martedì 29 aprile 2008
Ambrosio all'Apl: anche la malattia insegna il senso della vita
"Desidero ringraziare questa vostra associazione, l'Apl, perché, oltre alla cura della malattia c’è anche il prendersi cura della persona. Il malato chiede ovviamente la guarigione, ma insieme il malato chiede anche qualche cosa d’altro, ha bisogno di una mano amica per andare oltre. La malattia è una lezione, spesso triste, ma è una lezione circa il senso della nostra vita.
Ecco che dobbiamo lasciarci istruire dalla malattia nella sue diverse forme, perchè attraverso la malattia - come attraverso altre esperienze, speriamo più gioiose - noi scopriamo in tal modo il senso della nostra vita. La malattia è un’esperienza che ci introduce in qualche modo a quel mistero della vita in cui dobbiamo però saper scorgere, anche se magari in lontananza, un bagliore di luce. Se noi creiamo una mano amica, un contesto in cui umanizzare quegli aspetti enormemente sofisticati e tecnologici che la medicina di oggi comporta, ebbene davvero svolgiamo un compito grande. Magari senza saperlo, ma stiamo camminando davvero su quelle orme di Cristo che alla fin fine sono quelle che ci conducono al senso pieno della vita anche passando attraverso la sofferenza e il calvario.
Grazie per il bene che state facendo".
Così il vescovo Gianni Ambrosio è intervenuto questo pomeriggio al ventennale dell'Associazione Piacentina per lo studio e la cura delle leucemie e altre malattie del sangue (l'Apl) celebrato nella sala delle colonne dell'ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza.
lunedì 28 aprile 2008
Monari su Rai Uno per la messa della domenica
"Leggiamo la realtà alla luce dell'amore di Gesù"
In Gesù uomo Dio si è fatto vicino agli uomini e si è manifestato come amore; per questo Gesù ha allietato una festa di nozze, ha sfamato le folle, ha aperto gli occhi a un cieco, ha ridato la vita a Lazzaro. È venuto, Gesù, perchè gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza, perchè siano liberi nella verità e vivano la pienezza della gioia. Abbiamo così conosciuto, attraverso Gesù, il volto di amore del Padre. O meglio: i discepoli hanno visto il volto del Padre; per il mondo, invece, e cioè per tutto quello che nel mondo e nella storia pretende di affermarsi come autonomo, come assoluto... per il mondo Dio è rimasto ignoto.
Il mondo ha sì visto le opere di Gesù; ma non le ha né capite né accettate. Per questo la morte di Gesù lo sottrae definitivamente agli occhi del mondo; il mondo non lo vedrà più. Lo vedranno, invece, i discepoli perchè la loro vita si è aperta a Lui nella fede; lo amano, e non solo a parole ma con l’osservanza concreta dei suoi comandamenti.
Amare Gesù, infatti, equivale a osservare i suoi comandamenti. Questi non sono prescrizioni arbitrarie e capricciose che Gesù impone ai suoi discepoli; al contrario, essi esprimono semplicemente la forma di Gesù, il suo stile, i pensieri e i desideri del suo cuore, la logica delle sue scelte. Ai discepoli non viene chiesta l’obbedienza a una legge esterna ed estranea, ma piuttosto la comunione di amicizia con Gesù, la condivisione della sua anima: «Voi in me e io in voi» (Gv 14, 20). Voi in me attraverso l’amore e la conformità di vita; io in voi donandovi la vita e la gioia che mi vengono dal Padre nel quale sempre dimoro. Anche i discepoli dovranno conoscere l’amarezza del distacco da Gesù.
La sua morte non è apparente ma reale e la sua risurrezione non è tornare indietro a riprendere la vita di prima; è invece ingresso in una condizione di vita nuova e definitiva. E tuttavia Gesù può promettere: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14, 18). E spiega: «Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito, un difensore, perchè rimanga con voi per sempre» (Gv 14, 16). Gesù è stato, nel corso della sua vita terrena, un difensore per i discepoli: li ha protetti dalle paure e dalle seduzioni del mondo, li ha condotti a credere e conoscere l’amore del Padre, li ha fatti entrare in uno spazio alternativo di vita, uno spazio che è libero dai condizionamenti del mondo e riceve la sua forma invece dall’amore creativo di Dio. Di questo Paraclito Gesù dice che è lo «Spirito di verità» (Gv 14, 17) e poco prima aveva detto: «Io sono la verità» (Gv 14, 6): in lui e attraverso di lui si compie la rivelazione del Padre e quindi la rivelazione del suo amore per gli uomini. È questa rivelazione che dissipa le tenebre della paura e dell’errore e apre il cuore dell’uomo alla libertà e all’amore.
“Lo Spirito di verità” è quindi lo Spirito che opera in Gesù e fa sì che le parole di Gesù siano parole del Padre e le opere di Gesù siano opere del Padre. La perfetta corrispondenza del Padre e del Figlio nell’amore è frutto proprio dello Spirito che ora viene promesso da Gesù ai discepoli. Questo Spirito aprirà il loro cuore alla rivelazione dell’amore del Padre e trasformerà in questo modo pensieri, sentimenti, desideri dei discepoli perché tutto prenda la forma prodotta in essi dall’amore di Dio. Credere nell’amore, vivere dell’amore di Dio, lasciare che la propria vita prenda forma da questo amore, vivere l’amore fraterno fino al dono della propria vita come anche Gesù ha donato la sua vita per noi: tutto questo è l’opera che lo Spirito compie nella vita del discepolo; questa è la trasformazione che fa di fragili persone umane dei figli di Dio a immagine del Figlio Unigenito.
Questo il messaggio, difficile forse ma certo illuminante, del Vangelo di oggi. Le conseguenze? Che ogni cosa e ogni avvenimento può e deve essere interpretato alla luce della rivelazione di Cristo: amicizia e amore, lavoro e politica, cultura e ricerca, scienza e tecnica... cambiano significato secondo che siano interpretati in chiave di egoismo individualista che cerca solo di massimizzare il proprio vantaggio, o secondo che siano interpretate alla luce di un amore che tende a una reciprocità sempre più ampia e feconda tra le persone. Anche cultura e comunicazione possono lasciarsi illuminare da questo messaggio; ci verrebbero risparmiati i messaggi confezionati dalla volontà di stupire, di colpire emotivamente e ci verrebbe aperta la strada al riconoscimento di quell’amore che abita ogni parola e ogni gesto umano e che cerca faticosamente di venire alla luce.
† Mons. Luciano Monari,
Vescovo di Brescia
domenica 27 aprile 2008
"Don Narciso testimone di pace"
Cari fratelli e care sorelle,
siamo qui radunati attorno all’altare del Signore per invocare la pace eterna per il nostro fratello don Narciso Acuti. La nostra preghiera è piena di fiducia, perché poggia sulla Parola di Gesù che ci assicura il dono della sua pace (cfr. Gv 14, 27).
Gesù promette il dono della pace nel discorso di addio ai suoi discepoli. Prendendo congedo dai suoi durante l’ultima cena, Gesù li saluta nella forma del saluto abituale – l’augurio di pace ‑, ma sulle sue labbra questo saluto assume un significato più autentico e soprattutto un significato di totalità, di pienezza. Non si tratta solo di un augurio di pace, ma si tratta del dono della sua pace: Gesù dona la sua pace, la comunica realmente. La pace che Gesù dona è il compimento delle speranze e delle benedizioni messianiche. Anzi, il dono della pace di Gesù va oltre le più alte aspirazioni messianiche. Donando la sua pace, Gesù dona la pienezza della vita nella comunione definitiva e senza fine con Dio. Egli, mandato dal Padre, sta ora per tornare al Padre ma solo dopo aver donato la sua vita per i suoi, per la loro vita, per la loro riconciliazione, per la loro salvezza. La pace di Gesù nasce dalla sua vita donata e si nutre del suo amore. Così egli porta a compimento la missione che il Padre gli ha affidato. È questa la sua pace, la pace di Gesù, dono del suo amore. È questa la pace che Gesù ci dona con la sua morte e la sua risurrezione. Accettando ‑ e non subendo ‑ la passione e la morte, Gesù dimostra tutto il suo amore verso il Padre e tutto il suo amore per noi.
Proprio perché la pace di Cristo è il dono del suo amore totale e completo, l’apostolo Paolo può giustamente esclamare che «Cristo è la nostra pace». (Ef 2, 14).
Invocando la pienezza della pace per il nostro fratello don Narciso, vogliamo anche rendere grazie al Signore per il ministero svolto da questo sacerdote. Possiamo dire: rendiamo grazie al Signore per il ministero di pace attuato da don Narciso nei molti anni del suo servizio presbiterale. “Ministero di pace”: il Signore è stato mandato dal Padre a portare "pace agli uomini" amati da Dio, e ha poi mandato i discepoli a recare la lieta notizia che è pace. Portare ai fratelli la pace del Signore ‑ anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona ‑, è la grande missione dei discepoli di Gesù: di tutti i discepoli, di tutti i battezzati, di tutti coloro che vivono la vita nuova della Pasqua del Signore. E in modo particolare questa missione è affidata a coloro che sono chiamati al ministero presbiterale, associati a Cristo sacerdote, e dunque orientati all’Eucaristia non solo celebrata ma vissuta in prima persona.
Il nostro don Narciso possa rendere grazie in eterno al Signore contemplando il suo amore e godendo della sua pace.
Possiamo ancora aggiungere un pensiero in riferimento alla prima lettura. Quando Paolo e Barnaba ritornano ad Antiochia, riuniscono la comunità – così come è riunita oggi la vostra comunità ‑ e riferiscono «tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede» (At 14, 27a). Don Narciso possa rendere grazie al Signore anche osservando dall’alto “tutto quello che Dio ha compiuto” per mezzo del suo ministero, svolto per molti anni qui in questa sua parrocchia, aprendo a molti «la porta della fede» (At 14, 27b) e donando a tutti la pace del Signore.
† Mons. Gianni Ambrosio,
Vescovo Piacenza-Bobbio
Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione
sabato 26 aprile 2008
Padre Pio, un viaggio nella macchina del tempo
L’assistenza spirituale del pellegrinaggio è affidata al diacono Roberto Schiavi, diacono, per la terza volta a San Giovanni Rotondo: «La gente è contenta, sono saltate fuori storie commoventi di persone che sono venute qui per chiedere una grazia e per ringraziare». «Si respira un’atmosfera di fede molto intensa - evidenzia -, la gente ha bisogno di esperienze come queste».
Federico Frighi
Il testo integrale su Libertà di oggi 26 aprile 2008
giovedì 24 aprile 2008
Alla Santissima Trinità il Padre Pio piacentino
In occasione del 40° anniversario della morte (1968), del 90° anniversario della comparsa delle stimmate (1918), e in coincidenza con l'esposizione del corpo, l’Assoziazione Pugliesi di Piacenza ha organizzato per questa sera, alle ore 21, presso l’oratorio San Filippo Neri della Parrocchia della Santissima Trinità (Viale Dante angolo Via Manfredi), una serata dedicata a San Padre Pio. Monsignor Riccardo Alessandrini, parroco della SS. Trinità e coordinatore diocesano dei gruppi di preghiera “Padre Pio”, terrà una relazione sulla figura del Santo accompagnata da proiezioni di fotografie e filmati.
La serata è aperta a tutti.
mercoledì 23 aprile 2008
Un'estate per salvare San Pietro
Piacenza - Tutta l’“Estate sanpietrina” del 2008 sarà dedicata alla sensibilizzazione nei confronti del gigante malato e alla raccolta di fondi per il suo restauro. L’iniziativa giungerà quest’anno alla sua seconda edizione. Voluta dal parroco, don Giovanni Frazzani, si propone di rappresentare un punto di riferimento nel centro storico della città per coloro che in giugno, luglio e agosto, rimarranno a Piacenza. Ci sono serate, commedie in dialetto, musica, conferenze, tutte nel cortile della parrocchia di San Pietro. Il via alle manifestazioni si avrà il 12 giugno con un concerto del coro Vallongina di Alseno guidato da don Roberto Scotti. Il 28 di giugno vigilia della ricorrenza di San Pietro, vi sarà una celebrazione solenne con il vescovo Gianni Ambrosio.
Don Frazzani è il parroco di tre chiese che rappresentano altrettanti monumenti di grande pregio artistico nel centro storico di Piacenza, tutti e tre bisognosi di cure: la basilica di San Francesco, la chiesa di santa Maria in Gariverto (attualmente un cantiere è in corso nella zona del cortile) e, appunto, la chiesa di San Pietro.
Quest’ultima risalirebbe al IV secolo e nel 1584 fu il quartier generale dei Gesuiti che riedificano il tempio terminato nel 1666. Don Frazzani, per la cura delle anime, si avvale della collaborazione di due sacerdoti stranieri: don Simon Pierre Ntomb Ngue, vicario parrocchiale, e don Jose Valdir Silva do Carmo, collaboratore parrocchiale.
Il testo integrale su Libertà del 23 aprile 2008
Un appello per il campanile di San Pietro
Piacenza Il San Pietro piacentino si sta lentamente ma inesorabilmente sgretolando. L’estate scorsa un convegno riportò alla ribalta il degrado della splendida torre campanaria. A quasi un anno di distanza è il parroco, don Giuseppe Frazzani, a rilanciare una sorta di appello per il “gigante” malato. «Non possiamo più aspettare troppo tempo, occorre iniziare i restauri. Il campanile è incastonato tra i tetti degli edifici adiacenti che evidentemente non possono sopportare a lungo la caduta di mattoni e calcinacci». Per questo motivo don Frazzani, in attesa che le istituzioni provvedano, da parte sua ha iniziato a fare opera di sensibilizzazione tra i parrocchiani e gli abitanti del centro storico con una raccolta fondi che avrà il suo clou durante i mesi di giugno, luglio e agosto, quando andrà in scena, la seconda edizione dell’estate sanpietrina.
Il problema non è la stabilità della torre, quanto il suo continuo sgretolamento. «Per ora non abbiamo avuto grossi inconvenienti - osserva don Frazzani - però questo è un tema che vogliamo affrontare sia dal punto divista del campanile stesso sia della sua ubicazione, accanto alla prestigiosa sede della biblioteca Passerini-Landi». Edificata dai Gesuiti tra il 1610 e il 1666, la torre è stata realizzata a ridosso della sede originaria del tempio e si trova esattamente al centro dell’antica Placentia romana. Il vecchio parroco don Carlo Brugnoli aveva cercato di tamponare le cadute dei calcinacci con una rete metallica. Oggi l’intonaco esterno del campanile presenta esfoliazioni ed erosioni oltre a distacchi nel primo tronco. Il parafulmine sul cupolino è rotto e la scala interna alla cupola è in pessime condizioni. A suo tempo il costo del restauro era stato stimato in 400milioni di lire che oggi potrebbero essere intorno ai 200mila euro. «Rappresenta un simbolo per i piacentini - evidenzia il parroco -. È il piccolo San Pietro di Piacenza, l’unica chiesa piacentina che ha una copia del San Pietro in trono di Arnolfo Di Cambio custodita nella basilica vaticana. La scultura è stata posta proprio nella chiesa di via Carducci affinché ci fosse anche qui a Piacenza un luogo in cui fosse espressa la centralità di Pietro e con questa il senso dell’unità della Chiesa».
Federico Frighi
Il testo integrale su Libertà di oggi, 23 aprile 2008
lunedì 21 aprile 2008
Morto don Narciso Acuti
Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio
sabato 19 aprile 2008
venerdì 18 aprile 2008
Ambrosio: più che sufficiente un prete per mille abitanti
Monsignor Gianni Ambrosio visiona gli annuari diocesani delle altre diocesi vicine e fa i dovuti confronti: «Parma ha circa 304mila abitanti e 168 preti, uno ogni 1.700 abitanti. Bologna ha circa un milione di abitanti (955mila) con 431 preti, uno ogni duemila. Reggio Emilia ha 293 preti (come Piacenza-Bobbio, ma 500mila abitanti. Noi abbiamo circa 287mila abitanti per 295 preti, in pratica un sacerdote ogni mille persone». Una cifra che non preoccupa più di tanto il vescovo il quale la ritiene ancora sufficientemente adeguata a coprire le esigenze della diocesi: «Mi pare di dover dire, contrariamente a quello che si pensa e a quello che si scrive, che la situazione numerica dei preti in Piacenza-Bobbio è rosea rispetto alla realtà circostante. Che poi vi siano sacerdoti anziani va bene, ma questo vale anche per gli altri. Vorrei che ci si rendesse conto che noi abbiamo il doppio dei preti rispetto a Bologna». La preoccupazione di Ambrosio è che il clero lavori con determinazione nei vari ambiti della pastorale. «Un tempo la figura del sacerdote - osserva - aveva molteplici ambiti di attività anche extrapastorali che oggi non necessariamente lo riguardano in prima persona, dunque il numero dei preti attualmente è più che sufficiente».Il 2020 non lo preoccupa doppiamente. «Di fronte alle proiezioni - continua - sono sempre molto cauto perché un poco le conosco. Possono esserci situazioni che mutano da un giorno all’altro, novità che cambiano. Non mi pare che il futuro sia così oscuro per la chiesa piacentina. A Bologna ho incontrato uno storico che sta lavorando su Scalabrini. Mi diceva che la preoccupazione del vescovo era quella del numero delle vocazioni sacerdotali. Io pensavo che a quel tempo fossero numerose. Sbagliavo, perché erano scarse rispetto ad una popolazione molto consistente. Poi abbiamo visto una ripresa nel periodo della prima guerra e negli anni Cinquanta e Sessanta. Ci sono oscillazioni che non possono essere previste».
C’è comunque la risorsa dei laici: non dimentichiamo che in questa diocesi ci sono circa 40 diaconi ed un’altra dozzina sta per diventarlo.
Per il vescovo Ambrosio occorre valorizzare la cultura della vocazione. «Riguarda tutti - osserva - se fosse davvero un po’ più convincente credo che non dovremo avere così tanti timori per il futuro. La cosa più importante da fare è che tutti siamo consapevoli di essere chiamati a svolgere un’opera che senza il nostro operato non si compie. Se vogliamo che la nostra cultura umanistica proceda, tutti dobbiamo darci da fare affinchè questa vada avanti. Siamo chiamati alla vita e a darle un senso. Avere una cultura vocazionale vuol dire preparare il terreno per quelle particolari chiamate al servizio diretto ed immediato della Chiesa e del Vangelo. Se ricordiamo questo, avremo preparato un buon terreno perché anche il seme del sacerdozio possa attecchire».
Federico Frighi
Il testo integrale su Libertà di oggi, 18 aprile 2008
Ambrosio e le sette: prima del diavolo occorre l'educazione
«Se si lascia la piazza pubblica vuota, senza valori, è chiaro che ad un certo punto verrà occupata da qualcuno - ha osservato monsignor Ambrosio -. Il nostro impegno è che quella sia invece una piazza con un riferimento serio alla vita, con valori precisi e fondanti. Se c’è una pulsione in qualche modo amorale, allora stiamo pur certi che questo è il terreno di certe forme settarie. In un prato, se non è coltivato bene, arriva la gramigna». E il diavolo, quanto c’entra? «C’entra, è vero, anche il diavolo. Prima però di arrivare a lui ci sono tutta una serie di cose che dovrebbero essere messe in atto. Certamente poi nella storia c’è anche l’intervento di colui che è menzogna, che distrae rispetto al buon cammino».
Il testo integrale su Libertà di oggi, venerdì 18 aprile 2008
giovedì 17 aprile 2008
Mario Tondini nuovo Provveditore di Curia
Non è facile sintetizzare i compiti del "Provveditore": la responsabilità legale ed effettiva del funzionamento logistico degli uffici della Curia è del Vicario generale e dell'Economo; il Provveditore si inserisce come coordinatore e come referente incaricato soprattutto di far sì che il "Palazzo" non solo risponda a requisiti di efficienza e di sicurezza, ma abbia anche la necessaria capacità di accoglienza come compete ad una struttura della Chiesa.
Ciò non toglie che vi siamo impegni strettamnente organizzativi (l'organizzazione - è stato osservato - è importante anche nella vita ecclesiale). Tra questi ricordiamo: la manutenzione dei locali e dei servizi; la messa in sicurezza dell'intero palazzo secondo la normativa vigente; coordinamento del personale e dei volontari per facilitare la collaborazione di tutti; aggiornamento dell'organigramma della Curia; assicurazione dei locali e delle persone; verifica e organizzazione dei pass per le auto che possono accedere al cortile del palazzo; acquisto del materiale d'uso; organizzazione di un servizio centrale per l'acquisto e la distribuzione della cancelleria, ecc..
Il Provveditore ha sede presso l'ufficio di segreteria dell'Economo.
Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio
mercoledì 16 aprile 2008
Ambrosio presenta il libro di Fisichella
lunedì 14 aprile 2008
Matrimonio, che succede se manca il vino?
Giovedì 17 aprile alle ore 21 presso l’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant’Eufemia, 12 a Piacenza sarà presentato il libro “Il matrimonio alla luce del Nuovo Testamento” di mons. Bruno Ognibeni edito dalla Lateran University Press, l’editrice della Pontificia Università Lateranense. Interverranno Luciano Moia, giornalista di Avvenire, caporedattore di “Noi genitori & figli”, il mensile del quotidiano cattolico dedicato alla famiglia; don Paolo Mascilongo, docente di Sacra Scrittura al Collegio Alberoni e vicario parrocchiale a San Nicolò, e lo stesso autore che spiegherà il testo delle nozze di Cana.La serata, dal tema “Non hanno più vino. Diamo forza alla famiglia”, è promossa dal settimanale della diocesi “Il Nuovo Giornale” in collaborazione con il Forum delle Associazioni Familiari di Piacenza e l’Ufficio Famiglia della diocesi. Al termine è prevista una degustazione di vini offerta dalla Cantina Val Tidone di Borgonovo; “un modo simbolico – dicono gli organizzatori - per richiamare il valore del vino, che nel Vangelo delle nozze di Cana rappresenta la gioia del vivere insieme grazie alla forza dell’amore di Dio”.Mons. Bruno Ognibeni è docente di teologia biblica presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia all’Università Lateranense di Roma.Il libro non è una pubblicazione specialistica per addetti ai lavori, ma offre l’occasione per cogliere la bellezza della Parola di Dio nei suoi passaggi che riguardano il matrimonio. Il testo può essere uno strumento utile in particolare per le stesse famiglie e per chi lavora nelle parrocchie nella preparazione dei fidanzati al matrimonio a pochi anni, tra l’altro, dall’introduzione in Italia del nuovo rito del matrimonio.Luciano Moia ha lavorato al Giornale con Montanelli, alla Voce, all’Eco di Bergamo e da una decina d’anni ad “Avvenire”, dove oltre al seguire il mensile di vita familiare “Noi genitori & figli”, è caporedattore della redazione Interni. Ha scritto una decina di saggi dedicati alla famiglia, tra cui “Figli televisivi” (San Paolo), “Beati genitori. Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi nel racconto dei figli” (Ancora) e, insieme alla moglie, “Matrimoni in diretta” (Effatà) e “La famiglia, la pastorale, la parrocchia” (San Paolo).
Comunicato stampa diocesi di Piacenza e Bobbio
domenica 13 aprile 2008
Pastoral counseling, come cambia il confessionale
da Libertà di sabato 13 aprile 2008
Counseling, a Piacenza un centro per ritrovare se stessi
Soli, confusi, disorientati. Perché non riusciamo più a gestire il rapporto con la famiglia, con i figli, con i genitori, o con il marito, la moglie, perché non troviamo più una valida ragione per amare la vita, o perché il dolore ci ha talmente provati che non siamo più in grado di relazionarci con nessuno…Quando la vita ci mette in ginocchio non sempre riusciamo a cavarcela con le nostre uniche forze. Perché può succedere che la sofferenza, i problemi che sembrano accanirsi su di noi, l’incapacità di capire che cosa fare, prendano il sopravvento sulla nostra autostima e capacità di agire, portandoci all’emarginazione dagli altri e da noi stessi. Capita così a tanti di perdersi o di arrivare proprio a perdere “il controllo”. Sempre più spesso accade che in una realtà come la nostra, segnata da un acceso individualismo, ci si ritrovi ad affrontare gravi problemi senza poter disporre di una rete di solidarietà familiare, di amicizie, di conoscenze capace di darci il conforto e supporto di cui abbiamo assolutamente bisogno. Ecco perché in questi ultimi anni si è reso necessario creare punti di riferimento, luoghi di approdo dove poter offrire consulenza alle persone comuni sia sul piano del disagio psicologico, sia su quello relazionale, educativo, sociale, spirituale. Sono i “Centri di counseling”, centri di ascolto e di confronto, il cui compito non è tanto quello di curare o guarire, ma quello di aiutare la persona in difficoltà ad individuare il problema che l’affligge, offrendole un luogo d’incontro in uno spirito di totale gratuità.
La necessità di creare anche a Piacenza un punto di conforto e orientamento per persone che, in un momento di forte difficoltà e sofferenza, non riescono a trovare risposte adeguate, è emersa già da alcuni anni nell’ambito della attività svolte sul territorio dall’associazione “La Ricerca” impegnata al fianco di giovani con problemi di disagio e delle loro famiglie. L’esigenza si è fatta via via sempre più marcata e pressante al punto da indurre l’associazione a mettere a disposizione della comunità piacentina un servizio specifico di “prima risposta”, accoglienza, orientamento, consulenza, un momento di dialogo e di ascolto che può contare sull’affermata competenza, sulla sensibilità e sull’esperienza che contraddistinguono professionisti e volontari da anni impegnati presso le strutture terapeutiche e i servizi di prevenzione, di cura e di accoglienza della storica associazione piacentina.
Per contattarlo si può chiamare il numero 0523.755481. O rivolgersi direttamente alla sede che è in via Lanza 2, dove chi chiede aiuto trova persone (“orientatori”) qualificate nell’accoglienza di persone in difficoltà. Tutto avviene in modo assolutamente informale, partendo da semplici colloqui durante i quali il counsellor (un operatore con lunga esperienza attiva presso l’associazione “La Ricerca” e abilitato all’esercizio della professione grazie alla frequenza di scuole di specializzazione), crea ipotesi di lavoro, mediante un ascolto attivo, quindi anche attraverso la formulazione di domande, verifica, modifica, aumentando nella persona che chiede aiuto l’autoconsapevolezza e l’autodeterminazione necessarie ad organizzare al meglio le risorse, utili per superare le transizioni critiche e compiere scelte evolutive e di sviluppo. “Questo servizio – sottolinea il responsabile, Sergio Bernazzani - è caratterizzato da tempi brevi, in quanto mirato ad attivare il “cliente”, che può essere un singolo individuo, ma anche la coppia, la famiglia…, verso un percorso evolutivo fondato sull’autonomia. Si configura pertanto come un intervento di facilitazione, basato sul presupposto dell’esistenza di risorse nel “cliente” stesso e del suo ambiente di vita e con la funzione di integrazione e amplificazione di tali risorse”.
Si ringrazia l'ufficio stampa dell'associazione La Ricerca per tutto il materiale sul counseling
Counseling, per comprendersi meglio
Il Counseling è una nuova professione di aiuto che attraverso l'empatia e la creazione di uno spazio protetto di comunicazione, guida l'individuo a comprendersi meglio e a trovare in prima persona la soluzione ai propri problemi. In uno stile di vita con spazi e tempi sempre più delimitati, con ritmi sempre più frenetici e abitudini sempre meno conviviali, diventa sempre più necessaria una figura professionale che sappia creare quello spazio privilegiato di accoglienza, attenzione, ascolto ed empatia che una volta si creava con maggior facilità e spontaneità con amici, conoscenti e a volte anche con perfetti sconosciuti. Questa professione esiste e si chiama Counseling. Non a caso è nata e si è diffusa, già a partire dagli anni '50, proprio nei Paesi di cultura anglosassone, dove la maggior riservatezza delle persone, con una propensione minore all'estroversione e all'espansività, ha favorito la nascita di questa figura intermedia tra l'amico del cuore (non sempre disponibile) e lo psicoterapeuta (non sempre necessario). Oramai in Italia, e soprattutto nelle grandi città, il proverbiale calore umano mediterraneo spesso è soffocato dalle mille incombenze della vita moderna, e non è sempre facile, per chi si ritrova momentaneamente col cuore pesante, con un dubbio rispetto a una decisione o con un senso di malessere dovuto a un imprevisto, trovare con chi aprirsi e con chi confidarsi senza sentirsi dire "Te l'avevo detto io" oppure senza farsi propinare ricette preconfezionate su come affrontare il problema, senza il timore di essere inopportuni o senza doversi sorbire, alla prima pausa per riprendere fiato, le storie del cognato o della cugina dell'interlocutore... Il counselor è uno "specialista dell'ascolto", un esperto di comunicazione - dialogica e introspettiva - che mira a creare uno spazio protetto in cui il suo interlocutore si senta accolto, rispettato e, soprattutto, ascoltato. A dispetto della forte assonanza tra il termine counselor e consulente, il ruolo del primo non consiste assolutamente nel dare consigli o interpretazioni, ma nell'aiutare l'altro ad avere una visione più completa del problema e a trovare in prima persona la soluzione. E spesso questo risultato si raggiunge semplicemente offrendo al cliente - perché di cliente si tratta e non di paziente - la possibilità di parlare liberamente. Nel "tirare fuori" quello che prima era rimuginato solo solipsisticamente e nel guardarlo insieme al counselor, emerge una visione più obiettiva e globale della situazione, diventa molto più facile veder più chiaro e fare così le strategia di azione eventualmente necessarie. Interessante. Doppiamente. Primo, perché tutti hanno avuto e hanno a volte bisogno di un aiuto di questo tipo e, secondo, perché molti svolgono già un ruolo di questo tipo nella loro vita quotidiana e potranno scoprire di avere una vocazione per questa nuova versione di una funzione antica quanto l'essere umano. (www.lifegate.it)
sabato 12 aprile 2008
Counseling, gli ambiti
- Ambito scolastico - Counseling psicopedagogico. Gli interventi di Counseling tendono all’agevolazione della relazione insegnante-studente; insegnante-genitore; insegnante e altre figure professionali.
- Ambito dell’orientamento scolastico e professionale - Counseling psicopedagogico per il sostegno nella scelta professionale e scolastica.
- Ambito religioso - Counseling spirituale: è il sostegno operato da personale laico o religioso relativo a crisi spirituali.
- Ambito comunitario - Counseling di comunità: si interessa delle relazioni all'interno di comunità regolarmente costituite, con specificità di intervento all'interno delle stesse (animatore di comunità, operatore nel settore delle tossicodipendenze, ecc.).
- Ambito interculturale - Counseling interculturale: si rivolge a persone (individui, gruppi, famiglie o comunità) appartenenti a gruppi minoritari con l'obiettivo di favorirne l'inserimento, l'adattamento e l'integrazione, oltre ad agevolarne e migliorarne la relazione interpersonale.
- Ambito della mediazione interculturale - Si occupa della mediazione tra culture differenti a favore di individui o gruppi che gravitano all'interno di strutture organizzate (servizi, scuole, ospedali, cliniche ecc.) per una adeguata integrazione interculturale e di interventi transculturali.
- Ambito famigliare - Counseling nella mediazione famigliare: si occupa della mediazione di conflitti generati all'interno di nuclei famigliari comunque costituiti.
- Ambito aziendale- Counseling aziendale: ha la finalità di favorire un miglior dialogo tra le organizzazioni interne all'azienda e di agevolare la relazione interpersonale verso la valorizzazione delle risorse umane nei vari contesti lavorativi. Ambito “socio-lavorativo”- Counseling operato all’interno di contesti lavorativi. Ha finalità di sostenere il personale nei rapporti instaurati all’interno delle organizzazioni lavorative. 3. SOCIALE Ambito legale - Counseling nella mediazione dei conflitti legali: si occupa della possibile mediazione preventiva ai procedimenti legali.
- Ambito della mediazione penale - Si occupa della mediazione tra autore del reato e vittima.
- Ambito “on line” - Counseling effettuato on line con mezzi telematici: assistenza ad ogni individuo che possa trovarsi di fronte ad un disagio emergente non identificato per il quale esprime una richiesta di aiuto generalizzata, attraverso mezzi telematici ed Internet. I mezzi utilizzati possono essere e-mail, chat-line, ecc. opportunamente strutturate. Ha il compito di sostenere il disagio della persona, indirizzandola, quando necessario, verso una visita specialistica o una terapia più specifica.
- Ambito sociale - Counseling socio-analitico: di competenza di sociologi o assistenti sociali, prevede l'intervento su singoli individui o gruppi analizzando in un'ottica dinamica le relazioni tra individuo e società.
- Ambito sociale pedagogico-riabilitativo - Counseling pedagogico-riabilitativo: si occupa di assistenza, reinserimento e riabilitazione di soggetti singoli o gruppi con precedenti penali (o in varie forme di crimine) e/o con soggiorni in case circondariali o similari.
- Ambito socio-assistenziale - Counseling telefonico: assistenza, prevalentemente effettuata da strutture sociali organizzate, ad ogni individuo che possa trovarsi di fronte ad un disagio emergente non identificato per il quale esprime una richiesta di aiuto generalizzata, volendo, però, rimanere nell'anonimato. Ha il compito di sostenere il disagio della persona, indirizzandola, quando necessario, verso una visita specialistica o una terapia più specifica.
- Ambito sportivo - Counseling effettuato negli ambiti sportivi: assistenza, agevolazione, sostegno, nell'inserimento di gruppo o individuale relativo alla prestazione sportiva o all'attività ginnica. 4. SANITARIO Ambito medico - Counseling medico: esclusiva competenza del medico, facilita la comunicazione nella relazione di cura; prevede inoltre diagnosi fisica, esami specialistici, prescrizione di farmaci, ricovero, ecc.
- Ambito ospedaliero - Counseling socio-sanitario: si occupa della relazione medico- paziente; personale ospedaliero-paziente; personale con le varie figure professionali di riferimento.
- Ambito traumatico, dell'emergenza e delle catastrofi - Counseling traumatico, dell'emergenza e delle catastrofi: fa riferimento a specifici interventi altamente specialistici a sostegno di individui o gruppi che abbiano subito traumi o siano stati coinvolti in catastrofi o situazioni di grave emergenza e a tutti gli operatori che intervengono nelle fasi di soccorso. 5. PRIVATO
- Ambito sessuologico - Counseling nella relazione di coppia: tende ad una agevolazione della relazione di coppia.
- Ambito stati avanzati di malattia - Counseling negli stati avanzati di malattia (cancro, HIV). Counseling di accompagnamento alla morte.
- Ambito psicologico - Counseling psicologico: esclusiva competenza dello psicologo, prevede una relazione terapeutica breve con attività di sostegno, orientamento, diagnosi, prevenzione, riabilitazione.
- Ambito privato - Counselor agevolatore nella relazione di aiuto: ha il compito di sostenere un momentaneo disagio della persona, indirizzandola, quando necessario, verso una visita specialistica o una terapia più specifica.
- Ambito artistico - Art Counseling: in grande sviluppo in questo momento storico-culturale, agevola il benessere dell'individuo attraverso varie forme dell'arte: musica, teatro, poesia, danza, pittura, altre forme creative.
- Ambito filosofico – Counseling filosofico. Di esclusiva competenza di filosofi, si propone di utilizzare il metodo filosofico e la conoscenza filosofica per la risoluzione o l’indagine dei problemi non patologici.
Il Counseling di Piacenza in pillole
- Il Centro Counseling di Piacenza: via Lanza, 2 Piacenza - Tel. 0523.755.481 Aperto dalle 15 alle 18 Dal lunedì al venerdì- e-mail: counseling@laricerca.net .
- Responsabile: Sergio Bernazzani.
- Il Concetto di “Non Paziente”: mentre il paziente presuppone un dottore e una cura, chi si rivolge al Counseling è una persona che si ritrova momentaneamente col cuore pesante, con un dubbio rispetto a una decisione o con un senso di malessere dovuto a un imprevisto o ad una situazione improvvisa. Non sempre queste persone si rivolgono ad un servizio, coscienti dei reali bisogni affettivi che sottendono il loro problema.
- Colloqui d’orientamento: Ci sono sofferenze e dolori di cui il paziente stesso è solo in parte consapevole. I colloqui di orientamento servono per stabilire il primo contatto e conducono a quella più ampia necessità di costruire una relazione di fiducia e di evidenziare gli elementi di una alleanza terapeutica sana ed adeguata; è composta da più fattori che sono tendenzialmente percettivi e sensitivi. L’orientamento deve condurre al riconoscimento della vera fonte del disagio; Operatori professionisti e volontari, sono persone che provengono da vari ambiti: psicologico, educativo/formativo, scolastico, aziendale, commerciale, ecclesiale, Medicine alternative
- La formazione degli operatori professionisti: Il Counselor ha frequentato una scuola triennale, riconosciuta, di counseling con obbligo di periodi di tirocinio formativo;
- Il Centro dispone di: Segreteria che è il “Cuore dell’accoglienza” dove si sviluppa, inoltre, l’accoglienza telefonica ; Tre sale colloquio Un’ampia Sala Riunioni per équipe – Formazione – Meeting – Supervisioni; Un’ ampia e luminosa Sala “tondeggiante” utilizzabile per interventi di gruppo ; Una cucina dove trovare caffè, tè, tisane e dolci…
Counseling, l'esperienza de La Ricerca
Counseling, dalla relazione alla verità di sé
Il pensiero di padre VITTORIO SOANA, fondatore del Centro di formazione Counseling Jesuit Encounter di Genova
Il Centro counseling Jesuit Encounter Training di Genova, presso il quale si tengono i corsi di formazione per operatori ai quali hanno fatto riferimento anche i professionisti dell’associazione “La Ricerca” di Piacenza, è stato fondato da Vittorio Soana, padre Gesuita, psicologo, psicoterapeuta. E’ nato per formare operatori alla relazione interpersonale, all’intervento educativo e alla gestione del ruolo in varie situazioni istituzionali. Si ispira al modello teorico delle psicoterapie umanistiche con riferimento all’Analisi Transazionale, elaborata da E. Berne, integrandola con l’Approccio Centrato sulla Persona (C. Rogers), la Logoterapia (V. Frankl), la psicologia della Gestalt (F. Perls), la Programmazione Neurolinguistica (Bandler e Grindel) e la terapia familiare Sistemica. L’orientamento è determinato dall’area lavorativa dell’allievo: educativa – psicosociale – organizzativa. I contenuti teorici e le applicazioni pratiche sono focalizzate ogni anno su una specifica formazione relativa al campo di appartenenza: il colloquio, il gruppo, la metodologia, la verifica dell’intervento. Specializzato in Terapia Centrata sulla Persona, in Psicodramma a Louvain (Belgio), in Bioenergetica a Milano e in Analisi Transazionale presso la Scuola Superiore Seminari Romani di Analisi Transazionale di Roma, padre Soana dirige tuttora il Corso di Counseling che ha progettato a indirizzo analitico transazionale e metodologie umanistiche. E’ anche docente, per la formazione all’intervento educativo e riabilitativo per gli operatori del campo sociale e supervisore clinico del Centro di Counseling Jesuit Encounter Services: J.E.S. di Genova. E’ Direttore della rivista “Quaderni di Counseling". “La lettura della verità di sé con l’altro - osserva padre Soana - nasce dal rapporto interpersonale, quando l’empatia e la sollecitudine sono conosciute per il loro valore di relazione. All’interno di questa, curare una sofferenza esistenziale è porsi soggetto di fronte ad un altro soggetto: in questo c’è un confine di identità separate, ma, allo stesso tempo, chi cura e chi è curato sono in reciproco ascolto. Il profondo senso dell’esistere emerge dove l’orizzonte ideale di un riorientamento è richiesto all’altro e a se stessi. In questa asimmetria c’è reciprocità e, nella diversità, c’è armonia. Il trasformare la sofferenza in un dono fa nascere un desiderio di restituzione che è l’azione della vita. Qui il confine è stato valicato e i soggetti si sono interscambiati, perché ognuno, in questa relazione, è nella ricerca di un sempre nuovo equilibrio esistenziale”.
Counseling, la storia
- Chi è il counselor - La figura professionale del counselor nasce negli anni Trenta in America e approda in Europa attraverso la Gran Bretagna dove in breve tempo si afferma con ruoli e funzioni specifiche. Anche in Italia si opera in questo campo da molti anni, anche se senza una specifica definizione di competenza fino agli anni Settanta, quando scuole, istituti, centri di formazione iniziano a preparare validi professionisti con competenze di counselor. Tale definizione, però, inizierà ad essere utilizzata solo negli anni Novanta Il counselor in forma generica può essere definito la persona che in un contesto professionale è capace di sostenere in modo adeguato una relazione con un interlocutore che manifesta temi personali, privati ed emotivamente significativi. Il counselor è la figura professionale che attraverso le proprie conoscenze e competenze è in grado di favorire la soluzione ad un quesito che crea disagio esistenziale e/o relazionale ad un individuo o un gruppo di individui. La competenza del counselor dunque è nella relazione. Può essere definito come la possibilità di dare un consiglio professionale o un piccolo sostegno a chi ne fa richiesta all’interno di un contesto ospedaliero, religioso, scolastico, aziendale oppure privato. I fondatori del counseling (Rogers – May – Maslow) Il Counseling si fonda sulla originaria intuizione rogersiana (Carl Rogers) secondo la quale: “Se una persona si trova in difficoltà, il miglior modo di venirle in aiuto non è quello di dirle cosa fare, quanto piuttosto quello di aiutarla a comprendere la sua situazione e a gestire il problema assumendo da sola e pienamente le responsabilità delle scelte eventuali”.
- CARL ROGERS (Oak Park, Illinois, 8 gennaio 1902 - 4 febbraio 1987), psicologo e filosofo statunitense, è considerato il padre della Psicologia Umanistica e del Counseling. Partendo dal convincimento che il bisogno di autorealizzazione è la motivazione principale del comportamento umano, elaborò una tecnica terapeutica chiamata Terapia non direttiva o Terapia centrata sul cliente. Secondo questa modalità il terapeuta istaura un rapporto di empatia e facilita nel cliente il raggiungimento di una autonoma comprensione della propria realtà psichica.
- ROLLO MAY è il padre della psicologia esistenzialista americana, ha iniziato gli studi a Vienna e ha concluso il dottorato in psicologia e l’analisi didattica a New York. E’ stato il pioniere della psicoterapia. Ha scritto “l’arte del counseling” che per tanti anni è stato l’unico libro dedicato a chi, pur non desiderando diventare psicologo o psicoterapeuta, svolge un lavoro che richiede una certa conoscenza della personalità umana.
- ABRAHAM MASLOW (1900 – 1970) psicologo statunitense - Fondatore della Psicologia Umanistica e, nel 1964 della rivista “Journal of Umanitic Psicology”. Iniziò la propria carriera come psicologo sperimentalista, interessandosi soprattutto del problema della motivazione. Successivamente, divenne il leader di un vasto movimento psicologico, scarsamente penetrato in Europa, ma che ebbe grande successo nelle università del Nord-America degli anni ’60.
venerdì 11 aprile 2008
Il vescovo nomina due amministratori parrocchiali
Nuovi amministratori parrocchiali: Don Andrea Fusetti, parroco di Travo, amministratore a Fellino; don Giovanni Cigala, parroco di Bedonia, amministratore a Nociveglia
Con atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 2 aprile 2008 il M.R. Fusetti don Andrea, parroco di Travo, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di Sant’Alessandro martire in Fellino, Comune di Travo, Provincia di Piacenza.
Con atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 2 aprile 2008 il M.R. Cigala don Giovanni, parroco di Bedonia, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Michele arcangelo in Nociveglia, Comune di Bedonia, Provincia di Parma.
Con atto proprio dell’Ordinario diocesano il M.R. Rakotomanga don Modeste, della diocesi di Ambanja (Madagascar), mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di Sant’Apollinare martire in Calice, Comune di Bedonia, Provincia di Parma.
Con atto proprio dell’Ordinario diocesano, in data 2 aprile 2008, è stato affidato al M.R. padre Jean Dieudonnè Joamanana ofm cap. incarico di collaboratore nel servizio pastorale presso l’Unità Pastorale 1 del Vicariato Val Taro - Val Ceno.
Con atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 2 aprile 2008 è stato affidato al M.R. padre Marcel Walter Kanda della Società San Paolo, incarico di collaboratore nel servizio pastorale presso l’Unità Pastorale 2 del Vicariato di Bobbio - Alta Val Trebbia - Aveto - Oltrepenice.
Piacenza, dalla Curia Vescovile, 9 aprile 2008
il Cancelliere Vescovile
don Mario Poggi
Sono per le più nomine di nuovi amministratori parrocchiali. Don Andrea Fusetti, parroco di Travo, sarà l’amministratore di Fellino, piccola frazione travese. Il sacerdote, nato nel 1950, prete dall’82, è anche amministratore di Denavolo.
A don Giovanni Cigala, dal 2005 alla guida della parrocchia di Sant’Antonino a Bedonia, è stata affidata la parrochia di Nociveglia, subentrando a don Modeste, originario del Madagascar, nominato amministratore a Calice, sempre nel territorio comunale bedoniese.
Sempre nel vicariato Val Taro e Val Ceno, padre Jean Dieudonnè Joamanana, cappuccino fracescano, collaborerà nel servizio pastorale presso l’Unità Pastorale 1.
Padre Marcel Walter Kanda della Società San Paolo sarà invece impegnato nel servizio pastorale presso l’Unità Pastorale 2 del Vicariato di Bobbio - Alta Val Trebbia - Aveto - Oltrepenice.
giovedì 10 aprile 2008
Forum Famiglie, sbagliato non rimborsare l'Irpef
COMUNICATO STAMPA
ANCORA SU FISCO E FAMIGLIA
a seguito dell'approvazione del Bilancio comunale
Apprendiamo dalla stampa locale che un ordine del giorno presentato in Consiglio comunale da Trespidi e Paparo, consiglieri di minoranza, teso a introdurre dei rimborsi dell'addizionale IRPEF comunale in funzione dei carichi familiari, è stato respinto dalla maggioranza.
La proposta mirava a stabilire un minimo di equità nel prelievo fiscale, sulla falsariga della petizione per un “Fisco a misura di famiglia” per cui ancora in questi giorni si stanno raccogliendo firme in tutta Italia. La proposta era inoltre del tutto praticabile anche perchè analogo provvedimento è stato preso dal Comune di Parma solo alcune settimane or sono.
E' stato invece approvato un altro ordine del giorno che prevede borse di studio per le scuole medie, visto che quest'anno per la prima volta
La nostra delusione va ben al di là del mero aspetto economico. Cerchiamo di spiegarci. L’art. 53 della Costituzione recita:“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.” L'art. 31 della stessa Costituzione afferma:“
Ora noi ci chiediamo: perchè mai il Consiglio Comunale di Piacenza ritiene giusto e opportuno farsi beffe del dettato costituzionale a danno delle famiglie e in particolare di quelle che si prendono la responsabilità di aprirsi alla vita, crescendo ed educando i cittadini di domani? Onestamente, ci sembra anche paradossale che questa chiusura provenga dal Centro-sinistra, per tradizione attento solitamente alle problematiche sociali. Al contrario, si conferma la netta impressione che i nostri governanti ritengono che fare figli o non farli per la società sia la stessa cosa. Anzi, i figli sono solo una difficoltà, per cui si continua a fare una politica familiare di tipo assistenziale della serie: prima ti tasso, poi se proprio sei in difficoltà perchè sei un irresponsabile che mette al mondo dei figli, papà Comune ti dà l'elemosina (borse di studio, contributi per l'affitto o per le bollette, ecc).
Ciò che noi non ci stanchiamo di ripetere è che occorre capovolgere completamente il modo di vedere le cose: oggi più che mai, col grave deficit di natalità che afflige in particolare l'Italia, con una serie di ripercussioni sul futuro sistema socio-economico, la famiglia con figli diventa un soggetto di sviluppo e di tenuta dell'intero sistema. Pertanto, è urgente passare da un sistema di tipo assistenzialistico – quello che le scelte del Comune tendono a perpetuare -- ad una nuova politica familiare che riconosca all'origine il valore dei figli e la diversità dei nuclei familiari, nell'ottica della sussidiarietà.
Noi non ci abbattiamo, anche perchè ogni giorno
I Il Consiglio Direttivo del Forum delle Associazioni familiari di Piacenza
martedì 8 aprile 2008
Ragazzi in fiera per i poveri del mondo
La “Fiera Primavera”, giunta ormai alla sua dodicesima edizione a Piacenza, è una tappa del progetto “ColoriAMO le città per un mondo unito”, promosso dai Ragazzi per l’Unità e Umanità Nuova del Movimento dei Focolari, dall’Associazione “Verso un Mondo Unito” in collaborazione con l’AMU (o.n.g.). Oltre che a Piacenza, anche quest’anno la Fiera si svolgerà in altre Piazze dell’Emilia Romagna : Svignano sul Rubiconde-Cesena, Carpi (MO), Medolla (MO), e delle Marche: Cagli (PU), Ancona, San Benedetto del Tronto (AP), Ascoli Piceno.
Con questo appuntamento, naturale conclusione di un percorso educativo sviluppato nel corso dell’anno scolastico con l’aiuto di genitori e insegnanti, i ragazzi vogliono contribuire a costruire un mondo di pace e di fraternità con la “cultura del dare”. Con il ricavato della “fiera”, infatti, sostengono i cosiddetti “Progetti Dare” , attraverso cui, mediante un fondo di solidarietà, vengono finanziate borse di studio a favore di chi, nei Paesi più svantaggiati, non ha la possibilità di frequentare la scuola. 464 sono state le borse di studio per l’anno scolastico 2006/2007 sostenute con il ricavato delle Fiere dello scorso anno.
Nella medesima giornata si svolgerà anche l’esposizione a tema dei lavori (Favola, Canzone, Manifesto pubblicitario, Pagina di giornale, Prodotto multimediale) che i ragazzi hanno realizzato con l’ intento di educarsi ed educare all’intercultura, trasmettendo il loro messaggio di amicizia fra i popoli. Momento speciale sarà il collegamento telefonico in diretta con i Ragazzi per l’unità di uno dei Paesi in cui si realizzano i “Progetti dare”: sarà occasione per uno scambio di esperienze e di conoscenza reciproca. (A Piacenza la telefonata è programmata con Gerusalemme o con una città dell’Argentina).
L’evento, a Piacenza, è sostenuto dalla Collaborazione degli Enti promotori con l’Amministrazione Comunale di Piacenza , con la Fondazione di Piacenza e Vigevano , con la Banca di S.Geminiano e S. Prospero, con la Banca di Piacenza e con il Patrocinio dell’Amministrazione Provinciale di Piacenza e del CSA di Piacenza. Per il TIME-OUT per la PACE alle ore 12,00 è confermata la presenza delle Autorità civili e religiose. Saranno presenti, al pomeriggio, con il concerto “Intrecci”, il gruppo musicale delle Scuole” Liceo Scientifico, Nicolini-Anna Frank”; gruppi della sc. Primaria. ”Don Minzoni”, della sc.Media di Castelsangiovanni, della sc.Prim.”Due Giuno”,della sc.per l’inf. di “Santimento” e Prim.di “S.Nicolò e Istituto ISII di PC.(Vedere elenco allegato delle scuole che partecipano).L’Oratorio di S.Colombano di Vernasca darà uno squisito “tocco” all’iniziativa con le specialità del paese. Animano la manifestazione i Ragazzi per l’Unità . Tutte le altre scuole , associazioni e gruppi fin dal mattino saranno presenti per mettere in mostra i loro prodotti(oggetti realizzati con materiale vario e di recupero)
Per sostenere il Progetto educativo” ColoriAMO le città per un mondo unito”, presentato nelle scuole e rendere proficuo il dialogo con la “comunità educante” si è tenuto presso l’ISII, con la collaborazione dell’Istituto e del Centro I.Giordani di Piacenza, il Convegno ”Dal mondo alla Scuola per una cittadinanza comune e condivisa”, rivolto a studenti, insegnanti, educatori e genitori, con la presenza del Sottosegretario all’Istruzione Pubblica on.le Letizia De Torre, che ha sottolineato l’importanza dell’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile in tutti gli ordini scolastici. Per rendere i giovani veramente protagonisti della loro formazione,ella ha infatti precisato che è necessario coinvolgerli in un processo di crescita aperto al dialogo con gli adulti e con le istituzioni, ad iniziare da quelle del territorio di appartenenza.
Successivo alla Fiera Primavera, sarà realizzato un incontro con i dirigenti, gli insegnanti, genitori e ragazzi delle scuole per vivere insieme un momento di verifica relativo sia al Progetto che alla Fiera. Agli insegnanti sarà dato da compilare anche un apposito questionario sulla valutazione dell’iniziativa, nella sua complessità, per cogliere la valenza educativa e formativa della loro attività didattica ed ascoltare le loro preziose proposte.
Vorremmo, per ricordare in modo specialissimo Chiara Lubich, la Fondatrice del Movimento dei Focolari,che è mancata a Rocca di Papa (RM) solo pochi giorni fa, il 14 Aprile 08, che la Fiera Primavera fosse sempre di più per la nostra città e per ciascun cittadino un’occasione per consolidare e rinnovare i rapporti tra le persone. Un’occasione di incontrarsi nelle nostre piazze e stare insieme , tra generazioni diverse, con l’unico scopo di rafforzare sentimenti di amicizia e fraternità, rinnovati dall’amore reciproco, quale unico patto e garanzia alla Pace e alla nuova “Cultura de Dare”, che Lei stessa ha trasmesso con tanto amore alle nuove generazioni. Chiara ha saputo infatti dialogare con tante generazioni di giovani, consegnando loro grandi Ideali , spirituali ed umani, quali Il Mondo unito e la Fratellanza tra i Popoli, che hanno dato autentico significato alla vita personale e collettiva e hanno favorito il sorgere di esperienze spirituali, sociali e culturali in tante parti del pianeta.
Ambrosio, in Cattolica il passaggio delle consegne
da Libertà, 8 aprile 2008
domenica 6 aprile 2008
Ambrosio: "E' il Signore che mostra la strada della vita"
Pubblichiamo l'omelia pronunciata dal vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, domenica 6 aprile 2008, in occasione della giornata universitaria della sede piacentina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
1. «Mostraci, Signore, il sentiero della vita» [Sal 16(15), 11]. L’invocazione del Salmo responsoriale esprime molto bene il motivo del nostro trovarci qui radunati: come Chiesa, innanzi tutto, che nel giorno del Signore celebra la morte e la risurrezione del Signore Gesù; come Università Cattolica che celebra oggi la ‘sua’ giornata, la giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Siamo alla ricerca di questo sentiero della vita, perché la vita – la pienezza della vita – è fortemente desiderata. Ma il dono del Signore va ben oltre il nostro desiderio. Chiediamo al Signore che ci mostri il sentiero della vita e, insieme, gli chiediamo che ci doni la luce che illumina il cammino e la forza e la speranza di andare avanti.
L'annuncio della risurrezione di Gesù è l'annuncio di questa luce che illumina il cammino e di questa forza che ci fa camminare verso la vita nella sua pienezza. Credere in questo annuncio significa accogliere la novità di Dio nella nostra storia, la sua grazia e il suo amore.
Per l’evangelista Luca il cammino dei discepoli di Emmaus è il cammino di ogni discepolo di Gesù: questi discepoli sconosciuti rappresentano ciascuno di noi.
«Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute» (Lc 24, 21): è sconsolato il discorso dei discepoli che camminano sulla strada che da Gerusalemme conduce a Emmaus: ritenevano che la morte di Gesù fosse la fine di tutto, fosse la prova del fallimento. Avevano riposto la propria speranza in Gesù, ma adesso non sperano più: sono delusi, tristi, rassegnati.
Anche i discorsi che avvengono sulle nostre strade sono spesso discorsi sconsolati. Anche a noi, in più di un'occasione, capita di ascoltare – e a volte anche di tenere ‑ discorsi tristi, avviliti. «Noi speravamo»: è il ritornello, esplicito o meno, di molti discorsi ove prevale la delusione, lo sconforto.
C’è tuttavia, in questi discepoli, una disponibilità ad ascoltare. Ecco allora il loro invito: «Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera”» (Lc 24, 29). Gesù non si rivela subito come il Risorto, ma introduce, con fine pedagogia, quei discepoli nel progetto di Dio, illuminando il loro cuore e la loro mente attraverso l'ascolto credente delle Scritture. Gesù li sollecita a comprendere che proprio la sua morte è la verità della sua vita, il compimento della sua esistenza, donata per amore. Quella morte non è il segno del fallimento, è la promessa di Dio che giunge al suo compimento: il nuovo patto, la nuova vita in Gesù morto e risorto.
Quando il giorno volge verso la sera e la luce sta per svanire, ecco il nuovo giorno e la nuova luce: il cuore e gli occhi dei discepoli si aprono e «riconoscono» il Signore, crocifisso e risorto. Quando Gesù spezza il pane per loro, finalmente i discepoli comprendono il senso della sua vita e della sua morte. E allora, anche se è buio, i discepoli tornano a Gerusalemme per annunciare che il Signore è risorto.
«Mostraci, Signore, il sentiero della vita»: nell’ascolto credente delle Scritture e nello spezzare il pane riconosciamo la presenza del Risorto nella nostra vita e partecipiamo della forza rinnovatrice della risurrezione.
Armida Barelli è stata una testimone autentica e appassionata del legame tra Vangelo, popolo di Dio e cultura. La sua missione rivolta ai giovani e soprattutto alle giovani del tempo, si è espressa in forme diverse e creative, frutto di una spiritualità vera. La centralità della fede in Cristo e la viva sensibilità sociale fanno della Barelli una figura esemplare e degna di salire all’onore degli altari: speriamo possa avvenire presto.
Si deve ad Armida Barelli l'intuizione di far sostenere ‑ prima ancora della sua nascita ‑ l’Università da un rete di sostenitori diffusa sul territorio, costituendo nel 1921 l’Associazione degli Amici. Altra intuizione della Barelli è stata
L’attenzione sulla figura e sull’attività di Armida Barelli non è solo doverosa ma offre l'occasione per riflettere – in un contesto storico assai mutato – sul senso di una cultura cristianamente ispirata e al servizio della vita. L’Ateneo dei cattolici italiani nasce dalla Chiesa, popolo di Dio in cammino: se venisse dimenticata questa sua radice verrebbe meno anche l’Ateneo, perderebbe la sua ragion d’essere. Ecco allora la nostra preghiera che rivolgiamo con fiducia al Signore perché sorregga il nostro impegno per una cultura al servizio del bene comune, al servizio della vita di quel popolo che, come i discepoli di Emmaus, riconosce la presenza viva del Risorto nella storia.
Vescovo Piacenza-Bobbio
sabato 5 aprile 2008
Premio giornalistico dedicato a don Ciatti
fed.fri.
Il testo integrale su Libertà di oggi, 5 aprile 2008
Dedizione, fede e passione, in Cattolica la giornata universitaria
Da Libertà, 5 aprile 2008
giovedì 3 aprile 2008
Il senato del vescovo affronta la questione educativa
Tra gli argomenti all’ordine del giorno ha impegnato maggiormente l’assemblea quello relativo al “presbitero e la questione educativa”. Si tratta di un tema che sta interessando anche la Chiesa in generale; recentemente il Papa si è espresso sul tema con una lettera inviata alla diocesi e alla città di Roma; tra l’altro l’argomento sarà nell’agenda della prossima riunione della Conferenza Episcopale Italiana. Inoltre il problema educativo potrebbe essere al centro del programma pastorale del prossimo anno e non è da escludere che sia anche l’argomento della prossima lettera enciclica di mons. Gianni Ambrosio.
Lo stesso Vescovo ha introdotto il dibattito con un intervento ampio e organico: mons. Ambrosio ha giustificato l’impegno educativo facendo riferimento alle Sacre Scritture ed in particolare a San Paolo (prima lettera ai tessalonicesi: 2,8: “Così affezionati a voi avremmo voluto darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari”). Questo sottolinea – ha commentato il Vescovo – che il fatto educativo parte dall’affetto e passa attraverso la relazione umana, tende quindi a coinvolgere sia l’educatore sia l’educando. Lo scopo è quello di comunicare il vangelo, ma tra educazione in genere ed educazione cristiana non vi è contrasto in quando quest’ultima tende a trasmettere la verità in un clima di libertà, dando spazio al rispetto della persona.
Mons. Ambrosio non si è nascosto che oggi vi sono diverse difficoltà dovute a nuove condizioni sociali e in questo ha richiamato il recente intervento del Papa alla diocesi di Roma: Benedetto XVI in particolare ha parlato di emergenza educativa che ha le proprie radici nel relativismo e nel soggettivismo, oggi sempre più diffusi. Mons. Ambrosio da parte sua ha sottolineato l’importanza che il fatto educativo sia basato sull’incontro; parta dalla trasmissione di una solida esperienza cristiana (anche oggi è possibile educare cristianamente) che venga da lontano, come mostrano le Sacre Scritture e che sia aperta al futuro.
Sul fatto educativo il Vescovo ha valuto consultare il Consiglio Presbiterale in quanto su questo tema potrebbe esprimersi con uno specifico documento pastorale anche se, al termine del dibattito, ha precisato che le proprie indicazioni si inseriscono e si inseriranno in un percorso che certamente la comunità piacentina sta già compiendo e tendono soprattutto ad essere stimolo di confronto e di approfondimento.
E un primo approfondimento è già venuto proprio dal dibattito, molto ampio, che ha fatto seguito alle parole del Vescovo; citiamo in sintesi alcuni contributi: un fatto educativo presuppone un’esperienza da trasmettere (per questo è necessario un approfondimento) e affetto e rispetto per l’educando di cui si dovrà esaminare attentamente il contesto. Tra l’altro nel dibattito sono emerse linee diverse: vi è stato chi ha sostenuto la necessità di privilegiare ambiti specifici (la famiglia, gli adulti, i giovani, ecc.), mentre altri si sono pronunciati sulla necessità di approfondire lo stile relazionare da adottare nel processo educativo. In genere è stato sottolineato con forza che non esiste contrasto tra il fatto educativo in se stesso e l’educazione cristiana. Ovviamente questo non toglie che ci debbano essere aggiustamenti rispetto a quanto è stato fatto finora: un obiettivo da raggiungere è quello di coordinare le esperienze finora messe in atto. Nella Chiesa piacentina non mancano esempi preziosi, ma in genere ognuno tende a seguire un proprio cammino. Da qui la necessità di ricorrere ad un progetto coordinato basato sulle sinergie.
Il Consilio ha poi preso in esame il programma degli esercizi spirituali per il clero diocesano nell’ambito del documento sulla formazione permanente che il “Presbiterale” ha approvato lo scorso anno. Il Vescovo ha proposto – e in seguito verranno indicate le date – due momenti annuali per incontri spirituali per il clero, uno alla Bellotta ed un secondo residenziale, alle Pianazze.
Da parte sua il vicario generale mons. Lino Ferrari ha comunicato diverse informazioni sulla vita della diocesi; ne ricordiamo alcune: è stata confermata la festa del Corpus Domini con la processione per le vie del centro il giovedì sera, 22 maggio; nell’ultima settimana di agosto verrà riproposto un nuovo corso di giornalismo residenziale a Bedonia per operatori della comunicazione (i parroci sono invitati a segnalare i nomi di persone interessate); il giorno 11 maggio, domenica, è prevista la giornata del quotidiano cattolico (“Avvenire” pubblicherà una pagina sulla diocesi); in luglio la diocesi riceverà la vista della statua della Madonna di Lourdes che sta visitando le Chiese particolari italiane: la sacra effigie sarà in città nei giorni 19 e 20, mentre il 21 verrà trasferita a Borgotaro; venerdì 11 aprile (giornata di preghiera e di digiuno), alle 20, nella basilica di Sant’Antonino, si terrà una veglia di preghiera con il Vescovo per i missionari martiri; il 13 aprile, domenica, in cattedrale, alle ore 18,30, alcuni seminaristi riceveranno i ministeri del lettorato e dell’accolitato.
Il Consiglio Presbiterale Diocesano tornerà a riunirsi giovedì 8 maggio.
Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio
Veglia con il vescovo per i missionari martiri
Il 6 aprile alle 21 al Corpus Domini
incontro missionario sul Sighet
Domenica 6 aprile alle ore 21 presso il salone parrocchiale del Corpus Domini si terrà l'incontro "Sighet: quando un incontro diventa Speranza". L'incontro, organizzato in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano, rappresenta un'occasione unica per conoscere la testimonianza di padre Filippo Aliani, frate missionario cappuccino a Sighet, in Romania. Al termine della serata, vi sarà l'opportunità di conoscere una speciale proposta estiva rivolta a tutti i giovani.
Padre Filippo lavora da cinque anni con il gruppo giovanile di volontariato "Gruppo Speranza" per infondere la speranza in un futuro nuovo, diverso ed arginare la piaga dell'alcolismo e dell'abbandono minorile. Il primo contatto con la realtà di Sighet lo ebbe qualche anno fa, quando partecipò ad un Campo di Solidarietà Missionaria organizzato dalla Lega Missionaria Studenti dei Gesuiti di Roma. Colpito dalla gravità della situazione, dal fenomeno dell’abbandono minorile, dalla povertà materiale ma soprattutto valoriale della popolazione, decise di tornare e di rimanere stabilmente per provare a cambiare qualcosa, investendo sui giovani.
“L’abbandono a Sighet - racconta padre Filippo - è una vera e propria malattia, il non sentirsi desiderati e amati è una lebbra che distrugge l’umanità di queste persone, le isola sempre di più e le conduce a una morte interiore e relazionale. I ragazzi che vivono questa esperienza di abbandono rimangono segnati profondamente ed è veramente difficile lavorare con loro perché non hanno la capacità di capire quale è il loro vero bene e, se riescono a capirlo, di perseguirlo. Inoltre non riescono a inserirsi nella società, con le responsabilità che questo comporta, non riescono ad avere una progettualità. Vivono alla giornata e seguono ciò che è più semplice e comodo, indipendentemente dalle conseguenze che questo comporta”.
Tanti sono i progetti che padre Filippo ha attualmente all'attivo con i suoi ragazzi: il volontariato presso gli orfanotrofi e le case famiglia, la donazione degli alimenti alle famiglie, il sostentamento di una nuova casa famiglia attraverso la pizzeria-gelateria “Pinocchio” e la formazione di una cooperativa socio-educativa gestita da giovani educatori.
mercoledì 2 aprile 2008
Niente droga per la suora
Ambrosio sarà alla Festa Granda degli alpini
da Libertà, 2 aprile 2008