sabato 29 novembre 2008

Monari e Lanfranchi insieme a Cesena

Luciano Monari e Antonio Lanfranchi di nuovo insieme. Stavolta a Cesena. L'ex vescovo di Piacenza (oggi vescovo di Brescia) e il suo ex vicario generale (oggi vescovo di Cesena-Sarsina) sono i protagonisti dei “Dialoghi per la città”. Il primo appuntamento è per lunedì prossimo, 1 dicembre, alle 21. A Cesena, nell’aula magna della Facoltà di Psicologia, di fronte alla stazione ferroviaria, il vescovo di Brescia e attuale vice presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), monsignor Luciano Monari, interverrà su un tema di estrema attualità “Fede e ragione”.
Costruiti attorno al quesito “Se questo è un uomo”, in questa seconda edizione i Dialoghi si muoveranno “alla ricerca della verità”. Dalla ricerca del senso della vita di un anno fa, si scruterà l’uomo in rapporto a un altro grande dilemma: da che parte sta la verità? Dopo il primo incontro di dicembre, seguiranno quattro appuntamenti, tutti nel primo lunedì del mese, da febbraio a maggio, con una sosta nel mese di gennaio.
Il 2 febbraio è atteso a Cesena Magdi Cristiano Allam, lunedì 2, sarà la volta del noto psicopedagogista Pietro Lombardo. La giornalista e opinionista di Avvenire Marina Corradi, lunedì 6 aprile parlerà di “corpo e persona”, mentre lunedì 4 maggio lo scienziato di fama mondiale Antonino Zichichi. Fortemente voluti dal vescovo Antonio Lanfranchi, i Dialoghi sono “un percorso di riflessione e di proposta. Un luogo in cui mettere in relazione le attese umane e il dono della fede, la ragione e la speranza. Si tratta di “dialoghi” - ha scritto monsignor Lanfranchi - perché vogliamo che abbiano il taglio della ricerca condivisa, dell’incontro esistenziale, della fecondità proveniente dal confronto e dall’ascolto reciproco. E sono “per la città”, ossia rivolti a tutti, nessuno escluso. Perché non c’è persona che non si interroghi sul significato del vivere, sui cardini esistenziali della propria esperienza, su cosa sia lecito attendere e cercare per il futuro”.

giovedì 27 novembre 2008

Insegnante e credente

Piacenza - Ufficio per la Pastorale della Scuola, Cooperativa Cattolica per la Scuola e la Formazione Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC),Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi (UCIIM), Associazione Didattica e Innovazione Scolastica (DIESSE), Federazione “Le Stelle” della Diocesi di Piacenza/Bobbio promuovono il convegno: L’INSEGNANTE CREDENTE.
Riflessione condotta dal prof. Pierpaolo Triani docente Università Cattolica, sede di Piacenza, presidente dell’Azione Cattolica Diocesana.

L'appuntamento è per LUNEDÌ 15 DICEMBRE 2008 ORE 17/18,30 Sala delle Colonne – Palazzo Vescovile (all’interno sono disponibili alcuni posti macchina). Seguirà la Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Eliseo Segalini, Vicario Episcopale per la Pastorale Sociale e del Lavoro, per la Cultura Cattedrale ore 18,30.

«Proprio l’attuale emergenza educativa fa crescere la domanda di un’educazione che sia davvero tale: quindi, in concreto, di educatori che sappiano essere testimoni credibili di quelle realtà e di quei valori su cui è possibile costruire sia l’esistenza personale sia progetti di vita comuni e condivisi. Questa domanda, che sale dal corpo sociale e che coinvolge i ragazzi e i giovani non meno dei genitori e degli altri educatori, già di per sé costituisce la premessa e l’inizio di un percorso di riscoperta e di ripresa che, in forme adatte ai tempi attuali, ponga di nuovo al centro la piena e integrale formazione della persona umana».

(Papa Benedetto XVI)

«Siamo tutti interpellati dall’educare, siamo tutti coinvolti nell’educazione. E allora, proprio perché l’educazione nasce dall’incontro di soggetti liberi e si sviluppa nella relazione, credo che sia importante favorire il dialogo, l’incontro, la collaborazione.

Tra noi, innanzi tutto, all’interno della nostra comunità ecclesiale, ma anche tra noi in senso ampio, collaborando con i diversi soggetti educativi. Non lavoriamo per noi ma per tutti i fratelli, per i giovani, per le famiglie, per il bene della vita sociale. Non si cresce se non insieme: vale per ogni ambito della vita, vale innanzi tutto per l’educazione che è come un generare alla vita.»

(Mons. Gianni Ambrosio)


lunedì 24 novembre 2008

Messa di guarigione per i malati

PARROCCHIA di SAN GIUSEPPE OSPEDALE GUGLIELMO DA SALICETO
La C a p p e l l a n i a e il C o n s i g l i o P a s t o r a l e
(Via Campagna, 68 Piacenza) organizzano una celebrazione eucaristica per i malati.

P R O G R A M M A

- S. Rosario e Confessioni
- Catechesi - mons. Giuseppe Busani
- Santa Messa con l'esorcista di Parma, don Pietro Viola,
e monsignor Giuseppe Busani
- Preghiera di Guarigione
- Preghiera di Liberazione
- Al termine della S. Messa ascolto
delle persone che lo richiedono

Giovedì 27 novembre 2008 - ore 15
Chiesa di San Giusepe all’Ospedale
Via Campagna, 68 - Piacenza

domenica 23 novembre 2008

I cristiani e l'India, madre Giovanna Alberoni racconta

Piacenza - Martedì 25 novembre alle ore 21 è in programma all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano (via S. Eufemia 12) l’incontro “I cristiani e l’India: madre Giovanna Alberoni racconta”. Madre Giovanna è un personaggio noto ai piacentini. Nata a San Giorgio il 1° ottobre 1926, è stata dal 1997 al 2003 la madre generale delle Orsoline fondate da Brigida Morello. La sua vita è legata a doppio filo con l’India dove ha lavorato dal 1948 come medico. Piacenza le ha conferito attraverso la Fondazione di Piacenza e Vigevano nel 1994 il Premio Angil dal Dom che viene assegnato ai piacentini che si distinguono al di fuori della loro città.La serata del 25 novembre, organizzata dal Centro Missionario e dal nostro settimanale in collaborazione con la Fondazione, vedrà la presenza oltre che di Madre Giovanna anche di suor Silvina Kachappily, religiosa orsolina indiana, superiora della comunità delle orsoline a Piacenza, e del dottor Sandro Molinari, segretario dell’Associazione “Un cuore per i bambini” che ha portato a più riprese aiuti all’opera di Madre Giovanna realizzando nell’ospedale Holy Family di Bandra a Mumbay un reparto di cardiochirurgia pediatrica.

Ufficio stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

Consiglio pastorale diocesano, nella Pentecoste del 2009 il via alla missione popolare

Diocesi di Piacenza-Bobbio Ufficio stampa

Riunione del Consiglio Pastorale Diocesano


Piacenza - Sotto la presidenza del vescovo mons. Gianni Ambrosio si è riunito questa mattina alla Bellotta di Pontenure il Consiglio Pastorale Diocesano chiamato a fare il punto sul cammino fatto finora nell’anno pastorale, che ha come tema l’educazione, e a prendere visione del programma di massima della missione popolare diocesana che, dai prossimi mesi, impegnerà, per tre anni, tutta la comunità piacentina - bobbiese. I lavori sono stati coordinati da mons. Giuseppe Busani, vicario episcopale per la pastorale, e dal prof. Pierpaolo Triani, segretario del Consiglio. E’ stato lo stesso Triani a fare una sintesi dei documenti con i quali Benedetto XVI entra nel merito del tema dell’educazione, analisi che hanno fatto parlare il Papa di “urgenza educativa”. Vi sono stati poi interventi di direttori di uffici e di singoli consiglieri su singole iniziative programmate in diocesi: don Paolo Mascilongo, direttore dell’ufficio catechistico, ha parlato della prossima mostra su San Paolo in programma dall’8 al 30 gennaio nell’oratorio di San Cristoforo (previste diverse iniziative collaterali); don Paolo Camminati ha illustrato i programmi della pastorale giovanile tra cui la decima edizione del “Tour de vie” previsto dal 29 luglio al 5 agosto del prossimo anno in Terrasanta; don Virgilio Zuffada ha richiamato l’attenzione sulle iniziative per la pastorale della salute; il diacono Giuseppe Chiodaroli ha ricordato che il 14 dicembre si terrà una giornata per la carità; don Francesco Cattadori ha preannunciato un incontro dedicato alle famiglie mentre altri consiglieri hanno spostato l’attenzione su singole parrocchie.
Un altro tema all’ordine del giorno era la prossima missione popolare diocesana: mons. Busani ha richiamato in breve il programma: dal 16 aprile al 31 maggio 2009 si terranno incontri con il clero e con gli organi rappresentativi nei vari vicariati (con la presenza di don Luigi Mosconi); nello stesso periodo incontro con gli organismi diocesani di partecipazione (Consigli Pastorale e Presbiterale, aggregazioni laicali,...); veglia di Pentecoste del 2009 annuncio ufficiale della missione; settembre 2009 convegno pastorale di preparazione: ottobre 2009 chiamata dei missionari; gennaio – giugno 2010 periodo di formazione dei missionari; settembre 2010 – Pentecoste 2011 celebrazione della missione.
In chiusura il vescovo mons. Ambrosio, ricollegandosi a quanto dibattuto in precedenza, ha sottolineato che sul tema dell’educazione i cattolici si trovano a compiere un cammino che viene da lontano. Occorre solo riprendere e verificare i punti di riferimenti e le finalità. Ha ammesso che oggi vi sono difficoltà oggettive, ma non si deve cedere al pessimismo; occorre avere sempre presente che il cuore dell’educazione è lo stesso Cristo; nel processo educativo sono opportune tutte le distinzioni, ma non si può cadere nella separazione: educare alla vita vuol dire accogliere la vita come dono, pertanto l’educazione è sempre un fatto religioso, senza distinzioni. Tre i settori che meritano una particolare attenzione: giovani, famiglia, malati e sofferenti. Mons. Ambrosio si è soffermato anche sulla prossima missione che deve partire non tanto da documenti ufficiali, ma da un convincimento sentito. Missione rivolta agli stessi credenti o ai lontani, secondo una terminologia del passato? Per mons. Ambrosio tutti noi abbiamo bisogno di essere evangelizzati e fondamentale è l’ascolto. Occorre dissodare il terreno perché possa accogliere il seme. Il Consiglio pastorale tornerà a riunirsi il 21 febbraio prossimo e probabilmente il tema sarà la missione popolare.
Piacenza 22 novembre 2008

venerdì 21 novembre 2008

Don Dosi, diocesi e università siano più vicine

Piacenza- «Se posso esprimere un’auspicio, mi piacerebbe una più profonda interazione tra Chiesa piacentina e mondo universitario». Ognuno porta con sè la propria esperienza e don Celso Dosi (47 anni, nato a Piacenza) non fa eccezione. Da ieri è ufficiale: il sacerdote assistente spirituale dell’Università Cattolica, nonché direttore del Collegio Sant’Isidoro è stato nominato, mantenendo i precedenti incarichi, nuovo segretario del vescovo Gianni Ambrosio. «Il mio stato d’animo? È un misto di gratitudine e di trepidazione; gratitudine perchè rivela in un certo senso un atto di fiducia verso la mia persona e verso le mie capacità; trepidazione perché non conosco il lavoro da segretario e neppure i vari uffici della curia, devo mettermi in un contesto di apprendistato».
Perchè la scelta è caduta su di lei?
«Molto probabilmente perchè monsignor Ambrosio mi conosceva già da alcuni anni. Avendo io una certa età posso rappresentare una visione più matura della vita, più pacata e globale delle relazioni con le realtà ecclesiali, le persone, specialmente i sacerdoti, le varie istituzioni che interagiscono con il vescovo».
A quando risale il suo primo incontro con monsignor Ambrosio?
«L’ho conosciuto per la prima volta nella primavera del 2001 quando venne nominato assistente ecclesiastico generale della Cattolica».
Che effetto le ha fatto incontrarlo da vescovo della sua diocesi?
«È prassi ormai consolidata che gli assistenti generali della Cattolica vengano nominati vescovi. Però non pensavo proprio che la sua candidatura fosse orientata su Piacenza. È stata una piacevole sorpresa».
Anche lei dalla Cattolica alla Curia di Piacenza, dunque.
«La Cattolica è stata la mia palestra sacerdotale. Nell’87 sono stato ordinato sacerdote. Ho iniziato in Cattolica il primo settembre dell’88. Nel mio ministero ho avuto l’occasione di collaborare intensamente con parrocchie di città (Santissima Trinità) e provincia (Podenzano), di attuare la cosiddetta pastorale universitaria, che consiste nel far interagire il messaggio religioso con le realtà dell’ateneo (docenti, personale tecnico e amministrativo e studenti). L’insegnamento e la direzione del collegio Sant’Isidoro, inoltre, mi hanno dato la possibilità di vivere in modo del tutto speciale e quasi unico il mio essere prete. Questa esperienza mi ha segnato in modo fortissimo e non potrà mai essere cancellata».
Come si vede la Chiesa piacentina dall’università di San Lazzaro?
«Dalla Cattolica si vede una diocesi molto vivace, che ama interrogarsi sui problemi ecclesiali e sociali, una diocesi che vive l’inizio del secondo millennio con le ansie e le preoccupazioni della mentalità contemporanea, ma una diocesi anche ricca di tantissima fiducia nei suoi responsabili e nelle sue guide. Se posso esprimere un auspicio, vorrei che ci fosse un’interazione più intensa tra chiesa diocesana e mondo universitario».
La prima cosa che farà da segretario?
«Dovrò imparare a gestire l’agenda del vescovo che vedo molto densa di impegni e ascoltare attentamente don Giuseppe Basini sulla cui pazienza e bontà conto tanto».
fri

Il testo pubblicato su Libertà di oggi 21 novembre 2008

Caso Englaro, per il vescovo Monari la condanna di Eluana è la sconfitta di fronte al dolore

“Eluana perde quel filo di vita che possedeva; ma noi perdiamo qualcosa della nostra umanità”. Lo ha detto il vescovo di Brescia (ma anche cittadino onorario di Piacenza) Luciano Monari all'Agenzia Sir. “Il mondo è più freddo, adesso; la società umana è più egoista. Non siamo capaci di assicurare a Eluana i legami di umanità che rendono effettivo, attuale, il suo potenziale di umanità”. E “non è questione del coma”, puntualizza il vicepresidente della Cei, in quanto “una persona in coma può essere inserita realmente in una rete di relazioni, di rapporti, di gesti e anche di parole che sono umani e umanizzanti. Tutti quelli che si prendono cura degli altri sanno, per esperienza, che ricevono un abbondante ‘ritorno’ di umanità, di fiducia, di speranza. Eluana, come ogni persona sana o malata che sia, è in grado di donare umanità: tutto dipende dalle persone che l’accostano, dall’apertura di umanità che esse portano in sé”. In questo senso, spiega Monari, “la condanna di Eluana è in realtà un’accusa verso di noi; ci dice che il nostro tasso di umanità è debole; che non siamo capaci di affrontare vittoriosamente situazioni dolorose come queste; che chiediamo alla morte di liberarci da un peso che non riusciamo a portare. Eluana sarà nelle mani del Signore che, lo so, sono ricche di misericordia. Ma noi ci troviamo consegnati a mani d’uomo che si sono mostrate deboli e fredde. Che non venga l’inverno”.

Caso Englaro, per il vescovo Monari l'uomo ha negato la vita (1)

Nel caso di Eluana Englaro, “è stata sconfitta l’umanità dell’uomo”, perché “abbiamo rinunciato a essere quello che dobbiamo diventare”. Ad affermarlo in un'intervista dell'Agenzia Sir è mons. Luciano Monari, oggi vescovo di Brescia (oltre che cittadino onorario di Piacenza) e vicepresidente della Cei, che osserva: “Ogni persona umana nasce debole ed è affidata all’accoglienza degli altri. Se sono uomo in senso pieno (intelligente e responsabile, con fiducia nella vita e desiderio di amare), lo debbo alle relazioni ‘umane’ con tutti quelli che mi hanno accolto e amato”. E’ in primo luogo la famiglia, sottolinea il vescovo, ad essere “costruita su questo vincolo di solidarietà: ciascuno riceve la sua piena umanità dagli altri e ciascuno è chiamato a farsi responsabile dell’umanità degli altri”. Nel caso di Eluana, sostiene Monari, “ci siamo arresi; abbiamo rinunciato a darle umanità. Abbiamo visto la sua malattia così invalidante e così lunga che abbiamo detto: ‘non ci riesco più a farla essere umana; non voglio più’ Di fronte a ogni persona siamo chiamati a dire: ‘E’ bene che tu viva; io prendo posizione a favore della tua vita’. Nel caso di Eluana abbiamo detto: ‘E’ meglio che tu muoia; la tua vita non ha più senso’. Solo che il senso della vita non è una qualità attaccata ai muscoli; è piuttosto un valore legato ai vincoli umani (e, per chi crede, divini) che una persona vive”.

Diocesi di Piacenza-Bobbio, un milione e centomila euro dall'8 per mille

Diocesi di Piacenza-Bobbio

Ufficio stampa

Domenica 23 novembre giornata di sensibilizzazione

sul sostegno economico della Chiesa

Domenica prossima anche nella diocesi di Piacenza-Bobbio si tiene la giornata di sensibilizzazione sul sostegno economico della Chiesa. Com’è noto si tratta di un problema che non dovrebbe comportare particolari difficoltà interpretative, ma in realtà sull’argomento l’informazione appare ancora insufficiente. Da qui queste iniziative che hanno, tra gli scopi, anche l’informazione. Ad esempio tra le considerazioni torna periodicamente il luogo comune secondo cui la Chiesa è ricca e pertanto per vivere venda i suoi tesori artistici; più serio invece il problema della partecipazione delle comunità parrocchiali alla gestione dei beni ecclesiali nel nome della partecipazione e della trasparenza. In merito vi sono indicazioni precise della Cei e dei nostri Vescovi. Prima mons. Monari ed ora mons. Ambrosio hanno dato precise indicazioni perché nella parrocchie vengano istituiti i consigli economici e i fedeli si sentano corresponsabili della gestione dei beni ecclesiali.

E’ noto che in gran parte i finanziamenti vengono dal cosiddetto otto per mille. A questo proposito, proprio nel nome della trasparenza, forse è utile richiamare l’origine di questo sistema.

DA DOVE VIENE L’OTTO PER MILLE. Con la firma dei nuovi accordi tra Stato e Chiesa (firmati nel febbraio del 1984 da Craxi e Casaroli) fu stabilito che appunto l’otto per mille del gettito Irpef fosse devoluto alla Chiesa cattolica e ad altre confessioni per scopi religiosi o caritativi oppure allo Stato stesso per scopi sociali o assistenziali. La divisione sarebbe stata fatta sulla base delle indicazioni degli stessi contribuenti chiamati a pronunciarsi con una firma, e senza alcuna spesa, sulla dichiarazione dei redditi o semplicemente sul Cud.

Quindi non è un privilegio della sola Chiesa cattolica, ma di diverse confessioni e dello stesso Stato. Da parte sua la Chiesa cattolica rivendica anche motivazioni storiche: nel sito internet della diocesi (www.diocesipiacenzabobbio.org) viene documentato il lungo percorso, a partire dai primi dell’Ottocento, quando i beni ecclesiastici sono stati, a più riprese, incorporati dallo Stato, a partire da Napoleone che chiuse i monasteri (anche a Piacenza diversi i conventi e le chiese sede di caserme) per giungere agli espropri del nuovo Stato italiano.

I FONDI DEL 2008. Passiamo ora ad uno sguardo di sintesi ai finanziamenti. In breve qual è l’entità dei fondi che giungono alla diocesi di Piacenza-Bobbio dall’otto per mille? E qual è la loro destinazione? Per il prossimo anno la diocesi ha a disposizione, dai fondi dell’8 per mille, la somma di euro 1.162.344 che verrà così ripartita: euro 743.291 al culto e 419.053 euro alla carità.

Con la voce “culto” si intende: costruzione di nuovi complessi parrocchiali, restauri e ristrutturazioni; attività pastorali; sostegno ai media diocesani; rimborso spese a sacerdoti inviati in parrocchie senza parroco per celebrazioni domenicali; aggiornamento dei sacerdoti; pastorale dei migranti e missioni; associazioni; sotto la voce “carità” rientrano gli aiuti a persone bisognose, enti ed associazioni che svolgono attività assistenziale; alla gestione dell’ufficio Caritas.

Aiuti sempre dall’8 per mille, ma direttamente dalla Cei, sono destinati ai beni culturali: per il prossimo anno si prevede uno stanziamento di circa 350 mila euro; ogni due anni, sempre la Cei, interviene nella realizzazione di progetti specifici (chiese o oratori) con una somma massima di un milione di euro. Nel 2007 ci sono stati poi circa 100 mila euro provenienti dalle offerte deducibili fatte da privati a cui si aggiungono i contributi su singoli progetti (non possono essere quantificati in precedenza) provenienti da enti e privati tra cui le due Fondazioni (di Piacenza e di Parma) e le Banche locali.

A proposito di beni culturali è bene ricordare – per chi avanza la tesi che farebbero la ricchezza della Chiesa – che in realtà costituiscono una voce in forte passivo. Molte delle 800 chiese della diocesi che si trovano nelle 428 parrocchie, sono a rischio rovina e in genere gli organi della diocesi preposti a questo settore a malapena riescono a far fronte all’emergenza.

Tra i problemi che comportano i beni ecclesiastici, non vi è solo la manutenzione (voce ampiamente in deficit), ma anche la catalogazione e lo studio. Attualmente sono al lavoro esperti che hanno catalogato quasi il sessanta per cento dei beni culturali mobili. L’operazione è possibile grazie ai contributi della Cei e della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

La catalogazione rientra nella salvaguardia di un patrimonio (si pensi ai numerosi furti e alla necessità di avere la documentazione per le indagini delle Forse dell’Ordine) che non appartiene solo alla Chiesa, il cui scopo non è quello di organizzare musei, ma di comunicare il Vangelo. La Chiesa sente ugualmente la necessità di tutelare le proprie memorie, ma non a scapito del suo fine principale. E le sue memorie non sono solo sue, ma di tutta la comunità. Il sentimento religioso fa parte del passato di tutti, anche dei non credenti, e lo dimostra l'attenzione che anche studiosi atei dedicano al patrimonio religioso.

Questi alcuni temi: nella giornata di domenica alle parrocchie è stato consegnato materiale perché le comunità possano approfondire i vari aspetti relativi ad un argomento che rientra a pieno titolo nella vita della Chiesa che, pur attenta alle “cose dello spirito”, vive a tutti gli effetti nella storia.

giovedì 20 novembre 2008

Nomine, don Dosi segretario del vescovo e don Inzani a San Nicolò

Comunicato della Cancelleria vescovile


Con Atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 19 novembre 2008 il M. R. Dosi don Celso è stato nominato segretario vescovile, mantendendo al contempo l’incarico di assistente spirituale della sede piacentina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Con Atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 19 novembre 2008 il M. R. Inzani don Paolo è stato nominato vicario parrocchiale della parrocchia di San Nicola di Bari in San Nicolò a Trebbia, Comune di Rottofreno, Provincia di Piacenza.

Con Atto proprio dell’Ordinario diocesano in data 19 novembre 2008 il M. R. Illica don Giuseppe, parroco di Castelsangiovanni, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di Santa Caterina d’Alessandria in Ganaghello Comune di Castelsangiovanni, Provincia di Piacenza, resasi vacante in seguito alla rinuncia dell’ultimo titolare il M. R. Terzoli don Bruno e legittimamante accettata in data propria.
Lascia l’incarico di amministratore di Fontana Pradosa.

Con Atto proprio dell’ordinario diocesano in data 19 novembre 2008 il M. R. Isola don Roberto, vicario parrocchiale di Castelsangiovanni, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia dei Santi Antonio e Savino in Fontana Pradosa, Comune di Castelsangiovanni, Provincia di Piacenza, mantenendo i precedenti incarichi.

Piacenza, dalla Curia vescovile, 19 novembre 2008

il Cancelliere Vescovile
don Mario Poggi

mercoledì 19 novembre 2008

Bomba Cavallerizza, messa per gli sfollati a Piacenza Expo

Piacenza- Per tutti gli evacuati in relazione alla rimozione della bomba d'aereo trovata alla Cavallerizza, al centro di accoglienza di Piacenza Expo, alle ore 10.30 di domenica mattina 23 novembre, si terrà la messa presieduta dal vicario per la città monsignor Luigi Chiesa.

Bomba Cavallerizza, domenica chiuse 11 chiese

Piacenza - In relazione alle operazioni di domenica 23 novembre, predisposte dal Comune di Piacenza per la rimozione della bomba rinvenuta alla Cavallerizza, nella zona indicata per lo sfollamento rientrano anche diverse chiese: Cattedrale, Sant'Antonino, San Paolo, San Carlo, Cappuccini, San Giorgino, Santa Teresa, Santa Chiara, San Raimondo e le due cappelle del Facsal (Madonna della Bomba e Immacolata di Lourdes). Ovviamente queste chiese saranno chiuse al culto per l'intera mattinata (fino alle ore 13) e pertanto non saranno celebrati i riti previsti.
Per chi troverà ospitalità all'Ente Mostre, verrà celebrata sul posto una S.Messa alle ore 10,30.
Negli altri casi i fedeli o utilizzano le Messe pomeridiane della propria parrocchiale o si rivolgono ad altre chiese. A questo proposito il vicario generale mons. Lino Ferrari fa presente che le persone anziane o impedite, in caso di effettiva difficoltà, non sono tenute ad assolvere al precetto festivo.
Si conferma che alle ore 18,30, sempre di domenica 23, in cattedrale, il vescovo mons. Gianni Ambrosio celebrerà una messa a suffragio del vescovi piacentini defunti.

Comunicato stampa diocesi Piacenza-Bobbio

Bomba Cavallerizza, suore di monsignor Torta evacuate a metà

Piacenza - L’effetto bomba comincia a provocare anche alcune conseguenze curiose. Come quella delle suore della Provvidenza per lnfanzia, più conosciute come suore di monsignor Torta. Secondo la mappa di evacuazione predisposta dalle autorità, il convento della congregazione è a rischio in due numeri civici su quattro. Il che vuol dire che le suore sfolleranno in casa passando da una parte all’altra della struttura. «Sarà un’evacuazione molto strana - conferma, sorridendo, la madre superiora, suor Teresa Bianchi - oltrepasseremo una porta e saremo al sicuro. Ho telefonato sabato alla protezione civile e mi hanno confermato che è così». Il convento ha quattro numeri civici. Tre in via Torta: il 63, il 65, il 67; uno sul Pubblico Passeggio: il 54. Secondo la mappa, il 63 di via Torta e il 54 del Pubblico Passeggio sono a rischio bomba. Il 65 e il 67 di via Torta no. «Vuol dire - spiega la madre superiora - che ci sposteremo tutte negli uffici e in una parte della scuola materna. In pratica dovremo abbandonare la zona della Casa Madre dove ci sono le stanze delle suore per spostarci qualche metro più in là». A tutt’oggi le suore di monsignor Torta contano 14 religiose, di cui quattro bisognose di cure mediche e ricoverate in infermeria.
fri

lunedì 17 novembre 2008

Suor Donata, espulsa dall'Eritrea l'ultima missionaria

Piacenza- Lei non è espulsa, sorella. È solo invitata a lasciare l’Eritrea entro sette giorni». È quanto si è sentita rispondere dal funzionario dell’Ufficio Immigrazione, suor Donata Maria Moruzzi, la religiosa delle Figlie di Gesù Buon Pastore che il governo del paese africano ha di fatto obbligato a lasciare la missione. Nata a Lugagnano 66 anni fa, era l’ultima suora piacentina presente all’Asmara. È arrivata nella casa madre di via Mazzini solo ieri mattina. Le è bastata qualche ora per smaltire la fatica del viaggio. Non l’amarezza di aver dovuto abbandonare, forse per sempre, un paese nel quale aveva messo piede, per la prima volta, 17 anni fa. «All’Asmara abbiamo quattro case con oltre sessanta suore - racconta -; io ero la superiora e l’ultima missionaria rimasta. Oggi, a parte qualche consorella anziana, tutte le altre sono giovani del posto, dunque più influenzabili dalle autorità locali». L’allontanamento di suor Donata Maria è avvenuto a sorpresa e nessuno le ha spiegato il motivo. «Mi avevano appena rinnovato la carta d’identità eritrea - ricorda -, quando un giorno una consorella mi ha detto che eravamo state convocate dall’Ufficio immigrazione. Non ci credevo ma la consorella ha insistito dicendomi che ero nella lista. Era vero». «Ho provato a chiedere il perché - continua - ma il funzionario mi ha spiegato che era l’ordine delle autorità e basta; e che non ero espulsa ma solo invitata a lasciare il paese entro il 14 novembre sennò sarebbe arrivata la polizia. Sono intervenuti i vescovi, il nunzio apostolico, ma non c’è stato nulla da fare». «È chiaro che il disegno è di indebolire la chiesa cattolica locale - osserva la superiora -: i seminaristi li mandano a fare il servizio militare, i missionari li mandano via, le nostre opere (cliniche, asili, scuole) vengono nazionalizzate». «Mi sono chiesta tante volte perché perseguitano noi cristiani - è disorientata suor Donata Maria -, più che fare del bene noi non facciamo». Le suore del Buon Pastore all’Asmara hanno un asilo con 300 bambini, una scuola di taglio e cucito per le donne, vanno nelle parrocchie a insegnare il catechismo e a tenere compagnia agli anziani, gestiscono sul territorio oltre duecento adozioni a distanza. Il regime non è neppure a maggioranza islamica e dunque non sembrerebbero esserci motivi religiosi. Assieme a lei sono stati espulsi dal paese una consorella, un padre salesiano ed un pavoniano. «Eravamo gli ultimi quattro missionari cattolici operativi nel paese - rileva suor Donata Maria - con noi è terminata un’epurazione che dura dal 1995. Apparentemente questo sembra il paese più pacifico del mondo e girare per strada non è un problema. Non è così: per uscire a più di 20 chilometri dall’Asmara serve un permesso che rilasciano con molto comodo (dieci giorni); non c’è libertà di stampa e di parola. Il giornale cattolico è stato soppresso». Rimangono le suore del posto: «Sono giovani, spero che si rimbocchino le maniche e che, con l’aiuto del Signore, riescano ad andare avanti». «Noi, comunque, l’Eritrea non l’abbandoneremo mai. Saltuariamente qualcuna di noi andrà giù come turista. Questo almeno ce lo permettono».
Federico Frighi

domenica 16 novembre 2008

Bomba, evacuazione anche per le suore di clausura

Piacenza - «Durante la guerra siamo rimaste qui, nascoste negli scantinati. Non vedo perché non possiamo rimanerci anche oggi». Suor Maria Luisa Costella è la madre badessa delle monache benedettine di clausura del monastero di San Raimondo. La bomba della Cavallerizza le sta dando numerosi grattacapi. Le religiose fanno parte dei 6.700 piacentini che domenica mattina 23 novembre dovranno lasciare le loro case per ragioni di sicurezza. «È vero che la clausura, per causa di forza maggiore può subire delle deroghe, - osserva la madre badessa al telefono del convento - però non è mai successo che venisse evacuato l’intero convento neppure durante la guerra». «Siamo qui dal 1835 - continua - e l’unica volta che ci hanno fatto sfollare è stato subito dopo l’unità d’Italia, quando i beni religiosi vennero confiscati e vennero i soldati a mandarci fuori». Da allora la clausura generale è sempre stata rispettata. «Escono le suore più giovani per andare a studiare e tutte quelle che lo desiderano per recarsi a votare - fa sapere la madre badessa -. Noi poi qui siamo al sicuro. La zona della bomba è lontana, il convento ha dei muri spessi, dunque per quanto mi riguarda potremmo andare tranquillamente a rifugiarsi negli scantinati». Nel caso (ormai certo) che nessuna deroga venga in aiuto, le monache stanno tuttavia approntando un piano B: «Abbiamo chiesto ospitalità al Collegio Alberoni per le 13 consorelle autosufficienti. Le altre, quelle costrette a letto, dovrebbero trovare ospitalità nella casa di riposo San Giuseppe».
fed.fri.

Il testo integrale su Libertà del 16 novembre 2008

venerdì 14 novembre 2008

Sacristi, Fava confermato presidente

Piacenza - L'assemblea dei soci "U.s.a.c." riunitasi in assemblea ordinaria e
straordinaria il 13 novembre 2008, ha confermato per il prossimo quinquennio
2008-2013, presidente Roberto Fava, sacrista della Cattedrale, vicepresidente
Gianni Silva, sacrista emerito di San Giovanni in Canale e Tesoriere, Ruggiero
Antognellini, della parrocchia di Sant'Anna. I sacristi hanno poi partecipato
alla Santa Messa in Cattedrale presieduta da Mons.Anselmo Galvani e ascoltato
la meditazione sul ruolo del sacrista proposta da monsignor Carlo Tarli, canonico
della Cattedrale e assistente spirituale U.s.a.c.. Nei prossimi giorni verrà
data comunicazione dell'incontro e del rinnovato consiglio direttivo a monsignor
Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza- Bobbio.

mercoledì 12 novembre 2008

Morta suor Dorotea, cuoca e gastronoma

Piacenza - Cordoglio per la scomparsa di suor Dorotea Begotti, vinta a 85 anni dalle conseguenze di un grave malore che l’aveva colpita poco più di due settimane fa, mentre si trovava ospite nell’abitazione del fratello Attilio, a Guastalla. Dopo un ricovero allo spedale di zona, era stata trasferita a Piacenza, dove da tempo viveva, nella Casa Madre delle Figlie di Sant’Anna. Suor Dorotea era benvoluta da tutti. Aveva iniziato la sua professione religiosa all’ex ospedale guastallese, per poi trasferirsi in varie strutture: a Lodi, Salsomaggiore, San Colombano e poi Piacenza. Apprezzatissima come cuoca, aveva pubblicato anche alcuni libri di ricette e consigli di cucina. I funerali si sono svolti a Piacenza, con la sepoltura nel cimitero del convento in cui suor Dorotea aveva la sua seconda famiglia.

martedì 11 novembre 2008

La Caritas parla svedese

Piacenza - Dalla libreria Billy al divano Beddinge, passando per l’armadio Kullen fino al celeberrimo tavolino Lack. La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio, nella nuova sede di via Giordani, parlerà svedese. Nessuna operazione pubblicitaria, solo il gesto di solidarietà di un’affermata azienda internazionale che ha scelto il polo logistico di Piacenza per il suo sviluppo e dei suoi 300 dipendenti. Si tratta dell’intero arredo della nuova sede della Caritas, che a breve andrà a sostituire quella di via San Giovanni. Quattro piani di palazzina che porteranno il marchio dell’azienda svedese dalla cucina agli uffici, fino alle camere da letto di emergenza a disposizione di chi momentaneamente si trova senza un tetto dove stare. «Per Ikea è un punto fermo destinare fondi ad attività di beneficenza. Collaboriamo con aziende, sindacati, Ong e altre organizzazioni per sviluppare e rafforzare il nostro impegno sui temi sociali ed ambientali. Ecco perché Ikea mette a disposizione ogni hanno un budget che i lavoratori si impegnano a destinare anche a realtà locali». A parlare è una delle dipendenti Ikea del deposito di Piacenza, Vania Chiapparoli, responsabile delle politiche sociali ed ambientali. Spiega che in azienda esiste un Green team formato a turno da 6-7 dipendenti volontari che, in orario di lavoro, si ritrovano un paio di volte al mese per promuovere e seguire le varie iniziative sociali ed ambientali. «Avevamo saputo che la Caritas aveva bisogno e così ci siamo messi a disposizione» osserva Chiapparoli. Nella nuova sede di via Giordani sono andati dunque circa 13mila euro in mobili da montare, operazione di cui si occuperanno gli stessi volontari della Caritas.
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domenica 9 novembre 2008

Ambrosio sull'Opus Dei: il lavoro come mezzo per la santità

Piacenza - Traspare da ogni risposta di san Josemarìa l’invito alla santità rivolto ad ogni cristiano, giovane o adulto, uomo o donna, celibe o sposato: la santità è la vocazione insita in ogni persona. I cristiani della Chiesa dei primi tempi si chiamavano ‘santi’, non per presunzione ma per convinzione: santi in quanto resi tali dalla bontà del Padre che ci ha conformati al Figlio suo Gesù Cristo.
Mi limito a citare una frase a tutti nota di san Paolo che può aiutarci a comprendere il progetto di Dio su di noi, il nostro legame intimo e profondo con Gesù e la nostra vocazione alla santità. Nella lettera ai Romani (8, 28-30), Paolo scrive: "Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati".
Le parole dell’apostolo Paolo sono la rivelazione del piano di salvezza che Dio ha predisposto gratuitamente e attua a nostro favore. Facciamo parte di questo progetto: le parole dell’apostolo ci interpellano, ci riguardano. L’uomo è la creatura di Dio, predestinata ad essere conforme all’immagine del Figlio unigenito di Dio, chiamata a diventare partecipe della pienezza della vita in Dio, per mezzo del Figlio suo, il Verbo fatto carne. Come vi è solidarietà in Adamo, così vi è – e in modo molto più profondo e radicale - solidarietà in Cristo, il Nuovo Adamo, il Figlio di Dio fatto uomo, che ci ha donato la sua stessa vita.
Credo che san Josemarìa Escrivà abbia profondamente assimilato questa verità rivelata che Paolo tratteggia nei suoi punti essenziali. Da qui il richiamo costante di san Josemarìa alla santità: ogni persona è chiamata alla santità, senza differenze fra celibi e sposati, fra sani e malati, fra i contesti più diversi e le più diverse condizioni di vita.
Il cristiano, divenuto figlio di Dio nel battesimo, viene trasformato interiormente dal dinamismo dello Spirito che lo rende capace di realizzare in pienezza la sua umanità in Cristo. La santità è il sì a Dio, accogliendo il suo piano di salvezza, corrispondendo alla sua chiamata. Ma la santità è pure il sì alla nostra umanità rinnovata in Cristo Gesù.
Nel mettere in risalto l’universale chiamata alla santità e alla pienezza della propria umanità nell’unione con Cristo, san Josemarìa è portato a valorizzare l’attività umana in quanto luogo di incontro con Dio e con i fratelli.
A me pare davvero geniale questa visione unitaria di Josemarìa: tutto l’umano, compreso il lavoro e la fatica dell’uomo che lavora, entra nel cristiano e la pienezza cristiana, con il dono della grazia, entra e opera nell’umano. San Josemarìa ha insistito con particolare forza sul fatto che la vocazione alla santità non consiste in azioni od esperienze straordinarie ma risiede nel vivere da figli del Padre la vita quotidiana. Quasi prolungando nella storia e nell’esperienza di ciascuno il mistero dell’incarnazione, Josemarìa ritiene straordinaria proprio la quotidianità e la ferialità perché lì si realizza la vita dei figli di Dio.
Allora il lavoro, che è una fondamentale caratteristica della vita umana, acquista un ruolo centrale nella santificazione del cristiano e nell’apostolato cristiano. Non solo il lavoro è una realtà umana redenta da Cristo, in quanto assunto da Cristo stesso, non solo è mezzo e cammino di santità, ma diventa una realtà santificante.
San Josemarìa ci ha insegnato e ci insegna a vivere la connessione fra il dinamismo naturale dell’operare umano e il dinamismo trasformante della grazia di Dio in noi. Insieme a voi rendo grazie a Dio per il dono di san Josemarìa, per il suo grande esempio e per il suo profondo insegnamento.


sabato 8 novembre 2008

Emergenza Congo, l'appello della Caritas di Piacenza-Bobbio

Piacenza - La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio sostiene gli interventi di Caritas Italiana a favore della popolazione colpita dagli scontri armati nell’Est della Repubblica Democratica del Congo.
In due distinti teatri di guerra, rispettivamente al confine con Uganda e Burundi e con il Sudan, si stima vi siano circa 110.000 famiglie (660.000 persone) in situazione di estremo bisogno: sfollati che necessitano di urgente assistenza umanitaria, alimentare e sanitaria.
La Caritas diocesana che da anni segue con attenzione e apprensione la situazione nel paese africano – anche attraverso visite dei propri operatori – lancia un appello a sostenere tramite offerte gli interventi in corso. Caritas Italiana in particolare ha già risposto con un primo contributo di 50.000 euro che si affianca agli interventi ordinari già attivi da tempo: recupero di bambini soldato, progetti di sviluppo rurale, microcredito, interventi sanitari.
Per sostenerne l’azione si possono inviare offerte a C/C postale n. 347013 (causale “EEMERGENZA CONGO”) intestato a Caritas Italiana oppure contattare la Caritas diocesana allo 0523-332750 o consultarne il sito www.caritaspiacenzabobbio.org per aggiornamenti e informazioni su altri canali per la donazione.

venerdì 7 novembre 2008

Nomine, a sorpresa slitta don Dosi

Piacenza- Con la nomina di don Giuseppe Basini a parroco di Sant’Antonino si rende ufficialmente vacante la segreteria vescovile. Il decreto dell’ordinario diocesano - inviato alla stampa ieri e pubblicato oggi su il Nuovo Giornale - rende noto che, in data 30 ottobre 2008, «il molto reverendo Basini don Giuseppe è stato nominato parroco della parrocchia di Sant’Antonino Martire in Piacenza, resasi vacante in seguito alla rinuncia dell’ultimo titolare, il molto reverendo Zancani monsignor Gabriele, legittimamente accettata in data propria». «Il molto reverendo Basini don Giuseppe - continua il comunicato -, già amministratore parrocchiale della medesima parrocchia sede plena, lascia i precedenti incarichi e a norma degli statuti del Capitolo della Basilica di Sant’Antonino ne diventa prevosto». Nel comunicato, a sorpresa, non si dice nulla della nomina di don Celso Dosi a sostituto di don Basini. Una nomina attesa ieri anche negli ambienti curiali. Nulla di fatto. A quanto si è appreso, il motivo del ritardo sarebbe da ricondurre agli impegni che don Dosi mantiene a tutt’oggi all’Università Cattolica e al Collegio Sant’Isidoro. Il nuovo segretario dovrebbe essere tale solo a tempo pieno, o quasi. Ragion per cui, il vescovo ha deciso di attendere. In buona sostanza, oggi come oggi, non esiste più alcun segretario vescovile. Il “filtro” del vescovo è il diacono Pierluigi Marchionni. Quest’ultimo si divide anche con il ruolo di cerimoniere vescovile, assieme a don Fabio Galli e al laico Tiziano Fermi, presidente di Domus Justinae. Un incarico - anche quello da cerimoniere - da riassegnare, visto il forfait (anche qui non ufficiale) di monsignor Renzo Rizzi, impegnato a tempo pieno come giudice del Tribunale ecclesiastico regionale. La nomina di ieri è stata accompagnata da quella di don Emanuele Massimo Musso ad amministratore parrocchiale di San Paolo in Pieve di Campi e San Giacomo in Campi (comune di Albareto, provincia di Parma). Inoltre gli è stato conferito l’incarico di collaboratore nel servizio pastorale nell’ambito dell’Unità pastorale 1 del Vicariato Val Ceno - Val Taro.
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Il testo su Libertà del 7 novembre 2008

Don Basini: la segreteria del vescovo punto d'ascolto per la città

Piacenza - Dodici anni con Monari, otto mesi con Ambrosio. Per don Giuseppe Basini si chiude ufficialmente, con la pubblicazione della nomina su il Nuovo Giornale (l’organo ufficiale della diocesi di Piacenza-Bobbio), l’esperienza di segretario vescovile. Da oggi l’ex braccio destro di due vescovi regge la parrocchia di Sant’Antonino come parroco. Farà il suo ingresso ufficiale nella basilica domenica 16 novembre alle ore 10 e 30. «Lascio un’esperienza bella per tanti motivi - ricorda don Basini -: è stata l’occasione per apprezzare una persona (il vescovo Luciano) che ha realizzato, a mio parere in modo pieno, il suo ministero episcopale, sia nella capacità di dialogo con Piacenza, sia nella relazione con i sacerdoti e con un occhio di speciale attenzione per chi vive una situazione di difficoltà». Giovane (nato a Parma il 5 maggio di 43 anni fa), dal volto buono, con il suo metro e novanta e passa di altezza ha il classico physique du rôle da segretario particolare di vescovi e cardinali. La segreteria di Monari, negli anni, è diventata una sorta di segreteria aperta, un punto di incontro tra la diocesi e la società. Il segretario, dunque, non un portaborse ma l’operatore principale di questo sportello a diretto contatto con i cittadini. «Abbiamo cercato di accogliere tutti senza nessun filtro - racconta -. Le richieste sono sempre tantissime: per appuntamenti di carattere culturale, sociale, di evangelizzazione, o anche solo per esprimere gratitudine al vescovo, stringendogli semplicemente la mano; una gratitudine di persone anche molto semplici, colpite da una relazione, da un’omelia. Sono queste le esperienze più belle e sorprendenti che porto nel cuore».
Nello studio di monsignor Monari sono passati in tanti: dal clochard al giornalista Enzo Biagi, dal cardinale Camillo Ruini all’attrice Claudia Koll, da Ernesto Olivero a don Luigi Ciotti. In media don Basini doveva fare da “semaforo” ad una cinquantina di persone alla settimana; all’inizio il lunedì, poi quando c’era tempo.
«Fare il segretario di un vescovo è un’esperienza che ti porta a conoscere la realtà della chiesa diocesana e delle istituzioni provinciali» prosegue Basini. Con l’arrivo di monsignor Ambrosio, poco o nulla sembra essere cambiato: «Il vescovo Gianni ha avuto da subito un profondo rispetto dello stile maturato in questi dodici anni». Qualcuno azzarda dei confronti: c’è chi dice che le udienze di Ambrosio sono più lunghe perché all’attuale presule piace molto chiacchierare. Sorride don Basini e, da buon segretario, se la cava con vaticana diplomazia: «Diciamo che, nel desiderio di conoscere la nostra realtà, dà maggiore spazio ai suoi interlocutori. Il compito del segretario è anche un po’, antipatico dovendo dare un ritmo alla scansione delle udienze».
Federico Frighi

Il testo integrale su Libertà di oggi 7 novembre 2008

Udienze, sacerdoti dal vescovo un giorno alla settimana

Diocesi di Piacenza-Bobbio Ufficio stampa

La seduta del Consiglio Presbiterale Diocesano


Le relazioni tra i sacerdoti, tra sacerdoti e vescovo, tra sacerdoti e laici sono state al centro della riunione del Consiglio presbiterale che si è tenuta questa mattina, giovedì 6 novembre, nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile sotto la presidenza di mons. Gianni Ambrosio e il coordinamento di don Federico Tagliaferri. Il Consiglio ha così accolto le indicazioni contenute nella relazione che, nell'ultima seduta, aveva tenuto ai presbiteri il teologo don Roberto Vignolo che a sua volta era partito dall'analisi delle relazioni di Gesù con i suoi discepoli. E' stato un dibattito che ha affrontato, con molto pragmatismo, sia le luci sia le ombre del rapporto che vi è oggi tra i membri del presbiterio diocesano: le varie indicazioni saranno ora raccolte in un documento di lavoro per agevolare il "passaggio" delle varie indicazioni da un organismo, tutto sommato riservato (il Consiglio presbiterale o "Senato del Vescovo", è appunto un organismo che collabora con il Vescovo nel governo della diocesi), a tutti i membri del clero piacentino. In chiusura alcune osservazioni del vescovo mons. Ambrosio: quello di questa mattina (sintetizziamo) è stato un confronto che ci fa crescere, tuttavia occorre tenere presenti l'importanza e la centralità della relazione con Gesù; ogni relazione deve svolgersi all'interno della fede e la presa di coscienza che quello che Gesù ha fatto con noi continua ("Il Signore è il fine della storia"); all'interno della comunità ecclesiale le relazioni siano finalizzate a consolidare il concetto di Chiesa; concretezza e attenzione alla persona in ogni relazione (una buona spiritualità porta inevitabilmente anche all'apertura e alla disponibilità verso l'altro).
Nel corso dell'incontro era stata avanzata la proposta che il Vescovo ogni settimana metta a disposizione alcune ore per incontrare i sacerdoti senza la richiesta di alcuna prenotazione. "Un momento in cui un sacerdote possa andare dal Vescovo, magari per digli solo come sta". Mons. Ambrosio ha precisato che già da tempo stava pensando ad una tale possibilità ("Mi hanno detto, alcuni non verranno, allora andrò io a trovarli"); dal prossimo anno verrà stabilito un giorno di "udienza libera" riservata al clero.
Quella di questa mattina è stata anche una seduta ricca di comunicazioni. Il vicario generale mons. Lino Ferrari ha precisato quanto segue: il 7 dicembre in cattedrale verranno ordinati alcuni diaconi, ora seminaristi del Collegio Alberoni; il 22 novembre alla Bellotta si riunirà il Consiglio Pastorale Diocesano; sempre il 22 novembre a Fiorenzuola, alle ore 16, verranno ordinati due diaconi permanenti; il 27 novembre si terrà l'incontro di formazione per il clero sull'affettività, interverrà don Enrico Parolari della diocesi di Milano; il 29 novembre faranno il loro ingresso nella sede di Veano le Suore Adoratrici ed è previsto un rito in cattedrale alle ore 16; il 23 novembre nella messa vespertina in cattedrale verranno ricordati i Vescovi piacentini defunti; il 16 dicembre ricorre il 25° anniversario della morte del vescovo Enrico Manfredini. Mons. Ferrari ha poi invitato i sacerdoti a far pervenire al Nuovo Giornale - entro dieci giorni - le eventuali modifiche da apportare alla nuova edizione dell'Annuario diocesano.
Dall'Economo, don Giorgio Bosini vi è stata la richiesta di indicazioni su alcuni temi relativi all'amministrazione della diocesi. Per il protrarsi della seduta l'argomento è stato rinviato alla prossima seduta; ricordiamo in breve i temi proposti: che cosa fare con il patrimonio delle parrocchie, non utilizzato per il culto e per l'attività pastorale, e ormai fatiscente? E' il caso di costituire un'agenzia che lo gestisca e lo valorizzi? decentrare nei sette vicariati, con il ricorso a tecnici, parte dell'attività amministrativa; trovare in ogni vicariato una persona che promuova, anche sul piano pastorale, il sostentamento del clero attraverso il Sovvenire (8 per mille); recupero crediti: molti prestiti alle parrocchie non sono rientrati e questo toglie risorse ad altri; gestione di Palazzo Vescovile: "dare forma giuridica" al Provveditore, di recente nominato; criteri per rendiconto amministrativo e bilancio di una parrocchia; rispetto delle autorizzazioni canoniche. Il Consiglio Presbiterale tornerà a riunirsi il 4 dicembre prossimo (la seduta di febbraio è stata spostata al 12 dello stesso mese).

giovedì 6 novembre 2008

NOMINE: Don Basini parroco di Sant'Antonino

Con decreto vescovile in data 30 ottobre 2008 il M. R. Basini don Giuseppe è stato nominato parroco della parrocchia di Sant’Antonino Martire in Piacenza, resasi vacante in seguito alla rinuncia dell’ultimo titolare il M. R. Zancani mons. Gabriele, legittimamente accettata in data propria. Il M. R. Basini don Giuseppe, già amministratore parrocchiale della medesima parrocchia “sede plena”, lascia i precedenti incarichi e a norma degli statuti del Capitolo della Basilica di Sant’Antonino ne diventa prevosto.

Con atto proprio dell’ordinario diocesano il M. R. Musso don Emanuele Massimo, finora vicario parrocchiale della parrocchia di Podenzano, è stato nominato amministratore parrocchiale di:
* San Paolo Apostolo in Pieve di Campi, Comune di Albareto, Provincia di Parma;
* San Giacomo Maggiore in Campi, Comune di Albareto, Provincia di Parma. Ed inoltre è stato a lui conferito l’incarico di collaboratore nel servizio pastorale nell’ambito dell’Unità pastorale 1 del Vicariato Val Ceno - Val Taro.

Piacenza, dalla Curia Vescovile, 5 novembre 2008

il Cancelliere Vescovile
don Mario Poggi

mercoledì 5 novembre 2008

Opus Dei a Piacenza, laici impegnati nella società

Piacenza - L’Opus Dei piacentina si presenta. Lo fa invitando uno dei primi numerari italiani, l’ingegner Lorenzo Revojera, e proiettando all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano lo storico filmato con le testimonianze di San Josemaria Escrivà, il fondatore dell’Opera nel 1928. Esattamente ottant’anni fa. «Non capita spesso di avere un filmato in cui parla un santo» osserva Revojera che, non a caso, definisce Escrivà «santo della vita odierna». Revojera fu il primo a Milano nel 1950, a chiedere l’ammissione all’Opus Dei. Pensionato, scrittore di libri di montagna, celibe, è numerario della prelatura.
«Per abbracciare l’Opus Dei - dice - è indispensabile la disponibilità a lasciarsi formare, fino ad arrivare ad un particolare grado di vita interiore da poter sopportare il peso di una vita impegnativa». In cui, ad esempio, c’è il cilicio, la pratica di mortificazione corporale che lo stesso Revojera ammette talvolta di far uso nei centri dell’Opera. «Far parte dell’Opus Dei significa studiare molto - mette in chiaro -, fare due mezz’ore di adorazione al giorno, la messa quotidiana. C’è un piano di vita da seguire piuttosto serio che consente poi di svolgere un apostolato a 360 gradi». C’è anche un lato oscuro della prelatura personale che Revojera ci tiene a smentire: «L’Opus Dei non ha nulla di segreto tanto è vero che abbiamo anche un sito internet che dice tutto di noi. Le porte dei nostri centri sono aperte, non c’è nulla di misterioso e anche questa supposta ricchezza è una favola. Tutte le nostre opere sociali sono assolutamente in deficit (collegi universitari, scuole, centri per l’infanzia, ambulatori)». «Queste dicerie - secondo il numerario - si sono create per due motivi: prima di tutto perché il diavolo esiste, poi perché la Chiesa è sempre stata calunniata nel passato, cominciando addirittura da Nostro Signore, andando avanti con i martiri cristiani fino a Padre Pio».
Si proietta il filmato di San Escrivà. Il suo messaggio è estremamente attuale: «La promozione dei laici nella chiesa con responsabilità apostolica formativa anche pubblica e poi il messaggio della santificazione della vita ordinaria. Il nostro lavoro può essere il cammino dello nostra santità, della nostra perfezione nel mondo, se lo facciamo con spirito di servizio. A cominciare dalla famiglia per entrare nella società e anche nella politica con la massima libertà per tutti».
I soprannumerari a Piacenza sono 4 o 5: «Ma qui abbiamo moltissimi cooperatori ed amici che seguono la nostra attività e vengono ai nostri ritiri». All’incontro è stato invitato il vescovo Gianni Ambrosio. «San Escrivà ha felicemente messo insieme - osserva il presule - l’attività umana, quindi il senso del lavoro, e l’attività di Dio attraverso la grazia».
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Il testo integrale su Libertà di oggi, 5 novembre 2008

Il ricordo di don Benzi, "pretaccio" di strada

Piacenza - L’eredità di don Oreste Benzi viene raccolta e portata avanti ogni giorno a Piacenza e provincia dalle tre comunità Papa Giovanni XXIII° che attualmente stanno ospitando 22 persone come fossero le loro famiglie. La figura del sacerdote fondatore della Papa Giovanni XXIII°, ad un anno dalla morte, è stata ricordata in San Pietro con un convegno, una proiezione e una messa (celebrata in serata dal vescovo Gianni Ambrosio). «È importante portare avanti la missione di don Oreste. Siamo tutti suoi debitori di una crescita grandissima». Gli brillano gli occhi quando ne parla Mauro Carioni, responsabile di una delle case piacentine della comunità. Tocca a lui introdurre gli ospiti, ieri pomeriggio, nella chiesa di San Pietro. «Continuare l’opera di don Oreste è il nostro impegno - ribadisce -. Lui è stato il fondatore e il trascinatore. Oggi è il tempo della comunità, dobbiamo cogliere ciò che ci ha insegnato e portarlo avanti». «Cerchiamo innanzi tutto di dare una famiglia a chi non ce l’ha: è lo slogan di don Oreste - ricorda Carioni -. Ci diceva sempre che Dio ha inventato la famiglia; gli uomini, invece, gli istituti, le case di riposo, eccetera». «La famiglia è il luogo dell’accoglienza - prosegue -, la base sicura sulla quale si possono poi fare tutti gli interventi specialistici. Sentirsi accettati ed accolti per quello che si è, è la base per accogliere le persone, anche quelle più in difficoltà. Notiamo un grande aumento di disagio giovanile, delle ragazze di strada. C’è un lavoro stupendo che fa don Giuseppe Sbuttoni sui marciapiedi: quando vengono da noi cercano il recupero».
Assente l’ex direttore della Gazzetta dello sport, Candido Cannavò, per un malore. Ha scritto “Pretacci, storie di uomini che portano il Vangelo sul marciapiedi”, citato dalla moderatrice dell’incontro, Rosanna Montani.
C’è don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana. «Don Benzi non ha avuto paura di mischiarsi con chiunque - dice -, di andare incontro ai giovani e ai meno giovani che sono in difficoltà con la semplicità, con lo spirito di accoglienza che lo contraddistingueva». «Ha trascinato la Chiesa anche nei luoghi più difficili - continua -. È stato un grande esempio. Oggi c’è la tentazione di ritirarsi in privato, di far fronte da soli ai nostri personali problemi, anche da parte delle nostre comunità cristiane. Don Oreste, invece, ha sempre invitato ad andare incontro, ad uscire là dove c’è bisogno». C’è Edoardo Martinelli, allievo di don Lorenzo Milani a Barbiana, dal 1964 al 1967 (dai 14 ai 18 anni): «Don Milani e Don Benzi: entrambi sono due mistici mancati. La dedizione, il coraggio, la coerenza sono gli elementi comuni; per il resto sono figure completamente diverse: il priore di Barbiana dà la precedenza alla scuola; don Benzi invece attraversa tutti i vicoli tortuosi della vita, anche quelli più marginali, dove ci si infanga».
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Il testo su Libertà del 4 novembre 2008

martedì 4 novembre 2008

Morto don Renato Braghieri, l'ex parroco di Statto

E' MORTO DON RENATO BRAGHIERI

E’ morto, ieri pomeriggio, all’Ospedale civile di Piacenza, don Renato Braghieri, già parroco di Statto ed ora ospite della Casa del Clero di via Torta.
Don Renato Braghieri era nato a San Lazzaro Alberoni (allora Comune autonomo) il 6 giugno 1916 ed era stato ordinato sacerdote il 16 marzo 1941. Ha iniziato il servizio pastorale come parroco di Ebbio per passare nel 1954 alla guida della parrocchia di Muradello. Dal 1972 è stato cappellano alla casa di riposo delle Suore di Sant’Anna al Gargatano; il 10 gennaio 1984 il Vescovo lo ha nominato parroco di Pigazzano e il 27 settembre 1989 di Statto.
Ha rinunciato alla parrocchia il 1° agosto 2004 e si è ritirato alla Casa del Clero.

I funerali saranno presieduti dal vescovo mons. Gianni Ambrosio e saranno celebrati domani, 5 novembre, alle ore 9,30 in cattedrale.

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

domenica 2 novembre 2008

Sant'Antonino, don Basini parroco il 16 novembre

Piacenza - Don Giuseppe Basini, il nuovo parroco della basilica di Sant’Antonino, farà il suo ingresso solenne domenica 16 novembre (alle ore 11) in occasione della festa della traslazione delle reliquie del santo. Lo ha reso noto il foglio informativo settimanale della parrocchia della cattedrale, Domus notizie, diffuso ieri. La nomina di don Basini - si legge sempre nel foglio - arriva contemporaneamente alla rinuncia di monsignor Gabriele Zancani per motivi di salute. Il decreto di nomina firmato dal vescovo dovrebbe essere reso pubblico - dopo una lunga attesa - alla volta di giovedì prossimo. Contestualmente sarà resa nota anche la nomina del nuovo segretario vescovile, don Celso Dosi, che andrà dunque a prendere il posto di don Giuseppe Basini. La lunga attesa per la pubblicazione dei relativi decreti vescovili potrebbe essere legata al fatto di voler raggruppare in una sola “infornata” un certo numero di nomine: quelle appena citate e, probabilmente, alcune altre.

Il testo su Libertà del 2 novembre 2008

Ambrosio: Ognissanti è una festa di famiglia

Piacenza - «È una festa di famiglia quella che noi celebriamo oggi, la festa della famiglia di Dio. La festa di tutta la Chiesa, quella celeste che ha raggiunto il traguardo atteso dall’uomo e voluto da Dio e la Chiesa pellegrinante, ancora in cammino verso la meta ultima definitiva».
Il vescovo Gianni Ambrosio si è rivolto così ai fedeli che ieri hanno affollato il cimitero urbano per la festa di Ognissanti, nel primo dei due giorni dedicato a chi non c’è più. Era la prima volta del vescovo Ambrosio in questa particolare celebrazione che per tradizione si tiene all’aperto, con l’altare posto davanti al famedio e la gente in piedi nel vialetto centrale e, chi non ci sta, tra le lapidi dei sepolcri ornate di fuori.
«È motivo di consolazione - dice il vescovo - sapere che abbiamo molti amici che hanno vissuto e vivono l’amicizia in Dio. Ora la vivono nella pienezza. Questi amici che ci hanno accompagnato e preceduto vivono per sempre l’amicizia in Dio ma non dimenticano l’amicizia con ciascuno di noi, anzi ci assicurano la loro compagnia e la loro preghiera». Il Vangelo di ieri presentava l’annuncio delle beatitudini. «I santi sono l’interpretazione convincente di questa pagina - osserva il presule -; la vita quotidiana, anche nei suoi aspetti apparentemente banali, anche nei suoi lati a volte oscuri, negli ostacoli di cui è piena, è la strada della santità, è il luogo in cui vivere e testimoniare la fede, la speranza, la carità». La certezza cristiana: «I nostri fratelli e le nostre sorelle che oggi festeggiamo sono beati perché hanno accolto l’annuncio del Vangelo, l’hanno vissuto qui su questa terra. Ci ricordano che anche noi siamo chiamati ad essere un giorno totalmente partecipi della vita di santità e di amore in Dio». «I problemi di ogni giorno sono importanti ma non possiamo lasciarci chiudere nel nostro piccolo mondo quotidiano - prosegue Ambrosio - perchè rischiamo di dimenticare il grande desiderio di santità, di vita nuova presente in noi. Siamo invitati a rispecchiarci nelle beatitudini che sono innanzi tutto un dono e che diventano un impegno, una testimonianza di vita da attuare nella fedeltà e nella coerenza».
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Il testo integrale su Libertà di oggi, 2 novembre 2008

sabato 1 novembre 2008

Il ricordo di don Benzi ad un anno dalla morte


Piacenza - I membri della Comunità Papa Giovanni XXIII presenti nella Diocesi di Piacenza –Bobbio organizzano un evento commemorativo per ricordare il primo anniversario della morte – per noi nascita al cielo – del proprio Fondatore Don Oreste Benzi. La Comunità Papa Giovanni XXIII è presente nella provincia di Piacenza con 3 Case Famiglia ( a Caorso, a Piacenza, a Fiorenzuola), 1 casa di preghiera ed accoglienza (Rottofreno), 2 famiglie accoglienti per un totale i 14 aderenti. Attualmente sono accolte 20 persone. Nel mondo si calcola che ogni giorno circa 40 mila persone mangiano alla tavola predisposta dalla Comunità, che è ormai presente in tutti i continenti con le su strutture ed attività di condivisione. La Comunità Papa Giovanni XXIII ha scelto di ricordare la scomparsa di Don Oreste il giorno 3 novembre 2008 nella Chiesta di San Pietro a Piacenza (Via Carducci angolo Via Romagnosi) attraverso un evento commemorativo articolato in più fasi:
ore 17,30 Tavola Rotonda sul tema educativo: Si parla di emergenza educativa. Chi è in emergenza? I figli che non ascoltano? I genitori che non sanno che fare? La società? Intervengono Candido Cannavò, autore di Pretacci e già direttore ella Gazzetta dello Sport Don Nicolò Anselmi, direttore dell’Ufficio Nazionale di Pastorale Giovanile-Cei Edoardo Martellini, alunno di Don Lorenzo Milani e Coordinatore Centro Studi L.Milani di Vichio
Ore 19,30 Ascoltiamo don Oreste attraverso la proiezione del documentario-intervista “Do you love Jesus”
Ore 20,30 Ascoltiamo don Oreste attraverso la lettura di suoi scritti sui temi educativi Ore 21 Santa Messa presieduta dal Vescovo di Piacenza S.E. Gianni Ambrosio.