lunedì 28 giugno 2010

Giuristi Cattolici contro il relativismo del Festival del Diritto

Una giornata di studio sul diritto naturale nel giorno clou del Festival del Diritto che si terrà dal 24 al 26 settembre. Ad organizzarla è l’Unione Giuristi Cattolici di Piacenza che per il prossimo 25 settembre ha chiamato nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni figure del calibro di Ettore Gotti Tedeschi, monsignor Rino Fisichella, Francesco D’Agostino, Sergio Belardinelli. Amareggiata, ma poi neppure tanto, l’anima del Festival del Diritto, l’assessore Anna Maria Fellegara. «Li abbiamo invitati a partecipare al Festival - rivela - anche se il tema di questa edizione (Diseguaglianze, ndr.) è diverso dal loro. Hanno richiesto il patrocinio del Comune e glielo abbiamo dato, sapendo che il Festival del Diritto, da quando c’è, si svolge nello stesso fine settimana. Abbiamo pensato che la contrapposizione potesse essere superata, ma non è andata così». «E’ un peccato - osserva Fellegara -, perché c’era tutto il tempo per per organizzarci. La gente a Piacenza non manca, vorrà dire che quel giorno ci sarà una maggiore possibilità di scelta».
«Questa è una prova di pluralismo - si dice convinto l’avvocato Livio Podrecca, presidente dei Giuristi Cattolici piacentini - di fronte ad una manifestazione che ha una impronta forte laicista, che poi è quella del suo direttore scientifico Stefano Rodotà, noi crediamo che la cultura cattolica non sia ancillare a nessun’altra e che abbia le capacità e le prerogative di esprimersi».
«Io non mi sono preccupato più di tanto della data - prosegue Podrecca -, ho guardato sul sito del Festival e non risultava fissato nulla. Sapevamo, è vero, che poteva esserci una concomitanza, tuttavia questa non è penalizzante ma arricchente. Ha un grandissimo valore simbolico.
Le culture che rappresentiamo sono alternative e spesso sono inconciliabili su valori sui quali si gioca la stessa identità della nostra società».
«Ho una lettera del rettore della Cattolica - prosegue - Lorenzo Ornaghi, che con grande entusiasmo ha concesso il patrocinio; lo stesso entusiasmo che abbiamo trovato nel vescovo Gianni Ambrosio, il primo ad essere contattato».
Podrecca dice di non accettare di metterla sul piano della concorrenza di bottega e men che meno sul dispetto: «Occorre fare delle scelte. I temi trattati hanno un altissimo valore simbolico. Di fronte alla deriva del relativismo qual’è oggi l’argine? Il diritto naturale». Una sfida dunque: «Che ci sia una sfida è indiscutibile ma è una sfida tra culture nella libertà di espressione. Questa città ha una cultura e tradizione cattolica.
Non posso accettare che il Festival sia una tribuna nazionale di tesi che sono in aperto contrasto con la Chiesa». Questa sera, alle 20,45, la giornata "Dio, la natura, il diritto" verrà presentata in Cattolica nel corso di un incontro a cui interverranno anche don Andrea Campisi e Marco Sgroi.

Federico Frighi

Libertà, 24 giugno 2010

domenica 27 giugno 2010

Povertà zero

La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio ha lanciato nei giorni scorsi la campagna Povertà-zero, promossa da Caritas Europa con lo slogan zero poverty. Un pio desiderio tutt'altro che realizzabile se non si coinvolge l'intera popolazione testimoniando uno stile di vita sobrio e mirato all'essenziale, a partire dagli amministratori degli enti pubblici e privati. Gli operatori della Caritas e i tanti volontari rischiano di essere solo un granello di sabbia nel deserto. Di seguito pubblichiamo gli articoli usciti su Libertà in proposito lo scorso 18 giugno.


Straniero, dai 25 ai 54 anni, ecco il nuovo povero

Uomo, dai 25 ai 54 anni, straniero, in regola con il permesso di soggiorno.
E' uno degli identikit del nuovo povero (ce ne sono altri), così come appare
dal Report 2009 presentato dalla Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio.
Nella mensa della fraternità di via San Vincenzo, una delle opere segno
della comunità cattolica piacentina, è stata lanciata ieri mattina la campagna
"Zero Poverty, agisci ora" promossa a livello europeo nell'anno, il 2010,
che l'Unione Europea ha dedicato alla lotta alla povertà e all'esclusione
sociale. C'era il vescovo Gianni Ambrosio che è il presidente della Caritas
diocesana, il direttore Giuseppe Chiodaroli, i responsabili di settore
Massimo Magnaschi, Francesco Argirò, Francesco Millione, la responsabile
dei 540 volontari che gravitano attorno ai servizi Caritas, Anita Natali,
e anche il parroco di Sant'Antonino, don Giuseppe Basini. «Per la Caritas
la povertà è uno scandalo - dice Chiodaroli - riprendendo le linee guida
di Caritas Europa -, la povertà e l'esclusione sociale sono la conseguenza
di una delle disfunzioni delle tre fonti del sistema sociale di welfare
(mercato del lavoro, famiglia e stato socio-assistenziale) causata dalla
trasformazione della società. A questi tre pilastri deve essere nuovamente
consentito di svolgere appieno il proprio ruolo». Ecco dunque il perchè
di una campagna europea contro la povertà. I dati di Piacenza parlano
chiaro. Nel 2008 gli accessi al Centro di Ascolto Caritas sono stati 943;
nel 2009 si è toccata quota 1.157 con un incremento di 464 nuovi poveri.
Aumentano gli stranieri, passati da 612 a 804 (di cui ben 708 in regola
con il permesso di soggiorno). Dei 1.157 accessi del 2009, 694 sono maschi
e 463 femmine, con una netta prevalenza delle classi di età centrali (25.34,
34-44, 45-54). Significativo il dato delle famiglie aiutate che quasi raddoppiano,
passando da 286 a 425. La Mensa della Fraternità ha poi accolto 624 persone
a mezzogiorno e altrettante a cena per un totale di 14.370 pasti erogati
a pranzo e 8.240 a cena. Aumentati anche gli accessi al centro diurno:
da 391 a 477. Così come gli ospiti accolti nella casa notturna Scalabrini:
da 92 a 102. Uno dei pilastri di Zero Poverty-Povertà Zero, oltre alla
petizione di cui parliamo sotto, è la sensibilizzazione nelle scuole superiori
piacentine che partirà con l'anno scolastico 2010-2011. Sarà disponibile
un kit multimediale con percorsi di educazione alla lotta contro la povertà
e l'esclusione sociale basati - come spiega Francesco Millione - «su una
nuova narrazione ed una nuova cultura capace di solidarietà e carità sfatando
quattro stereotipi: se sei povero è colpa tua; la povertà non mi riguarda;
la povertà è solo economica; ci pensino gli altri, i volontari prima di
tutto». Il kit è stato realizzato da un gruppo di lavoro di Cem Mondialità
coordinato da Aluisi Tosolini. A proposito di volontari. In Europa sono
700mila a fronte di 560mila operatori Caritas, a Piacenza sono 540 a fronte
di dieci operatori Caritas. Come si vede le proporzioni sono molto diverse.
«Abbiamo sempre bisogno di persone che dedichino il loro tempo libero ai
poveri - rivolge un appello ai piacentini Anita Natali, presidente dell'associazione
Carmen Cammi -, tutti possono trovare un servizio conforme ai propri interessi
ed alle possibilità di tempo».

Federico Frighi Libertà, 18 giugno 2010


La petizione firmata dal vescovo

Il primo a firmare è stato ieri mattina il vescovo Gianni Ambrosio, seguito
dal direttore Caritas, dagli operatori e volontari presenti e dai giornalisti
invitati alla conferenza stampa. E' la petizione promossa da Caritas Italiana
e Caritas Europa contro la povertà. «Noi popoli d'Europa - riportiamo in
estrema sintesi - consideriamo la povertà un problema che riguarda tutti.
Invitiamo i politici a dare il loro contributo per eliminare la povertà
infantile in Europa, per garantire a tutti un livello minimo di protezione
sociale, per aumentare la fornitura di servizi sociali e sanitari aumentando
del 50 per cento gli alloggi popolari, per garantire un lavoro decoroso
a tutti, facendo scendere la disoccupazione sotto il 5 per cento entro
il 2015». L'appello si può firmare anche in internet al sito www. zeropoverty.
org.

Libertà, 18 giugno 2010

Ancora fermo il fondo di solidarietà

(fri) E' di quasi 400mila euro la dotazione del Fondo straordinario diocesano
di solidarietà voluto dal vescovo Gianni Ambrosio per rispondere all'emergenza
della crisi economica. Attualmente il fondo è però fermo in attesa, da
una parte dell'entrata di nuove offerte, dall'altra per un monitoraggio
dei prestiti alle famiglie in difficoltà. Nato come aiuto alla famiglia
con un prestito responsabile fino a tremila euro da rimborsare in 24 mesi
a tasso agevolato, dopo un primo momento di funzionamento a pieno regime,
si è registrata una sempre crescente difficoltà delle famiglie a far fronte
agli obblighi di restituzione a causa della perdita del lavoro e della
cassa integrazione.
Le posizioni revocate per eccessiva morosità sono attualmente 16 per un totale di 45mila euro. «Per questo motivo - spiega il direttore Caritas, Giuseppe Chiodaroli - abbiamo sospeso temporaneamente l'erogazione nonostante le continue richieste».
Sempre attingendo al Fondo di solidarietà sono stati inoltre erogati 33 contributi a fondo perduto, di 500 euro ciascuno, per un totale di 16.500 euro, a famiglie in gravi difficoltà economiche, sprovviste di reddito o con reddito non sufficiente
a garantire il regolare rimborso del prestito. A fine febbraio (ultimi
dati disponibili prima della sospensione) i prestiti erogati dalle banche
convenzionate, su garanzia fideiussoria del Fondo, sono stati 220, per
un totale di 562.900 euro. Le motivazioni prevalenti della richiesta del
prestito riguardano il pagamento dell'affitto e delle utenze, con consistenti
arretrati, oltre a spese mediche non mutuabili.
Il direttore Caritas, assieme al responsabile Area Promozione Mondialità ed Emergenze, Francesco Millione, martedì scorso hanno preso parte in Abruzzo all'inaugurazione di un centro per minori e un centro per comunità in due località nei dintorni di L'Aquila realizzate con fondi di Caritas Emilia-Romagna. Da Piacenza, con la colletta subito dopo il sisma dell'aprile 2009, erano stati raccolti 125mila euro.

Libertà, 18 giugno 2010

Apre il centro Il Samaritano

Si chiama centro "Il Samaritano" e nasce nei locali dell'officina e del
deposito mezzi dell'ex caserma Cantore, dietro alla chiesa di Sant'Agostino.
I tre stabili sono stati dati in concessione alla Caritas diocesana di
Piacenza-Bobbio dal Demanio per 19 anni più altri 19. Il Samaritano si
propone come centro di raccolta e recupero di oggetti usati, successivamente
messi a disposizione del pubblico, e come centro di promozione di stili
di vita improntati alla tutela ambientale, al recupero degli oggetti, alla
sobrietà e al non spreco. Mobili, abiti, oggetti vari, biciclette verranno
ritirati direttamente a domicilio da cittadini, enti, associazioni, parrocchie,
circoli, gruppi e movimenti. Per favorire l'occupazione di persone emarginate
dal mondo del lavoro funziona un laboratorio di restauro-officina. Vi è
poi il magazzino stoccaggio viveri con i prodotti provenienti dal circuito
"Piacenza solidale", il guardaroba gratuito per le persone e le famiglie
in grave difficoltà, la Vetrina solidale, ma anche percorsi educativi per
i ragazzi della scuola primaria e secondaria di I° e II° grado verso una
cultura pedagogica attenta al riutilizzo di materiali di recupero e a un'adeguata
sensibilità civica contraria allo spreco e favorevole al riciclaggio.
Per informazioni Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio, via Giordani 21,
telefono 0523/332.750, numero fax 0523/326.904, mail info@caritaspiacenzabobbio.
org.

Libertà, 18 giugno 2010

Ambrosio: occorre un cuore grande e un occhio vigile

L’anno 2010 è stato designato dalle istituzioni europee "anno della lotta alla povertà e all’esclusione sociale", con lo scopo di sensibilizzare tutti, dalle istituzioni locali e sovranazionali all’opinione pubblica europea, nell’impegno di lottare contro la povertà. La COMECE, la Commissione degli episcopati dell’Unione Europea, sostiene questa importante iniziativa. Nello stesso tempo la COMECE invita a considerare il fatto che la povertà, che troppi cittadini europei già conoscono, è aggravata dall’attuale crisi economica mondiale. Le politiche in atto non sono arrivate ad affrontare il problema alla sua origine: su questo occorre suscitare una riflessione. Se la situazione finanziaria-economica è dovuta ad una crisi morale, sarà allora necessario ridare il fondamento morale all’agire economico, per ritrovare l’equilibrio tra interessi individuali ed interesse di tutti: il bene comune deve essere messo in primo piano, così come appare necessaria una migliore conciliazione tra la libertà, la legalità e la giustizia.
Sono passati dieci anni dal varo della strategia di Lisbona che si prefiggeva l’obiettivo di "imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà in Europa entro il 2010". Parecchio cammino è stato fatto, ma i dati affermano che 79 milioni di persone, cioè il 16% degli europei, vivono al di sotto della soglia di povertà. Le cause sono certamente molte e complesse, ma le cifre sono eloquenti. È evidente che la misura del "rischio povertà" è convenzionale: si tratta di avere un reddito che non raggiunge il 60% del reddito nazionale medio del proprio paese. I Vescovi hanno suggerito ai responsabili politici dell’Unione europea di rivedere gli strumenti attuali con cui si misura la povertà, non fermandosi solo ai criteri materiali, ma tenendo presente anche quelli relazionali, assai importanti: l’indebolimento dei vincoli di solidarietà nelle famiglie e nelle comunità è preoccupante.
Comunque, l’Anno europeo contro la povertà è uno strumento per approfondire la conoscenza di un fenomeno che mette a rischio di vulnerabilità sociale ampi strati di popolazione e per impegnare l’agenda politica europea e nazionale su questo tema così rilevante.
La COMECE lavora insieme a Caritas Europa, che costituisce la più diffusa e capillare rete di solidarietà sul territorio europeo. In particolare la Caritas Europa ha lanciato l’obiettivo di "Zero Poverty", di una povertà azzerata, che ben si inserisce nella strategia dell’Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale. Per la ricerca e lo studio sulla povertà è stato presentato il "Poverty Paper" ("In mezzo a noi", nella versione italiana), un documento che offre un’analisi sul fenomeno della povertà in Europa corredato da testimonianze, realizzato dalla Commissione politiche sociali di Caritas Europa.
Numerosi gli eventi che segnano lo svolgimento della campagna "Zero Poverty", accompagnata dallo slogan "Agisci ora". Il 14 febbraio scorso, memoria dei santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa, il Santo Padre Benedetto XVI ha dato il suo personale contributo all’iniziativa, visitando l’ostello per i poveri "Don Luigi Di Liegro" della Caritas di Roma, accanto alla stazione Termini. Con questa visita, il Santo Padre ha inteso "incontrare idealmente tutti i poveri d’Europa, inginocchiandosi davanti a loro". Così, per l’occasione, molti Vescovi europei sono stati invitati ad unirsi al gesto del Papa, visitando un’opera caritativa della propria diocesi.
Questa attenzione alla povertà e all’esclusione fa parte dell’impegno costante dei cristiani e delle Chiese. L’Anno europeo contro la povertà ci aiuta a far crescere l’attenzione per i poveri, insieme all’attenzione per il bene comune e per l’educazione. Ma deve anche aiutare la società civile a prendere coscienza della necessità di ridefinizione di alcuni stili di vita collettiva: la sfida contro la povertà esige questa ridefinizione. Non dimentichiamo che, secondo la Fao, nel mondo vi è più di un miliardo di persone che sta soffrendo la fame e il 40% della popolazione mondiale vive con meno di due dollari al giorno. Anche per l’Unione Europea, nonostante una certa ripresa, la questione dell’occupazione è molto seria. Si tratta allora di aver un cuore grande che sappia venire incontro a chi è nel bisogno, bisogno di aiuto materiale e soprattutto bisogno di relazioni umane. Ma si tratta anche di avere l’occhio vigile per lottare contro quelle cause che spingono a cadere nella spirale della povertà e della solitudine. È questo l’impegno responsabile della comunità cristiana.

sabato 26 giugno 2010

Africa Mission, 6 nuovi pozzi per l'acqua nel 2009

Grazie alla sensibilità dei Piacentini, ecco i risultati che il Movimento Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo è riuscito a realizzare nel corso del 2009:

· Sono stati perforati 6 nuovi pozzi d’acqua potabile in Uganda e Sud Sudan, speranza concreta per oltre 6mila persone; sempre in Uganda, sono stati riabilitati 6 pozzi non più funzionati, di cui 3 presso scuole primarie, con interventi consistenti che hanno permesso a 6.950 persone (per lo più bambini) di avere a disposizione acqua pulita e di risparmiarsi diversi chilometri a piedi (in media, nella regione del Karamoja, per raggiungere un pozzo d’acqua la gente percorre ogni giorno 4 km, arrivando a portare taniche che pesano fino a 20 kg). Questi interventi sono stati realizzati grazie ai contributi di donatori privati, di un’impresa e di una parrocchia.

· La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha contribuito a sostenere i dispensari di Loputuk e Tapac in Karamoja (Uganda) per la promozione e la tutela della salute nella regione, fornendo assistenza e servizi a circa 17mila persone.

· La generosità dei Piacentini, in particolare di un donatore privato, ha contribuito a sostenere il progetto di protezione dell’infanzia più vulnerabile in Karamoja, mirato a rispondere ai bisogni dei più piccoli, attraverso la sensibilizzazione e la presa di coscienza della società Karomojong sulle tematiche di tutela dei minori.

· Grazie alla volontà del Comune di Piacenza e della Provincia di Piacenza, insieme ad ATO e CNA, con la collaborazione di alcune ditte piacentine, abbiamo partecipato a Kamlalaf, un progetto di sensibilizzazione che coinvolge anche altre associazioni del territorio (gruppo Kamenge, Progetto mondo MLAL e Piccolo Mondo). Grazie a questo progetto, 3 ragazzi piacentini, dopo alcuni incontri di formazione, hanno potuto raggiungere l’Uganda, per vivere un’esperienza mirata a “crescere insieme, ampliare gli orizzonti e aprire il cuore”.

· Grazie alla Cna provinciale è stata lanciata la campagna “Tappiamo la sete d’acqua”, che consiste nella raccolta di tappi in polietilene di bottiglie e flaconi per la realizzazione di un nuovo pozzo d’acqua potabile in Uganda.

· Nell’estate 2009, quattro Piacentini hanno partecipato al “Vieni e Vedi”, un progetto di sensibilizzazione promosso da Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo che prevede un viaggio formativo in Uganda per conoscere da vicino i progetti che stiamo realizzando.

· Nel corso di tutto l’anno, numerose sono state le donazioni di privati cittadini di Piacenza e provincia che hanno contribuito a sostenere complessivamente le attività del Movimento Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo.

Gli 80 anni di don Conte: ringrazio il Signore che mi sopporta sul suo altare

San Giuseppe Operaio ieri mattina era piena come mai. Duemila
persone, forse di più. Applausi, doni, preghiere per don Giancarlo Conte,
storico parroco fondatore, che festeggia due numeri importanti: 80, gli
anni di età; 55, quelli di sacerdozio. Ci sono il coetaneo monsignor Eliseo
Segalini, i curati don Stefano Segalini e don Jonas Mlewa, poi tanti bambini
del catechismo, una schiera di chierichetti, giovani dei gruppi parrocchiali,
adulti, anziani, le comunità neocatecumenali.
«Ringrazio il Signore che mi sopporta da 55 anni sul suo altare - dice don Giancarlo -, poi tutti quelli che mi hanno accompagnato dall'inizio della mia vita: papà e mamma,
i sette fratelli che ho in Paradiso e gli altri che sono qui. Gli educatori,
i parroci, tutti voi che mi siete stati e mi siete ancora di valido aiuto
nel mio ministero, i tanti che hanno collaborato e collaborano con la nostra
comunità per portare sempre più Gesù in mezzo a noi. Perché se siamo qui
è per fare festa un poco anche al vostro parroco, ma soprattutto a Gesù».
Si sofferma sul traguardo anagrafico: «Non illudiamoci, 80 anni sono tanti;
me ne restano ancora pochi e non si può vivere di ricordi; ma guardate
che non lo dico con tristezza». Poi alza il tono della voce e scandisce
un concetto che gli sta a cuore: «San Giuseppe Operaio avrà presto bisogno
di un parroco giovane che spero e prego voglia tanto lavorare con tutti
voi, perchè Gesù sia presente almeno in una minoranza forte, luminosa,
decisa, convinta in mezzo al nostro quartiere dove ci sono anche tanti
non credenti». Ancora: «Io resto finché il vescovo mi vorrà come vostro
parroco e sempre con quella particolare qualità che mi ha sempe fatto definire
"parroco felice di stare con voi", di camminare insieme con voi per incontrare,
insieme a voi, Gesù». All'offertorio arrivano i doni dei bambini: un vincastro
colorato, le letterine, un libro con i pensieri dei giovani e degli adulti,
un altro libro con i pensieri dei bambini. Anche il "don", di libri, ne
ha scritto uno che viene presentato a fine messa: "Profeti del XX secolo"
(Berti editrice). C'è il tempo per le sublimi note di un coro ucraino portato
in Italia da don Giorgio Bosini, poi la festa di popolo nel cortile della
parrocchia.

Federico Frighi


da Libertà, 7 giugno 2010

Il pallio all'arcivescovo Lanfranchi

L’arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi sarà fra i 38 presuli provenienti da tutte le diocesi del mondo che martedì prossimo, 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, riceveranno il sacro pallio destinato ai metropoliti da Benedetto XVI. Monsignor Lanfranchi concelebrerà con il Papa nella messa solenne che si terrà nella Basilica Vaticana a partire dalle 9 e 30. «Sono onorato di questo riconoscimento che viene dato ai metropoliti» osserva monsignor Lanfranchi che spiega come il pallio sia una stola di stoffa di lana bianca (rappresenta la pecora che il pastore porta sulle spalle) che, prima di tutto, sta a simboleggiare l’impegno apostolico di chi la riceve, una partecipazione più stretta alla missione del Santo Padre, e tende a rafforzare i legami di affetto e comunione tra la diocesi e la sede apostolica. «Una volta quello del metropolita era un primato giurisdizionale - evidenzia Lanfranchi - oggi è più un primato onorifico, anche se il codice di diritto canonico stabilisce specifiche e determinate funzioni. Ma tutte in casi limite. Ad esempio l’intervento sull’amministrazione temporanea delle sedi vacanti, quando i consultori non intervengano entro 8 giorni dall’assenza del vescovo titolare; poi la vigilanza sulla fede e la disciplina ecclesiastica in caso di abusi, la visita canonica nel caso il vescovo la trascuri». Nelle celebrazioni il metropolita ha il diritto di indossare il pallio solo nella sua giurisdizione. Da monsignor Lanfranchi dipendono, in tal senso, le diocesi di Piacenza-Bobbio, Parma, Fidenza, Reggio Emilia-Guastalla e Carpi.
Trentotto, come si diceva, gli arcivescovi metropoliti tra i quali, appunto, Lanfranchi per la diocesi di Modena-Nonantola. Quattro gli italiani: oltre al piacentino, Luigi Moretti, di Salerno-Campagna-Acerno, Gualtiero Bassetti, di Perugia-Città della Pieve, Andrea Bruno Mazzocato, di Udine. Tra i metropoliti, arcivescovi di sedi cardinalizie i cui titolari saranno presso promossi alla porpora, come Lubiana (Slovenia), Bruxelles (Belgio), Praga (Repubblica Ceca). Poi gli arcivescovi di Cuenca (Ecuador), Bulawayo (Zimbabwe), Maseru (Lesotho) Olinda e Recife (Brasile), Saint-Boniface (Canada), Lubango (Angola), Lingayen-Dagupan (Filippine), Chihuahua (Messico), Birmingham (Gran Bretagna), Sevilla (Spagna), Milwaukee (Stati Uniti d’America), Douala (Camerun), Oviedo (Spagna), Bertoua (Camerun), Cape Town (Sud Africa), Cincinnati (Stati Uniti d’America), Belém do Pará (Brasile), Medellín (Colombia). Ancora: Panamá (Panama), Verapoly (India), Toamasina (Madagascar), Valladolid (Spagna), Kwangju (Corea), Nueva Pamplona (Colombia), Miami (Stati Uniti d’America), Southwark (Inghilterra), Gniezno (Polonia), Hà Nôi (Viêt Nam), Cape Coast (Ghana), Kosice (Slovacchia), Acapulco (Messico). Verranno presentati ad uno ad uno dal cardinale protodiacono e giureranno nelle mani del Papa fedeltà a Pietro, alla Chiesa di Roma, al Santo Padre e ai suoi legittimi successori.
Federico Frighi

da Libertà, 23 giugno 2010

martedì 22 giugno 2010

Africa Mission, pozzi per l'acqua contro il colera

Nella regione del Karamoja, nord-est dell’Uganda, da un paio di mesi è in corso un’epidemia di colera. Per rispondere a quest’emergenza, l’ong piacentina Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, da 38 anni impegnata in Uganda per promuovere lo sviluppo delle popolazioni locali, si è attiva subito per perforare un nuovo pozzo d’acqua pulita a Kanakomol, una delle aree più colpite dall’epidemia, e riabilitare 5 pozzi già esistenti ma non più funzionanti.

Le autorità sanitarie locali ritengono che la causa dello scoppio dell’epidemia sia la mancanza di fonti pulite per il consumo umano. Per questo, Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo si è subito attivata per portare acqua potabile alle comunità colpite.
L’epidemia ha cominciato a diffondersi alla fine di aprile nel quartiere di Kanakomol, nel distretto di Moroto, e si è poi rapidamente diffusa in altri villaggi, raggiungendo anche il distretto di Kotido. Ad oggi, solo nel distretto di Moroto, il morbo ha infettato 552 persone e ne ha uccise 9. A Kotido i casi registrati sono 210, di cui 6 hanno avuto un esito mortale. Negli ultimi giorni l’epidemia sta lentamente regredendo, ma l’emergenza rimane tuttora aperta.

Gli interventi intrapresi da Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, in accordo con le autorità locali, consistono: nell’installazione di un tank da 5000 litri d’acqua e nella perforazione di un pozzo d’acqua potabile nel quartiere di Kanakomol; nella riabilitazione di 5 pozzi non più funzionanti nella zona colpita dal virus, di cui 2 nella città di Moroto e 3 nel villaggio di Loputuk; nel fornire a più riprese acqua all’ospedale di Moroto; nel compiere l’analisi chimico-batteriologica dell’acqua proveniente da alcune fonti sospette.
Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo ha ricevuto inoltre una richiesta per la riabilitazione di altri 2 impianti di approvvigionamento idrico della zona e per la perforazione di un nuovo pozzo presso la scuola primaria di Nakapelim, frequentata da circa 500 bambini.

“Abbiamo bisogno di fondi per continuare gli interventi che abbiamo avviato e far fronte alle nuove richieste - dichiara Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo -. Anche perché in Uganda è in corso anche un contagio di epatite E, e ci siamo attivati anche per questa emergenza con interventi di clorinazione di 15 pozzi e con attività di promozione igienico-sanitaria tra la popolazione. Facciamo appello alla generosità dei piacentini per far fronte a questa emergenza. Servono fondi per portare avanti i nostri interventi di perforazione e riabilitazione di pozzi d’acqua potabile e soprattutto di sensibilizzazione ed educazione sanitaria della popolazione, resi ancora più urgenti da questa epidemia e necessari per prevenire in futuro la diffusione di questi contagi”.

Per maggiori informazioni, ci si può rivolgere alla segreteria di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo al numero telefonico 0523-499424.

Commedia benefica per Africa Mission

Si terrà giovedì 24 giugno, alle ore 21, nella prestigiosa cornice del cortile di Palazzo Farnese (Piacenza), la commedia in tre atti in vernacolo piacentino “Un marì par me fiola” portata in scena dal Gruppo Filodrammatico “I Soliti” di Podenzano nell’ambito dell’iniziativa “Tappiamo la sete d’acqua”, promossa al Green Team CNA Associazione Provinciale di Piacenza insieme ad Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo.

L’ingresso è 10 euro. Il ricavato verrà devoluto da CNA al progetto “Perforazione Pozzi” della ong piacentina Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo per la realizzazione di un nuovo pozzo di acqua potabile nella regione ugandese del Karamoja. In caso di maltempo la commedia verrà rimandata a venerdì 25 giugno.

La commedia che andrà in scena giovedì 24 giugno rientra nelle iniziative solidali promosse dal Green Team CNA nell’ambito della campagna “Tappiamo la sete d’acqua”, che consiste nella raccolta di tappi in polietilene di bottiglie e flaconi.
La collaborazione di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo con CNA nasce nel 2006 quando, insieme ad altre istituzioni locali e alla cittadinanza, venne avviata una sottoscrizione pubblica per raccogliere i fondi per la perforazione del pozzo “CITTÀ DI PIACENZA”, avvenuta poi nel 2007.

Per info e prenotazioni: CNA: Mara Mainardi 0523/572211 - Cooperazione e Sviluppo (Africa Mission): Paola Navelli 0523/499424

domenica 20 giugno 2010

Ambrosio: contro la povertà cuore grande e occhio vigile

L’anno 2010 è stato designato dalle istituzioni europee "anno della lotta alla povertà e all'esclusione sociale", con lo scopo di sensibilizzare tutti, dalle istituzioni locali e sovranazionali all’opinione pubblica europea, nell'impegno di lottare contro la povertà. La Comece, la Commissione degli episcopati dell'Unione Europea, sostiene questa importante iniziativa. Nello stesso tempo la Comece invita a considerare il fatto che la povertà, che troppi cittadini europei già conoscono, è aggravata dall’attuale crisi economica mondiale. Le politiche in atto non sono arrivate ad affrontare il problema alla sua origine: su questo occorre suscitare una riflessione. Se la situazione finanziaria-economica è dovuta ad una crisi morale, sarà allora necessito ridare il fondamento morale all'agire economico, per ritrovare l'equilibrio tra interessi individuali ed interesse di tutti: il bene comune deve essere messo in primo piano, così come appare necessaria una migliore conciliazione tra la libertà, la legalità e la giustizia … L'Anno europeo contro la povertà è uno strumento per approfondire la conoscenza di un fenomeno che mette a rischio di vulnerabilità sociale ampi strati di popolazione e per impegnare l’'agenda politica europea e nazionale su questo tema così rilevante... Il 14 febbraio scorso, memoria dei santi Cirillo e Metodio, patroni d'Europa, Benedetto XVI ha dato il suo personale contributo all'iniziativa, visitando l'ostello per i poveri "Don Luigi Di Liegro" della Caritas di Roma, accanto alla stazione Termini. Con questa visita, il Santo Padre ha inteso «incontrare idealmente tutti i poveri d'Europa; inginocchiandosi davanti a loro»... Questa attenzione alla povertà e all'esclusione fa parte dell'impegno costante dei cristiani e delle Chiese. L'Anno europeo contro la povertà ci aiuta a far crescere l'attenzione per i poveri, insieme all'attenzione per il bene comune e per l'educazione. Ma deve anche aiutare la società civile a prendere coscienza della necessità di ridefinizione di alcuni stili di vita collettiva... Si tratta allora di aver un cuore grande che sappia venire incontro a chi è nel bisogno, bisogno di aiuto materiale e soprattutto bisogno di relazioni umane. Ma si tratta anche di avere l'occhio vigile per lottare contro quelle cause che spingono a cadere nella spirale della povertà e della solitudine. È questo l'impegno responsabile della comunità cristiana.

† Mons. Gianni Ambrosio,

Vescovo Piacenza-Bobbio

mercoledì 16 giugno 2010

Ambrosio: il sacerdozio non è solo ufficio ma sacramento

Sabato scorso il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, ha ordinato sacerdote, nel duomo di Piacenza, Valerio Picchioni, 26 anni. Don Valerio è l'unico prete a venire ordinato quest'anno nella diocesi di Piacenza-Bobbio. Riportiamo i passaggi dell'omelia nei quali il vescovo si è rivolto al neo sacerdote.

Carissimo don Valerio, fra poco, dopo averti chiesto se vuoi esercitare il ministero sacerdotale nel grado di presbitero e annunciare il Vangelo e celebrare i misteri di Cristo, ti porrò questa domanda: “vuoi, insieme con noi, implorare la divina misericordia per il popolo a te affidato?”.

Questo impegno che tu assumi davanti al popolo di Dio – quello di implorare con la preghiera la divina misericordia –, potrai attuarlo immergendoti in questa pagina del Vangelo: così avrai lo sguardo di Gesù, così avrai il cuore di Gesù e così potrai implorare, testimoniare e donare la divina misericordia.

Se entri in profondità nella logica della grazia e del perdono, se esclami con Paolo «non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me» (Gal 2, 20), se vivi con cuore grato la grazia di essere figlio amato dal Padre, allora puoi “spalancare il mondo a Dio e congiungerlo a Lui”. Sono queste le parole di Benedetto XVI che ieri mattina, insieme a un gruppo di sacerdoti della nostra Chiesa, abbiamo ascoltato con grande commozione in piazza san Pietro. Il Papa proseguiva dicendo: “Il sacerdozio è quindi non semplicemente «ufficio», ma sacramento: Dio si serve di un povero uomo al fine di essere, attraverso lui, presente per gli uomini e di agire in loro favore. Questa audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola «sacerdozio». Che Dio ci ritenga capaci di questo; che Egli in tal modo chiami uomini al suo servizio e così dal di dentro si leghi ad essi: è ciò che in quest’anno volevamo nuovamente considerare e comprendere”.

Tu, caro don Valerio, vieni ordinato il giorno dopo la solenne conclusione dell’Anno sacerdotale, anno in cui, sono sempre le parole del Papa, “volevamo risvegliare la gioia che Dio ci sia così vicino (…) e che Egli ci conduce e ci sostiene giorno per giorno”.

Sì, possiamo insieme implorare la divina misericordia e testimoniarla con la nostra parola e la nostra vita perché sappiamo che Dio ha donato e continua a donare a noi il suo amore misericordioso in Cristo Gesù. Possiamo allora essere identificati con Lui e trasmettere ai fratelli quell’amore che Gesù ha riversato, e continua a riversare, su noi.

Desidero dire grazie al Signore per l’opera che ha compiuto nella tua vita, conducendoti al presbiterato. Sono profondamente grato ai tuoi genitori, alla tua famiglia, alle parrocchia da cui provieni e a quelle dove hai già svolto il tuo servizio. Ringrazio poi i superiori e i professori del Collegio Alberoni e tutti coloro che ti hanno accompagnato con la loro preghiera e il loro sostegno.

Carissimo don Valerio, la tua voce, le tue mani, il tuo cuore e tutto il suo essere siano offerti per sempre a Cristo, perché tu possa essere l’‘inviato’ della misericordia di Dio, di quella misericordia di cui abbiamo profondamente bisogno per vivere nella gioia e nella pace come figli di Dio Padre che Gesù ci ha svelato. Amen.


Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione

Don Formaleoni verso la pensione

Movimenti in vista nel clero piacentino. Dopo un lungo periodo di calma apparente, si muove qualche cosa sul fronte dei trasferimenti dei parroci soprattutto in città. Poche ma sostanziose le novità.
La prima è il pensionamento del parroco della basilica di San Sisto. Don Giuseppe Formaleoni, che lo scorso marzo ha compiuto gli 80 anni, dal 1977 è prevosto dello storico tempio, scrigno d’arte e di spiritualità, un tempo casa della celeberrima Madonna Sistina. In questi giorni presenterà la lettera di dimissioni per raggiunti limiti di età al vescovo Gianni Ambrosio il quale, a meno di ripensamenti dell’ultima ora, dovrebbe accoglierle. E’ un pio desiderio, quello di don Formaleoni, già espresso cinque anni fa al vescovo Luciano Monari, al compimento dei 75 anni e dunque all’età esatta in cui, per la Chiesa, si può andare in “pensione”. L’allora presule di Piacenza-Bobbio lo pregò di rimanere al suo posto ancora per qualche tempo. Don Giuseppe oggi ci riprova e dovrebbe essere accontentato. Essendo ancora in salute e attivo, non si ritererà a vita privata ma continuerà il proprio ministero, molto probabilmente aiutando le parrocchie del centro storico, in particolare il Duomo dove c’è bisogno di un aiuto al Penitenziere (confessioni). Di conseguenza si aprirà la pratica per il successore di don Formaleoni. In questi giorni il vescovo sta concludendo i colloqui con i parroci del centro città. L’ultimo è previsto per la prossima settimana, dopo il rientro da Roma dove, assieme ad una trentina di sacerdoti, sta partecipando alle celebrazioni per la conclusione dell’anno sacerdotale. Per San Sisto è verosimile una soluzione pro tempore con la reggenza da parte del parroco della vicina Santa Brigida, don Riccardo Lisoni, quale moderatore dell’Unità Pastorale 2 in cui è appunto inclusa la storica basilica. Questo in attesa di veri e propri accorpamenti sull’esempio di San Francesco, San Pietro e Santa Maria in Gariverto. Altra novità in vista è la possibile assegnazione dell’unico nuovo prete che esce dall’Alberoni quest’anno, don Valerio Picchioni, alla parrocchia della Santissima Trinità. Ventisei anni, don Valerio verrà ordinato sacerdote sabato alle ore 18 nel Duomo di Piacenza dal vescovo Ambrosio. Il giovane sacerdote - lo abbiamo visto spesso in Duomo dirigere con precisione e rigore il servizio liturgico dei seminaristi - gode di grande fiducia e considerazione tanto che appare il rinforzo ideale per risolvere la difficile situazione della parrocchia di viale Dante che, nonostante sia la più popolata della città nonchè sede storica delle comunità neocatecumenali, è rimasta con soli due sacerdoti in servizio. Ribadito che la linea del vescovo Ambrosio è di lasciare i parroci al proprio posto fino a quando se la sentono, un altro nodo da sciogliere sarà quello del successore dello scomparso don Andrea Mutti al santuario di Strà. Anche qui la via maestra sembra la soluzione pro tempore con la nomina di un amministratore parrocchiale, verosimilmente della vallata.
Federico Frighi

Da Libertà, 10 giugno 2010

lunedì 14 giugno 2010

La mistica nell'uomo contemporaneo

Martedì 15 giugno, alle ore 21, all'Oratorio San Cristoforo serata dedicata all'associazione Amani che opera per sostenere case di bambini di strada in Africa (Kenya.
Viene presentato un libro di Arnoldo Mosca Mondadori.
Arnoldo Mosca Mondadori è editore di libri d'arte e spiritualità, ha curato tutte le ultime edizioni delle opere poetiche di Alda Merini. Presidente del Conservatorio di Milano, sostiene progetti di solidarietà principalmente in Africa. A Piacenza presenterà un volume edito per Morcelliana sul sentire mistico dell’uomo contemporaneo: "La seconda Intelligenza". Un poeta, Giovanni Zilioli, e un teologo, don Gigi Bavagnoli, converseranno con lui su queste frontiere della spiritualità.
Appuntamento in San Cristoforo, gentilmente concesso dall'Istituto Diocesano di Musica Sacra.

Santuario di Strà, monsignor Da Crema amministratore

Con Atto proprio di S.E. mons. Vescovo in data 26 maggio 2010 il M.R.
Dacrema mons. Mario, attualmente parroco di Pianello Val Tidone, mantenendo
i precedenti incarichi, è stato nominato amministratore parrocchiale della
parrocchia-santuario Beata Vergine Madre delle Genti in Strà, Comune di
Nibbiano, Provincia di Piacenza, resasi vacante in seguito alla morte dell’ultimo
titolare il M. R. Mutti don Andrea.



Piacenza 9 giugno 2010 dalla Curia Vescovile,

sabato 12 giugno 2010

Hospice a colori, al Maria Luigia il libro di Fiorentini

Il centro delle cure palliative di Borgonovo è stato recentemente descritto in un libro di Fausto Fiorentini e Itala Orlando dal titolo “Hospice a colori” (edizioni Grafiche Lama). L’obiettivo dei due autori non è tanto quello di offrire un manuale per conoscere la struttura sanitaria della Val Tidone, ma intende piuttosto sintetizzare quella che chiamano “la cultura dell’hospice”, tesa a dare la priorità al malato sulla malattia, a privilegiare la persona e a inserire nel percorso di cura anche i familiari.
La pubblicazione sarà presentata, ed offerta dai presenti, domenica prossima, 13 giugno, alle ore 17, al “Maria Luigia” con sede a Pittolo (Villa Il Follo). Questo circolo è spesso attento anche ad iniziative culturali ed ha mostrato un particolare interesse per questa che ha anche una finalità umanitaria.
Oltre agli autori, interverranno pure l’oncologo prof. Luigi Cavanna e il vicario generale mons. Lino Ferrari. Ci sarà anche una parentesi dialettale: Anna Botti leggerà e commenterà la sua poesia riportata nel libro e con la quale parla del valore della vita in rapporto al centro delle cure palliative di Borgonovo. Sulla malattia vista attraverso il dialetto previsti anche gli interventi del razdur della Famiglia piasinteina Danilo Anelli e della regista Francesca Chiapponi.
Verrà riproposta anche la mostra dei pittori (alcune opere sono già state vendute) che hanno messo a disposizione loro opere per l’hospice; come abbiamo già ricordato altre volte, sono Elisabetta Benedetti, Romano Bertuzzi, Alberto Gallerati, Angelo Ghezzi, Giorgio Groppi, Guido Maggi, Paolo Perotti, Vittorio Polastri, Carlo Scrocchi e Veniero. L’incontro è aperto a tutti.

giovedì 10 giugno 2010

Morto don Giovanni Ghisoni

E' morto questa mattina alla Casa del Clero, dov'era ospite, don Giovanni
Ghisoni, incardinato nella diocesi di Fidenza, ma ultimamente in servizio in
quella piacentina, soprattutto presso comunità parrocchiali della Val
d'Arda. I funerali si terranno sabato prossimo, alle ore 15, nella chiesa
parrocchiale di Caorso.
Don Ghisoni era nato a Caorso il 25 dicembre 1935 ed era stato ordinato
sacerdote l'11 novembre 1979.

mercoledì 9 giugno 2010

Morto don Bonzanini, ex parroco di Rezzanello

E' morto ieri sera don Francesco Bonzanini, già parroco di Rezzanello. Nella
chiesa di questa parrocchia domani sera verrà recitato il rosario alle
20,30; i funerali, sempre nella stessa parrocchiale, si terranno venerdì
prossimo, alle ore 10, e saranno presieduti dal vicario episcopale don
Claudio Carbeni; assenti il vesovo mons. Ambrosio e il vicario generale
mons. Ferrari, a Roma per la chiusura dell'anno sacerdotale.

Don Francesco Bonzanini è nato a San Lazzaro il 4 novembre 1918 ed è stato
ordinato sacerdote l'11 maggio 1941. Curato a Pianello, è stato poi delegato
vescovile a Borgotrebbia e nel 1943 a Rezzanello; curato a Rivergato e poio
nel 1946 in San Paolo, il 26 maggio 1948 è stato nominato parroco a
Gusaliggio, il 26 giugno 1959 a Sariano, il 20 novembre 1970 a Gropparello e
il 1° maggio 1977 a Rezzanello; il 2 settembre 1989 il Vescovo gli ha
affidato anche Monticello come amministratore parrocchiale.Ultimamente
risiedeva nella Casa del Clero di Piacenza.

Africa Mission, una lotteria per finanziare la nuova sede

“Dona e Vinci”: si chiama così la Lotteria provinciale che Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo ha lanciato per sostenere la sua attività ultratrentennale di aiuto alle comunità africane: l’Opera di don Vittorione. Numerosi i premi in palio, tutti gentilmente messi a disposizione da sponsor sensibili all’impegno di solidarietà della Ong piacentina. La vendita dei 20.600 biglietti, per un importo unitario di 2,50 euro, è iniziata il 1° giugno e continuerà fino al 18 dicembre. L’estrazione dei numeri vincenti avverrà sabato 18 dicembre, alle ore 18, nel corso dell’inaugurazione della nuova sede centrale di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, in Via Martelli 15, a Piacenza. I fondi raccolti con la Lotteria saranno devoluti integralmente al Movimento Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo ong onlus.

Il Movimento Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, fondato nel 1972 da don Vittorio Pastori e dall’allora vescovo di Piacenza mons. Enrico Manfredini, da 38 anni opera in Africa, in particolare in Uganda, con l’obiettivo di sostenere e migliorare le condizioni la vita delle comunità locali. Agli interventi in situazioni di emergenza (oltre 11milioni di kg di aiuti inviati in Africa, tra generi alimentari, materiale scolastico e attrezzature di vario tipo), la Ong piacentina affianca numerosi progetti in diversi ambiti: perforazione e manutenzione di pozzi d’acqua potabile, animazione socio-culturale in ambito giovanile, settore zootecnico e agroforestale, sostegno e sviluppo sanitario, aiuto a missionari e Chiesa locale.
Don Vittorione diceva: “Teniamo lo sguardo fisso verso il momento finale della nostra vita, quando, di fronte al Signore, non potremo barare e Lui ci giudicherà in base a quanto amore avremo donato in ogni gesto, anche nel più piccolo della nostra vita”. Noi vogliamo continuare la sfida lanciata da don Vittorio Pastori e mantenere vivo questo sogno di carità, che vuole essere un abbraccio d’amore che stringe e accoglie tutti, soprattutto i più poveri fra i poveri. Perché chi dona vince subito e vince sempre, vince il centuplo perché ha già vinto ciò che dona, in quanto la vincita più bella è quella che nasce da un gesto di solidarietà.
Il regolamento completo della Lotteria e i punti in cui, oltre alla sede del Movimento, è possibile trovare i biglietti, sono pubblicati sul sito internet www.africamission.org. Il Movimento Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo ringrazia tutti gli sponsor dell’iniziativa, in particolare le ditte Grafiche Lama e Casella Autogru.

Ecco l’elenco completo dei premi messi in palio dalla Lotteria:
1° premio: autovettura Fiat 500 (Programma Auto - Piacenza);
2° premio: condizionatore Carrier dual split 9.000+9.000 BTUR410A, offerto dalla Ditta Gianni Costantini - Piacenza;
3° premio: Quad Ligier 50cc, donato dalla parrocchia di S. Franca - Piacenza;
4° premio: batteria di pentole in acciaio inox da 22 pezzi, offerta dai Grandi Magazzini Emiliani s.r.l. - Piacenza;
5° premio: Notebook Intel LCD 15.4 completo (ditta Ambroggi Mario s.a.s. - Piacenza);
6° premio: iPod touch 8 GB, offerto da un sostenitore piacentino;
7° premio: bicicletta da uomo Sempion con telaio in alluminio e copricatena in acciaio 7 rapporti (ditta Raschiani s.r.l. di S. Nicolò - PC);
8° premio: monopattino 3 ruote Trikke 5 WS serie S, donato dalla ditta Grandi Magazzini Emiliani s.r.l. - Piacenza;
9° premio: macchina da caffè espresso e cappuccino Gaggia G107 e bilancia pesapersone digitale Tanita UM015, entrambe offerte dai Bilanciai Associati Grandi Impianti s.r.l. - Piacenza);
10° premio: 24 bottiglie di vino dei colli piacentini (Azienda vitivinicola Lusenti di Ziano Piacentino - PC).

domenica 6 giugno 2010

Ambrosio: Scalabrini esempio di carità senza confini

(fri) «Scalabrini è un esempio limpido di quella carità evangelica che
non ha confini, ha riconosciuto nelle persone che migravano il suo gregge
e ha voluto come un buon pastore aiutare quelle persone lontane, in qualche
modo radunandole e sostenendole». Lo ha detto il vescovo Gianni Ambrosio
ieri pomeriggio in Duomo per le celebrazioni del 105° anniversario della
morte del vescovo beato Giovanni Battista Scalabrini. Di fronte a rappresentanti
delle congregazioni maschile e femminile fondate da Scalabrini che qui
a Piacenza hanno la casa madre, il vescovo ha evidenziato come il Beato
«ha aiutato i nostri migranti a vivere gli impegni della fede cristiana
e li ha sostenuti nella difesa dei loro diritti fondamentali operando per
sensibilizzare le comunità ad un'accoglienza rispettosa e solidale».

«Scalabrini - ha proseguito Ambrosio - era un grande lavoratore e organizzatore ma
la vera ragione della riuscita del suo progetto va ricercata nel grande
amore verso Dio e verso il prossimo». La celebrazione si è svolta in più
lingue e con le bandiere dei paesi del mondo in cui si trovano gli Scalabriniani
a testimonianza dello spirito di universalità che permea le due congregazioni.
In prima fila, assieme al questore e al sindaco, il nuovo prefetto Silvana
Riccio, alla sua prima uscita pubblica a Piacenza.

da Libertà, 2 giugno 2010

sabato 5 giugno 2010

Morto il parroco di Fontanigorda

E' morto l'altra sera, a Bedonia, dopo una lunga malattia, don Giuseppe
Cavatorta, dal 2002 parroco di Fontanigorda, amministratore parrocchiale di
Canale, Casoni, Casanona e Pietranera, tutte parrocchie dell'Alta Val
Trebbia.

Nato il 28 ottobre 1941 a Druso (Bedonia), è stato ordinato sacerdote il 20
dicembre 1969 ed in primo tempo gli sono state affidate le parrocchie di
Romezzano, Druso, Casalporino, Calice e Spora. Nel 2002 i cambiamenti a cui
già abbiamo fatto cenno.

I funerali si terranno oggi, sabato, alle 10,30, nella chiesa parrocchiale
di Druso; al termine la salma sarà tumulata nel cimitero locale. Il rito
sarà presieduto dal vescovo mons.Gianni Ambrosio.

venerdì 4 giugno 2010

Sacro Cuore/ Ambrosio ai preti: curiamo di più la santa messa

Carissimi confratelli,

abbiamo anticipato la nostra tradizionale “festa del Sacro Cuore” per poter partecipare alle celebrazioni conclusive dell’Anno sacerdotale che si terranno a Roma dal 9 all’11 giugno. Coloro che potranno partecipare a questo incontro mondiale dei sacerdoti, rappresenteranno tutto il nostro presbiterio, sia nella profonda comunione con il Santo Padre sia nella preghiera per tutti i sacerdoti e per la loro missione nella Chiesa e nella società contemporanea.

Lo scorso anno ci siamo soffermati sulla Missione popolare diocesana (MPD) e sull’Anno sacerdotale proclamato da Benedetto XVI in occasione dei 150 anni della morte del santo Curato d’Ars. Abbiamo iniziato la MPD il 10 gennaio 2010, nella festa del Battesimo del Signore: ringraziamo il Signore per la grazia di questo inizio e per il cammino fin qui compiuto. L’Anno sacerdotale che sta per concludersi ci ha aiutato a valorizzare la santità del sacerdozio e a “promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi” (Lettera di Benedetto XVI per l’indizione dell’anno sacerdotale). Ringraziamo per le molte preghiere, soprattutto da parte delle comunità femminili di vita consacrata della nostra diocesi, che ci hanno sostenuto ed incoraggiato nel nostro impegno di diventare immagine viva del Signore Gesù e di portare l’amore di Dio alle comunità a noi affidate. Sento il dovere di sottolineare ancora, come ho già fatto nell’omelia della Messa crismale del Giovedì Santo, la generosità di tanti sacerdoti che portano sulle proprie spalle il pondus diei, la fatica di ogni giorno, animati dalla fede in Cristo risorto e dalla carità pastorale.

Quest’anno riflettiamo ancora su questi stessi punti, considerati in un’ottica particolare, quella riguardante più direttamente il nostro essere presbiteri in una Chiesa che vuole essere missionaria e che, per questo, vuole aprirsi al soffio dello Spirito Santo che “è il protagonista di tutta la missione ecclesiale” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 21). Focalizzo in particolare la riflessione sulla missione e sulla comunione: l’obiettivo di porre la missione al centro della nostra vita e del nostro ministero di presbiteri esige l’apertura alla comunione, da vivere tra noi e con gli uomini del nostro tempo.

Richiamo, come in esergo, due frasi molto belle e assai impegnative di Giovanni Paolo II. La prima la troviamo nell’enciclica Redemptoris missio (n.26): “Lo Spirito spinge il gruppo dei credenti a «fare comunità», a essere chiesa. Dopo il primo annunzio di Pietro il giorno di Pentecoste e le conversioni che ne seguirono, si forma la prima comunità (At 2,42; At 4,32). Uno degli scopi centrali della missione, infatti, è di riunire il popolo nell'ascolto del vangelo, nella comunione fraterna, nella preghiera e nell'eucaristia. Vivere la «comunione fraterna» (koinonìa) significa avere «un cuor solo e un'anima sola» (At 4,32), instaurando una comunione sotto tutti gli aspetti: umano, spirituale e materiale”.

La seconda frase la troviamo nell’enciclica Novo millennio ineunte: “Occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi ove si plasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità” (n. 43).

Queste frasi, che meriterebbero una considerazione attenta, costituiscono lo sfondo della riflessione che propongo. Essa tende a valorizzare ciò che noi siamo per grazia di Dio: siamo discepoli, siamo fratelli e siamo annunciatori-testimoni. Questi sono i termini più frequenti che troviamo nel libro degli Atti degli Apostoli per delineare la figura del cristiano: sono termini che caratterizzano anche noi cristiani che abbiamo ricevuto la grazia del ministero ordinato per servire la Chiesa di Cristo. Solo nella fedeltà alla memoria di Gesù come suoi discepoli, solo come fratelli che vivono la comunione, solo come testimoni che annunciano con la vita il messaggio ricevuto, noi viviamo veramente il sacerdozio ministeriale, noi realizziamo la carità pastorale, noi continuiamo nella storia la missione stessa di Cristo, l’inviato del Padre.

1. L’amicizia: con Gesù e tra di noi

1.1. Desidero iniziare la riflessione ringraziandovi per la vostra presenza a questa festa della fraternità sacerdotale nella nostra diocesi di Piacenza-Bobbio. Siamo qui per condividere l’amicizia tra noi, come fratelli che vivono nell’unico presbiterio. E soprattutto siamo qui a condividere l’amicizia con il Signore Gesù. Perché la fraternità del presbiterio è in stretta connessione con la nostra identità di presbiteri, che si fonda sul nostro essere discepoli, sulla relazione di amicizia con Gesù, sul rimanere nel suo amore (Gv 15,9). Per Benedetto XVI questo costituisce il cuore dell’identità del presbitero: “Non vi chiamo più servi, ma amici: in queste parole si potrebbe addirittura vedere l’istituzione del sacerdozio. Il Signore ci vede suoi amici: ci affida tutto; ci affida se stesso, così che possiamo parlare con il suo Io – in persona Christi capitis. Che fiducia! […] Non vi chiamo più servi ma amici. E’ questo il significato profondo dell’essere sacerdote: diventare amico di Gesù Cristo. Per questa amicizia dobbiamo impegnarci ogni giorno di nuovo. […] Non vi chiamo più servi, ma amici. Il nucleo del sacerdozio è l’essere amici di Gesù Cristo” (Benedetto XVI, Giovedì Santo, 13 aprile 2006).

Proprio a partire da questa amicizia, possiamo vivere gioiosamente la comunione, innanzi tutto nel presbiterio e poi nell’intera comunità ecclesiale. Abbiamo in comune la vocazione, il sacramento del battesimo e dell’ordine, la stessa missione. Abbiamo in comune lo Spirito Santo effuso nei nostri cuori e il comandamento di Gesù. Se facciamo interagire i diversi livelli della fraternità, come rapporto amicale, come impegno collaborativo, come sostegno spirituale, la nostra fraternità cresce e matura sul piano umano, sul piano evangelico e sul piano pastorale.

Quest’anno la nostra festa della fraternità sacerdotale coincide, almeno per la nostra Cattedrale, con la solennità del Corpus Domini: questa sera vi sarà la processione eucaristica per le vie della nostra città di Piacenza. È una coincidenza che ci aiuta a ricordare che proprio l’Eucaristia, come ben sappiamo, dà forma alla nostra vita di discepoli, di presbiteri, di pastori. L’Eucaristia è la memoria viva di Gesù, delle sue parole ed opere, della sua obbedienza al Padre e dell’amore per noi, della sua morte e risurrezione. L’amore di Cristo per noi, accolto nella fede, suscita la nostra risposta all’invito di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13,34). L’amore ricevuto nell’Eucaristia diventa amore fraterno: “Se dunque io, il Signore e il maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio perché come vi ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,14-15). E l’amore fraterno dei discepoli rende visibile la presenza di Gesù in mezzo a noi.

1.2. Desidero ringraziarvi perché, sia pur nella fatica e con tutti i nostri limiti, ci è data la grazia di vivere la comunione fraterna. La sperimentiamo in diversi modi questa comunione, su cui non è il caso di soffermarci, ben sapendo che il modo migliore per esprimere la gratitudine per questa comunione è condividerla e celebrarla nella sua sorgente originaria e permanente. Desidero solo citare l’incontro comunitario che abbiamo avuto nella parrocchia di Santa Franca, il giorno successivo al mercoledì delle Ceneri. Abbiamo così iniziato insieme la grande scuola della Quaresima in stile penitenziale e accostandoci al sacramento della penitenza in cui è all’opera Dio “dives in misericordia” (Ef 2,4).

La nostra comunione è un segno di Dio-agape, di Dio-comunione (cf 1Gv 1,3; 4,8), un segno certamente piccolo, eppure significativo, di quella “intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, n.1), che è la missione del popolo della Nuova Alleanza. Una missione che coinvolge ed interpella in particolare i Dodici, i loro successori e quanti sono associati a loro mediante il sacramento dell’Ordine, con l’imposizione della mani e l’invocazione dello Spirito (cf 2 Tm 1,6). Il nostro sacerdozio ha in Cristo la sua origine e la sua configurazione essenziale. È riferito al Corpo di Cristo, che è insieme Corpo eucaristico e Corpo ecclesiale. Attraverso l’ordinazione ogni sacerdote viene inserito in un presbiterio concreto attorno al Vescovo. Si tratta non solo di una determinazione giuridica, ma anche di una dimensione teologica e spirituale della nostra identità di preti e della nostra corresponsabilità nell’unica missione. Il rapporto preti-presbiterio-vescovo-chiesa rimanda ultimamente al Vangelo: la Chiesa è per il servizio del Vangelo nella storia degli uomini. Da questa diakonìa la Chiesa riceve la sua forma in modo che sia adatta a suscitare la fede e a dare forma alla vita secondo la fede ecclesiale.

Possiamo allora rendere grazie al Signore per il dono di poter esercitare il nostro ministero come “un’opera collettiva”, come precisa la Pastores dabo vobis (n. 17), operando in modo ecclesiale, in comunione con il Vescovo e con i confratelli. Rendo grazie al Signore e esprimo la mia gratitudine a voi sacerdoti per la dedizione con la quale svolgete il vostro ministero pastorale, invitandovi a sentirvi sempre più parte viva dell’unico presbiterio diocesano, condividendo la missione affidata dal Signore Gesù ai suoi apostoli. Proprio nella Lettera per l’indizione dell’Anno sacerdotale, Benedetto XVI ha scritto che “il ministero ordinato ha una radicale ‘forma comunitaria’ e può essere assolto solo nella comunione dei presbiteri con il loro Vescovo”. Credo che questa testimonianza di comunione debba davvero confortarci. Essa poi ci stimola a crescere in un atteggiamento di maggiore attenzione e di ascolto reciproci. Anche per aiutarci a comprendere meglio e ad approfondire il significato di alcune scelte pastorali diocesane che intendono rinnovare il nostro slancio missionario: si tratta di ricercare insieme questa slancio dinamico, che non può che essere frutto della corresponsabilità ecclesiale, di una corresponsabilità che è di tutti, secondo doni e compiti diversi e complementari.

2. Apertura a Dio e collaborazione tra noi

2.1. Mentre rendiamo grazie a Dio per il dono della comunione che viviamo nell’amicizia condivisa nel nostro presbiterio, siamo stimolati a rendere missionario sia il nostro cuore sia la nostra comunità, aprendoci alla comunione e vivendola come dono grande ma esigente, che richiede un rinnovamento del nostro stile personale ed ecclesiale.

Missione e comunione procedono insieme. Perché dobbiamo aprirci insieme all’avvento di Dio e alla sua accoglienza nella nostra vita. Perché dobbiamo vivere di fede insieme: l’avvento di Dio, in Gesù, avviene tra gli uomini, si attua dentro la nostra storia di uomini.

Lo Spirito Santo, che è all’opera in noi e nelle nostre comunità, ci aiuta a renderci conto che la Chiesa è, per sua natura, missionaria, come afferma il Concilio (Ad Gentes 2). Più noi riflettiamo sul mistero della Chiesa, più ci rendiamo conto che la Chiesa è missionaria. Essa non esiste per sé, ma per gli altri: per la gloria di Dio e per la salvezza del mondo. Non si può essere Chiesa senza essere missionari, senza aprirci al progetto di Dio e diventando collaboratori e ministri di questo suo progetto.

Questo vale per l’insieme della Chiesa, come comunità dei battezzati sparsi in ogni parte della terra. Questo vale per le nostre comunità locali: in esse, anche se piccole e anche se disperse sui monti, è presente Cristo. Questo vale per ciascuno di noi: “il prete non è prete per sé, lo è per voi”, affermava il Curato d’Ars (citato da Benedetto XVI nella Lettera per l’indizione).

Dobbiamo diventare tutti più consapevoli di questo nesso tra missione e comunione per sentirci mandati, per rievangelizzare persone ed ambienti diventati insensibili o refrattari all’annuncio del Vangelo. Dobbiamo avvertire che solo la consapevolezza dell’invio dà consistenza al volto missionario della Chiesa e al volto di ciascuno di noi.

Credo che siamo invitati a superare quella visione ristretta che ci rinchiude nel “qui e ora” e nel nostro orto: questo non è lo sguardo illuminato e liberato che proviene dal Vangelo, questo è uno sguardo che poco si addice a chi ha la speranza nel cuore e sente di doverla donare ai fratelli. La missione esige un orizzonte ampio.

2.2. Penso che alcune questioni concrete, come il numero delle Messe da celebrare o l’aiuto tra comunità situate in montagna ed altre situate in pianura, potrebbero essere meglio illuminate e meglio affrontate se collocate nel dinamismo della missione e della comunione. Come sappiamo, la pastorale della Chiesa non è un ricettario, ma è una traditio viva che ci coinvolge nella nostra libertà e responsabilità e che si fonda sulla nostra dedizione per la causa del Signore e per il bene del popolo che ci è affidato. In quest’ottica sarà pure importante riflettere insieme sul numero delle Messe, ma ancor più importante sarà ricordare che la missione è iscritta nel cuore dell’Eucaristia, che lo stile missionario non è fuori dalla celebrazione ma è dentro: così si diventa annunciatori del grande evento di grazia che viene celebrato.

Se curiamo la qualità celebrativa dell’Eucaristia, allora la stessa celebrazione appare in tutta la sua bellezza e svolge secondo la sua verità la piena espressività dell’Eucaristia. Lo stile missionario comporta il rilancio della vita liturgica delle nostre comunità, soprattutto là dove è subentrata una certa stanchezza e dove le azioni liturgiche hanno perso agli occhi di molti il loro fascino. La MPD è un’occasione propizia per ripensare la vita liturgica come cuore vivo dell'azione pastorale, destinata a far sì che tutta la vita sia illuminata dalla fede e sia arricchita dalla carità.

Così pure siamo invitati a perseguire con determinazione un cammino che favorisca un dialogo sempre più vivo tra le comunità in vista di una più stretta collaborazione. Siamo incoraggiati a compiere passi concreti per consolidare e dare continuità alla pastorale di insieme tra le comunità cristiane delle Unità pastorali. Non possiamo affrontare gli interrogativi circa la sostenibilità dell’ attuale pratica pastorale nel futuro ormai prossimo se non nell’ottica della pastorale d’insieme.

Inserisco qui la visita che sto facendo a voi, sacerdoti: sarà terminata, credo, entro il mese di agosto. Una visita, come ho detto, che è prima di tutto di amicizia e di conoscenza di voi, sacerdoti, nel contesto in cui operate. Poiché la nostra Chiesa si è impegnata nella MPD – è questa la nostra priorità pastorale, una priorità che rende non attuabile la visita pastorale –, ho pensato che fosse mio dovere incontrarvi nelle parrocchie in cui risiedete e nell’Unità pastorale, anche per poter operare un discernimento più attento in vista dei necessari cambiamenti, richiesti dalle esigenze delle parrocchie, ma che non possono non tener conto delle esigenze dei presbiteri.

2.3. Non credo poi di dire nulla di nuovo sottolineando la necessità di una crescita nella consapevolezza del valore della partecipazione e della corresponsabilità. Gli organismi di partecipazione (Consiglio Pastorale, Consiglio per gli Affari Economici) possono diventare luoghi per un’autentica esperienza di comunione, in cui, senza la confusione di ruoli o funzioni, tutti aprono la mente e il cuore per mettersi insieme in ascolto dello Spirito e insieme cercare le risposte alle esigenze delle nostre comunità.

Così si cresce insieme in quella coscienza di essere tutti membri del Popolo di Dio, sia pur con ministeri molto diversi, chiaramente espressa dai Padri conciliari nella Lumen gentium (n. 10). Desidero in proposito citare una riflessione del Santo Padre Benedetto XVI fatta in apertura di un Convegno della diocesi di Roma (maggio 2009) in cui ha evidenziato la necessità di “migliorare l’impostazione pastorale così che, nel rispetto delle vocazioni e dei ruoli dei consacrati e dei laici, si promuova gradualmente la corresponsabilità dell’insieme di tutti i membri del Popolo di Dio. Ciò esige un cambiamento di mentalità riguardante particolarmente i laici, passando dal considerarli “collaboratori” del clero a riconoscerli realmente “corresponsabili” dell’essere e dell’agire della Chiesa, favorendo il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato. Questa coscienza comune di tutti i battezzati di essere Chiesa non diminuisce la responsabilità dei parroci. Tocca proprio a voi, cari parroci, promuovere la crescita spirituale e apostolica di quanti sono già assidui e impegnati nelle parrocchie: essi sono il nucleo della comunità che farà da fermento per gli altri”.

Come vedete, per il santo Padre il riconoscimento concreto del ruolo dei laici fa crescere “la coscienza comune di tutti i battezzati di essere Chiesa”. Questo risponde alle istanze del Concilio, e risponde pure a quell’idea, anch’essa conciliare, di ampliare gli spazi della missione della Chiesa. Questo è quanto mai importante anche per la stessa vita dei sacerdoti che rischiano ritmi di lavoro difficili da sostenere. Vi invito ad una intelligente valorizzazione della ‘ministerialità’ laicale (uso il termine ministerialità tra virgolette, in senso molto ampio). Proprio il coinvolgimento delle persone e delle famiglie più disponibili e capaci di offrire una viva e concreta testimonianza cristiana può dare nuovo impulso all’attività pastorale all’insegna della missione. Siamo chiamati a dedicare un’attenzione particolare agli animatori, che in questa prima fase della MPD hanno svolto con entusiasmo il loro servizio: vogliamo continuare a coinvolgerli nel loro compito di animazione e di coordinamento. Ma non dimentichiamo che la Missione è popolare e dunque tutti sono invitati a diventare missionari, a mettersi in gioco sulla strada della collaborazione e della corresponsabilità.

3. Per il secondo anno della MPD: fiducia ed entusiasmo, ascolto e invito

3.1. Con una rinnovata convinzione del nostro essere discepoli di Gesù e con una più avvertita e consapevole comunione, siamo più disponibili e più preparati per il secondo anno della MPD.

Innanzi tutto l’orizzonte ampio della missione ci aiuta anche ad avere più fiducia e a generare più fiducia. Perché la fiducia fa parte di quella vita nuova che deriva dallo Spirito Santo, dato a ogni credente: essa fa parte dell’agape, dell’amore che proviene da Dio, quell’amore che il Crocifisso ha vissuto e reso visibile nella storia e che come Risorto continua a riversare sull’umanità nel dono del suo Spirito. Questo dono penetra nel cuore e spinge alla comunione fraterna: “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21). Nella comunione ecclesiale si fa esperienza della fiducia, accolta e donata. Nella lettera ai Galati (5, 22), Paolo presenta il comportamento cristiano come “frutto dello Spiritoe nomina per primo l’agape seguito dalla gioia. Nell’elenco seguono altre manifestazioni dell’agape, dell’amore, della comunione fraterna, della buona relazionalità, della fiducia reciproca: la pace, la longanimità, la bontà, la benevolenza, la fedeltà.

Credo che sia stato positivo – e motivo di fiducia – il primo tempo degli esercizi spirituali popolari nelle Unità pastorali. Al centro dell’esperienza vi è stata la gioia di condividere, insieme ai fedeli laici, l’ascolto orante del Vangelo di Luca, con la possibilità del silenzio e la fecondità dello scambio. Entro gennaio si terranno gli altri due ritiri già predisposti. So che in ogni Unità pastorale si continua a proporre, nella quotidianità, la lettura del Vangelo di Luca attraverso la meditazione personale, gli incontri comunitari, i gruppi di Vangelo nelle case. Nel tempo di Quaresima abbiamo anche vissuto, con larga partecipazione di sacerdoti, religiosi e religiose e fedeli laici, la lectio divina in Cattedrale.

Se i primi cristiani hanno offerto al mondo ciò che essi hanno incontrato, e cioè Gesù Cristo, così anche noi, come comunità cristiane e come persone credenti in Gesù Cristo, siamo invitati a lasciarci affascinare dalla novità dell’evento di Gesù Cristo. Solo se assaporiamo con gioia tutta la grazia di vivere in Cristo una vita nuova, evitiamo di chiuderci in noi stessi, ma trasformiamo questa esperienza in annuncio e testimonianza di Gesù e in nuova fraternità (cf At 2, 42-47; Mt 18; Gv 13, 34-35).

Abbiamo sicuramente ancora vivo il gioioso ricordo della giornata di apertura della Missione popolare dei ragazzi di domenica 18 aprile. I ragazzi, insieme ai giovani ed agli adulti, sono infatti missionari, soggetti e non solo destinatari della Missione. Anzi, sono una risorsa per la comunità, perché aiutano tutti a dire con freschezza e con semplicità la perenne novità del Vangelo.

Nella Veglia di Pentecoste di sabato 22 maggio, ci siamo riuniti in Cattedrale per invocare insieme lo Spirito Santo sul cammino della Missione popolare. Naturalmente lo Spirito Santo lo invochiamo sempre, ben sapendo che è lo Spirito Santo a continuare nella storia la missione di Gesù. Nel lungo discorso di addio che l’evangelista Giovanni ci presenta, Gesù, per ben cinque volte, assicura i suoi discepoli con la promessa del dono dello Spirito (Gv 14, 16-17; 14, 26; 15, 26; 16, 7-11; 16,13-15). È lo Spirito che insegna ogni cosa, è lo Spirito che fa ricordare. È ancora lo Spirito che opera per mezzo degli Apostoli, come ricorda spesso il libro degli Atti degli Apostoli. E nello stesso tempo è sempre lo Spirito che opera anche negli uditori, perché abbiano la vita eterna e conoscano l’unico vero Dio e colui che ha mandato, Gesù Cristo (cf Gv 17,3).

La missione non si fonda sulle capacità umane, ma sul dinamismo e sulla forza dello Spirito. La sua venuta trasforma gli Apostoli in testimoni, infondendo in loro l’audacia che li spinge a trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Lo Spirito dà loro la capacità di dire e di testimoniare a tutti che Gesù è il Cristo. E questo con ‘franchezza’, ma anche con entusiasmo e con vigore: il termine greco ‘parresia’ suggerisce anche questi significati, come evidenziava Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris missio (n. 24), nella consapevolezza che, senza l’entusiasmo, la missione scade. Invochiamo allora lo Spirito Santo e lasciamolo agire in noi, per avere anche in noi quell’entusiasmo che è necessario per la nostra MPD. Sarà bene ricordare ancora che la MPD mira a dare nuova energia ed entusiasmo evangelico alla vita ordinaria delle nostre comunità attraverso la riscoperta e rivitalizzazione delle esperienze fondamentali e costitutive della vita cristiana.

3.2. Nel Consiglio Pastorale diocesano del 20 marzo e nel Consiglio presbiterale si sono raccolti i primi suggerimenti in vista del secondo anno della MPD. I diversi organismi pastorali continuano ad elaborare insieme contenuti, forme e iniziative del cammino del secondo anno. Ma tutti siamo davvero invitati a collaborare e a suggerire.

Nei mesi di settembre-ottobre dedicheremo alcuni momenti di formazione sulle proposte del secondo anno. Come ben sapete, abbiamo immaginato la MPD come un cantiere aperto. Non è stata scelta la strada di una progettazione che fissa sin dall’inizio tutti i passaggi, ma abbiamo scelto di offrire alcuni orientamenti di fondo in base ai quali costruire assieme le tappe del cammino.

Nel primo anno l’intenzione è stata quella di andare alle radici evangeliche della vita cristiana. La dinamica del secondo anno potrebbe essere quella dell’ascolto, dell’apertura, dell’invito: la MPD esige sensibilità e apertura verso tutti.

Sottolineo in particolare l’ascolto. Solo nell’ascolto del fratello possiamo entrare nella sua vita e, se disponibile, accompagnarlo verso la fede perché possa dare forma alla sua vita. Ascoltare è un verbo che ricorre insistentemente nelle Sante Scritture. Innanzi tutto l’ascolto è la condizione per incontrare il Signore, è la strada per avvicinarsi a Lui. Ma è anche il luogo di attenzione per diventare ‘prossimi’. Quindi l’ascolto dei fratelli è una scelta esigente che deriva dalla fedeltà al Vangelo: solo ascoltando, possiamo testimoniare la fedeltà al Vangelo. Se l’amore di Dio comincia nell’ascolto della sua Parola, così l’amore per il fratello comincia dall’ascoltarlo, dall’imparare ad ascoltarlo. È il primo servizio che si deve al prossimo, per accoglierlo e per condividere in tratto di strada. È un serio impegno missionario quello dell’ascolto, perché ridà all’altro la dignità, lo responsabilizza, lo accompagna, lo aiuta, gli fa spazio per inserirlo nella comunità, gli offre motivi di speranza. Questo vale per ogni persona, soprattutto quando versa nel bisogno. Credo che in varie forme la nostra Chiesa sappia venire incontro alle persone in difficoltà offrendo risposte concrete alle diverse forme di povertà, non solo materiale. Un bene enorme, spesso nascosto, di cui solo Dio conosce fino in fondo tutta la ricchezza. Ma l’attenzione all’ascolto vale per tutte le persone. Vale in particolare per i giovani: desideriamo ascoltarli nei loro bisogni più profondi per accogliergli, per incoraggiarli, per sostenerli nella loro ricerca. Vale per la vita nelle sue espressioni più significative. Siamo invitati a mettere sempre in circolo l’ascolto della Parola e l’ascolto della vita. Come ha evidenziato Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate (n. 6), “la ‘città dell'uomo’ non è promossa solo da rapporti di diritti e doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione”: questi relazioni sorgono là dove ci si ascolta e ci si accoglie.

Sottolineo poi, insieme all’ascolto, l’importanza dell’invito. Sì, desideriamo invitare ed ospitare: per dialogare, per condividere un’esperienza di vita, per esercitare insieme l’intelligenza aperta alla verità, per ridare senso alla cultura nell’orizzonte del Vangelo. Siamo consapevoli di avere nel Vangelo un dono prezioso, una risorsa insostituibile per la vita buona del mondo e di ogni persona, per donare luce all’esperienza umana del nascere, dell’amare, del soffrire, del morire. Il Vangelo è la notizia sempre nuova della bontà di Dio che si china su di noi per aiutarci a vivere come figli. Per questo la Chiesa ascolta, invita, accoglie, si fa ospitale: ha un dono grande da condividere, un dono che non le appartiene perché è destinato a tutti.

Non siamo estranei all’odierno travaglio culturale, anche perché ci interpella e ci coinvolge. Così risuonano per noi le parole di Paolo VI nell'enciclica Ecclesiam suam: “La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio” (n. 67). Desideriamo cercare insieme nuove vie di dialogo e nuove forme di invito e di ospitalità, aprendo le nostre comunità ecclesiali e sforzandoci di incontrare gli uomini dove vivono e operano, dove soffrono e gioiscono. Potrebbe essere molto utile, a questo proposito, recuperare gli ambiti del Convegno ecclesiale di Verona, che invitano a condividere il Vangelo (accolto, annunciato e pregato) come Parola buona sulla fragilità (felicità e sofferenza / sofferenza e fragilità), sulle relazioni (vita affettiva), sul modo di vivere il tempo (festa, lavoro), sulla cittadinanza.

Concludo con una frase della Nota pastorale dell’Episcopato italiano Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (30 maggio 2004): “Nella vita delle nostre comunità deve esserci un solo desiderio: che tutti conoscano Cristo, che lo scoprano per la prima volta o lo riscoprano se ne hanno perduto la memoria; per fare esperienza del suo amore nella fraternità dei suoi discepoli» (n. 1). Naturalmente questo solo desiderio che tutti conoscano Cristo, auspicato per le nostre comunità, deve essere ben presente nel cuore di tutti noi presbiteri, discepoli, fratelli e annunciatori-testimoni.

+ Gianni Ambrosio

Vescovo di Piacenza-Bobbio