giovedì 29 aprile 2010

Con il 5X1000 Domus Justinae restaura la cappella di San Martino

Tempo di dichiarazioni dei redditi. Come saprete c'è una possibilità per sostenere le associazioni(quelle iscritte agli albi proviniciali di promozione sociale) attraverso la firma del 5 x 1000 nel MODELLO CUD 2010 o in altri moduli per la dichiarazione dei redditi, firma che ovviamente al contribuente non comporta alcuna spesa aggiuntiva. Tante si propogono, poche dicono espressamente che cosa faranno con i contributi. Una di queste è l'Associazione Domus Justinae che riunisce i volontari della cattedrale di Piacenza-Bobbio. I contributi devoluti attraverso le firme in questo anno 2010 verranno destinati al restauro della cappella di San Martino che si trova appunto nel Duomo di Piacenza.
Per aiutare Domus Justinae, nel 1° riquadro (volontariato e associazioni di promozione sociale) si deve firmare e inserire il numero del codice fiscale del beneficiario: 91081610338.

giovedì 22 aprile 2010

Missione Popolare due, verso il secondo anno

Relazione dell’Ufficio diocesano per la pastorale presentata da mons. Giuseppe Busani al Consiglio Presbiterale Diocesano (22 aprile 2010)

MISSIONE POPOLARE DIOCESANA:
VERSO IL SECONDO ANNO


‘HO CREDUTO, PERCIÒ HO PARLATO’


1. LE TAPPE DEL CAMMINO

Nel Consiglio Pastorale diocesano del 20 marzo si sono raccolti i primi suggerimenti in vista del secondo anno della MPD. Oggi, 22 aprile, il confronto avviene nel Consiglio presbiterale. Nei prossimi mesi si continuerà il confronto con i responsabili degli uffici pastorali e con altri organismi per elaborare insieme contenuti, forme e iniziative del cammino del secondo anno.
Nella Veglia di pentecoste di sabato 22 maggio, ci riuniremo in cattedrale per invocare insieme lo Spirito santo sul cammino della Missione popolare

Nei mesi di Settembre-ottobre sono in programma alcuni giorni dedicati specificamente alla formazione e all’approfondimento :
- Con gli operatori pastorali nel Convegno pastorale di Pianazze (venerdì 10-sabato11settembre)
- Con il clero nelle giornate di fine settembre all’Alberoni
- Con gli animatori della MPD nei tre sabati di ottobre (9,16,23)


2. PRIMI ORIENTAMENTI PER IL SECONDO ANNO

Abbiamo immaginato la MPD come un processo aperto, come ‘cantiere aperto’. Non abbiamo scelto la strada di una ‘progettazione lineare’, che prevede a monte la pianificazione di tutti i passaggi, ma di operare con una logica progettuale più dialogica. La progettazione lineare si basa un programma dettagliato che deve essere pronto fin dall’inizio, la ‘progettazione dialogica’ si basa su orientamenti di fondo e progressive costruzioni e adattamenti.
Iniziamo perciò a preparare il secondo anno: a immaginare contenuti, ipotizzare iniziative e percorsi nella speranza che siano generativi e fecondi. E lo facciamo alla luce di una ripresa critico-propositiva del percorso del primo anno. Il secondo anno deve essere in chiara continuità con il primo anno.

1.1 In continuità con il primo anno: ‘Una Chiesa che si radica’

­ La missione mira a dare nuova energia ed ‘entusiasmo evangelico’ alla vita ordinaria delle nostre comunità:
riscoprendo e rivitalizzando ‘le esperienze fondamentali-costitutive dell’esperienza cristiana’,
mantenendo accesa la sensibilità e l’apertura all’altro che in noi e attorno a noi cerca il Signore.
­ La missione è popolare, ossia esercitata da tutti; gli animatori svolgono la funzione di ‘punti di riferimento’ e di ‘facilitatori”. Tutti sono missionari e perciò invitati a mettersi in gioco sulla strada della collaborazione-corresponsabilità.
­ Nei prossimi due ritiri si continua l’esercizio di ‘familiarità orante’ con la parola di Dio: quali correzioni-miglioramenti in base all’esperienza vissuta? (ad esempio maggiore cura degli inviti e di alcuni momenti della ‘lectio’, silenzio, confronto, preghiera…)
- Per l’estate sarà stampato il ‘sussidio’ per continuare l’esercizio della lettura orante del Vangelo di Luca, perché sia a disposizione di tutti.

­ Per vivere il secondo anno in continuità, ma senza inutili ripetizioni: in quale forma si potrebbe mantenere l’esercizio di familiarità orante con la Parola di Dio?
(Es. sono proponibili ‘tre sere’di lectio-esercizi spirituali nei grandi centri della Diocesi?...)


1.2 Secondo anno: Il Vangelo come risorsa per la vita delle persone.

Se la dinamica di fondo del primo anno è in un certo senso ‘l’andare in profondità’, ‘il radicarsi’; la dinamica di fondo del secondo anno potrebbe essere quella ‘dell’apertura’, ‘dell’invito’. La chiesa è consapevole di avere nel vangelo un dono e una risorsa insostituibili per la vita buona del mondo e di ogni persona, una parola unica sul nascere, sull’amare, sul soffrire, sul morire… Il Vangelo infatti è la notizia di una bontà radicale, sempre nuova, di cui solo Dio può essere soggetto e garante. Per questo la Chiesa invita e invitando ascolta e accoglie, si fa ospitale”. Invita non perché si senta sola, ma perché ha un dono grande da condividere, che non appartiene solo a lei.
- Una chiesa che invita a condividere il Vangelo (accolto, annunciato e pregato) come Parola Buona
- sulla fragilità (felicità e sofferenza / sofferenza e fragilità)
- sulle relazioni (vita affettiva)
- sul modo di vivere il tempo (festa, lavoro)
- sulla cittadinanza
- Potrebbe risultare utile riprendere quattro delle dieci ‘corde’ richiamate nella Lettera pastorale del Vescovo che tentavano di delineare l’immagine di Chiesa missionaria: Chiesa ospitale, coinvolgente, affettiva, aperta.
- La Missione a lo scopo di far giungere il Vangelo a tutti: occorre insieme costruire le modalità e le forme e lo stile per allargare le relazioni.



3. LE POSSIBILI PISTE DI LAVORO

- Accrescere-allargare gli inviti alla condivisione del Vangelo.
- Proporre momenti di dialogo e incontro nel territorio
- Programmare appuntamenti ‘specifici’ con attenzione a particolari ambiti della vita umana. (il Vangelo come parola buona per chi vivere nella fragilità; il vangelo parola per chi lavora; ecc…)
- Favorire l’accesso - ospitalità nei luoghi di preghiera: chiese aperte in orari vicini alle esigenze delle persone
- Luoghi e opportunità di dialogo là dove si incontrano le persone: Agorà, cortile dei gentili
- Offrire momenti di dialogo e apertura con il territorio e la città attraverso forme e linguaggi differenziati.
- Vivere la Chiesa nelle vie, nelle piazze, nei luoghi di vita perché anche lì c’è Vangelo da ascoltare e portare alla luce.

Consiglio Presbiterale: unità pastorali scelta per testimoniare il Vangelo

Si riunito questa mattina, giovedì 22 aprile, nella sala degli Affreschi di Palazzo vescovile di Piacenza, il Consiglio diocesano presbiterale. Il vicario generale monsignor Lino Ferrari si è tra l'altro soffermato sulle iniziative in programma nelle prossime settimane: inizia oggi a Piacenza il sessantesimo congresso nazionale della Fuci; il 25 aprile si tiene la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (appuntamento – ha precisato il Vicario generale - da valorizzare); il 27 aprile si terrà l’inaugurazione della nuova sede, in via Vittorio Veneto, dell’Istituto La Casa di Piacenza: è un’occasione, sono parole di mons. Ferrari, per far conoscere maggiormente questo servizio; ricorre il decimo anniversario della Beatificazione di Madre Rosa Gattorno, fondatrice delle Figlie di Sant’Anna (manifestazioni e celebrazioni il 4-5-6 maggio); il 30 aprile inizierà il Tour de Vie dei giovani; il 9-10-11 giugno si terrà il pellegrinaggio a Roma di un gruppo di sacerdoti per partecipare alla chiusura dell’anno sacerdotale. Il Consiglio presbiterale tornerà a riunirsi il prossimo 20 maggio.

CALENDARIO LITURGICO. Al termine anche una comunicazione di mons. Maggi che ha ricordato al Consiglio che è ormai in fase di conclusione l’iter di stesura del Calendario liturgico della Chiesa di Piacenza –Bobbio; presto verrà trasmesso a Roma per l’approvazione definitiva; restano ancora in discussione le date di alcune ricorrenze di Santi, tra cui quella di San Savino; gli interessati possono far pervenire alla commissione le loro osservazioni. Da parte sua il Vescovo ha sottolineato che S. Gerardo, inserito nel nostro Calendario, poiché patrono di una diocesi importante come quella di Potenza, merita una maggiore considerazione anche da parte dei piacentini.


UNITA’ PASTORALI. Introdotto dal Vescovo, è stata poi la volte dell’intervento di don Cristiano Alrossi, della parrocchia di San Rocco al Porto, diocesi di Lodi. Il sacerdote ha sintetizzato i risultati di una sua ricerca sulle Unità Pastorali della nostra diocesi, ricerca compiuta per la propria tesi discussa all’Università teologica di Milano. Don Alrossi ha messo in collegamento le Unità pastorali con la Missione (rapporto che non deve mai venire meno) e questo è giustificato dal fatto che la loro finalità è essenzialmente l’evangelizzazione. La loro costituzione non è un fatto di “ingegneria ecclesiastica”, ma una scelta della diocesi per testimoniare il Vangelo nella società di oggi. Alla loro base vi è il principio della sussidiarietà con aperture al nuovo quali un maggiore spirito di collaborazione e la corresponsabilità dei laici. Il tutto in una concezione di una diocesi in rete in cui “l’altro” sia visto con occhi diversi. Alla base il concetto del “cantiere aperto”. Su queste riflessioni si è aperta la discussione. E’ stato osservato che le Unità pastorali hanno rivelato una disponibilità al nuovo, ma ora occorre, oltre alla buona volontà, anche una precisa determinazione; le Unità pastorali sono state proposte dal Sinodo vent’anni fa con una scelta profetica, ma oggi siamo in ritardo sulla loro attuazione (occorre rivedere, tra l’altro, gli impegni dei preti e la loro distribuzione sul territorio); ribadito lo stretto rapporto tra Unità pastorali e Missione, è stato sottolineato da più parti che quest’ultima ha finora evidenziato come molte iniziative (esercizi spirituali, missione dei ragazzi, ecc.) siano state possibili – ed abbiano avuto successo - proprio grazie alle nuove circoscrizioni. Tra i vantaggi, sono stati segnalati anche quelli possibili per la gestione del patrimonio, tra cui le molte chiese. Tra i vari aspetti sottolineati dagli intervenuti vi è stata la costante delle relazioni (fatto determinante nell’evangelizzazione), che hanno trovato un forte sostegno proprio nelle Unità pastorali. E’ questo un tema che per molti è da approfondire e da valorizzare anche con proposte concrete.

CAMMINO DELLA MISISONE POPOLARE. E’ stata poi la volta di mons. Giuseppe Busani che, in qualità di vicario episcopale per la pastorale, ha fatto il punto sull’andamento della Missione popolare: le tappe del cammino percorso, i primi orientamenti per il secondo anno, le possibili piste di lavoro. Nella discussione che ne è seguita, è stata sottolineata la disponibilità dei religiosi; nella programmazione del prossimo anno dovrà essere messa in conto anche la Giornata mondiale della gioventù; è il caso di pensare pure ad incontri per categorie come nella missione del Duemila; privilegiare il problema delle relazioni, soprattutto della relazione con il Signore; importante la visita alle famiglie per portare il Vangelo; valutare con attenzione i “modi” per evangelizzare sull’esempio del Vangelo (Gesù che cammina con gli apostoli, che si ferma a mangiare con loro...); valorizzare anche la grande ricchezza delle associazioni di volontariato che operano nell’assistenza (sono circa trecento).

L’INTERVENTO DEL VESCOVO. Nel suo intervento il vescovo mons. Ambrosio ha espresso il suo compiacimento per la numerosa partecipazione alla celebrazione che lunedì scorso in cattedrale per ricordare i cinque anni del Pontificato di Benedetto XVI, occasione con la quale la Chiesa di Piacenza ha espresso anche la sua vicinanza al Pontefice. Mons. Ambrosio ha poi auspicato che la fase diocesana del processo di beatificazione di don Beotti possa concludersi tra breve nonostante siano sorte alcune difficoltà che si spera siano solo procedurali; facendo poi riferimento alla Missione popolare ha chiesto che la nostra comunità possa crescere insieme nella mente, nelle relazioni, nella vita, nella progettualità e nell’operatività. Importante il problema dei “modi” con i quali testimoniare il Vangelo: occorre essere attenti non tanto alle strutture, ma alla partecipazione e decisive sono le relazioni. E il tutto deve essere visto e vissuto nell’ambito della Missione tenendo presente che ogni iniziativa diocesana non deve mai mortificare la progettualità della base.


mercoledì 21 aprile 2010

Fiera di Primavera, alla Galleana con i ragazzi del fare

In queste settimane è diventata ormai tradizione, in tutte le maggiori piazze italiane, imbattersi nella "Fiera Primavera" e lasciarsi coinvolgere dallo slancio, generosità e idealismo dei Ragazzi per l'Unità (diramazione del Movimento dei Focolari).

Questi ragazzi ricordano anche ai grandi che sotto una spinta ideale ci può essere un progetto concreto e la possibilità di realizzarlo, unendo la tensione ad un mondo più unito con la capacità di cominciare a costruirlo, rimboccandosi le maniche e lavorando insieme al cantiere dell'amore reciproco.

Quest'anno la manifestazione giunta alla sua quattordicesima edizione a Piacenza, si sposterà al Parco della Galleana e si terrà domenica 25 aprile (dalle 10.00 alle 18.00).

Alla Fiera parteciperanno diverse scuole piacentine sia della scuola primaria, che delle medie.
Scuole, oratori e associazioni si daranno appuntamento in un mercatino tutto speciale, fatto di giochi, animazione, musica e tanti stand in cui comprare i lavori realizzati da questi piccoli artigiani. Al mattino è prevista una corsa campestre organizzata dai giovani, che coinvolgerà tutti i presenti e a mezzogiorno il TIME OUT, un momento di pausa, di riflessione per la pace del mondo con la presenza delle autorità. A questo momento in particolare sono invitati a partecipare gli organi di stampa.

Lo scopo della Fiera? Vivere e diffondere la "cultura del dare", ricavando fondi con cui continuare a finanziare in particolare i progetti di sviluppo portati avanti dai Ragazzi per l'Unità del Congo, Repubblica Domenicana e dell'Amazzonia in Brasile.

Anche quest’anno le scuole coinvolte hanno aderito al progetto “ColoriAMO la città per un mondo unito” che prevedeva diverse tappe per sensibilizzare ed educare i ragazzi alla cultura del dare, alla relazione e alla prosocialità.

La Fiera Primavera è una di queste tappe e anche a Piacenza vuole rappresentare il momento per dare colore alla nostra città, il colore dell’amore universale, dell’incontro tra le culture, il colore della cultura del dare. Anche quest’anno la Fiera è organizzata in collaborazione con il Comune di Piacenza, in particolare con l’assessorato al Futuro.

Ciao Matteo, mandaci una bomba di santità

Matteo Castagnetti, 18 anni, ha perso la vita perchè, sulla sua bici, stava percorrendo tranquillamente una strada di città quando si è trovato in mezzo ad uno scontro tra due auto e ne è stato drammaticamente coinvolto. Come essere uccisi da un proiettile vagante mentre si passeggia tranquillamente per strada. Vogliamo ricordare la sua figura di scout pubblicando l'omelia di don Federico Tagliaferri, pronunciata ieri, durante l'ultimo saluto.

“Vi ho chiamato amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio, l’ho fatto conoscere a voi.” Questo fare conoscere è più di un semplice dire con le parole, è un rivelare, un comunicare, un rendere partecipe l’altro di ciò che io possiedo, di ciò che io sono.
Gesù manifesta il desiderio di Dio di rendere partecipe l’uomo, di ciò che Dio è. Dalle mani stesse di Dio, l’uomo ha preso forma quando ancora era terra da plasmare, dal soffio di Dio messo nelle narici ha preso vita, movimento, spirito e così è stato per tutta la storia della salvezza fino a Gesù che ha rivelato il volto del Padre, ha accolto, ascoltato, guarito, ha dato il perdono anche dalla croce, ha emesso lo spirito e con il Padre ha effuso lo Spirito il giorno di pentecoste.
Queste, sono alcune delle azioni che Dio compie per rivelare, per rendere parte l’umanità della sua divinità, quasi volesse cancellare quella differenza che c’è tra creatore e creatura.
In fondo gli amici sono così: non stanno su piani differenti, ma sullo stesso piano, stanno accanto, camminano vicini. La morte e risurrezione di Gesù sono proprio il gesto estremo e supremo: vincere il peccato e la morte perché anche noi possiamo vivere in eterno con Lui: essere amici per sempre.

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.” Chi ti ama ti rende partecipe della sua vita, ti dà quello che ha, cioè se stesso. Dio ci mostra tutto questo anche attraverso le persone che ci mette accanto….anche i nostri amici sono il modo che Dio sceglie di mostrarci la sua amicizia, il modo che Dio sceglie di consegnarsi in un’amicizia.
E’ vero che in questi giorni non c’erano parole. E non c’era bisogno che ci fossero!!!! Nel nostro ritrovarci abbiamo messo in mezzo la preghiera, la Parola di Dio, ma la parola che ci è stata data, la vera parola ad essere al centro era Matteo. Matteo è stato una parola di Dio detta a noi, per fare conoscere, per dirci, per dirsi, e non mi pare che sia stata troppo sussurrata…Matteo è stato una parola pronunciata con vivacità, con sensibilità, con la voce che cantava e con la capacità di compiere tanti gesti.

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” Anche nella morte sei stato una parola forte. Il modo con cui te ne sei andato ci dice che tra noi c’è qualcosa che non va: nello stile del fare le cose, nel servirci dei mezzi che abbiamo, nell’atteggiamento con cui viviamo la vita che spesso è superficiale e non curante di quel soffio di divinità che ci portiamo dentro.
Ma quella morte non ha spento le parole che ci hai detto, non ha spento la parola della tua presenza, l’ha scolpita in modo ancora più marcato e profondo dentro di noi.

“Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.” Oggi non conosciamo ancora fino in fondo ciò che il Signore ha voluto dirci con la presenza di Matteo, ma ci sentiamo interpellati perché ognuno viva con la coscienza di essere una parola di Dio della all’umanità, una parola che può fare molto bene, una parola espressione di amore. “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.”
Nella riflessione che Matteo ha scritto in Terra Santa definiva così il santo sepolcro: “Una calamita, ecco come definirei il Santo Sepolcro, che attira qualsiasi confessione.” Tu Matteo, sei una calamita! Guarda in quanti ci hai portati qui, oggi e da te accogliamo l’invito/comando del vangelo: “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.” Cum-mandare, è un raccomandare con forza, ma anche suona come un invio. Invito a non fermarsi, ad imparare, a continuare a vivere nell’amore e dell’amore che Dio ci ha seminato dentro. A vivere della fede, della comunità, del servizio, della strada, dell’impegno attivo che Matteo ci ha testimoniato con il percorso scoutistico e nella vita di ogni giorno.

“Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.” Quando Matteo è partito per la Terra Santa, i suoi genitori, gli avevano chiesto di essere i loro occhi, i loro piedi, le loro orecchie, il loro cuore….in definitiva di fare questa esperienza anche per loro e di portare qualcosa da quella terra. Matteo si era dato da fare: rosari, pietre, benedizioni, strofinamenti su pietre sacre. Al ritorno, portando questo nutrito pacchetto lo ha consegnato loro dicendo: “Questa è una bomba di santità”.
Ebbene, ora che sei ripartito, Matteo, ti chiediamo un’altra bomba di santità, te la chiediamo tutti: che sia di fede, di speranza e di amore. Mandacene tanta e fai in modo che scoppi, permetttendoci di compiere fino in fondo il cammino qui e per poter poi arrivare e ritrovarci dove sei tu. “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!”.
Buona strada!!!

martedì 20 aprile 2010

Africa Mission contro i tagli alle tariffe agevolate

In merito al decreto varato dal Governo nei giorni scorsi, che dal primo di aprile cancella le tariffe postali agevolate per l’editoria, Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo - associandosi alle prese di posizione già espresse dalla Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (Focsiv), alla quale aderisce, e da diverse realtà associative e del mondo del non profit - auspica che si possa trovare al più presto una soluzione giusta ed equa alla situazione che si è venuta a creare.

“Anche la nostra organizzazione - dichiara il direttore di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, Carlo Ruspantini - viene fortemente colpita da questo provvedimento. Come conseguenza del decreto appena varato, le spese di spedizione delle 13mila copie della nostra rivista periodica ‘Anche tu insieme’, strumento fondamentale per informare i nostri sostenitori sulle attività che portiamo avanti da 38 anni in Uganda e per sensibilizzare sul valore della solidarietà, sono più che quadruplicate, creando una situazione assolutamente non sostenibile per i nostri bilanci”.

“Ci auguriamo - continua il direttore Ruspantini - che venga trovata al più presto una soluzione a questa situazione, che ci mette in grande difficoltà e va a colpire indirettamente anche la nostra azione di raccolta fondi finalizzata a sostenere i nostri progetti di promozione dello sviluppo in Africa”.

mercoledì 14 aprile 2010

La Missione Popolare dei ragazzi

Domenica prossima, 18 aprile, si terrà a Piacenza la Missione popolare ragazzi. Di seguito riportiamo una scheda predisposta dall’Ufficio per la pastorale con la quale viene presentata l’iniziativa con un cenno al percorso che sta compiendo la Missione.

MISSIONE POPOLARE RAGAZZI

18 aprile 2010

Gennaio – marzo: i primi tre mesi di Missione Popolare Diocesana

Si è conclusa positivamente la prima fase degli esercizi spirituali nelle Unità pastorali della Diocesi. In ogni Unità si è svolto, entro la Pasqua, il fine settimana di ritiro. Al centro dell’esperienza vi è stata la ricerca di un rapporto di famigliarità con il Vangelo di Luca: lectio divina, celebrazione, silenzio e condivisione hanno caratterizzato questo primo momento della Missione Popolare Diocesana.

Ad ogni Unità pastorale è stato chiesto di continuare a proporre, nella quotidianità, la lettura e il confronto con il Vangelo di Luca con la forma ritenuta più opportuna (lettura personale, incontri comunitari mensili o settimanali, gruppi di Vangelo nelle case,…).

Nei mesi di settembre ottobre, in coincidenza con l’avvio delle attività del nuovo anno pastorale, si terrà il secondo ritiro, mentre in Avvento il terzo ritiro del primo anno di Missione Popolare.

Nella seduta del 20 marzo il Consiglio pastorale diocesano ha iniziato ad impostare il programma del secondo anno di missione che sarà presentato nel tradizionale convegno pastorale alle Pianazze nei giorni 10 e 11 settembre.

Domenica 18 aprile 2010: Missione Popolare ragazzi

Nell’ambito delle iniziative del primo anno di Missione Popolare la Diocesi di Piacenza-Bobbio vivrà domenica 18 aprile 2010 la giornata di apertura della Missione ragazzi. L’iniziativa si rivolge a tutti i bambini e ragazzi coinvolti nelle attività di catechismo e dei movimenti ecclesiali della Diocesi.

I ragazzi, insieme ai giovani ed agli adulti, sono infatti missionari, soggetti e non solo destinatari della Missione. Anzi, sono una risorsa per la comunità, perché aiutano tutti a dire con freschezza e semplicità la perenne novità del Vangelo.

La giornata ha come motivo ispiratore il testo del Vangelo di Giovanni 21,1-19 proposto dalla liturgia della domenica, la terza del tempo di Pasqua. La segreteria della Missione Popolare ha elaborato un sussidio (scaricabile dal sito missionepiacenzabobbio.org) contenente le proposte per l’animazione per la giornata (riflessioni, attività, canti) e informazioni utili.

La mattinata nelle Unità Pastorali

Le attività della mattinata avverranno in contemporanea nelle 38 Unità Pastorali della Diocesi. La traccia comune (che verte sul brano di vangelo della domenica, riletto in chiave missionaria) sarà personalizzata dalle locali equipe di catechisti ed educatori.

Il pomeriggio a Piacenza

Per facilitare l’affluenza sono stati individuati sei luoghi della città in cui far arrivare i ragazzi dei vari vicariati della Diocesi.

Vicariato Piacenza e Gossolengo: Piazza Cavalli

Vicariato Val d’Arda: Piazza Cittadella

Vicariato Val Nure: Giardini Merluzzo

Vicariato Bassa e Media Val Trebbia e Val Luretta: Piazza Borgo

Vicariato Val Tidone: via IV Novembre (Cheope)

Vicariato Bobbio, Alta Val Trebbia, Aveto, Oltre Penice: via Croce (S. Giovanni in Canale)

Vicariato Val Taro e Val Ceno: Piazza Sant’Antonino

Per tutti coloro che arrivano in treno il luogo di accoglienza è ai giardini Merluzzo

Alle ore 15.00 tutti i ragazzi convoglieranno in piazza Cavalli per vivere il momento dell’accoglienza. Ogni Unità pastorale porterà con se una parte del “rotolo dell’Exultet” con le firme dei ragazzi; questi pezzi di stoffa verranno uniti per formare il lungo rotolo dell’Exultet (sarà lungo oltre sessanta metri) che sarà portato, percorrendo via XX settembre, sino in Cattedrale.

Sono previsti i saluti di esponenti delle istituzioni. Interverrà il sindaco di Piacenza Roberto Reggi.

Alle ore 16.00 il Vescovo mons. Gianni Ambrosio accoglierà i ragazzi sul sagrato della Cattedrale per dare inizio alla celebrazione eucaristica. Sono invitati a concelebrare tutti i presbiteri che accompagnano i ragazzi.

Accogliendo i ragazzi mons. Ambrosio apporrà lui stesso la firma sul rotolo dell’Exultet.

Durante la celebrazione eucaristica il Vescovo consegnerà ad un ragazzo e ad un catechista di ogni Unità Pastorale una lampada. Il significato di questo gesto è espresso chiaramente nella formula di consegna: “Ricevete questa lampada accesa alla fiamma viva del cero pasquale, portatela nelle vostre comunità, mantenetela accesa con l’olio della vostra sincera amicizia con Gesù e della vostra gioiosa fraternità.”

martedì 13 aprile 2010

Giovedì i funerali di don Andrea Mutti

I funerali di don Andrea Mutti, parroco del santuario di Strà si terranno giovedì
prossimo, 15 aprile, alle ore 10, nel santuario di Strà, Madonna delle
Genti. Saranno presieduti dal vicario generale monsignor Lino Ferrari, essendo
il vescovo monsignor Ambrosio impegnato a Bruxelles, con la Comece. La salma, ora all'ospedale di Castel San Giovanni, sarà trasferita nel

Santuario domani, mercoledì, alle ore 10.

Morto il rettore del santuario di Strà

E' morto questa mattina, all'ospedale di Castel San Giovanni, dov'era
ricoverato da alcune settimane, don Adrea Mutti, parroco di Strà di
Nibbiano.
Nato a Parigi il 28 aprile 1929, rientrata la famiglia in Italia, ha
studiato nel seminario vescovile. E' stato ordinato sacerdote il 7 giugno
1952 ed ha iniziato il servizio pastorale come curato di Pianello
interessandosi della zona di Strà dove ha seguito la formazione di un nuovo
nucleo abitato che, per merito suo, doveva trasformarsi in parrocchia di cui
assumerà la guida, come parroco, il 1° agosto 1957. A lui si deve la
realizzazione dell'importante santuario mariano Madonna delle Genti di Strà
di Nibbiano.

domenica 11 aprile 2010

Sindone, 12 anni fa andò così /2

L'unico stridore nel pellegrinaggio computerizzato di fine millennio
è il vecchio pullman del “Centro Manfredini” di via Beati. A metà fra lo
scuolabus e le corriere che giravano per la provincia nei primi anni '70,
lo sgangherato torpedone blu, guidato dal prete in persona (don Angelo
Bortolotti), alla fine ce l'ha fatta e, sbuffando, è arrivato pure lui
a Torino. Neppure troppo indietro rispetto ai nove pullman granturismo
affittati dalla diocesi. Per il resto l'ostensione di fine millennio è
tutta proiettata verso il futuro. Prima di tutto l'accesso limitato e a
numero chiuso: 50 mila persone al giorno. Non una di più. Senza il tagliando
bianco (è gratuito) non c'è verso di entrare. Si prenota attraverso un
numero verde oppure “navigando”in Internet. Addio anche alle lunghe code
massacranti sotto il sole o la pioggia di Torino. Stavolta c'è un tunnel
formato da gazebo bianchi che corre in mezzo ai freschi giardini reali
e ogni tanto anche panchine di legno su cui riposare. Ti metti in fila
e scopri un'altra novità: non ci sono giapponesi. I visitatori sono quasi
tutti italiani e in maggioranza pellegrini. Vengono da ogni parte d'Italia.
Il gruppo che precede i piacentini è di un comune del torinese, Torsello,
distante dal capoluogo piemontese come Rivergaro lo è da Piacenza. Sono
arrivati in 500 e ritorneranno nelle loro case rigorosamente a piedi. «
Per fare penitenza», dice il prete che li guida. La coda procede veloce
fra pannelli appesi che raffigurano le ostensioni svoltesi a Torino negli
anni passati (dalla prima, nel 1578, a quella del 1978) e cartelli che
invitano al silenzio e al raccoglimento. Tra le barriere di controllo.
All'ultima se non si ha il codice giusto non si passa. Il percorso didattico
ha il suo culmine nella sale di prelettura, dove un filmato mostra il lenzuolo
della Sindone a grandezza naturale e ne illustra i segni impressi in negativo.
Poi l'ingresso in duomo da una porta laterale dopo aver visto i ponteggi
attorno alla cupola ancora sotto restauro in seguito al furioso incendio
dell'11 aprile scorso. Nella penombra spunta la teca illuminata. La Sindone,
un telo rettangolare di 4 metri e mezzo per uno e dieci, è lì, racchiusa
in un sarcofago di vetro da quasi quattro tonnellate. Stavolta l'hanno
realizzato anti-tutto: furto, incendio, terremoto, bombe. Intorno alla
teca tutto un drappeggio di velluti viola, il colore della liturgia. A
gruppi di 50 ci si ferma per circa due minuti. Giusto il tempo per uno
preghiera e un'emozione. Alla fine si esce nel cortile del palazzo reale:
un'ora di visita è terminata l'ostensione più veloce del millennio.
F.Fr.

Da Libertà, 26 aprile 1998

Sindone, 12 anni fa andò così /1

Commozione, incredulità, lacrime sui volti della gente all'uscita dal
duomo di Torino. Potenza della Sindone, il lenzuolo in cui la tradizione,
ma non la scienza, vuole avvolto il corpo di Gesù morto in croce. Al pellegrinaggio
organizzato dalla diocesi per l'ostensione di fine millennio era tutto
esaurito già da tempo: dieci pullman, oltre cinquecento persone provenienti
per lo più da Piacenza, Vigolzone e Borgonovo. Molti quelli che sono dovuti
rimanere a casa.
Primo dei piacentini ad entrare nella cappella della
Sindone è stato il vescovo Luciano Monari, accompagnato dal segretario
don Giuseppe Basini. «La Sindone è un aiuto a contemplare e a guardare
il Cristo - ha detto il vescovo nell'omelia officiata nella chiesa di Santa
Giulia all'arrivo del pellegrinaggio -. Su quel telo si possono vedere
i segni della sofferenza di Cristo che sono i nostri peccati». Per monsignor
Monari si è trattato del battesimo dell'ostensione. Mai era stato a Torino
a vedere il “sacro lenzuolo”. Chi ci è già stato nel 1978 è invece l'avvocato
Andrea Losi che nel tempo ha maturato sempre più la convinzione dell'autenticità
della Sindone. Il principe del foro si augura che la scienza riesca a provare
quello che la Chiesa non è ancora riuscita a definire. «Per me - ammette
Losi - è veramente il sudario di Cristo. È un fatto straordinario». Profondamente
commossa la moglie, Bianca Luppi: «Qui c'è stato avvolto il Salvatore»,
dice sottovoce. C'era già stato anche nel '78 ma è voluto ritornare. Pierino
Monticelli, 60 anni: «È sempre impressionante vederla - rivela -. Quello
è il corpo di uno che ha le stesse ferite di Gesù». Per Paola Brandini
è invece la prima volta. «Sono emozionata - balbetta la signora -. È un
momento indescrivibile». Non trova le parole neppure Laura Raimondi che
alla fine commenta: «La Sindone fa venire in mente le sofferenze del mondo».
«Ho ripensato alla passione del Signore e al Venerdì Santo», rivela a caldo
un'altra signora, Piera Corona, mentre è ancora in duomo. «Papà, posso
toccarla?».
A fare l'improponibile domanda è Carlo Braghieri, 7 anni,
che lunedì dovrà portare alla maestra una dettagliata relazione. Scontata
la risposta. L'ultima ostensione del millennio ha raccolto consensi anche
per l'organizzazione- «Nel '78 arrivavi direttamente davanti alla Sindome
senza alcuna preparazione - ricorda Luigi Rizzi, 51 anni, di Gropparello
- Oggi c'è che ti aiuta a capire».
Tutti escono dal duomo soddisfatti,
compresi i più anziani. «È tutta un'altra cosa rispetto alla ostensione
del '78 - inizia il suo monologo Carla Cella -. Allora aspettammo due ore
sotto il sole e in mezzo alla polvere». L'unico neo nell'organizzazione
lo trova Magda Pagani, «Avrei voluto avere più tempo a disposizione e una
maggiore possibilità di raccoglimento». E come darle torto. I famosi due
minuti davanti alla Sindone in realtà erano cumulativi: una sosta in compagnia
di una cinquantina di persone fra spintoni e raffiche di scatti di macchine
fotografiche senza flash.
Federico Frighi

Da Libertà, 26 aprile 1998

sabato 10 aprile 2010

Fiori per la Madonna del Popolo

Si tiene domenica 11 aprile in piazza Duomo a Piacenza la Festa della Madonna del Popolo. Si tratta di un appuntamento molto sentito dalla comunità cattolica piacentina. Alle 17, in Cattedrale, messa presieduta da monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio. Alle ore 18, processione per le vie del centro storico con il simulacro della Madonna del Popolo (nella foto un'immagine della processione con il vescovo Luciano Monari)

In occasione della Festa della Madonna del Popolo, Circolo A.n.s.p.i. Domus, Associazione "Colori e sapori di Piacenza", Associazione Commercianti e Residenti città di Piacenza, Comune di Piacenza, Circoscrizione 1 e Associazione Domus Justinae organizzano

IL CUORE DI PIACENZA IN FIORE,
in Piazza Duomo e vie limitrofe,

programma
Piazza Duomo
Esposizione floreale su tre lati della piazza dei floricoltori del Trentino.

Ore 10.00, Concerto con il Nicolini Gospel Choir.
Ore 10.30, Inaugurazione alla presenza delle autorità cittadine.
Ore 15.30, Esibizioni coreutiche a cura della Scuola di danza “Tersicore”.

Mostra di artisti dell’Istituto Gazzola, a cura di Ivo Casana.

Basilica Cattedrale: "I fiori e i frutti santi", ispirato all’”ora et labora” di S. Benedetto.
Ore 15.00 e 15.30, Visite guidate all'Archivio della Cattedrale,
Ore 16.00, salone parrocchiale (Chiostri del Duomo 10), Laboratorio di scrittura antica, a cura di “Cooltour” s.c. di Bobbio

Via Pace: banchi espositivi "Associazione colori e sapori di Piacenza"e di esercenti delle vie llimitrofe

Via Legnano: ore 15.30, laboratori e stands dedicati ai fiori, alle erbe e alla natura a cura di “I giochi di Stefania e Paolo”, Erboristeria “Angolo della natura”, Libreria “Fahrenheit 451”

venerdì 9 aprile 2010

Pedofilia/Monari: non nascondiamoci

Penso sia interessante riportare parzialmente l'omelia della messa del Giovedì Santo 2010 (quella crismale) del vescovo Luciano Monari a Brescia. Ecco la sua analisi sullo scandalo pedofilia.

Siamo responsabili delle persone che si allontanano dal Vangelo

Se Paolo scriveva “non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero”, noi siamo costretti, con vergogna, a tacere questa frase e a piangere sul danno fatto alla Chiesa. Se il disonore ricadesse solo su noi stessi, sarebbe pur sempre sopportabile; ma portare la responsabilità di persone che si allontanano dalla fede e dal vangelo ci pesa terribilmente. Con umiltà e vergogna ci presentiamo oggi davanti al Signore. Stiamo davanti all’altare a motivo del ministero che esercitiamo, ma nello spirito ci collochiamo in fondo al tempio, dove stava il pubblicano della parabola battendosi il petto e dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore.”

Generalizzare è ingiusto, ma non nascondiamoci

Le generalizzazioni sono sempre ingiuste e ingenerose e spesso nascono da motivazioni impure. Tuttavia non vogliamo nasconderci; sappiamo che non serve giustificarci o esibire i nostri certificati di credito, anche reali. Serve piuttosto assumere consapevolmente l’amarezza del momento che stiamo vivendo per trovare la forza di una conversione sincera e profonda. Siamo sacramento di Cristo; solo se riusciamo a manifestare il rispetto e l’amore di Cristo per ogni uomo e in particolare per i bambini, i poveri, i malati, gli anziani saremo davvero preti.

Accusano il celibato, riflettiamo quando la tempesta mediatica sarà cessata

Si parla molto, in queste settimane, di cambiare le regole, di abolire l’obbligo del celibato per coloro che, nella chiesa latina, chiedono l’ordine del presbiterato. Naturalmente il celibato è legge ecclesiastica – non c’è bisogno di dirlo. Ma il fatto che sia legge ecclesiastica non significa che sia cosa da poco, se è vera la promessa che “ciò che legherete sulla terra sarà legato anche in Cielo”. E sant’Ignazio ci ha insegnato che non è cosa saggia cambiare le proprie scelte quando ci si trova in mezzo a tensioni e turbamenti. La tempesta mediatica che si è scatenata ci impedisce di ponderare le cose con serenità e chiarezza e vale la pena attendere tempi più tranquilli per riflettere e capire e decidere.

Il celibato: legame totalizzante con Dio

Piuttosto siamo richiamati, da subito, a riflettere sul senso del nostro celibato e a verificare il modo in cui lo viviamo. Il celibato, ci ricorda ripetutamente il Papa, è il segno che il servizio al Regno di Dio è per noi non semplicemente una professione, ma una scelta totalizzante, attorno alla quale si organizza tutta la vita; Gesù Cristo, il Vivente, “colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”, si è insediato così profondamente nella nostra coscienza, ha riempito e plasmato così profondamente i nostri pensieri e desideri che non rimangono le energie psichiche necessarie per costruire altri legami totalizzanti e definitivi come è quello che lega l’uomo e la donna nel matrimonio. Penso sia per questo che anche persone non direttamente interessate si fanno paladine dell’abolizione del celibato: perché non riescono a capire che la relazione con Dio sia realmente operante a livello dell’immaginazione, del desiderio, delle decisioni concrete. Sospettano che in noi debba esserci qualche ipocrisia per la quale nascondiamo il nostro vero vissuto. In realtà, pensano così perché non conoscono né Dio né noi.

Il celibato non può avere surrogati, sennò è una castrazione

Ma naturalmente il valore testimoniale del celibato dipende dal modo concreto in cui lo viviamo. Perché se si vive il celibato surrogando la mancanza di una moglie e di una famiglia propria con diversi tipi di dipendenze, il risultato è quello di una vita dimezzata e il celibato appare una forma di castrazione.

Internet, tv, riconoscimenti pubblici: il rischio di una doppia vita


Quando parlo di ‘dipendenze’ mi riferisco a comportamenti diversi che vanno da quelli più semplici e innocenti – piccole manie o attaccamenti – fino a una vera e propria ‘doppia vita’ che lacera la persona e rende la sua esistenza un inferno per lei e per gli altri. Ciascuno di noi può riconoscere dentro di sé queste dipendenze se solo siamo sinceri con noi stessi e non operiamo razionalizzazioni indebite. Si tratta spesso, come dicevo, di piccole manie che creano qualche disagio – come atteggiamenti rigidi di fronte a cose secondarie o spese eccessive per cose inutili o incapacità di spegnere la televisione o bisogno di navigare curiosamente su internet o bisogno incoercibile di apparire o di avere riconoscimenti. A volte non sono nemmeno peccati in senso stretto. Eppure sono comportamenti che tradiscono, in misura più o meno grande, la debolezza del nostro celibato e lo rendono inefficace quando non controproducente. Se siamo irritati e irritabili, se diventiamo scostanti con le persone, se ci imponiamo puntigliosamente per cose banali, se la gente ci deve prendere con le pinze per timore di essere aggredita, l’incontro con noi celibi non può che essere deludente. E allora, a che cosa serve un celibato che non manifesti la tenerezza di Dio, la sua accoglienza, la premura per ogni persona umana? Non è una contraddizione in termini? Un celibato non addolcito dall’abbandono in Dio produce facilmente una gramigna spirituale fatta di insoddisfazione, malumore, accidia.

Gli strumenti per salvarci ci sono

Abbiamo tutti gli strumenti per fare della nostra vita qualcosa di bello e di utile: basta una preghiera fatta con intelligenza e con cuore per evitare derive; basta un atteggiamento di ascolto sincero della parola di Dio per non essere ingannati dalle sirene del mondo; basta tenere un contatto regolare col sacramento della penitenza per non indurire cuore e cervice; basta avere un direttore spirituale serio al quale dire tutto dei nostri moti del cuore per non decadere senza rendercene conto. I mezzi ci sono; soprattutto c’è, come sostegno solido, il dono di un’amicizia personale col Signore.

L'arcivescovo Ruppi sulla pedofilia: il peccato di un prete 10 volte quello di un uomo

«Il peccato di un prete vale dieci volte più di quello di una persona non consacrata». Lo ha detto monsignor Cosmo Francesco Ruppi (78 anni), arcivescovo emerito di Lecce, a Piacenza invitato dalla locale Famiglia Pugliese (guidata da Aldo Panese), l’associazione che raggruppa i quasi mille salentini trapiantati all’ombra del Gotico.
«Questo è un momento molto difficile per la Chiesa, non solo per il Papa ma anche per tutto il mondo cattolico» è convinto monsignor Ruppi. «Penso che la Chiesa abbia attraversato tanti periodi critici in duemila anni. Da storico mi sento di affermare però che la Chiesa attuale stia vivendo un momento migliore rispetto, ad esempio, a cento anni fa. All’unità d’Italia si respirava un vento anti-clericale molto più forte di quello di oggi».
Sullo scandalo pedofilia: «Sei o sette preti che si sono comportati male li ho conosciuti - confessa Ruppi - ma la Puglia, di preti ne ha 1.853. Se pensiamo poi che tra gli apostoli c’è stato un traditore, Giuda, e uno che ha rinnegato Gesù, Pietro, beh, allora chi si comportò male fu sì e no il 20 per cento».
«Oggi i preti pedofili sono lo 0,03 per cento del clero mondiale. Non so quante altre categorie possano vantare percentuali simili». «Certamente, anche se fossero lo 0.01 per cento, vanno condannati e anche aspramente, perchè il peccato di un prete vale dieci volte il peccato di un uomo».
«Non si può però generalizzare né si deve accusare questo povero Papa che è sempre stato molto rigido su queste questioni». «La contaminazione della Chiesa da parte della società di oggi senza etica, senza problemi morali, c’è. La Chiesa vive nel mondo e può prendere anche i difetti del mondo. L’importante è che dia anche la speranza di Cristo».

martedì 6 aprile 2010

Giovani preti a Copenhagen con il vescovo

I giovani sacerdoti piacentini (quelli ordinati negli ultimi dieci anni) assieme al vescovo Gianni Ambrosio, al vicario generale monsignor Lino Ferrari e a don Gigi Bavagnoli, sono partiti oggi per la Danimarca. Trascorreranno tre giorni nella capitale, Copenhagen, ospiti del sacerdote di "origini" piacentine don Fabrizio Milazzo. Il viaggio fa parte della formazione permanente dei sacerdoti della diocesi di Piacenza-Bobbio ed è mirato a far conoscere ai giovani preti una realtà in cui la Chiesa Cattolica, nel cuore della vecchia Europa, si trova ad essere una minoranza. In Danimarca la chiesa principale è quella luterana. I cattolici sono solo poco più di 35mila su una popolazione di 5,5 milioni di persone.

Ambrosio: dalla Pasqua la forza per essere testimoni nel mondo

Chiudiamo oggi la Settimana Santa di Sacricorridoi pubblicando l'omelia pasquale del vescovo Gianni Ambrosio. Il vescovo invita le comunità cattoliche a prendere forza dal messaggio pasquale di risurrezione per essere testimoni vivi nel mondo.

Omelia del giorno di Pasqua 2010

Cari fratelli e sorelle,
con gioia grande celebriamo la Pasqua del Signore Gesù.

Con le parole del Salmo responsoriale, che abbiamo ascoltato, siamo invitati a contemplare questo grande mistero. E dunque a stupirci, a meravigliarci: “Questo è stato fatto dal Signore, una meraviglia ai nostri occhi”. Sì, come restiamo stupiti di fronte ad vita nuova, di fronte ad un bimbo appena nato che vediamo per la prima volta, così siamo ancor più stupiti nel vedere ciò che ha fatto il Signore: quel Gesù di Nazaret, condannato a morte e crocifisso sul legno della croce, non è più nell’oscurità del sepolcro, ma “Dio lo ha risuscitato al terzo giorno”.
Sono, queste, le parole dell’apostolo Pietro che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Pietro, da uomo impaurito e che proprio per paura aveva abbandonato il suo Maestro e Signore, diventa capace di annunciare con un coraggio impensabile che Gesù è risorto e ha mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione.
Quel corpo crocifisso è stato vivificato dall’amore fedele e potente di Dio, quel corpo crocifisso riceve la vita incorruttibile di Dio. Non solo. Pietro va oltre e afferma che ciò che è accaduto va messo in relazione ad un mutamento profondo, radicale della nostra condizione umana e cioè il “perdono dei peccati”: “chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”, per mezzo di Cristo crocifisso e risorto.

Ecco il grande mistero della Pasqua che celebriamo con rinnovato stupore e con grande speranza. La mano del Padre rialza il suo Figlio dalla morte, fa risorgere quel Figlio amato che ha dato la sua vita per noi fino alla morte in croce. Così la morte di Cristo non chiude la vita nella tomba, nell’oscurità, nel passato, ma, al contrario, la apre ad un futuro pieno di luce. L’amore di Cristo per il Padre e per tutti noi è più forte dell’odio, del male, della morte, e la vittoria di Cristo sulla morte ci coinvolge personalmente. Siamo uniti a Gesù Cristo con un legame più forte della parentela di sangue e questo legame ci fa partecipi della sua vita, già fin d’ora su questa terra, anche se siamo in attesa della vita eterna, della pienezza della vita.

Cari fedeli, possiamo gustare in profondità questo annuncio sorprendete che vuole penetrare nel cuore come esaltante verità, richiamando un dipinto che troviamo in questa Cattedrale. Si tratta del trittico del XIV secolo, opera di Serafino dei Serafini, collocato accanto alla grande vasca battesimale. Abbiamo avuto modo di osservare un particolare di questo trittico che dall’inizio della Quaresima è presente come poster in tutte le nostre Chiese. Cristo risorto porta nella mano sinistra il vessillo del vincitore, mentre si china in avanti per offrire la sua mano destra ad Adamo, all’uomo. Lo trae fuori dalla terra e dalle rocce che lo tenevano prigioniero, mentre Eva, la donna, si aggrappa al braccio di Adamo. Segue una schiera di volti che, con lo sguardo rivolto a Cristo, quasi si accalcano per uscire in fretta fuori da quella prigione.
Ecco la Pasqua, ecco il gioioso canto dell’ Exultet di questa santa notte, che non riguarda solo Cristo, ma anche noi che abbiamo la grazia di aggrapparci alla sua mano.
La Pasqua è la vita, ci ricorda con efficacia questo artista. È la vita risorta di quel Gesù condannato a morte. Ma la vita ha trionfato sulla morte: è avvenuto per Cristo. La sua vittoria di Cristo sulla morte si trasforma in vittoria anche per Adamo, per Eva, per tutti. Avverrà così anche per noi un giorno. Ma avviene già oggi. Perché quella mano amica è sempre lì: Cristo risorto non si è dileguato nella stratosfera, ma è diventato nostro contemporaneo e nostro compagno.

Possiamo allora comprendere il senso della orazione che abbiamo recitato all’inizio della celebrazione: Cristo ha aperto anche “a noi il passaggio alla vita eterna” (Colletta), cioè ci ha coinvolti nella sua risurrezione, ci ha trascinati nella vita nuova della sua risurrezione.
Ancora una volta la Chiesa annuncia ad ogni uomo: nel sepolcro a cui si recarono Maria di Magdala e poi di corsa Pietro e Giovanni, è accaduto il fatto più sorprendente della storia, l’evento che ha liberato l’uomo dalla schiavitù del peccato, della morte, della paura: il germe di una nuova vita umana, la vita dei figli di Dio, è stato seminato nella Pasqua.
Ancora una volta ci rendiamo conto che il mondo, anche questo nostro mondo di oggi, ha bisogno di questo annuncio di vita, di luce, di speranza. Là dove l’uomo viene emarginato e calpestato, Dio afferma nel Cristo risorto la giustizia. Là dove l’uomo piange, soffre e muore, Dio proclama nel Cristo risorto la vita e dona la forza della consolazione.
Con la luce e la forza che ci viene da Cristo Risorto, diventiamo testimoni di speranza in un modo spesso rassegnato, ridiamo un rinnovato impulso missionario alle nostre comunità, siamo solleciti nella missione educativa dei ragazzi e dei giovani, annunciamo che Dio è amore e che il suo amore ridona la vita agli uomini.
Carissimi fratelli e sorelle, auguri a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri cari: la Pasqua del Signore Gesù riempia di luce, di gioia, di speranza la vostra vita.
Amen.

+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio

lunedì 5 aprile 2010

In nove anni 88 nuovi cattolici a Piacenza

Pubblichiamo l'omelia del vescovo Gianni Ambrosio pronunciata la notte della veglia pasquale 2010. Durante la cerimonia sono stati battezzati 10 adulti di diverse nazionalità (Italia, Albania, Costa d'Avorio, Nigeria). Da nove anni - quando venne istituito il servizio di catecumenato per adulti - ad oggi sono 88 le persone che si sono convertite al cattolicesimo nella diocesi di Piacenza-Bobbio.

Carissimi catecumeni, carissimi fedeli,

in questa notte santa la liturgia ci offre con grande abbondanza la Parola del Signore e mette a nostra disposizione tutta la ricchezza dei suoi santi segni. Così entriamo in profondità e con gioia nel mistero che celebriamo, il mistero di Dio che ci ama e ci fa entrare in quella storia che è storia di salvezza, di grazia, di luce. Noi riviviamo le grandi tappe di questa storia di salvezza che ci avvolge e ci conduce alla pienezza della luce e della vita.
Celebriamo Dio creatore del cielo e della terra. Già nel dare origine all’universo, scorgiamo l’atto di amore di Dio che effonde la sua vita e la sua luce sull’universo e su tutte le creature. La luce di questa notte santa illumini sempre il nostro sguardo perché possiamo riconoscere questo atto di amore di Dio nel mondo pensato da Dio e da Lui voluto nel suo disegno di amore. Risplenda per noi questa luce per stupirci ancora della bellezza e della ricchezza del mondo creato e per rinnovare dentro di noi la consapevolezza della dignità dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Celebriamo Dio liberatore del popolo di Israele dalla schiavitù, il grande evento che è al cuore dell’esperienza di fede di Israele. Nel popolo liberato vediamo, in modo prefigurato, la nostra stessa liberazione, vediamo la profezia di ciò che accade con la nostra liberazione in Gesù Cristo. Nella sua bontà Dio vuole riportare in noi la dignità e la libertà vera dei figli in Cristo Gesù, Figlio del Padre.
Ecco, cari fratelli, la gioiosa notizia che si diffonde nel cuore di questa notte santa. Gesù Cristo è il cuore vivo della storia della salvezza: in Lui scopriamo la rivelazione piena dell’amore di Dio e la sua volontà di bene e di vita per tutti noi.
Se l’uomo ha preteso di essere il padrone del creato e di se stesso, se la creatura ha rinnegato la relazione con il Creatore, se il popolo di Israele ha dimenticato di essere il popolo del Signore e ha sperimentato l’amara terra dell’esilio, ora con Gesù Cristo, morto e risorto, siamo “liberati dal potere delle tenebre” (Col 1, 13). Esultiamo di gioia riconoscendo che “in lui (è) la vita e la vita (è) la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre” (cf Gv 1, 4-5). Per mezzo del Verbo è sorta ogni vita sulla terra e nel Verbo che si è fatto carne ed è morto e risorto, la vita trova il suo definitivo compimento: la notte è sconfitta, la morte è vinta.
Carissimi catecumeni, la mano del Padre ha rialzato e ha risorto il suo Figlio. Ma Gesù risorto si china di noi e ci dona la sua mano. Proprio lì, nella grande vasca battesimale ove sarete battezzati, vi è il trittico del XIV secolo, opera di Serafino dei Serafini, con il particolare che dall’inizio della Quaresima è presente come poster in tutte le nostre Chiese. Cristo risorto porta nella mano sinistra il vessillo del vincitore, mentre si china in avanti per offrire la sua mano destra ad Adamo, all’uomo. Lo trae fuori dalla terra e dalle rocce che lo tenevano prigioniero, mentre Eva, la donna, si aggrappa al braccio di Adamo. Segue una schiera di volti che, con lo sguardo rivolto a Cristo, quasi si accalcano per uscire in fretta fuori da quella prigione.
Ecco il gioioso Exultet di questa santa notte, che non riguarda solo Cristo, ma anche noi che abbiamo la grazia di aggrapparci alla sua mano.
La Pasqua è la vita, ci ricorda con efficacia l’artista. È la vita risorta di quel Gesù condannato a morte. Ma la vita ha trionfato sulla morte: è avvenuto per Cristo. La sua vittoria di Cristo sulla morte si trasforma in vittoria anche per Adamo, per Eva, per tutti. Avverrà così anche per noi un giorno. Ma avviene già oggi. Perché quella mano amica è sempre lì: Cristo risorto non si è dileguato nella stratosfera, ma è diventato nostro contemporaneo e nostro compagno.
Il Battesimo è lavacro, purificazione, inserimento nella comunità cristiana. Ma è soprattutto una nuova nascita, una nuova vita. Lo afferma san Paolo nel passo della Lettera ai Romani, che abbiamo ascoltato: nel Battesimo siamo stati battezzati nella morte di Cristo e siamo diventati viventi per Dio, grazie a Gesù Cristo, il Crocifisso-Risorto.
Per tutti voi che state per indossare la veste bianca, per voi fratelli e sorelle del cammino che avete indossato questa mattina la vostra veste bianca, per tutti noi che celebriamo le meraviglie di Dio nel Signore risorto, Pasqua sia l’inizio della vita nuova. Anche noi, come Pietro, siamo “pieni di stupore per l’accaduto”. Anche per noi, come per le donne che “raccontavano queste cose”, inizia il cammino della missione per raccontare ai fratelli la gioia e la speranza della fede in Gesù Cristo.
Amen.
+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio

Ambrosio: con la Pasqua il buio cede il posto alla luce

Pubblichiamo il messaggio pasquale che il vescovo Gianni Ambrosio ha rivolto ai piacentini attraverso i media della provincia di Piacenza.

Sulla facciata di molte Chiese di Piacenza e dell’intera diocesi, fin dall’inizio della quaresima, campeggia un poster. Vi è raffigurato un particolare di un pregevole trittico del XIV secolo, opera di Serafino dei Serafini, che si trova nella nostra Cattedrale. Su uno sfondo d’oro, Cristo risorto porta nella mano sinistra il vessillo del vincitore, mentre si china leggermente in avanti per offrire la sua mano destra ad Adamo, all’uomo.110 Lo trae fuori dalla terra e dalle rocce pesanti che lo tenevano prigioniero, mentre Eva, la donna, si aggrappa al braccio di Adamo. Segue una schiera di volti che, con lo sguardo rivolto a Cristo, quasi si accalcano per uscire in fretta fuori da quella prigione.
Non so quante persone abbiano avuto l’occasione o il tempo di rivolgere uno sguardo a quel poster. Il tempo – lo sappiamo – è sempre poco per le molte cose da fare, anche le occasioni scarseggiano. E poi, perché fermarsi? E quella scritta, Exultet, cosa mai vorrà significare?
Ecco allora l’invito: fermiamoci e guardiamo. Ne vale la pena. Per la bellezza che l’artista ha saputo esprimere. Per la sapienza che traspare da ciò che egli ha rappresentato. Così potremo dare un contenuto all’augurio di buona Pasqua che ci scambiamo senza troppa convinzione. Così potremo richiamare alla memoria ciò che abbiamo messo da parte, e cioè la Pasqua, la vita.
Perché la Pasqua è la vita, ci ricorda con efficacia l’artista Serafino dei Serafini. È la vita risorta di quel Gesù condannato a morte e alla morte di croce. In una bella sequenza di Pasqua si canta che “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello: il Signore della vita era morto, ma ora è vivo e regna”. La vita ha trionfato sulla morte: è avvenuto per Cristo. Eppure Cristo non ha evitato il duello, il confronto duro con la morte. Anzi l’ha affrontata in tutta la sua tragicità, dopo essere stato sottoposto ad un falso processo e ad una condanna ingiusta, dopo essere stato tradito e rinnegato, dopo essere stato flagellato e incoronato di spine, dopo essere stato inchiodato sul legno della croce per una morte vergognosa e violenta.
Ma il buio cede il posto alla luce. Perché l’amore sconfigge l’oscurità, vince la malvagità. Perché su quella croce vi è uno che “si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (…), per le sue piaghe siamo stati guariti”. Lo annunciava così l’antico profeta Isaia, secoli prima che il fatto avvenisse.
Ecco allora quell’Exultet scritto sul poster. È il canto che si sprigiona dalla liturgia della veglia notturna del sabato santo, in cui il cielo e la terra, la natura e la storia, gli angeli e gli uomini sono convocati per esultare e a ringraziare, perché Cristo era morto ed è tornato in vita.
L’Exultet non riguarda solo Gesù Cristo: lo evidenzia molto bene il nostro artista. La sua vittoria sulla morte si trasforma in vittoria anche per Adamo, per Eva, per tutti gli altri. Avverrà un giorno per tutti noi, uomini e donne partecipi della vittoria di Cristo. Ma avviene già oggi. Perché quella mano amica è sempre lì: Cristo risorto non si è dileguato nella stratosfera, ma è diventato contemporaneo a ogni uomo che viene nel mondo. Il Vangelo di Gesù è un messaggio di gioia e di vita e vuole dirci che la morte non è l’ultima parola. Non lo è quella morte perentoria che ci toglie il respiro, non è neppure quella morte quotidiana e strisciante come la malattia, l’ingiustizia, la povertà, la droga, la solitudine. L’ultima parola è la vita, la vita di Cristo risorto e di noi chiamati a risorgere a vita nuova.
Rinnovo l’invito: fermiamoci e guardiamo. Allora l’augurio è quello di poter scorgere quella mano amica sempre aperta e disponibile e di non avere paura di afferrarla. Per avere così uno sguardo nuovo e più luminoso sulla nostra vita. Per riuscire ad attraversare il dolore e il male con la forza della speranza, senza sentirsi precipitare nell’ineluttabile appuntamento con il nulla, in quel buco coperto da una pesante roccia che il nostro artista ha ben rappresentato. Per dare un contenuto di gioia, di luce, di speranza all’augurio pasquale che rivolgo a tutti con amicizia.


+ Gianni Ambrosio
vescovo di Piacenza-Bobbio

Piacenza 3 aprile 2010

sabato 3 aprile 2010

Radio Città Nuova venduta a Radio Mater per 30mila euro

A seguito dell’insorgere di difficoltà economiche nel garantire, da parte della cassa diocesana, l’attività di radio “Città nuova di Piacenza”, la Cooperativa Multimedia, proprietaria della radio in questione, si è vista costretta a chiudere l’esperienza dell’emittente radiofonica diocesana.
L’assemblea dei soci ha deliberato di affidare a don Roberto Scotti, Presidente della Cooperativa, il compito di deciderne il futuro, compresa la vendita. Don Scotti, dopo avere esaminato le offerte di altri possibili acquirenti, al fine di garantire la continuità della linea editoriale che ha caratterizzato la radio fin dalla sua fondazione, ha preso la seguente decisione: cedere ad un prezzo di favore all’Associazione Radio Mater, che ha sede in Arcellasco d’Erba, Via Marconi n. 85, e che già trasmette in diocesi sulla frequenza 88.7, la proprietà ed il possesso dell’impianto che fin ora ha consentito le trasmissioni di “Radio Città nuova” sulla frequenza 88,5.
Pertanto dalla prossima settimana, e precisamente da mercoledì 7 aprile p.v. sulle due frequenze si ascolterà Radio Mater.
Con un successivo accordo tra la direzione di Radio Mater e la nostra Diocesi saranno definite le modalità con le quali potranno essere trasmessi ancora, sulle loro frequenze. i nostri programmi e i notiziari locali.

venerdì 2 aprile 2010

Ambrosio: traditi dai preti pedofili

Carissimi presbiteri, carissimi diaconi, carissimi fedeli tutti,

una buona consuetudine vuole che ci ricordiamo in questa celebrazione di coloro che festeggiano i giubilei sacerdotali. Cominciamo prima con coloro che festeggiano il decimo anniversario – don Emanuele Musso, don Stefano Antonelli e don Antonino Scalia – e il 20° anniversario, don Giuseppe Basini. Festeggiano il 25° anniversario Don Mario Poggi e Don Ferdinando Cherubin. Per il 50° anniversario ricordiamo Don Giuseppe Calamari, Don Lelio Costa, Don Pietro Felloni, Don Giacomo Giovanelli. Per il 60° anniversario ricordiamo Don Walter Cavalli e Don Gianni Cobianchi. Ma arriviamo anche al 70° anniversario di Don Emilio Rigolli e persino al 75° di mons. Lorenzo Losini. A loro diciamo buon anniversario, li ringraziamo per il loro servizio e assicuriamo loro un ricordo particolare nella preghiera.
Ricordiamo anche i diaconi permanenti che sono arrivati al 25° di ordinazione: don Bruno Cassinari, don Giuseppe Chiodaroli, don Pierluigi Marchionni, don Federico Pecorari, don Nello Ziliani. Festeggiamo e ringraziamo questi diaconi permanenti, con l’impegno di tutta la nostra comunità a conoscere meglio il ‘servizio’ del diaconato e a scoprirne il suo profondo significato sacramentale.

Annuncio con gioia, certamente condivisa dal nostro presbiterio e dall’intera comunità ecclesiale, che in questa celebrazione saranno ammessi tra i candidati all’ordine del presbiterato Marco Pezzani e Enrico Zazzali, della nostra diocesi e Edson Lobo de Lima della diocesi di Bragança. Accogliamo a braccia aperte questi candidati ringraziando il Signore e pregando per loro, accompagnandoli così nel loro cammino di preparazione perché possano diventare ministri della Chiesa al servizio di Dio e del popolo cristiano.
Con la nostra preghiera continuiamo ad accompagnare anche il diacono Valerio Picchioni che sarà ordinato presbitero il 12 giugno prossimo.
La contemplazione del grande mistero di amore che celebriamo in questo Santo Triduo aiuti questi giovani – e speriamo anche altri giovani – a rispondere all’appello riconosciuto come proveniente dal Signore, al modo di Samuele (1Sam 3,4): nella gioia profonda della libertà che si dona per amore, possano così seguire Cristo come suoi veri discepoli.
Ricordiamo poi i sacerdoti che, per vari motivi, non possono essere presenti con noi, perché malati o impediti o in missione. Ricordiamo poi i vescovi che provengono da questo da questo presbiterio, mons. Pietro Marini, mons. Antonio Lanfranchi, mons. Bruno Bertagna, mons. Domenico Berni, mons. Giorgio Corbellini.

Invochiamo su tutti noi la misericordia del Signore, perché, purificati e rinnovati dalla sua grazia, possiamo celebrare degnamente i santi misteri.


Omelia

Carissimi presbiteri, carissimi diaconi, carissimi fedeli tutti,

oggi la Chiesa convoca soprattutto i presbiteri e i diaconi intorno al Vescovo, ma la liturgia canta la vocazione sacerdotale dell’intero popolo di Dio. Il profeta Isaia annuncia che “voi sarete chiamati sacerdoti del Signore” (Is 61,8). A questo annuncio del profeta risponde l’Apocalisse che proclama: “A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza”, (1, 6). Rendiamo allora gloria e lode a Colui che, amandoci, ci ha liberati dai peccati e ha fatto di noi sacerdoti per il suo Dio e Padre.

Noi siamo qui a rendere grazie a Dio perché la parola del profeta – “lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unione” − trova nel Verbo incarnato una realizzazione assolutamente unica. Lo Spirito consacra Gesù Cristo nell’obbedienza totale al Padre: “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,8). Lo stesso Spirito consacra Gesù nell’amore totale per ciascuno di noi: nel Credo professiamo la nostra fede affermando che Gesù Cristo “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo”. Così Cristo è costituito sacerdote della nuova ed eterna alleanza, un sacerdote misericordioso e fedele (Eb 2,17) che offre “se stesso senza macchia a Dio” (Eb 9,14), un sacerdote che ama sino alla fine i suoi che erano nel mondo (cf Gv 13,1).
Noi siamo qui a rendere grazie a Dio perché, celebrando il mistero dell’unzione sacerdotale di Cristo, celebriamo anche il dies natalis del nostro sacerdozio ministeriale in Cristo. Mediante il dono dello Spirito Santo, siamo resi partecipi del ministero di redenzione del Cristo, nell’obbedienza al Padre e nell’amore per i fratelli. Chiamati a partecipare in modo peculiare, con il carattere sacramentale dell’Ordine, al sacerdozio di Cristo, che è la pienezza, la fonte ed il modello di tutte le vocazioni e di tutti i ministeri, lo Spirito Santo è sceso su di noi, consacrandoci come è stato consacrato Gesù, per prolungare e dilatare la sua missione di Figlio fino alla fine dei tempi.
“Oggi si è compiuta questa Scrittura”, afferma Gesù nella sinagoga di Nazaret. Vale anche per noi questo compimento della Scrittura, compimento che misteriosamente si attua anche grazie a noi che siamo chiamati ad essere nel tempo l’icona della presenza viva ed operante di Cristo nel nostro sacerdozio ministeriale.
Gesù Cristo è l’unico salvatore, è l’Alfa e l’Omega, è Colui che è, che era e che viene, come ci ricorda l’Apocalisse. Ma egli ha voluto associare noi nella missione che il Padre gli ha affidato. Nella nostra povera testimonianza resa al Vangelo e nella nostra attività sacramentale – ricca di grazia, ma anch’essa povera e talora stanca nel nostro modo di celebrare –, Cristo continua ad annunciare l’amore del Padre che chiama e perdona. Egli ci fa strumenti della sua presenza eucaristica nel pane e nel vino consacrati e ci rende capaci di guidare i fratelli ai pascoli della vita. Egli continua i suoi gesti e le sue parole di salvezza attraverso la sua Chiesa, suo corpo, tempio dello Spirito e dunque sacramento di salvezza.
Sia grande il nostro grazie che innalziamo al Signore, sia grande la nostra gioia nel servire il Signore e il suo popolo. Possiamo dire che noi siamo il sacramento dell’ ‘oggi’ di Cristo e della sua missione di grazia e salvezza nella storia. Tutta la Chiesa lo è, tutti i battezzati lo sono, ma noi lo siamo in modo singolare, chiamati a servire i fratelli che hanno bisogno di pastori che dedicano la loro vita a Dio e al suo popolo.

Sta per concludersi l’Anno sacerdotale indetto dal Santo Padre in occasione del 150° anniversario del dies natalis di Giovanni Maria Vianney, il nostro Santo Patrono. A lui ci affidiamo perché cresca in noi e nella Chiesa la stima e l’amore per il sacramento del Battesimo che ci ha fatti “figli nel Figlio” e per il sacramento dell’Ordine che ci ha fatti strumenti sacramentali di Cristo. Ringraziamo le comunità religiose femminili che ogni giorno hanno pregato per noi, per la nostra santificazione, per il nostro ministero, per la nostra Chiesa.

Cari confratelli, permettetemi di dirvi la mia sincera riconoscenza per il vostro prezioso servizio al popolo di Dio e per la vostra generosa collaborazione al ministero del Vescovo. In particolare vi ringrazio perché avete accolto l’invito di cercare insieme come far emergere la coscienza missionaria del popolo di Dio per esprimerla come gioioso annuncio e buona testimonianza nella nostra complessa realtà odierna. Vi ringrazio e ringrazio il Signore della vostra disponibilità.
Conosco le difficoltà della vita pastorale, conosco pure le sofferenze e le solitudini della vita sacerdotale: chi ha dato la sua vita al Signore Gesù, crocifisso e risorto, deve saper mettere in conto anche la fatica e la sofferenza. Dobbiamo però sapere che possiamo e dobbiamo crescere nella fraternità sacramentale e nella partecipazione all’unico presbiterio per aiutarci, per sostenerci, per incoraggiarci.
Ne abbiamo particolarmente bisogno in questi tempi. Se è profondo in tutti noi la vergogna e il senso di tradimento per ciò che alcuni ministri della Chiesa hanno scandalosamente compiuto, è forte in noi lo sconcerto per molti attacchi velenosi e gravemente offensivi. Per questo sento il dovere di riaffermare la fiducia e la gratitudine ai tanti sacerdoti che si dedicano con spirito di abnegazione all’annuncio del Vangelo, alla celebrazione dei sacramenti, alla carità operosa, all’impegno educativo. E tutti insieme vogliamo esprimere la nostra vicinanza filiale e la solidarietà piena al nostro santo Padre, Benedetto XVI.

Cari presbiteri, con l’umiltà, con la serietà e con la dignità che sono richieste di fronte alle grandi cose di Dio, vi chiedo di rinnovare nel vostro animo e pubblicamente le promesse sacerdotali, con la volontà decisa di mantenere quello che qui davanti all’altare promettiamo, certi dell’aiuto del Signore. Amen.


+ Gianni Ambrosio
Vescovo di Piacenza-Bobbio