma rimane troppo spesso fuori dal nostro orizzonte dei pensieri e del cuore, anche mentre diciamo: “buon Natale”. Eppure, un «bambino è nato per noi», ci ha detto il profeta Isaia. Bisogna che quel “noi” non resta indeterminato ma diventi personale – è nato per me, è nato per te. C’era bisogno di quel Bambino perché «il popolo camminava nelle tenebre» , il popolo di allora ma anche la gente di oggi. Mi piace ascoltare con voi una breve riflessione del vescovo Luciano; è anche un modo per sentirlo un po’ presente tra noi. “Quando Dio ha pensato all’uomo lo ha chiamato ad essere suo figlio, ma molte volte l’uomo di oggi appare come figlio di nessuno, sembra che non abbia niente cui potersi appoggiare con fiducia e con serenità. Dio quando ha creato l’uomo lo ha pensato in Gesù Cristo, ma molte volte l’uomo ha i lineamenti della violenza o della cattiveria o dell’egoismo. Quando Dio ha pensato l’uomo lo ha voluto animato dallo Spirito dell’amore, invece molte volte siamo spinti dall’interesse e dalla volontà di prevalere. Insomma, c’è da rifare l’uomo, e certamente non siamo noi che lo possiamo rifare”. Anche qui è importante personalizzare, chiedendomi che manifestazioni ha la “tenebra che mi abita”. Devo esaminare con onestà, per non essere vittima di illusionisti che mi convincono di essere una persona per bene, o di surrogati che sembrano colmare un vuoto che invece rimane.
Il “Bambino” preannunciato dai profeti è nato a Betlemme ‑ per me, per noi ‑ è il Figlio di Dio. Il Figlio di Dio si è fatto uomo perché in Lui gli uomini possano diventare figli di Dio. Siamo nel cuore della fede cristiana. L’eterno è entrato nel tempo perché il tempo possa sfociare nell’eternità. Colui che è ricco si è fatto povero perché noi nella nostra povertà possiamo essere riempiti della sua ricchezza. E Dio non è soltanto il Creatore ma è Padre. E l’uomo che si sente fatto per amare per entrare in relazione con gli altri si scopre capace di relazionarsi con Dio, anzi comprende che è Dio che lo ha pensato e fatto così, perché viva come figlio suo e come fratello degli altri uomini. E la vita acquista allora un volto nuovo, nasce lo stupore e la gratitudine. Proprio per questo è venuto ad assumere una carne umana. Nella nostra vita c’è stato un evento che ha realizzato l’incontro con il Figlio rivelatore del Padre ‑ il nostro Battesimo. Uniti a Cristo siamo diventati figli nel Figlio. E questo dona senso ad ogni mio giorno, ad ogni mia parola, ad ogni mio gesto ‑ mi responsabilizza. Il mio vivere diventa risposta all’amore che mi ha plasmato. La mia vita, la nostra vita, non è più una condanna a faticare per poi morire, ma diviene pienamente dono, senso, possibilità, e nasce il desiderio di condividere il grazie, e l’impegno, con chi ha fatto la stessa scoperta: è la Comunità cristiana. Siamo stati illuminati da Cristo nel Battesimo. Ricordate il cero che viene consegnato, simbolo di Cristo risorto, di Cristo luce. Siamo stati rivestiti di una veste bianca, unti con l’olio profumato, immersi nell’acqua, purificati e rinati, risorti. È iniziato una vita nuova. Perché l’unione con Gesù non venga meno è indispensabile un impegno che ci aiuti a mantenere forte il legame con Dio.
Il Papa incontrando i giovani a Loreto ha detto loro: “Lasciate che questa sera io vi ripeta a ciascuno di voi: se resta unito a Cristo, può compiere grandi cose”. Ecco perché cari amici non dovete avere paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti di bene, e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera che possiate realizzare ogni vostro più nobile e alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile per chi si fida di Dio e si affida a Lui. Guardate alla giovane Maria, l’angelo le prospettò qualcosa di veramente inconcepibile, partecipare nel modo più coinvolgente possibile al più grandioso dei piani di Dio ‑ la salvezza dell’umanità. Dinanzi a tale proposta Maria rimase turbata, avvertendo tutta la piccolezza del suo essere, di fronte all’onnipotenza di Dio, e si domandò: “Come è possibile! Perché proprio io?”. Disposta però a compiere la volontà divina, pronunciò prontamente il suo “sì” e cambiò la sua vita e la storia dell’umanità intera. Abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale: “Luce di gioia, Signore, è la tua parola”. E vogliamo dire: Signore desideriamo che questa Parola illumini davvero la nostra vita, le nostre scelte di ogni giorno. Tu sei l’Emmanuele – il Dio venuto tra noi per rimanere con noi, stabili; ti fai cibo nell’Eucaristia, ti avvicini a noi in ogni fratello, specialmente nei piccoli, nei poveri, nei sofferenti.

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

venerdì 14 dicembre 2007

A Brescia Ambrosio a tu per tu con Monari

A Brescia Ambrosio a tu per tu con Monari

Monsignor Gianni Ambrosio – candidato numero uno alla cattedra di Piacenza-Bobbio – a tu per tu con Luciano Monari, il suo predecessore, oggi vescovo di Brescia. E’ accaduto mercoledì scorso a Brescia per l’inaugurazione dell’anno accademico della Cattolica di Brescia. Ad accogliere il vescovo Monari anche il magnifico rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, Luigi Morgano, direttore della sede bresciana dell’ateneo. «Il futuro della società passa attraverso l’esperienza educativa – ha detto Monari -. C’è bisogno di persone mature che sappiano quello che pensano e perché lo pensano, che sappiano quello che fanno e perché lo fanno». Ancora: «L’Università e a maggior ragione un ateneo come la Cattolica che ha come punto di riferimento ultimo la centralità della persona umana e della sua crescita complessiva, deve contribuire alla formazione di persone responsabili». «La ricerca scientifica – ha anche affermato Monari – obbliga all’elaborazione di una disciplina nel modo di pensare e di operare alcune scelte, è la premessa per l’acquisizione di stili di vita non ideologici e sempre aperti al contributo e al confronto con la realtà».

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.

Sacri Corridoi, il concerto di Natale

VENERDI’, 21 Dicembre
“SACRI CORRIDOI”
sacricorridoi.blogspot.com

presenta


“POP RELIGIOUS SONGS”
Concerto della Solidarietà
A favore della Confraternita della Misericordia di Piacenza

Voce, Giorgia Gazzola
Chitarra, Augusto Martini

ore 21 chiesa dei Santi Cosma e Damiano
Grazzano Visconti (Piacenza)


  • Alleluya (di Cohen, rifatto anche dalla cantante Elisa, reso famoso dal film d’animazione Shrek)
  • Swing Low (spiritual tradizionale)
  • Water is Wide (rifacimento di “E’ giunta l’ora”)
  • I was born to love you (di F. Mercury, eseguita seguendo la rielaborazione per voce e chitarra di Tuck&Patty)
  • Loving you for ever (di C. King)
  • White Christmas (tradizionale natalizio)
  • Silent Night (tradizionale natalizio)
  • I don't know how to love him (celebre brano del personaggio di Maria Maddalena nel musical Jesus Christ Superstar)
  • Happy day (popolare tradizionale)
  • Mater Iubilei (canzone composta per Tosca, su parole della preghiera scritta da Giovanni Paolo II)


Giorgia Gazzola

Ha studiato canto lirico con i soprani Raffaella Arzani e Rossella Redoglia conseguendo il compimento inferiore di canto lirico presso il conservatorio “Nicolini” di Piacenza, dove ha studiato anche pianoforte e ha ottenuto la licenza di Teoria e Solfeggio.
Ha all’attivo concerti come vocalist solista, sia in ambito classico che leggero, in diverse formazioni e collabora con il Coro del Teatro Municipale di Piacenza (si segnalano in particolare le partecipazioni alle opere di musica contemporanea: Messa di Cataldo; Messa di Casella; L’Arlesiana di Cilea per la regia di Sgarbi).
Ha collaborato con il gruppo rock Progressive “Big Muff Progect” incidendo un brano di improvvisazione vocale.
Ha inoltre approfondito le tecniche di improvvisazione vocale con Ratchel Gould nell'ambito del "Master di jazz" di Sondrio; armonia con la compositrice Barbara Rettagliati; pianoforte jazz con il maestro Piero Bassini e musica d’insieme jazz sotto la direzione del chitarrista Ettore Quaglia.
Ha insegnato canto moderno presso la Scuola di Musica Comunale “M. Mangia”di Fiorenzuola d’Arda e propedeutica musicale presso le scuole materne.
Attualmente si sta preparando per il conseguimento del diploma di ultimo grado presso L’Accademy Board School of Music di Londra.

Augusto Martini

Dal 1984 al 1989 diventa il direttore del coro di San Giacomo Maggiore a Ponte dell’Olio - Dal 1990 al 2003 collabora con vari cori della diocesi di Piacenza, mentre cresce sempre più la sua passione per la chitarra acustica. - Nel 1997 decide di approfondire gli studi della chitarra frequentando un corso di chitarra jazz presso la Tampa lirica di Piacenza. - dal 2003 riprende la direzione del Coro di San Giacomo Maggiore partecipando a numerose rassegne corali. Nello stesso anno inizia la collaborazione con il maestro Beppe Cantarelli, compositore contemporaneo e autore di numerosi successi di musica Soul&Pop, nonché fondatore del Millennium Choir del quale diventa coordinatore artistico e supervisore tecnico nei numerosi concerti tenuti in tutta Italia fino al 2006. - Nel 2006 collabora con il quartetto d’archi “Helios Quartet” dirigendo l’opera contemporanea di Silvia Colasanti “Movimento di quartetto”. - A settembre 2006 fonda un nuovo coro: “Tre Note Sopra il Cielo” formato da bambini dai 6 ai 14 che ha fatto il suo esordio a Natale 2006 e oggi, ad un anno dalla fondazione ha superato i 30 elementi.

giovedì 13 dicembre 2007

"Noi suore siamo fatte per voler bene"

La provinciale delle Gianelline, suor Maurizia Pradovera, a Piacenza
per il primo compleanno della comunità di accoglienza per mamme con bambini


La casa di accoglienza per mamme con bambini e gestanti (anche minorenni) in situazione di difficoltà, festeggia il suo primo compleanno. Questa casa é nata in collaborazione con il Comune di Piacenza e le suore Gianelline. Alla festa del primo anniversario, martedì scorso, era presente anche la madre provinciale suor Maurizia Pradovera. Di seguito pubblico uno stralcio del suo intervento.


Così mi conoscete, sono la superiora provinciale delle suore Gianelline che dirigono queste case e questa casa. Vorrei dirvi grazie per essere venuti nell’avere accettato il nostro invito.
Si sono messe insieme un sacco di circostanze. Noi volevamo celebrare oggi il compleanno della comunità piacentina che abbiamo iniziato lo scorso anno su sollecitazione del Comune che accoglie le mamme con i bambini, e di una piccola comunità per le ragazze che vivono con noi ma che si stanno avviando alla comunità. Quindi volevamo aprirvi un po’ il territorio facendo questa festa.

Poi il colonnello dei carabinieri di Piacenza Paolo Rota Gelpi mi ha fatto telefonare dicendomi che loro avevano fatto una raccolta per i bisogni del territorio, e hanno pensato di darla alla nostra Comunità, e io ho detto che sono molto contenta, non tanto e non solo per i soldi ma perché bisogna che qualcuno si ricordi che ci siamo anche noi, perché quando ci sono le suore è molto difficile che qualcuno ci ricordi… e allora sono proprio contenta, quindi sono andata a ringraziarlo.

Che cosa abbiamo voluto fare noi con questa Comunità? Niente di particolare. Quando abbiamo iniziato da più di vent’anni il servizio per le “minori” l’abbiamo iniziato perché noi a Piacenza facevamo da cento anni l’accoglienza delle ragazze che provenendo dalla campagna dovevano studiare in città. Poi i bisogni sono cambiati, le scuole sono state dislocate sul territorio quindi c’era bisogno di una struttura che accogliesse i “minori in difficoltà”, e così abbiamo cambiato la tipologia del servizio proprio in base al bisogno.

A Piacenza c’era bisogno di una piccola casa per le mamme con i bambini, e noi abbiamo cercato di dare una risposta. Vi dico che il mio intento e quello delle mie suore non è tanto di fare delle grandi cose, ma di creare dei segni che testimoniano l’accoglienza. Io sono la Provinciale, ho diciassette Comunità, sono molto schietta… le suore diventano sempre più anziane, nonostante tutto credo sia importante insieme ai laici continuare a dare delle risposte, quindi questa comunità è nata e va avanti, sì per l’opera delle suore, ma grazie proprio grande e grande all’aiuto del Comune di Piacenza.
A me preme che chi viene qua dentro abbia quello che serve per vivere, non solo abbia delle cose, ma per esempio possa trovare un ambiente che lo accolga, lo aiuti a rielaborare il proprio vissuto, possa rimanerci un mese, due mesi, tre mesi… non ha importanza, l’importante è che dall’aiuto del percorso vada via con dei valori nuovi. Noi questa stasera ci siamo incontrati per dei valori comuni, c’è il valore della solidarietà, della accoglienza e della condivisione. Io sono suora e logicamente ragiono da suora, personalmente credo che questa sia la logica del Vangelo: il Signore ci ha detto che tutte le volte che noi avremo fatto un gesto di carità, avremo fatto questo gesto a Lui (cfr. Mt 25, 31-46). Questa è un po’ la filosofia dei valori che ci sostengono ed è un po’ la consegna che il nostro fondatore sant’Antonio Maria Gianelli ci ha lasciato, perché Gianelli diceva che la “prima consegna delle Gianelline è quella di saper volere bene”.
Quindi vi ringrazio e vi dico che la nostra struttura è grande ma all’interno di questa struttura ci sono piccoli servizi che hanno solo la pretesa di dare delle piccole risposte ai bisogni del nostro territorio; proprio piccole risposte, noi non abbiamo una grossa utenza, le mamme accolte non possono essere più di quattro, questa piccola “casa famiglia” ha quattro posti letto; la “comunità per le minori” ne ha otto più due per l’emergenza, quindi sono piccoli numeri; ogni comunità è indipendente, di conseguenza fa vita abbastanza autonoma.

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione

mercoledì 12 dicembre 2007

Domenica giornata per i poveri

Diocesi di Piacenza-Bobbio Ufficio stampa


Domenica 16 dicembre: Avvento di Carità
Una giornata di sensibilizzazione
promossa dalla Caritas diocesana




Domenica prossima, 16 dicembre, terza domenica d’Avvento, la Caritas diocesana propone una giornata di sensibilizzazione sui problemi dei più deboli con il titolo: “Prendi a cuore tuo fratello”. Con l’occasione vengono fatte anche proposte concrete: un pasto 5 euro, una notte 10 euro, una borsa viveri per le famiglie 15 euro.
L’invito a partecipare a questa giornata della carità è stata sottolineata anche da una lettera che l’amministratore diocesano mons. Lino Ferrari ha inviato alla diocesi: “Ogni anno, da ormai oltre un trentennio, da quando è stata istituita la Caritas diocesana,- scrive mons. Ferrari - la terza domenica di Avvento è dedicata alla sensibilizzazione della comunità cristiana, perchè viva la carità come segno distintivo della fede che professa: ‘Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri’.
“La diocesi ha istituito la Caritas - prosegue l’Amministratore diocesano - con questa finalità: educare la comunità con dei gesti concreti, con dei servizi alle persone che vivono nel bisogno. Nel corso dei decenni sono nati dei servizi specifici che vanno dal Centro di Ascolto, alle risposte concrete come la Mensa della Carità, la Casa di prima accoglienza notturna Beato Scalabrini, le docce, l’ambulatorio per quanti hanno bisogno di cure, il punto d’Ascolto telefonico per gli anziani, il progetto Icaro per la Casa circondariale.
“Questi - prosegue mons. Ferrari - sono servizi che non fanno i singoli in quanto tali e nemmeno le parrocchie; per quanto la Caritas li ha fatti nascere e li presidia. Debbono però essere sostenuti dalla carità di tutti noi, non come delega, ma proprio come sostegno personalizzato. Nell’eucaristia Gesù ci dona se stesso, perchè anche noi impariamo a farci dono per i nostri fratelli. La celebrazione dell’eucaristia di domenica 16 dicembre sia anche quest’anno il momento per offrire il proprio contributo per le iniziative proposte dalla Caritas diocesana”.

Morto monsignor Silvio Losini

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

Morto monsignor Silvio Losini

Questa notte, presso la casa di cura Sant’Antonino, è morto mons. Silvio
Losini. Nato a Pondedellolio il 26 marzo 1911, è stato ordinato sacerdote il
6 aprile 1935. Ha iniziato il servizio pastorale come insegnante ed economo
del seminario vescovile di Piacenza; il 23 novembre 1942 il Vescovo lo ha
nominato parroco di Besenzone per affidargli il 6 maggio 1952 la guida della
parrocchia di Pontenure dove è rimasto fino al 1° luglio 1977, quando ha
rinunciato all’incarico.
E’ stato quindi nominato parroco di Tollara, incarico che ha mantenuto fino
al 1990. Contemporaneamente ai precedenti incarichi, è stato anche addetto
all’Ufficio amministrativo diocesano; il giorno 8 gennaio 1981 è stato
nominato anche Vicario episcopale per il coordinamento amministrativo; il 29
novembre 1985 è stato nominato cappellano di Sua Santità. Da anni si era
ritirato presso la Casa del Clero Cerati.
Questa sera, mercoledì 12 novembre, nella chiesa parrocchiale di Pontenure,
alle ore 20,30, verrà recitato il Santo Rosario; domani mattina, giovedì, la
salma verrà traslata dalla casa di cura alla chiesa parrocchiale di
Pontenure dove i funerali saranno celebrati nel pomeriggio alle ore 15 dall’amministratore
diocesano mons. Lino Ferrari. La salma sarà poi tumulata nella cappella dei
parroci del cimitero di Pontenure.

martedì 11 dicembre 2007

Incontro con il vescovo di Picos (Brasile)

Parrocchie di San Francesco, San Pietro e S. Maria in Gariverto


Comunicato stampa:

Mons. Plinio José Luz Da Silva, giovane Vescovo della diocesi di Picos nel Nord-est del Brasile, dove operano i nostri missionari piacentini, - tra i quali don Mauro Bianchi e Daniela Marchi -, è in rapida visita a Piacenza, diretto a Venezia dove il Gran Priore dell’Ordine di Malta lo ha invitato per sostenere e rilanciare la cura degli Anseniani (lebbrosi) che l’Ordine persegue da oltre trent’anni in quella regione – oltre al lavoro con i ragazzi di strada e i giovani Maltesi.
Il Vescovo brasiliano celebrerà domani, mercoledì 12, la S. Messa in S. Donnino, alle ore 16.30, in occasione degli esercizi spirituali di Avvento guidati da mons. Giuseppe Busani, poi parlerà alle ore 21 nel salone della parrocchia di S. Pietro, in via Roma 23.
Mons Plinio, responsabile dei vescovi del Nord-est 4 nel campo delle comunicazioni (ed esperto del settore), affronterà l’argomento della Nuova Radio Educativa che il governo brasiliano ha affidato, donandone gratuitamente la licenza, alla Fondazione della Comunicazione Cristiana, di cui il Vescovo è presidente, per un’importante opera di formazione e informazione in una vastissima e popolosa area brasiliana.
La visita del Vescovo è volta anche a ringraziare per il cospicuo aiuto ricevuto dalla diocesi piacentina che ha sostenuto – insieme con la Conferenza episcopale italiana -, i costi dell’importante realizzazione.

Piacenza, 11.12.2007

lunedì 10 dicembre 2007

Dall'Africa al monastero di san Raimondo

Dopo l'ordinazione diaconale di Paolo Inzani, la diocesi di Piacenza-Bobbio vede la consacrazione di una nuova suora. Si tratta di di suor Maria Costanza N’Dione (25 anni), benedettina del monastero di clausura di San Raimondo. Ha preso i voti solenni l'8 dicembre alla presenza dell'amministratore diocesano monsignor Lino Ferrari, di cui riportiamo il testo integrale dell'omelia.

Sappiamo che il dogma dell’Immacolata Concezione è stato definito soltanto nel 1854, ma molte comunità cristiane già dal secolo VIII celebravano la festa del Concepimento Immacolato di Maria. Nel contesto dell’Avvento e nella prospettiva del Natale la Chiesa celebra in Maria l’amore di Dio che ci precede e opera senza nostro merito. In Maria l’umanità viene ricondotta all’integrità del progetto di Dio.
Abbiamo sentito nella prima lettura il richiamo al “primo peccato” che ha staccato l’uomo da Dio. Il “peccato” è scelta di autonomia da Dio, visto dall’uomo come avversario o come concorrente per la propria libertà e la propria realizzazione. Il peccato originale è consistito in questo prendere le distanze: “decido io come vivere, decido che cosa è bene e che cosa è male”. Adamo ed Eva cercano la realizzazione della loro vita lontano da Dio. Ricordate il racconto della Creazione; al termine di ogni giornata – raccontata dal Libro della Genesi – il Signore contempla quanto ha creato, e dice la Scrittura: «Vide che era cosa buona» (Gen 1, 4.10.12.18.21.25). Dopo la creazione dell’uomo e della donna, aggiunge: «Vide che era cosa molto buona» (Gen 1, 31). Il Signore ha fatto bene le cose, ha creato l’uomo come vertice del creato, come creatura capace di dialogare con Dio, e di vivere in armonia con tutto il creato. Il peccato ha rotto questo dialogo e questa armonia. Maria è la creatura che ci aiuta a capire quello che era il progetto di Dio. E le parole che l’angelo le rivolge esprimono questa pienezza di vita: «Rallegrati piena di grazia» (Lc 1, 28). È quasi il nome che Dio dà a Maria: «piena di grazia». E vuole dire: Dio ha posto in Lei quella bellezza che il peccato aveva deturpato.

Ieri sera il Vescovo mons. Luciano Monari celebrando in Cattedrale per l’Ordinazione del diacono Paolo Inzani, commentando questa espressione del Vangelo diceva: “quel piena di grazia ci richiama lo sguardo benevolo di Dio, che è una sguardo creativo, quando Dio guarda la creatura la rende bella”. Maria Immacolata è il segno della vittoria di Dio e del bene. Dunque segno di speranza, ci aiuta a capire che nonostante il male che vediamo nel mondo alla fine sarà il bene a vincere sul male, sarà la vita a vincere sulla morte.

Il catechismo della Chiesa Cattolica dice che il “peccato originale è lo stato di privazione della santità e della giustizia originale. È un peccato da noi contratto e non commesso”. Noi risentiamo di questo germe di male che portiamo dentro, e sentiamo però anche la nostalgia di quel bene a cui eravamo destinati; guardando a Maria Immacolata quella nostalgia si fa più forte: Immacolata, senza macchia, tutta pura.

Ho riletto alcune omelie di Paolo VI nella festa dell’Immacolata, e colpisce sempre la capacità di Paolo VI di esprimere i concetti con quella attenzione alle parole, veniva chiamato il “cesellatore delle parole”. Ma il suo pensiero manifesta anche un amore grande e profondo, biblicamente fondato, verso Maria SS. in una pagina inizia ricordando quel canto, che tante volte abbiamo ripetuto anche noi: “Tota pulchra es Maria”. E dice: “Basterebbe questo pensiero per inebriare i nostri spiriti che tanto più sono avidi di umana bellezza quanto più falsa più impudica più deforme e più dolente la sembianza umana ci è oggi presentata nella molteplice e quasi ossessionante visione dell’arte figurativa”.

Pensavo davvero a quante immagini o sculture del nostro tempo nell’arte contemporanea manifestano l’angoscia, la percezione di un uomo diviso in se stesso. Si ferma a questo pensiero chi vuole per restaurare la scienza della bellezza e per scoprirne i suoi trascendenti rapporti; e per il gaudio interiore e per il costume esteriore ritrova in Maria la più alta la più vera la più tipica figura dell’estetica spirituale umana.
Davanti ad una persona accogliente calibrata e generosa ci è forse capitato di esclamare: “che capolavoro, che bella persona!”.

E davanti a Maria proviamo questo senso, potremmo dire, di estasi di contemplazione: “come è riuscita bene, davvero come il Signore lo ha voluta lo ha progettata!”.

Maria è immagine della Chiesa. Guardando a Lei pensiamo a come è chiamata ad essere la Chiesa, che Dio continua a plasmare perché dia carne alla sua Parola, la renda visibile e credibile, come Maria ha concepito nel suo seno la Parola fatta carne.
Ma anche noi personalmente siamo chiamati in causa in questa festa di Maria. Ce lo ha ricordato san Paolo nella seconda lettura, nel brano della Lettera agli Efesini, dove Paolo benedice il Padre, perché ha guardato anche a noi con il suo sguardo di benevolenza e «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» (Ef 1, 3). E aggiunge Paolo: «In Lui – in Cristo – ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1, 4).
Ci colpisce questa espressione perché siamo consapevoli della nostra fragilità e del nostro peccato; eppure anche noi siamo chiamati alla santità. Siamo qui in una Comunità religiosa, tra poco parteciperemo a questo rito di consacrazione di professione solenne.

I consacrati sono il segno più evidente che la grazia opera, e che l’uomo può rispondere con l’«Eccomi» come Maria. È bello pensare che quell’”eccomi” è quasi il nome che Maria si dà, è come se dicesse: “Sono qui, o Signore, con un desiderio soltanto: di vivere tutta l’esistenza in una continua obbedienza a te, ciò che desidero e ciò che voglio Signore è che la mia vita sia un “sì” fedele senza cedimenti alla tua volontà”. E quell’”eccomi” di Maria è durato tutta la vita, anche nei momenti difficili, anche ai piedi della croce.
Per chi si consacra al Signore, Maria rimane il modello più grande a cui guardare. E la consacrazione è la scelta di Dio, per dire: Lui è il bene irrinunciabile per tutti.
I religiosi ci testimoniano già ciò che noi saremo, ci parlano delle realtà future. E la loro esistenza non è mai una fuga dal mondo, ma un vivere pienamente la loro vocazione nella Chiesa per il mondo. Allora vogliamo dire grazie al Signore per quanto povera nella vita, anche di queste sorelle e di tutti i consacrati; lo vogliamo anche esprimere a loro il nostro grazie per il dono che sono per noi con la loro testimonianza, per il dono che sono per la nostra Chiesa con la preghiera quotidiana, con l’offerta della loro vita.

E vogliamo raccogliere per noi soprattutto tre messaggi da questa Celebrazione.

Il primo, la grazia. La grazia di Dio ci previene sempre, non si basa sui nostri meriti. E questo deve fare nascere lo stupore e la gratitudine.
Secondo messaggio, la purezza. L’uomo si realizza non assecondando le passioni, non seguendo gli istinti, ma affidandosi al Signore, mantenendo il cuore unito a Lui e distaccato dalle cose.
Il terzo messaggio, la fedeltà. Il “per sempre eccomi”, quella parola che vogliamo fare
nostra guardando a Maria, chiedendo a Lei l’aiuto per assomigliarle di più.

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione.