giovedì 31 luglio 2008

Il vescovo Ambrosio rientrato dal Brasile

Diocesi di Piacenza-Bobbio
Ufficio stampa


Il Vescovo è rientrato ieri sera dal Brasile
Positivamente sorpreso per la testimonianza dei missionari piacentini



E’ rientrata a Piacenza dal Brasile, nella tarda serata di ieri, la delegazione diocesana che ha fatto visita ai missionari piacentini. Guidata dal vescovo mons. Gianni Ambrosio, la delegazione era composta da mons. Gian Piero Franceschini, direttore dell’Ufficio missionario diocesano, dal vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani, da don Giuseppe Basini, parroco di Sant’Antonino e segretario vescovile, da don Angelo Bisioni, da don Paolo Inzani, da Matteo Bersani e Danila Pancotti..
Partita da Piacenza il 15 luglio scorso, la delegazione ha visitato i luoghi dove operano i missionari diocesani, sacerdoti e laici. In particolare ha sostato a Picos dove vi sono don Mauro Bianchi e Daniela Marchi di Fiorenzuola; si è poi trasferita a Bragança, ospite del vescovo piacentino mons. Luigi Ferrando, per l’incontro plenario con tutti quelli che sono impegnati nella missione. Tra questi anche don Luigi Mosconi, responsabile delle missioni popolari in Brasile. Infine la sosta a Boa Vista dove è vicario generale don Giancarlo Dallospedale. Qui operano anche don Carlo Roberti e Giuseppina Fiorani.
Il vescovo mons. Gianni Ambrosio, alla sua prima visita pastorale alle missioni diocesane in Brasile, pur riservandosi di tornare sull’argomento in forma più organica, dopo il suo rientro in diocesi, ha formulato un giudizio pienamente positivo sul lavoro che stanno compiendo i missionari piacentini, un lavoro segnato dalla dedizione, dall’impegno e dalla testimonianza. “Sono stato felicemente sorpreso dalla testimonianza offerta da questa punta avanzata della Chiesa piacentina”. E questo, nonostante spesso i nostri missionari siano chiamati ad operare in condizioni difficili. Lo stesso mons. Ambrosio ha partecipato alla visita ad una comunità dell’interno affrontando un viaggio di 180 chilometri su strade dissestate.
I piacentini – sintetizziamo le parole del Vescovo – con il loro impegno aiutano la Chiesa piacentina ad essere più missionaria in qualsiasi contesto ed ambiente, da un lato per portare agli uomini il grande tesoro del Vangelo di Gesù Cristo e dall’altro per venire incontro ai bisogni delle persone.
Mons. Ambrosio è stato positivamente sorpreso anche dall’evoluzione a cui sta andando incontro il Brasile. Il grande Paese sudamericano sta crescendo sia economicamente che socialmente: sul piano religioso continua a suscitare preoccupazione la presenza di sette e movimenti evangelici, ma negli ultimi tempi le comunità cattoliche si sono ulteriormente consolidate. Ad esempio le diocesi ora dispongono anche di un loro clero e, nelle Chiese particolari legate a Piacenza, il merito è anche dei nostri missionari che hanno dedicato gran parte del loro lavoro alla formazione dei sacerdoti. Mons. Ambrosio si è anche espresso sul futuro: la diocesi di Piacenza-Bobbio continuerà il suo impegno missionario in terra brasiliana cercando, però, di riunire in una zona ben delimitata la presenza dei sacerdoti e dei laici piacentini. E’, infatti, importante che questa particolare “missione diocesana” mantenga solidi rapporti interpersonali tra i propri membri.


Piacenza., 31 luglio 2008

mercoledì 30 luglio 2008

Le 4 Gmg di Alberto, pellegrino in carrozzella

Pellegrino in giro per il mondo con due tripodi (bastoni a tre appoggi) ed una carrozzella per dimostrare che la vita è una sfida: da vincere. È la storia di Alberto Carenzi, 32 anni, piacentino, disabile dalla nascita per una tetraparesi spastica che gli limita le possibilità di movimento. Almeno sulla carta. Perché è dal 2000 che, all'approssimarsi di ogni Giornata mondiale della gioventù, Alberto smette la giacca e la cravatta da impiegato di banca in un istituto di credito nel centro storico della città ed indossa i panni del pellegrino. Prima Roma, poi Toronto, Colonia e infine Sydney. Quarantaquattro ore di volo, sei aerei, quattro pullman, treni, metropolitane e tram a non finire, notti per terra su un materassino nell'aula di una scuola e quella, freddissima, all'addiaccio all'ippodromo di Randwick dopo la veglia con il Papa. Alberto, a Sydney, ha dimostrato che si può fare tutto anche se si porta la patente di “diversamente abili”. «È stata la sfida più sentita e più vinta - ricorda in questi giorni di recupero da jet lag e fatiche -, rispetto alle altre Gmg stavolta mi sono sentito un vero pellegrino. Non mi era mai capitato di dormire in un'aula o di fare la doccia al buio e al freddo in un cortile. Se quando mi si sono prospettate queste eventualità le ho vissute con un attimo di panico, oggi le ricordo con piacere. Posso dire di aver vissuto questa Gmg a 360 gradi e questo grazie al gruppo che ho trovato». «Mi hanno aiutato in tanti - continua - in particolare devo ringraziare la mia squadra di “portantini” formata da Luca Guazzi, Marco Rossetti e don Gianluca Barocelli». «A questa squadra - continua - devo dire un grazie di cuore: sono consapevole che se non ci fossero stati loro avrei fatto più fatica, così come che nessuno di loro era obbligato a fare ciò che ha fatto». Ancora: «Mi piace pensare che quando sarò vecchio ricorderò di essere riuscito a fare questo o quello ma di non averlo fatto mai da solo».Il momento più difficile? «La notte della veglia con il Papa. Lì ho avuto un attimo di panico: ho patito il freddo, non sono riuscito a chiudere occhio. C'erano i luoghi attrezzati per i disabili ma io ho preferito rimanere lì con gli altri ragazzi». Nel suo lungo pellegrinaggio Carenzi ha potuto sperimentare l'attenzione tutta australiana verso i disabili: «Quando salivo sul treno mettevano una pedana leggera tra il vagone e il marciapiedi dove decidevo di salire io e il gioco era fatto. Non voglio fare polemiche, ma qui da noi se voglio prendere il treno devo dirlo il giorno prima». Per non parlare degli ascensori nelle stazioni di treni e metropolitane: «Ci sono anche da noi, ma quelli australiani funzionano sempre». «Penso che qui, in Italia come a Piacenza, siamo indietro ma solo a livello di educazione ed attenzione: gli scivoli dai marciapiedi ci sono, ma ci sono anche le macchine parcheggiate davanti. Cosa che a Melbourne e Sydney, difficilmente mi è capitato». Quattro le Gmg affrontate in carrozzella, con l'aiuto dei tripodi e degli amici: «A Roma ero stato con l'Assofa e avevamo portato un musical; a Toronto la più bella assieme alle famiglia che mi ha ospitato e che sono andato a trovare due anni fa e sul palco del Papa assieme a don Barocelli; a Colonia, la più difficile, vissuta con la curiosità di vedere Benedetto XVI; infine Sydney, la più avventurosa, il vero pellegrinaggio. Di solito quando mi muovo, soprattutto negli aeroporti e nelle grandi manifestazioni, come disabile godo di diversi privilegi. In Australia ho avuto il privilegio di un bel gruppo. Nonostante il limite, se la vita è condivisa, si può vivere veramente senza confini».
Federico Frighi

Da Libertà, 29 luglio 2008