giovedì 30 settembre 2010

Gli esclusi della Chiesa

Pubblico volentieri in evidenza la riflessione di un lettore del blog sulla recente intervista al vescovo Gianni Ambrosio su Libertà, riportata nei post di qualche giorno fa. Monsignor Ambrosio invitava i laici ad un maggior impegno responsabile nella Chiesa. Ecco la risposta di Alberto:

Lettore: Accolgo volentieri le parole del Vescovo, ma ..... davvero nella chiesa la porta è aperta a tutti? Gli esclusi sono solo i sudamericani? Ciascuno vuole una chiesa a modo proprio, mi pare, tanto fra i laici quanto fra i preti. E fare le cose "in comunione" è diventato un optional; l'importante è "fare, fare, fare". Alla fine di cose se ne fanno, ma ciascuno per conto suo come un "settore aziendale". Quando poi le scelte delle persone "impegnate" non sono fatte con criteri ed intenti politici.
A vole il rammarico più grande è quello di avere tempo e possibilità e di non poterlo "impegnare"!
Grazie comunque al Vescovo ed auguri.

lunedì 27 settembre 2010

Fisichella: il diritto naturale non l'ha inventato la Chiesa

Monsignor Rino Fisichella, alla giornata di studi piacentina du "Dio, la natura, il diritto", è stato chiaro. Il diritto naturale non è invenzione dei cattolici ma qualche cosa che sta nel cuore e nella mente. La religione cattolica offre gli strumenti per comprenderla. Ecco l'articolo sul suo intervento al Collegio Alberoni.

(fri) Parte dal mito di Antigone, con il re Creonte che condanna la stessa Antigone chiedendole prima per quale ragione abbia osato violare le sue leggi. «"Perchè sei un mortale e non ritengo che tu possa passare oltre le leggi non scritte degli dei - risponde -. Essi esistono non da oggi ma da sempre". Antigone aveva preferito seguire la legge della pietas». Potrebbe fermarsi a Sofocle, monsignor Rino Fisichella, a questo testo che dice già tutto 442 anni prima di Cristo. «Anticipa riflessioni che i filosofi faranno negli anni successivi - evidenzia l'arcivescovo -. Pur non opponendo la legge naturale e quella positiva, si insegnava che la positiva era il riflesso di quella naturale». Poi Aristotele, che scrive nella Retorica che «le leggi degli uomini hanno un carattere di convenzione e non sono eterne». Cicerone farà da eco nel De Republica: «La legge naturale con i sui ordini invita al dovere e con i divieti distoglie dal male. A questa legge non è lecito fare alcuna modifica». «La concezione biblica poi - prosegue Fisichella - dice che la giustizia non consiste solo nel rispettare una norma, fosse la più perfetta; la giustizia che si coniuga con il diritto deve essere capace di fare emergere il vero bene della persona. Il vero fondamento del diritto è la giustizia della dignità dell'uomo».
«Da ogni parte si voglia guardare ci si incontra con la realtà di una legge che non ha l'uomo come autore. Un concetto originario mai mutato, anzi progredito - prosegue Fisichella -. Nell'uomo esiste un contenuto etico che rinasce da sè in modo quasi istintivo. L'apostolo Paolo, nella sua lettera ai Romani, lascia trasparire che anche i pagani sono guidati da una legge che il creatore ha scritto nella loro natura. E le loro coscienze e i loro ragionamenti dimostrano che la legge è scritta nei loro cuori».
Alla fine del medioevo arriva il volontarismo, con Scoto e Ockham: «Il primato della volontà che porta l'eclissi sull'intelletto. Qui c'è il grande equivoco che la legge naturale risieda nella coscienza cristiana, che senza rivelazione non sia possibile comprendere la legge naturale. Oggi siamo a questo punto. La legge naturale non è un'invenzione cattolica».
Fisichella osserva come il contesto contemporaneo non sia meno complesso:
«Per diversi decenni il tema della legge naturale è stato dimenticato. Soprattutto per il modificarsi del concetto di natura in ambito filosofico. L'indifferenza verso la legge naturale ha impoverito non solo la scienza, priva di criteri di giudizio. La ricerca sembra monopolizzata dalla sperimentazione sulla natura che tratta come materia manipolabile. Alla stessa stregua, i comportamenti delle generazioni, quando sono orientati dal desiderio effimero, sono meno liberi e divengono preda dell'arbitrio. Di fronte a ciò non si sono salvati neppure diversi parlamenti». Oggi le diverse forme di secolarizzazione hanno emarginato la legge naturale: «Si corre il rischio di cadere in un primato della cultura che tutto domina e tutto condiziona». A Londra Benedetto XVI ha osservato che «se il processo democratico è basato solo sul consenso, allora la fragilità si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia. La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione prescindendo dal contenuto della rivelazione. Il ruolo della religione nel dibattito politico non è quello di fornire tali norme o soluzioni politiche concrete, bensì di aiutare nel purificare e gettare luce sull'applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi».


26/09/2010 Libertà

Gotti Tedeschi: ci aspettano cinque anni di austerità

Dove ha fallito l'economia, perchè ha fallito, che cosa ci aspetta? Ecco che cosa ha detto Ettore Gotti Tedeschi (presidente dello Ior) alla giornata dei Giuristi Cattolici, "Dio, la natura, il diritto".

(fri) L'economia naturale ha fallito, deformata dalle eresie protestanti. I principi fondamentali non sono stati applicati e ci aspettano cinque anni di grandi rinunce. E' molto crudo l'intervento di Ettore Gotti Tedeschi che non ci mette nulla neppure a dare la colpa del calo delle nascite - per il presidente dello Ior strettamente legato all'andamento dell'economia - alla mancanza dell'insegnamento della dottrina. Un problema che vede da vicino la responsabilità della Chiesa cattolica. «Se è vero che il diritto positivo deve nascere dal diritto naturale - parte da qui Gotti Tedeschi - la stessa cosa vale per le leggi economiche. Non è così».
«Nonostante tre fatti - puntualizza -. Uno: non è vero che l'uomo è stato creato perchè facesse economia. E' stato creato perchè pensasse. Due: la nascita del capitalismo è di origine cattolica, non protestante. L'elaborazione delle prime leggi economiche nasce dai frati francescani. Tre: il capitalismo è stato poi deformato dai protestanti. Marx scrive contro l'eresia del protestantesimo».
«Perchè dunque l'economia naturale - si chiede -non sviluppa leggi economiche adeguate? Perchè le eresie le deformano».
Oggi, secondo Gotti Tedeschi, non sappiamo più distinguere tra fini e mezzi: «Non c'è politica etica, banca etica, finanza etica. E' chi ci lavora che rende etico o no uno strumento».
Tre sono gli obiettivi dell'economia: non sprecare le risorse, sostenere lo sviluppo economico integrale per l'uomo, la sua distribuzione a tutti. «Il Papa nella Caritas in veritate si domanda se questi obiettivi siano stati raggiunti - ricorda l'economista -. La risposta è no. L'economia ha fallito nei suoi tre grandi principi. Ha snaturato il principio delle nascite ingnorando la crescita della popolazione».
Perché tutto questo? «Perchè non ci hanno più insegnato bene la dottrina. Chi ha concorso a far sì che noi dimenticassimo che la vita ha un senso? I preti». Siamo all'Alberoni e in sala di avverte un brusio: «Non preoccupatevi, anche il vescovo è d'accordo. Due mesi fa ero ad un incontro con il cardinale Angelo Scola e don Massimo Camisasca. I preti ci saranno ancora? Chiesi. "Non lo so", rispose Camisasca. "Se non insegnamo dottrina ci estinguiamo"».
Nel frattempo «abbiamo fatto trent'anni di crescita economica falsificata. Oggi i paesi ricchi sono diventati poveri e quelli poveri sono diventati ricchi. E noi non abbiamo fatto figli». «Guardate - mette in guardia - che la crescita zero della popolazione (due figli a coppia) comincia quest'anno in 65 paesi del mondo occidentale. Finiremo per aumentare i costi fissi e dunque le tasse. Il debito dei sistemi economici è aumentato del 50 per cento. E nel debito non c'è solo il pubblico ma ci sono anche imprese, famiglie e banche. Il debito del sistema italiano era due volte il Pil, oggi è tre. lo stiamo sostenendo con i tassi di interesse zero. Si può fare, ma solo per 4-5 anni, sennò si distrugge il risparmio».
Cosa bisogna fare? «Abbattere il nichilismo e ricostruire l'uomo. Occorre seguire Jean Guitton: l'uomo possiede veramente solo quelle cose di cui può fare a meno. Quindi quelle cose possiedono lui e l'uomo non è libero. Nei prossimi tempi prepariamoci a possedere meno cose. Una crisi come questa si risolve in quattro modi. O per default come Argentina e Greci (nel senso che non si pagano i debiti) o si accelera l'inflazione come abbiamo già fatto ottenenndo poca tranquillità o si fanno bolle come gli ameicani, o si sceglie l'austerità. Ci aspettano cinque sani anni di austerità subita e non voluta».


26/09/2010 Libertà

La sfida del diritto naturale

Dio, la natura, il ditto. Mentre a Piacenza in quattro giorni il Festival del Diritto analizzava il problema delle diseguaglianze, sempre a Piacenza, dalla Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni si levava la voce dei cattolici, la voce di papa Ratzinger, sulla necessità che la società odierna fondi la sua etica su qualche cosa di chiaro, certo, universale: il diritto naturale. Non invenzione cattolica, bensì tesoro nel cuore e nel cervello di ogni uomo. Libertà ha seguito anche questo evento. Qui sotto pubblico il mio contributo sul bilancio della giornata. Seguiranno gli articoli su Ettore Gotti Tedeschi e su monsignor Rino Fisichella.

L'idea di Livio Podrecca e dei suoi giuristi cattolici poteva sembrare ardita: sfidare i diritti della società contemporanea proponendo il messaggio alternativo di un diritto naturale custodito nel cuore e nel cervello di ogni uomo. In realtà ieri la Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni non aveva nulla da invidiare ad una delle grandi platee del Festival piacentino in corso in questi giorni. Anzi. La giornata di studi "Dio, la natura, il diritto" - divisa in due sezioni moderate dal direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto, e dall'avvocato Gianguido Guidotti - è riuscita ad attirare studiosi, magistrati, legali, giovani universitari, sacerdoti, semplici appassionati, forse in numero oltre le più rosee aspettative.
«Desideriamo che questa giornata sia uno stimolo per incentivare una riflessione sul fondamento etico del nostro vivere insieme - dice l'avvocato Podrecca, presidente provinciale dell'Unione Giuristi Cattolici -. E che questo possa dare frutti di fronte alla sfida del relativismo etico che sta assumendo toni drammatici e ci pone seri interrogativi su quale società daremo ai nostri figli».
«L'iniziativa è stata un successo, sia sotto il profilo del richiamo del pubblico, sia per i contenuti sul piano culturale - è convinto l'avvocato -. In questi giorni stiamo parlando di diritto con visioni diverse. Abbiamo voluto far presente una realtà, quella del diritto naturale, che deve governare, secondo noi, l'attività legislativa, l'applicazione delle leggi, guidare anche chi opera nel mondo del diritto per realizzare una vera giustizia». «Crediamo che il convegno sia un piccolo seme - auspica - perchè questa cultura possa rifiorire. E' urgente per questa società recuperare il fondamento perchè viviamo in un mondo senza certezze, valori e una direzione certa, che non può che portare all'implosione di questa nostra società». Il messaggio viene rilanciato nella sua relazione da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. «Qui a Piacenza, in questi giorni, c'è qualcuno che semplicisticamente liquida il diritto naturale come invenzione dei cattolici - osserva l'arcivescovo -. Forse per ignoranza o forse per non affrontare l'importanza e l'attualità di questo tema». Parla Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale di bioetica e presidente nazionale dell'Unione Giuristi Cattolici. Parla il sociologo Sergio Belardinelli, docente di sociologia a Bologna.
Grande attesa per Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior. La banca vaticana in questi giorni è di nuovo nei fascicoli dei magistrati, per il reato riciclaggio, con il coinvolgimento in prima persona del suo presidente in quanto legale rappresentante. Gotti Tedeschi è alla sua prima uscita ufficiale dopo lo scandalo e, all'Alberoni, fa il pieno di solidarietà da parte dei cattolici piacentini. A cominciare dal vescovo Gianni Ambrosio fino all'avvocato Guidotti. «Questi attestati mi hanno fatto molto piacere - dirà l'economista al termine del convegno - anzi colgo l'occasione per ringraziare tutti. E' un'esperienza che avrei voluto evitare, ma mi è servita per confermare che se si viene responsabilizzati di una cosa importante, ci si deve sempre aspettare che ci sia qualcuno che possa non essere d'accordo con te». In platea, oltre al presidente della Provincia, Massimo Trespidi, e al parlamentare leghista, Massimo Polledri, anche il vescovo Gianni Ambrosio. «Il tema del diritto naturale è di grande attualità - osserva il presule - anche se spesso non gli viene riconosciuta a livello di dibattito pubblico. Invece io ritengo che sia strategico per il bene della vita personale, collettiva e il buon funzionamento della vita democratica. Benedetto XVI ha infatti chiesto, a Londra, di dare un fondamento alle decisioni economiche e politiche».
Federico Frighi


26/09/2010 Libertà

venerdì 24 settembre 2010

Gotti Tedeschi e Ambrosio alla Settimana Francescana

25a Settimana Francescana
VENTICINQUE ANNI ALLA SCUOLA DI S.FRANCESCO

Sabato 25 Settembre

ADORAZIONE EUCARISTICA DI APERTURA
ore 17 - Basilica

Domenica 26 Settembre
PRESENTAZIONE DELLA SETTIMANA NELLE S.MESSE DELLE ORE
Basilica 10; 11,30; 18; (19,30 in S Donnino).
ore 17 - Centro Culturale La Settimana Francescana dalle origini ad oggi: Testimonianze
Mons. Boiardi del Prof. NORBERTO RAMELLA e del Dott. ALBERTO BELLETTI


Lunedì 27 Settembre

CONTEMPLANDO IL CROCIFISSO DI S. DAMIANO
ore 21 - Basilica Serata di spiritualità francescana dinnanzi ad una copia
autorevole del celeberrimo crocifisso


Martedì 28 settembre

CONCERTO D' ORGANO DEL M° FABIO MACERA
ore 21 - Basilica


Giovedì 30 settembre

FRANCESCANI PIACENTINI ILLUSTRI: Tavola rotonda diretta
ore 18,30 - Centro da P. SECONDO BALLATI con la partecipazione del Diac. FRANCO FERNANDI, Culturale Mons. Boiardi di P. RAFFAELE RUSSO e altri francescani


Sabato 2 Ottobre

Mons. GIANNI AMBROSIO: "L'IMPEGNO EDUCATIVO DELLA CHIESA ITALIANA"
ore 17 - S. Ilario Dott. ETTORE GOTTI TEDESCHI: "POVERTA' SUBITA E POVERTA' VOLUTA" (San Francesco e l'attuale congiuntura economica globale)


Domenica 3 ottobre
ore 10 - Basilica S. Messa celebrata da P. RAFFAELE RUSSO dei Frati Cappuccini
ore 18 - Basilica S. Messa con la partecipazione dei COMMERCIANTI seguita dalla
CELEBRAZIONE DEL TRANSITO DI S.FRANCESCO


Lunedì 4 Ottobre 2010:
SOLENNITA' DI SAN FRANCESCO D'ASSISI
ore 10 - Basilica S. Messa con CONFERIMENTO DEL SACRAMENTO DEGLI INFERMI, celebrata da P. SECONDO BALLATI, guardiano e rettore dei Frati di S. Maria di Campagna
ore 18 - Basilica S. MESSA SOLENNE presieduta dal VESCOVO MONS. GIANNI AMBROSIO, con la partecipazione delle Autorità e l'offerta dell'olio della lampada del Santo da parte della municipalità. Animazione liturgica: Schola Cantorum di S. Francesco e S.Maria in Gariverto
diretta da MIKA MORI


In Basilica dal 18 settembre al 4 ottobre 2010

Mostra "GENITORI CHE GENERANO SANTI"
organizzata da SIDEF (Sindacato delle famiglie) e UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO
con il contributo della FONDAZIONE DI PIACENZA E VIGEVANO

Domenica 19 settembre ore 14: Presentazione e visita guidata
Orario visita: ore 8,30 - 12 e ore 15 - 19,30 (escluso orario celebrazioni)


Una settimana per San Francesco

Giunge al suo primo giubileo la Settimana Francescana ideata dal compianto Mons. Giuseppe Boiardi nel 1986, anno in cui iniziò un’interessante rassegna di interventi culturali, storico – artistici, teologico – pastorali volti a costituire una consistente opera di formazione umana e cristiana di quanti continuano a recepire il fascino e l’insegnamento di S. Francesco.
La peculiarità di quest’anno, è il tentativo di dar vita ad un bilancio di questa proposta, attraverso la testimonianza di coloro che l’hanno vista nascere, come il prof. Norberto Ramella e di quanti ne hanno sperimentato la validità e la consistenza come il giovane dott. Alberto Belletti (domenica 26 settembre ore 17 al Centro Culturale, Chiostri di S.Francesco).
Filo conduttore è l’impegno e il servizio educativo che la Chiesa Italiana si accinge ad intraprendere per i prossimi dieci anni, come ci dirà Mons. Gianni Ambrosio sabato 2 ottobre ore 17 in Sant’Ilario, ove parteciperà anche il dott. Ettore Gotti Tedeschi proponendoci un curioso raffronto tra povertà subita, frutto di una globale crisi economica e un’altrettanto “ strana” povertà , “voluta” da chi ha ricevuto la qualifica di “poverello di Assisi”.
Non mancherà il riscatto dall’oblio dei francescani piacentini illustri che il diac. Franco Fernandi e i padri francescani Secondo Ballati e Raffaele Russo affronteranno giovedì 30 settembre ore 18,30 al centro Culturale Mons.Boiardi, e l’emozione di cogliere ancora una volta la splendida sonorità dell’organo Serassi – Tamburini della Basilica, con il bel concerto del M° Fabio Macera, martedì 28 settembre ore 21.
Un’edizione, quella di quest’anno, marcata anche dalla compresenza e collaborazione delle varie componenti della grande famiglia francescana: la Parrocchia-Basilica, erede dei Francescani Conventuali presenti in Piacenza e nel nostro complesso architettonico, dal XIII al XIX secolo, il padre Secondo Ballati, superiore dei frati minori di S.Maria di Campagna e il padre Raffaele Russo, rappresentante dei frati Cappuccini di S.Bernardino (S.Rita) sullo Stradone Farnese.
I giovani francescani di Bologna guidati da padre Daniele, animeranno inoltre una serata di spiritualità francescana, lunedì 27 settembre ore 21, con l’ostensione in Basilica di un’autorevole copia del celeberrimo crocifisso di S. Damiano.
Ancora una volta Piacenza onora il Santo più amato dagli italiani nonché dai piacentini, con la celebrazione solenne di lunedì 4 ottobre ore 18, presente il Vescovo, le Autorità e i fedeli e con la celebrazione di domenica 3 ottobre ore 18 partecipata dai commercianti che interverranno anche al suggestivo rito del Beato Transito del Santo da questa terra al cielo.

martedì 21 settembre 2010

Risé: figli bamboccioni se i padri sono assenti

Dopo Eugenia Scabini ecco una sintesi dell'intervento dello psicoterapeuta Claudio Risé alla Festa della famiglia tenutasi a Piacenza lo scorso fine settimana, nell'articolo uscito su Libertà.


(fri) Giovani bamboccioni attaccati alla gonna domestica, privi non solo del coraggio ma anche della voglia stessa di uscire di casa, farsi una vita e sentimenti propri. La colpa è dei padri. Così la pensa Claudio Risè, altro ospite della prima giornata della Festa della Famiglia. Dal palco di Palazzo Gotico lo psicoterapeuta e scrittore traccia la storia di vita del padre, da troppo tempo assente dall’agenzia educativa familiare. «Nell’Ottocento si dimette definitivamente dalla figura dell’educatore - evidenzia - lasciando il compito alla madre e diventando amministratore delegato della famiglia».
Lontananza accentuata poi dalle vicende delle due Guerre Mondiali, il cui effetto sull’agenzia educativa famiglia arriva sino ad oggi. Un momento storico in cui il padre comincia finalmente a comprendere l’importanza e la bellezza dei figli dopo anni di assenza. La conseguenza più grave di questa lontananza, secondo Risé, sta nel fatto che, «rimanendo i bambini legati alle madri, da adulti faranno una grande fatica ad avere una propria vita, una propria professione e quindi anche legami sentimentali o familiari».
«Se i figli oggi fanno fatica ad uscire di casa - è convinto Risé - è perchè è mancata la spinta vitale dei padri. Non solo: anche lo spirito identitario essenziale per comprendere vocazioni e chiamate, nonché lo spirito del sacrificio e del dolore».

Libertà, 19 settembre 2010

lunedì 20 settembre 2010

Famiglia, l'alternativa ai social network

La famiglia come nucleo centrale della società umana. Ne hanno parlato nella Grande Festa della Famiglia, appena terminata a Piacenza, a cui Libertà ha dato ampio risalto nelle sue pagine. Di seguito pubblico l'articolo con alcuni dei pensieri della professoressa Eugenia Scabini che ho incontrato a Palazzo Gotico.


La famiglia come alterativa vera e concreta al mondo virtuale di Facebook e dei vari social network. E’ uno dei messaggi che arriva dalla Festa della Famiglia al via ieri pomeriggio a Palazzo Gotico. Un appuntamento organizzato dal Forum delle associazioni familiari di Piacenza assieme a il Nuovo Giornale e a Diesse Emilia Romagna (didattica e innovazione scolastica). Un appuntamento che sta diventando una tradizione (sia pure giovane, visto che siamo solo al secondo anno); ma soprattutto un’esigenza di testimoniare un modello di vita oggi passato in secondo piano. Un declassamento generalizzato nonostante l’impegno delle istituzioni, almeno a Piacenza.
Il sindaco Roberto Reggi dal palco afferma che la famiglia è «la cellula fondamentale della comunità» e ricorda che, in epoca di tagli, il Comune emette il secondo bando per le famiglie in difficoltà per la perdita di lavoro. ll presidente della Provincia, Massimo Trespidi, lo segue a ruota parlando di una famiglia che deve essere «al centro della società» ed evidenzia l’impegno per la costituzione dell’Agenzia per la famiglia. Si continua con la relazione di Eugenia Scabini, direttore del Centro Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia e preside di psicologia in Cattolica. «Il primo lavoro da fare è proprio quello di comunicare a riflettere sull’importanza pubblica della famiglia - dice, dopo l’introduzione di Sannita Luppi -. Laddove questi legami non si difendono, si produce una povertà materiale e morale del tessuto sociale che deve far risvegliare la coscienza non solo dei singoli ma della società tutta». «La famiglia - continua - deve essere considerata importante: lo si dice sempre, poi quando si ha a che fare con i problemi economici tutto scompare. Occorre che chi ha responsabilità traduca in azioni concrete questa idea che lascia sempre tutti consenzienti quando se ne parla».
Altra questione: «Occorre che gli adulti si mettano insieme per riscoprire la loro funzione educativa senza farsi guerra; come spesso capita con il genitore che si mette contro l’insegnante per salvare il proprio bambino o l’insegnante che vede la famiglia come una minaccia; insieme occorre trovare delle soluzioni condivise nei vari ambiti in cui i giovani crescono».
Il salone di Palazzo Gotico è abbastanza è pieno, per una giornata incerta come quella di ieri, e al suo ingresso funziona un vivace servizio di babysitteraggio. La professoressa Scabini parte proprio da qui. «Questa manifestazione è importante perché si parla di cose concrete - è convinta -. La gente effettivamente si incontra, riflette, gioca. Insieme.
Trovo che questa cosa sia fondamentale in una società come quella di oggi, molto rarefatta, che passa attraverso sistemi anonimi come quelli che vanno tra i giovani. Da questa festa si fa esperienza di che cosa sono i legami vitali veri, di che cosa portano confrontati con quelli virtuali, tipo il mondo di Facebook o degli altri social network. Sono utili pure loro, ma non se diventano la comunità prevalente dei nostri giovani».
Federico Frighi


Libertà, 19 settembre 2010

domenica 19 settembre 2010

Sant'Antonino, sul sagrato un buon gelato

Il parroco di Sant'Antonino, don Giuseppe Basini, è intervenuto su Libertà commentando il progetto di rifacimento della nuova piazza Sant'Antonino. Ingerenza gratuita o partecipazione della Chiesa nelle scelte delle pubbliche amministrazioni? Ritengo che la risposta giusta sia la seconda e per questo riporto la parte dell'articolo scritto su Libertà dove il parroco esprime la propria preoccupazione per le persone anziane e mette a disposizione dei giovani il sagrato, come luogo di ritrovo, o sedile improvvisato anche solo per gustarsi un gelato.

Bene la pavimentazione in porfido rosso ma la piazza sia libera dall'arredo urbano. Piuttosto, si attrezzi la fermata degli autobus per permettere agli anziani di sedersi. La pensa così don Giuseppe Basini, dirimpettaio illustre di piazza Sant'Antonino, essendo da qualche anno parroco della basilica patronale, dopo la scomparsa di monsignor Gabriele Zancani. Il rapporto tra la basilica e la piazza è sempre stato molto stretto. Basti solo pensare che le reliquie del santo patrono, ogni 4 luglio attraversano la piazza in processione, portate da Santa Maria in Cortina fino in basilica. Ecco spiegata la ragione dell'intervento. «Avremmo voluto pronunciarsi con il consiglio della parrocchia, purtroppo il termine delle osservazioni on line non era compatibile con la ripresa delle attività pastorali dopo la pausa estiva, così parlo da parroco, a titolo personale» ci tiene a premette don Basini. «La scelta del porfido rosso va bene - osserva - così come la salvaguardia del trottatoio come richiamo dell'elemento storico. Mi permetto però di suggerire un look minimalista per la piazza».
Don Basini la vede completamente vuota: «Un conto se fosse passata la linea del concorso di idee. Visto che si è deciso di agire diversamente, non penso sia opportuno mettere elementi di arredo, neppure mobili, come gli ipotizzati cubi di pietra. Al di là della forma e dei materiali, li vedo poco fruibili: in estate la piazza è un forno, d'inverno c'è troppo freddo». Meglio lasciare dunque piazza Sant'Antonino libera, per permettere lo svolgimento delle varie manifestazioni e degli avvenimenti di carattere cittadino. Anche perchè, per sedersi, i giovani un posto ce l'hanno già: «E' il sagrato. Lo utilizzano già oggi come luogo di ritrovo. Chi vuole può entrare in chiesa, è sempre aperta. Chi vuole può invece sedersi sui gradini anche solo per mangiare un gelato. Non sarà mai scacciato. L'importante, naturalmente, è che non si sfoci nel bivacco». Piuttosto, don Basini caldeggia panchine e coperture per gli anziani che aspettano il bus: «Li vedo costretti ad aspettare in piedi, magari con le borse del mercato appoggiate per terra. Quando piove, poi... ». ...


Libertà, 17 settembre 2010

giovedì 16 settembre 2010

Ambrosio: più attenzione nei seminari

"Faremo più attenzione nei seminari: vedremo chi è portato a diventare sacerdote e chi non lo è". Lo ha detto il vescovo Gianni Ambrosio nei meandri dell'intervista che nei giorni scorsi ho pubblicato su Libertà. Un passaggio che il grande pubblico non ha visto perchè lo spazio è tiranno e la frase è rimasta fuori. Un passaggio che sarebbe rimasto nella penna se non fosse che oggi papa Benedetto XVI sull'aereo che lo portava nello storico viaggio in Gran Bretagna, parlando dello scandalo dei preti pedofili, ha affermato che "L'autorità della Chiesa non è stata sufficientemente vigilante nè sufficientemente veloce e decisa nel prendere le misure necessarie". Proprio questa settimana il vescovo Ambrosio si è portato in ritiro (nella zona di Varese) i propri seminaristi e i sacerdoti giovani.

mercoledì 15 settembre 2010

Caschi Bianchi con Africa Mission

Cooperazione e Sviluppo offre a due giovani la possibilità di vivere un anno al servizio dei più poveri in Uganda con il progetto “Caschi Bianchi: Interventi Umanitari in Aree di Crisi - 2010” presentato da FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario).
Il progetto vedrà impegnati, per un anno, due volontari/e in servizio civile nella sede di Moroto (Uganda) di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo. I due settori nei quali i/le volontari/e s’inseriranno riguardano l’ambito acqua&igiene (nello specifico attività collaterali alla riabilitazione di pozzi non più funzionanti) e quello socio-educativo (in attività extrascolastiche dedicate a bambini e ragazzi che frequentano il Centro giovani Don Vittorio).
L’opportunità è rivolta a giovani di entrambi i sessi di età compresa tra i 18 e i 28 anni non ancora compiuti, che desiderano dedicare un anno di impegno in Uganda a fianco della popolazione locale intraprendendo un cammino di crescita umana e professionale.
Il bando scade il 4 ottobre 2010. Le candidature devono essere inviate entro quella data a Cooperazione e Sviluppo - Strada ai Dossi di Le Mose, 5/7
29122 Piacenza.
Per informazioni scrivere all’indirizzo betta.areauganda@coopsviluppo.org o telefonare ai numeri 0523 499424/84. Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo organizza anche un incontro informativo aperto a tutti i giovani interessati ad avere maggiori dettagli su questa opportunità. Si terrà lunedì 20 settembre alle ore 15 presso la sede dell’organizzazione, in Strada ai Dossi di Le Mose 5/7 - Piacenza (è opportuno comunicare la propria partecipazione entro venerdì 18 settembre).

martedì 14 settembre 2010

Dio, natura e diritto

Non lo si chiami contro Festival del diritto. E' solo un contr'altare mirato alla riflessione sul primato del diritto naturale e organizzato nel sabato del Festival. Sotto riporto i due articoli con il programma della manifestazione che si terrà sabato 25 settembre al Collegio Alberoni di Piacenza.


(fri) Una giornata di studio su Dio, la natura, il diritto. L'evento - scientifico e divulgativo al tempo stesso - si terrà nella mattinata di sabato 25 settembre. La sede scelta di assoluto prestigio: la sala degli arazzi del Collegio Alberoni; così come gli ospiti, tra i quali il piacentino Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, e l'arcivescovo Rino Fisichella, che, come Gotti Tedeschi, a Piacenza è quasi di casa, essendo originario di Codogno.
Ad organizzare il convegno l'Unione giuristi cattolici italiani di Piacenza che ha ottenuto il patrocinio della Diocesi di Piacenza-Bobbo, del Comune di Piacenza, della Provincia di Piacenza, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, della Camera di Commercio di Piacenza e di Confindustria di Piacenza. La giornata di studi, al di là del tema che può sembrare di difficile comprensione, si colloca in realtà nella piena attualità della società odierna. Da una parte la deriva del relativismo, abbondantemente anticipata e puntualizzata da papa Ratzinger cinque anni fa, ai tempi della sua elezione al soglio pontificio. Dall'altra il diritto naturale a cui si appellano i Giuristi cattolici, guidati a Piacenza dall'avvocato Luigi Podrecca.
Ciò che preme agli organizzatori è infatti che, in presenza di una cultura laicista e relativista, si affermi invece il primato delle norme morali preesistenti alle leggi scritte, di cui il diritto naturale è espressione ed a cui il diritto positivo deve necessariamente adeguarsi - così sostengono i Giuristi cattolici - per essere strumento al servizio del bene comune. La giornata di studi si presenta dunque come una voce a completamento delle riflessioni sul ruolo del diritto che, nel fine settimana del 25 settembre, verranno affrontate a Piacenza con la terza edizione del Festival del Diritto.
Il programma, va precisato, non è ancora definitivo. Verrà ufficializzato all'inizio della settimana entrante, anche se non dovrebbe discostarsi da quanto riportiamo oggi. Alle ore 9 l'introduzione e i saluti delle autorità. Seguono due sessioni. La prima moderata dal direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto. Alle 9 e 20 il professor Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale di bioetica nonché presidente dell'Unione giuristi cattolici italiani, terrà la relazione sul tema "Giusnaturalismo oggi". Alle ore 10 sarà la volta del professor Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell'Istituto Opere di Religione (la banca vaticana nota come Ior), che tratterà il tema: "Dio, legge naturale ed economia nelle dinamiche familiari e riproduttive". Dopo una pausa, la seconda sessione. Interverranno, alle ore 11, il professor Sergio Belardinelli, dell'Università di Bologna, sul tema "Solidarierà ed autoderminazione nell'ordine naturale delle cose". Alle 11 e 40 monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, parlerà di "Legge naturale: una presenza permanente nella storia". Alle 12 e 40 è previsto il dibattito e alle 13 le conclusioni. Interessante sapere che l'evento è ufficialmente accreditato dall'Ordine degli Avvocati di Piacenza con 4 crediti formativi. Il convegno si tiene con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dell'Opera Pia Alberoni, della Camera di Commercio, della Confindustria.

Libertà 05/09/2010

E' stato definito in via ufficiale il programma della Giornata di studio "Dio, la natura, il diritto. Trascendenza, individualismo e solidarietà nell'Occidente post-moderno" in programma il prossimo 25 settembre nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni e promosso dall'Unione giuristi cattolici di Piacenza. E' stato inaugurato anche un sito internet (www. dionaturadiritto. it), dove si può prendere visione del curriculum dei relatori. Rispetto al programma originario, le uniche novità sono la conduzione della seconda sessione, alla quale è stato chiamato l'avvocato Gianguido Guidotti, presidente emerito Ugci di Piacenza, e le conclusioni, affidate all'avvocato Livio Podrecca, presidente Ugci di Piacenza. Confermati i nomi illustri dei relatori. Si parte alle 9 del mattino, con l'introduzione di Podrecca e il saluto delle autorità, poi la prima sessione dove, moderati dal direttore di Libertà, Gaetano Rizzuto, prenderanno la parola il professor Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale di bioetica e presidente centrale Ugci, e il professor Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello Ior, l'Istituto opere di religione (la banca vaticana). Dalle 11 la seconda sessione con il professor Sergio Belardinelli, filosofo e docente di sociologia, e l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione.

Libertà, 10/09/2010

lunedì 13 settembre 2010

Ambrosio come Kennedy: non chiedete ma date

La Chiesa ha bisogno di laici impegnati, più impegnati. Lo dice il vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Gianni Ambrosio, in questa intervista fatta alla vigilia del Convegno pastorale 2010. Chi si lamenta si impegni in prima persona, chi protesta perchè è senza parroco o ne ha uno ritenuto troppo anziano faccia più figli e preghi perché uno di loro di avvicini al sacerdozio. Cita e rimodula Kennedy: non chiedetevi che cosa la Chiesa fa per voi, ma fate voi qualche cosa per la Chiesa. Sotto il testo dell'intervista


«L'appuntamento è importante perchè c'è un popolo in cammino, una realtà umana che riconosce di avere nel suo cuore lo spirito di Dio e vuole rivolgere il proprio sguardo verso l'alto per poter camminare bene su questa terra. Vogliamo che questo dono possa essere offerto a tutti, la nostra missione è di far emergere la luce e la parola che è dentro l'uomo». Il vescovo Gianni Ambrosio spiega così il significato del convegno pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio. L'appuntamento di domani (alla Bellotta) e sabato (al Collegio Alberoni) segna l'inizio dell'anno pastorale 2010-2011 e vede riuniti gli stati generali della chiesa piacentina, clero e realtà ecclesiali attorno allo stesso tavolo.
Un tavolo sul quale si dovranno affrontare diverse problematiche: dal nuovo anno di missione popolare all'attenzione alla questione educativa, con particolare riferimento al ruolo degli oratori, fino al calo dei sacerdoti. Ambrosio parla della Chiesa come comunità e rifugge i modelli da esportazione. «Direi che non bisogna restringere il dono grande della rivelazione di Dio secondo il nostro sentiero - osserva, riferendosi anche al dibattito apertosi in questi giorni su Libertà -. I sentieri possono essere diversi, l'importante è che ci sia il discorso della comunità. Ogni famiglia ha il proprio stile di educazione. Sono problemi assai semplici se ci ragiona sopra». Tale, per Ambrosio, è anche il calo drastico delle vocazioni e le aspettative dei fedeli verso il clero. «Certo, se ci fossero più preti sarebbe una bella grazia - evidenzia il vescovo -, ma dico anche che se ci fossero più laici seriamente impegnati e responsabili forse potremo procedere con maggior serenità e speranza». La Chiesa non è fatta da marziani: «C'è precarietà e difficoltà in ogni campo, e c'è anche nella realtà ecclesiale, perchè noi viviamo con i piedi per terra e su questa terra camminiamo». Poi cita John Fitzgerald Kennedy: «A chi vuole che la propria parrocchia vada avanti ricordo le parole del presidente degli Stati Uniti: "Non chiedete cosa lo Stato fa per voi, ma chiedetevi cosa potete voi fare per lo Stato". Vale anche per la Chiesa. Se le famiglie non fanno figli, allora non ci saranno vocazioni. Diversamente, là dove c'è un riconoscimento della fede di Dio, tutto il resto viene di conseguenza. La realtà religiosa non è estranea alla quotidianità. Questa idea della laicità poi... La religione è dentro la vita; anzi, perchè ci sia vita vera credo che dentro debba esserci anche il cielo».
La Missione popolare. Questo sarà l'anno «dell'accoglienza, dell'ospitalità e della proposta». «Dopo un anno di cammino - evidenzia il vescovo nella lettera che uscirà oggi -, a tratti anche faticoso ma sempre avvincente, possiamo riconoscere che lo Spirito Santo ha soffiato: molti hanno accolto l'invito e abbiamo camminato insieme. Ne valeva la pena: è stata un'esperienza bella, motivo di speranza per il futuro delle nostre comunità». Nella lettera il vescovo parte dal significato del pellegrinaggio. «Una causa delle visioni ristrette della nostra realtà sociale e culturale è quella di dimenticare ciò che noi siamo - è convinto - noi siamo in cammino e abbiamo una meta. Sarei davvero lieto se la nostra realtà ecclesiale aiutasse tutti a ricomprendersi nel comune pellegrinaggio dell'umanità verso Dio». Il convegno di domani coincide con la fine del Ramadan per gli islamici. Anche a Piacenza. «Sono lieto di questa coincidenza - dice - Mi sento in amicizia con tutte le persone che pregano il Signore; chi ha il coraggio di pregare merita stima e amicizia». Poi spezza una lancia a favore dei cattolici sudamericani: «Sono qui a Piacenza e fanno fatica. I nostri oratori siano aperti anche per loro».
Federico Frighi


Libertà, 09/09/2010

domenica 12 settembre 2010

Ambrosio: una chiesa in pellegrinaggio

Alla Bellotta di Pontenure e nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni si è svolto il convegno diocesano che ha aperto l’anno pastorale. Si tratta del secondo anno della Missione popolare indetta dal Vescovo lo scorso 2009 ed è stato lo stesso mons. Gianni Ambrosio questa mattina a sintetizzare le linee che costituiscono la base di una “Nota pastorale” che indirizzerà alla Diocesi nelle prossime settimane. Solo una “nota” in quanto restano valide, per il programma, le indicazioni contenute nella Lettera pastorale pubblicata lo scorso anno.

*** L’INTERVENTO DI MONS. GIANNI AMBROSIO.

Di seguito la traccia dell’intervento del Vescovo.

(...) Provo a dire in sette punti il senso del cammino, le intenzioni, gli obiettivi del secondo anno della Missione. Ieri è stato detto che questo secondo anno partirà a gennaio, dopo che tutte in tutte le zone saranno conclusi gli esercizi.
Per il nuovo anno sarà consegnata la Nota pastorale, che riprenderà e svilupperà alcune cose dette qui. Non sarà una Lettera pastorale, in quanto il programma della Missione è indicato nella Lettera pastorale dello scorso anno - Prendi il largo - che ha tracciato l'orizzonte teologico, spirituale, pedagogico della nostra Chiesa in missione. Per cui quell’orizzonte resta davanti a nostri occhi come sfondo del nostro cammino. Quello ‘stile’ che abbiamo individuato e gustato deve entrare nel nostro cuore e caratterizzare il nostro impegno personale e pastorale, come lievito per la nostra vita e per la vita delle nostre comunità.

Partiamo da qui.
1. “Tenendo lo sguardo fisso su Gesù" (Eb 12,1)
Abbiamo fissato il nostro sguardo su Gesù, sapendo che solo con lo sguardo fisso su Gesù Cristo, parola di Dio fatta carne, possiamo svolgere la missione che ci è affidata. Possiamo dire, con le parole della Lettera agli Ebrei, che "anche noi dunque, (...) avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento" (Eb 12, 1-2).
Con lo sguardo fisso su Gesù possiamo svolgere la missione della Chiesa che sgorga dalla Pasqua, dall'incontro con il Cristo Risorto. La Chiesa della missione, in quanto nasce dalla Pasqua di Gesù, dovrà cercare sempre di avvicinarsi a quello stile e a quel volto che abbiamo cercato di precisare in rapporto alle `dieci corde’ dell'arpa (salmo 144), corde in grado di far vibrare il cuore di fronte all'annuncio evangelico.
2. Il nostro sguardo sulle persone
Con lo sguardo fisso su Gesù e con la luce che proviene dalla Pasqua di Cristo, desideriamo fissare il nostro sguardo sui nostri volti, quelli di ciascuno di noi, quelli dei nostri fratelli e delle nostre sorelle: sono volti segnati dalle esperienze fondamentali della vita, la vita di sempre, certo, ma soprattutto a vita di oggi, la nostra vita di oggi. Desideriamo che il nostro sguardo sugli uomini e sulle donne di oggi sia illuminato dallo sguardo che Gesù ha rivolto e rivolge a tutti noi e agli uomini e donne di ogni tempo.
Desideriamo che il nostro sguardo si avvicini allo sguardo di Cristo, a quel suo sguardo ricco di amore, umanissimo, che sa vedere in profondità e rivelare tutte le potenzialità del cuore umano, nonostante le miserie, le pesantezze, le caducità, le cadute, i tradimenti, i peccati. Credo che avremo modo, forse già oggi pomeriggio e comunque più avanti, di ritornare su questo sguardo di Gesù nei confronti delle persone. Accenno solo allo sguardo rivolto al giovane ricco, a Pietro, Oppure pensiamo alle varie persone che popolano il mondo delle parabole e che Gesù accoglie nelle loro abitudini, nei loro guai, nella loro sofferenza, manifestando la paternità di Dio che ridona la grazia d'essere accolti di nuovo, e pienamente, come figli: una grazia sempre sorprendente e gratuita e tuttavia mai "a buon mercato", come annotava D. Bonhoeffer. La paternità di Dio che Gesù rivela è universale, per tutti, ed è al tempo stesso personalizzante, per ciascuno. Nel senso che questa paternità che Gesù svela e testimonia, arriva a toccare ogni singola persona umana nella sua concreta condizione, nelle sue vicissitudini, nelle sue esperienze. Gesù rivela e testimonia l'amore di un Padre che ama e che invita alla responsabilità, di un Padre che promuove la libertà e suscita la capacità di rischiare per il bene (si veda, ad esempio, l'immagine che scaturisce dalla parabola dei talenti (cf Mt 25,14-30). L'atteggiamento dell'uomo verso Dio non può più essere la paura che paralizza, ma non può n! eppure essere il disimpegno irresponsabile.

3. Una Chiesa pellegrina e dunque missionaria
Tenendo fisso lo sguardo su Gesù e guardando a noi e ai fratelli con lo sguardo di Cristo, proseguiamo il nostro cammino. La Missione popolare è come un pellegrinaggio. Anzi la Missione fa parte, e parte decisiva, di quel pellegrinaggio che la segna la Chiesa in profondità. La Chiesa è Chiesa pellegrina nel mondo ed è molto intima la connessione tra la Chiesa pellegrina e la Chiesa missionaria.
Se è scarsa o è quasi dimenticata la consapevolezza di essere pellegrini viene a mancare la visione profonda e vera di ciò che siamo, per cui tutto appare piatto, senza dinamismo, senza progetto, senza trascendenza. Possiamo dire: senza vocazione. E se nella vita non emerge la vocazione, non si arriva a riconoscere la vita come dono.
Per questo dobbiamo ricordare ciò che siamo una Chiesa pellegrina. Per questo dobbiamo ascoltare la voce che invita pellegrinaggio: “Andiamo a Gerusalemme!”
Non sempre la prima reazione è di gioia, come afferma il salmo 122: "Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!" (122, 1). Spesso prevale l’esitazione davanti alla prospettiva di mettersi in cammino: vengono in mente molti interrogativi, ci assalgono anche molti dubbi. D'altronde il pellegrinaggio è sempre una scommessa che interpella la nostra fede e mette a prova le nostre forze davanti alle fatiche, prevedibili e imprevedibili. Poi, finalmente, arriva la gioia, quando il cammino è ormai intrapreso e, più ancora, quando si sta per concludere: "Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme! "(versetto 2). Gli antichi pellegrini che si recavano - e si recano numerosi anche oggi - a Santiago di Compostela hanno chiamato ‘monte del gozo’, monte della gioia, la collina che, a cinque chilometri da Santiago, consente di intravedere i campanili della grande basilica di san Giacomo apostolo.
Noi non siamo giunti al monte della gioia, ma abbiamo intrapreso il pellegrinaggio e la Missione popolare nonostante le perplessità e le esitazioni. Un cammino iniziato e proseguito nella fiducia in Gesù che ci invita dicendo: "Prendi il largo".
L'avventura della Missione, anche se appena iniziata, ci consente di avere in noi un po' di quella gioia espressa dall'orante del salmo 122. Dopo un anno di cammino, a tratti anche faticoso ma sempre avvincente, possiamo riconoscere con cuore grato che lo Spirito Santo ha soffiato: molti anno accolto l'invito e così abbiamo camminato insieme. Ne valeva la pena: è stata un'esperienza bella, motivo di speranza per il futuro delle nostre comunità. C'è un popolo in cammino, c'è una Chiesa in pellegrinaggio verso Gerusalemme, ci sono fratelli ed amici che condividono la fatica e la bellezza del viaggio missionario. Altri potrebbero essere invitati e unirsi al cammino: Gerusalemme è la casa del Signore, è la casa di tutti.

4. "Coraggio, sono io".
Nel secondo anno della Missione vogliamo ascoltare con rinnovata fiducia l'invito di Gesù: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". È l'icona che illumina e orienta il nostro pellegrinaggio. Non mi soffermo in questo momento. Sarà la lectio di riferimento.
La Missione passa da qui. Sappia che è un compito che supera 1e nostre scarse capacitale tuttavia possiamo andare avanti, riconoscendo che non siamo soli, ma accompagna da Colui che è presente e ci invita a vincere la paura. Se i primi passi della Missione sono stati una gioiosa sorpresa, proseguiamo il nostro cammino riconoscendo che lo Spirito del Signore Gesù Ci precede, ci accompagna, ci sostiene. La Missione rinnova il mistero della Pentecoste che continua nella storia della Chiesa: per vivere e operare la Chiesa ha sempre bisogno del soffio Spirito Santo, come una barca a vela ha bisogno e soffio del vento per navigare. E proprio grazie allo Spirito, la nostra Chiesa può essere segno e strumento della comunione di tutti gli uomini tra loro e con Dio e manifestare quell’amore fraterno da cui tutti possono riconoscere i discepoli del Signore (cfr Gv 13,35).
Nel primo anno della Missione popolare abbiamo potuto gustare, attraverso i ritiri di zona, la bella, buona e gioiosa notizia che è il Vangelo di Gesù. Una notizia che è vita e luce, una parola che è speranza e salvezza. La gioiosa riscoperta di questa notizia sempre nuova e affascinante ci sospinge a non trattenerla per noi, ma a trasmetterla, a condividerla, a donarla. Non in modo astratto ma esistenziale: la parola di Gesù offre scorci stupendi di altri orizzonti restituisce a ogni persona la sua libertà ed integrità, assicura il perdono che rinnova l'esistenza, aiuta a vivere con senso pieno quelle esperienze umane fondamentali che segnano la vita di ogni persona. Sentiamo perciò urgente il compito di rendere accessibile a tutti la buona notizia, partendo proprio da ciò che tutti viviamo.

5. Il Vangelo abbraccia tutto l'umano
Sappiamo di avere un Padre che non abbandona i suoi figli e che ci ama come siamo: ma non vuole lasciarci come siamo, perché desidera donarci un cuore nuovo, un cuore capace di abbracciare la vita stessa vastità e bellezza.
Sappiamo che lo Spirito non cessa di soffiare e di gridare nel cuore di tutti: "Abbà, Padre" (Rm 8, 15). Vogliamo ascoltare questo grido del nostro cuore edel cuore dei nostri compagni di viaggio.
Il Vangelo di Gesù porta a verità il desiderio del cuore dell'uomo, libera la vita da quelle paure che la comprimono e la distolgono dalla verità, dalla pienezza. Quando il Vangelo incontra l'uomo, il cuore è trasformato in cuore di figlio. Quando la vita incontra il Vangelo, la vita diventa più grande, capace di accogliere il Dio che si è fatto vicino. Quando si fa esperienza della parola di verità i legami profondi e vitali diventano luminosi, veri. Allora scopriamo la grandezza del dono del Vangelo: l’aiuto gratuito di Gesù viene riconosciuto come insostituibile, la fede è percepita come cammino praticabile, la vita è vissuta come dono.
Da questi atti di fiducia riceve senso e slancio la Missione popolare come movimento di testimonianza e di proposta. Ma anche di ospitalità e di accoglienza di ogni persona. Le diverse esperienze rendono unica, in un certo senso, la storia di ognuno di noi. Ma tutti ci ritroviamo compagni di strada, con il medesimo carico di domande e con i bisogno e quando affrontiamo la sofferenza, quando viviamo l'esperienza dell'amore, quando ci impegniamo per una vita civile più autentica.

6. Il Vangelo e gli ambiti della vita
Le relazioni interpersonali, i dolore , l'impegno di cittadini nella comunità sono dimensioni che segnano il vivere umano e sono rivelatrici di senso. Eppure, paradossalmente, molte persone, proprio nel contatto vivo, e volte anche drammatico, con queste realtà, si sono smarrite, hanno perso là luce del Vangelo, si sono sentite distanti dalla comunità cristiana. Queste esperienze non possono essere lasciate a se stesse, perché significherebbe abbandonare l’uomo a se stesso, con il rischio che sopprima quel suo desiderio di cose grandi. Prestiamo attenzione a queste dimensioni perché sono vissute da tutti e perché coinvolgono la persona nella sua realtà quotidiana, come ha recentemente indicato il Convegno ecclesiale di Verona e come mostra anche la scelta dei Vescovi italiani di dedicare gli Orientamenti pastorali del prossimo decennio al tema dell'educazione.
Senza trascurare le dimensioni fondamentali dell'esperienza ecclesiale (liturgia, Vangelo e carità), vogliamo mettere l'accento sugli snodi fondamentali della vita umana, sottolineando quei passaggi di vita che chiamano in causa la fede con maggiore forza ed intensità.
Il Vangelo trova nel cuore della vita la sua casa e il suo dinamismo e la vita trova nel Vangelo la luce e la salvezza. In linea con tale scelta di stile pastorale, la nostra Diocesi in questo secondo anno di Missione concentrerà la sua attenzione sui legami affettivi, sull'esperienza del limite e sulla questione della cittadinanza. Questo comporta un passaggio dalla proposta organica del contenuto della fede all'accoglienza dell'esistenza umana, considerata nei suoi passaggi fondamentali e illuminata dalla luce del Vangelo. Proprio questo passaggio caratterizza il .cammino della Missione che vuole aprire la nostra pastorale ordinaria alla dimensione missionaria.
Le nostre comunità ecclesiali si dispongono ad un esercizio concreto di ascolto sia della parola di Dio sia delle parole dell'uomo. Così, con l'aiuto dello Spirito, intendiamo realizzare il secondo anno della nostra Missione, che trova proprio nelle esperienze della vita umana l'alfabeto per comporre le parole con le quali dire a noi e al mondo l'amore di Dio e la bellezza del nostro essere figli di questo Padre che ci ama.

7. Il dono e l'appello alla vita nuova
Oltre all'alfabeto, ci vuole anche la grammatica e poi il linguaggio. In questo anno siamo invitati a riscoprire gli elementi di questo linguaggio insito nell'annuncio evangelico: -1- il dono, e cioè la sorprendente gratuità e -2- l’appello ad una vita nuova, alla conversione, grazie al dinamismo trasformante del dono ricevuto. Sono i due eletti di base dell'annuncio cristiano: sarà opportuno coglierne lo straordinario dinamismo pedagogico per la nostra vita e per la vita delle nostre comunità. .
Penso ad esempio al cammino di iniziazione cristiana, ai percorsi di catechesi: lì è possibile riscoprire e far emergere il primo e fondamentale annuncio della fede in Gesù Cristo in riferimento particolare a quei momenti importanti della vita, come l'attesa di un figlio, come la preparazione al matrimonio e alla famiglia, come l'accompagnamento dei ragazzi al catechismo, come l'inizio di un cammino catecumenale per gli adulti. Ma è tutta la pastorale che è invitata a ritrovare il linguaggio dell'annuncio, che è poi la vita stessa su sui poggia e si esprime una comunità che crede nel Signore Gesù.
Ciò può favorire una considerazione unitaria della persona accolta dalla comunità ecclesiale e dalla sua azione pastorale e nello stesso tempo mostrare la rilevanza esistenziale della fede cristiana per la nostra vita buona.
Occorre porre attenzione ad alcune direzioni di lavoro: ascoltare il desiderio di relazioni profonde che abita il cuore di ogni uomo e le difficoltà che oggi si vivono in questo campo; aiutare a riconoscere la relazione come buona notizia per la vita delle persone e invitarle a vivere autenticamente questa dimensione; porre al centro della pastorale l'educazione a riconoscere che il dono è il compimento della maturazione della persona; orientare le relazioni alla ricerca della verità e alla testimonianza della carità; far emergere la forza educativa della fede verso la pienezza di relazione con Cristo nella comunione ecclesiale.
Vedremo di programmare appuntamenti specifici (esempio Cives) con attenzione agli ambiti della vita umana e di offrire momenti di dialogo aperto e propositivo con il territorio e la città attraverso forme e linguaggi differenziati.
Cosi il Vangelo incontra la persona dentro le relazioni fondamentali della vita, comunica la sua sapienza creatrice di umanità nuova e di speranza viva.
Così possiamo far “emergere soprattutto quel grande ‘sì’ che in Gesù Cristo Dio ha detto all'uomo e alla sua vita, all'amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; come... la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo” (Benedetto XVI, Discorso al IV Convegno nazionale della Chiesa italiana, Verona, 19 ottobre 2006).

Conclusione

La Nota pastorale si rivolge a tutti, ai sacerdoti e ai religiosi e alle religiose, ai membri dei Consigli pastorali, ai catechisti, agli educatori, ai docenti di religione. Penso, in modo del tutto particolare, a tutti coloro che lo scorso anno hanno accolto l'invito a “prendere il largo”. Proprio quando ci si avventura al largo si può avere paura. Abbiamo bisogno di ascoltare la voce di Gesù che ci dice: Coraggio, sono io, non avere paura.

***
Riprendiamo la cronaca del convegno.
I lavori sono iniziati venerdì pomeriggio alla Bellotta di Pontenure con l’intervento di Massimo Magnaschi e di mons. Giuseppe Busani. Il primo si è soffermato sull’andamento della missione nel primo anno richiamando aspetti positivi e punti deboli; in questo facendo riferimento alle risposte avute dalle Unità pastorali appositamente interpellate. Tra gli aspetti da migliorare un maggior coinvolgimento delle persone, una migliore accoglienza da parte dei sacerdoti, incentivare le comunicazioni a livello di Unità pastorale, più attenzione ai giovani e agli adolescenti.
Alcuni suggerimenti: coinvolgimento delle famiglie, far crescere la comunione nelle comunità, un incontro mensile di approfondimento, accentuare l’ascolto della Parola, iniziative che traducano nel quotidiano la Parola, pianificazione di una strategia di invito personale, proseguire nei riti per operatori pastorali, studiare le modalità per una migliore realizzazione della missione nella pastorale integrata.
Da parte sua mons. Busani, che in qualità di vicario episcopale per la pastorale è stato il regista anche di questo appuntamento diocesano, ha richiamato le caratteristiche che devono segnare il secondo anno della missione. Tutto dovrà partire dal Vangelo inteso come risorsa, presenza di Gesù Cristo nella vita quotidiana. Per questo dovranno essere ripresi gli “esercizi spirituali di cristianesimo”; scegliere non tanto di parlare di Dio ma con Dio. Avvicinarsi – sintetizziamo l’intervento di mons. Busani – con umiltà, nel senso di “terreno raggiungibile da un seme” e in questo dovranno impegnarsi soprattutto le Unità pastorali e il metodo sarà quello di mettere al centro la persona a cui sono rivolte le energie della Chiesa.
Dall’attenzione alla dottrina occorre passare alla centralità della persona e gli ambiti sono l’affettività, la fragilità (che deve diventare un valore) e la cittadinanza (costruire la città da cristiani).
Venerdì sera vi è stata una celebrazione della Parola nel parco del centro pastorale; sabato i lavori si sono spostati nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni.
Sabato mattina è intervenuto il prof. Mauro Magatti, preside della Facoltà di sociologia della Cattolica di Milano, che ha tenuto la relazione sul tema: “Le esperienze umane fondamentali tra paura e fiducia: lettura antropologico-culturale” (ampia analisi delle paure del nostro tempo); ha fatto seguito l’intervento del prof. Pier Paolo Triani che ha tracciato i percorsi per il secondo anno di missione. Triani ha parlato di esercizi di condivisione dell’umano, di dialogo evangelico, di rinnovamento pastorale analizzando poi le varie modalità come vivere l’affettività, la fragilità e costruire la città, la cittadinanza. Quindi l’intervento del Vescovo di cui abbiamo già dato ampio resoconto.
Nel pomeriggio il teologo della diocesi di Milano don Antonio Torresin ha parlato delle “esperienze umane fondamentali tra paura e fiducia: lettura biblico-teologica”, mentre il biblista piacentino don Paolo Mascilongo ha spostato il discorso su scelte operative: “Affettività, fragilità e cittadinanza: itinerari sul vangelo di Matteo per il secondo anno della Missione” (indicazioni in ordine al Vangelo di Matteo che sarà al centro dell’attenzione del secondo anno della missione).
Tra i contributi presentati al convegno anche due video curati da Barbara Tondini per il Servizio diocesano multimedia per la pastorale: una sintesi degli obiettivi del secondo anno della missione ed un reportage sul viaggio in Terrasanta dei giovani.
Il convegno era in particolare rivolto a sacerdoti, religiosi, membri del Consiglio pastorale diocesano e dei Consigli parrocchiali; direttori e collaboratori degli uffici e dei servizi diocesani; catechisti; animatori della Missione popolare diocesana; responsabili di associazioni e movimenti. Sono state registrate 350 presenze.

Comunicato diocesi di Piacenza-Bobbio

giovedì 9 settembre 2010

La lettera del vescovo per il convegno pastorale: non abbiate paura

“Coraggio, sono io, non abbiate paura” è il tema della lettera che il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, ha diffuso oggi alla diocesi alla vigilia del convegno pastore 2010-2011. L'appuntamento si tiene domani alla Bellotta di Pontenure e sabato nella sala degli arazzi del Collegio Alberoni. Sotto pubblichiamo il testo integrale del messaggio, diffuso dall'ufficio stampa della diocesi.


1. All’origine del pellegrinaggio, sta un invito: “Andiamo a Gerusalemme!”. Non sempre la prima reazione è di gioia, come afferma il salmo 122: “Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!”(122, 1). Spesso prevale l’esitazione davanti alla prospettiva di mettersi in cammino: vengono in mente molti interrogativi, ci assalgono anche molti dubbi. D’altronde il pellegrinaggio è sempre una scommessa che interpella la nostra fede e mette a prova le nostre forze davanti alle fatiche, prevedibili e imprevedibili. Poi, finalmente, arriva la gioia, quando il cammino è ormai intrapreso e, più ancora, quando si sta per concludere: “Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!”(versetto 2). Gli antichi pellegrini che si recavano – e si recano numerosi anche oggi – a Santiago di Compostela hanno chiamato ‘monte del gozo’, monte della gioia, la collina che, a cinque chilometri da Santiago, consente di intravedere i campanili della grande basilica di san Giacomo apostolo.
Noi non siamo giunti al monte della gioia, ma abbiamo intrapreso il pellegrinaggio della Missione popolare nonostante le perplessità e le esitazioni. Un cammino iniziato e proseguito nella fiducia in Gesù che ci invita dicendo: “Prendi il largo”. L’avventura della Missione, anche se appena iniziata, ci consente di avere in noi un po’ di quella gioia espressa dall’orante del salmo 122. Dopo un anno di cammino, a tratti anche faticoso ma sempre avvincente, possiamo riconoscere con cuore grato che lo Spirito Santo ha soffiato: molti hanno accolto l’invito e così abbiamo camminato insieme. Ne valeva la pena: è stata un’esperienza bella, motivo di speranza per il futuro delle nostre comunità. C’è un popolo in cammino, c’è una Chiesa in pellegrinaggio verso Gerusalemme, ci sono fratelli ed amici che condividono la fatica e la bellezza del viaggio missionario. Altri potrebbero essere invitati e unirsi al cammino: Gerusalemme è la casa del Signore, è la casa di tutti.

2. Per il secondo anno della Missione, ascoltiamo con rinnovata fiducia l’invito di Gesù: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”.
La Missione passa da qui: è un compito che supera le nostre scarse capacità e tuttavia possiamo andare avanti, riconoscendo che non siamo soli ma accompagnati da Colui che è presente e ci invita a vincere la paura. Se i primi passi della Missione sono stati una gioiosa sorpresa, proseguiamo il nostro cammino riconoscendo che lo Spirito del Signore Gesù ci precede, ci accompagna, ci sostiene. La Missione rinnova il mistero della Pentecoste che continua nella storia della Chiesa: per vivere e operare la Chiesa ha sempre bisogno del soffio Spirito Santo, come una barca a vela ha bisogno del soffio del vento per navigare.
Nel primo anno della Missione popolare abbiamo potuto gustare, attraverso i ritiri di zona, la bella, buona e gioiosa notizia che è il Vangelo di Gesù. Una notizia che è vita e luce, una parola che è speranza e salvezza. La gioiosa riscoperta di questa notizia sempre nuova e affascinante ci sospinge a non trattenerla per noi, ma a trasmetterla, a condividerla, a donarla. Non in modo astratto ma esistenziale: la parola di Gesù offre scorci stupendi di altri orizzonti, restituisce a ogni persona la sua libertà ed integrità, assicura il perdono che rinnova l’esistenza, aiuta a vivere con senso pieno quelle esperienze umane fondamentali che segnano la vita di ogni persona. Sentiamo perciò urgente il compito di rendere accessibile a tutti la buona notizia, partendo proprio da ciò che tutti viviamo.

3. Sappiamo di avere un Padre che non abbandona i suoi figli e che ci ama come siamo: ma non vuole lasciarci come siamo, perché desidera donarci un cuore nuovo, un cuore capace di abbracciare la vita stessa nella sua vastità e bellezza.
Sappiamo che lo Spirito non cessa di soffiare e di gridare nel cuore di tutti: “Abbà, Padre” (Rm 8, 15). Vogliamo ascoltare questo grido del nostro cuore e del cuore dei nostri compagni di viaggio.
Il Vangelo di Gesù abbraccia tutto l’umano, porta a verità il desiderio del cuore dell’uomo, libera la vita da quelle paure che la comprimono e la distolgono dalla verità, dalla pienezza. Quando il Vangelo incontra l’uomo, il cuore è trasformato in cuore di figlio. Quando la vita incontra il Vangelo, la vita diventa più grande, capace di accogliere il Dio che si è fatto vicino. Quando si fa esperienza della parola di verità i legami profondi e vitali diventano luminosi, veri. Allora scopriamo la grandezza del dono del Vangelo: l’aiuto gratuito di Gesù viene riconosciuto come insostituibile, la fede è percepita come cammino praticabile, la vita è vissuta come dono.
Da questi atti di fiducia riceve senso e slancio la Missione popolare come movimento di testimonianza e di proposta. Ma anche di ospitalità e di accoglienza di ogni persona. Le diverse esperienze rendono unica, in un certo senso, la storia di ognuno di noi. Ma tutti ci ritroviamo compagni di strada, con il medesimo carico di domande e con il bisogno di luce quando affrontiamo la sofferenza, quando viviamo l’esperienza dell’amore, quando ci impegniamo per una vita civile più autentica.

4. Le relazioni interpersonali, il dolore, l’impegno di cittadini nella comunità sono dimensioni costitutive del vivere umano e rivelatrici di senso. Eppure, paradossalmente, molte persone, proprio nel contatto vivo, e a volte anche drammatico, con queste realtà, si sono smarrite, hanno perso la luce del Vangelo, si sono sentite distanti dalla comunità cristiana. Queste esperienze non possono essere lasciate a se stesse, perché significherebbe abbandonare l’uomo a se stesso, con il rischio che sopprima quel suo desiderio di cose grandi. Prestiamo attenzione a queste dimensioni perché sono vissute da tutti e perché coinvolgono la persona nella sua realtà quotidiana, come ha recentemente indicato il Convegno ecclesiale di Verona e come mostra anche la scelta dei Vescovi italiani di dedicare gli Orientamenti pastorali del prossimo decennio al tema dell’educazione. Senza trascurare le dimensioni fondamentali dell’esperienza ecclesiale (liturgia, Vangelo e carità), vogliamo mettere l’accento sugli snodi fondamentali della vita umana, sottolineando quei passaggi di vita che chiamano in causa la fede con maggiore forza ed intensità. Il Vangelo trova nel cuore della vita la sua casa e il suo dinamismo e la vita trova nel Vangelo la luce e la salvezza. In linea con tale scelta di stile pastorale, la nostra Diocesi in questo secondo anno di Missione concentrerà la sua attenzione sui legami affettivi, sull’esperienza del limite e sulla questione della cittadinanza. Questo comporta un passaggio dalla proposta organica del contenuto della fede all’accoglienza dell’esistenza umana, colta nei suoi passaggi fondamentali e illuminata dalla luce del Vangelo. Proprio questo passaggio caratterizza il cammino della Missione che vuole aprire la nostra pastorale ordinaria alla dimensione missionaria. Le nostre comunità ecclesiali si dispongono ad un esercizio concreto di ascolto sia della parola di Dio sia delle parole dell’uomo. Così, con l’aiuto dello Spirito, intendiamo realizzare il secondo anno della nostra Missione, che trova proprio nelle esperienze della vita umana l’alfabeto per comporre le parole con le quali dire a noi e al mondo l’amore di Dio e la bellezza del nostro essere figli di questo Padre che ci ama.
+ Gianni Ambrosio, vescovo

Piacenza, 9 settembre 2010

mercoledì 8 settembre 2010

A Londra per sostenere il Papa

Andare in Scozia e poi in Inghilterra per vedere il Papa quando ce lo abbiamo comodamente in Vaticano? Qualcuno potrà pensarla così. Altri no, come i circa 70 piacentini delle comunità neocatecumenali. Una claque spirituale che sosterrà Benedetto XVI in un ambiente dove la sua visita viene vissuta con indifferenza e un poco di fastidio dagli anglicani. Ne ho parlato in un articolo scritto nelle scorse settimane. Lo riporto qui sotto.


Saranno circa settanta i piacentini che accompagneranno papa Benedetto XVI nel discusso viaggio in Gran Bretagna a metà settembre. Una visita che il Santo Padre ha programmato da tempo per la beatificazione del cardinale John Henry Newman (1801-1890), apprezzato teologo e filosofo londinese, di origini anglicane ma convertitosi al cattolicesimo. Un viaggio che, tuttavia, viene preceduto da una serie di polemiche sul trattamento che sarebbe riservato alla minoranza cattolica in Gran Bretagna. Una forma di rivalsa - sostiene qualcuno - dovuta anche alle recenti conversioni di aglicani passati al cattolicesimo. La morale è che coloro che sabato mattina 18 settembre vorranno assistere alla messa di papa Benedetto XVI a Londra dovranno pagare una sorta di tassa di circa 20 sterline. «Anche per questo motivo il pellegrinaggio in Gran Bretagna ha qualche cosa di "eroico", naturalmente tra virgolette - osserva don Stefano Segalini, curato di San Giuseppe Operaio nonché guida del gruppo -. Andiamo in Gran Bretagna sobbarcandoci i costi della trasferta, annunciando il Vangelo per strada tra gli anglicani e pagando anche per assistere alla messa del Papa». I settanta - in gran parte provenienti dalla parrocchia di San Giuseppe Operaio - appartengono alle comunità neocatecumenali e faranno visita ad una famiglia piacentina in missione a Carlisle, città nel nord ovest dell'Inghilterra. Qui la famiglia Bargazzi - padre, madre e sei figli - presta servizio nella parrocchia cattolica di Saint Bede.
Il pellegrinaggio dei fedelissimi del Papa partirà il 15 settembre alla volta di Glasgow (la capitale economica della Scozia), città in cui atterrerà Benedetto XVI per incontrare la regina Elisabetta in una residenza della zona. Alcuni piacentini andranno proprio all'aeroporto della città scozzese per far parte della claque di accoglienza del Santo Padre.
Il gruppo si sposterà quindi a Carlisle dove incontrerà i Bargazzi e, con loro, darà vita ad una giornata di missione popolare lungo le strade della città. Quindi lo spostamento a sud, alla volta di Londra, dopo aver fatto tappa ad un santuario cattolico. Nella capitale i piacentini saranno accolti dai "fratelli delle comunità neocatecumenali" londinesi; assisteranno alla messa del Papa sabato 18 e il giorno successivo - quello della beatificazione del cardinale Newman - torneranno in Italia.
Prima della partenza, la sera di mercoledì 8 settembre, nella chiesa di San Giuseppe Operaio, si terrà una celebrazione penitenziale alla quale saranno presenti i pellegrini. Ci sarà anche il vescovo Gianni Ambrosio che presiederà l'assemblea ed impartirà la sua benedizione ai "supporter" del Papa. Un mandato in Gran Bretagna che sta a significare come dietro alle decisioni dei singoli partecipanti vi sia la più ampia condivisione di tutta la diocesi.
Federico Frighi


da Libertà, 22/08/2010

martedì 7 settembre 2010

Al via il Convegno Pastorale 2010-2011

“Coraggio, sono io, non abbiate paura! Verso il secondo anno della Missione popolare”: questo il titolo del convegno pastorale diocesano che venerdì e sabato prossimi, 10-11 settembre, apre l’anno pastorale 2010-2011 della diocesi di Piacenza-Bobbio. Un primo momento dei lavori è previsto venerdì 11 settembre, al Centro pastorale della Bellotta di Pontenure, con il seguente programma:

Ore 17.30
PREGHIERA DI APERTURA

Ore 18.00
Verifica del primo anno di Missione e prospettiva generale sul secondo anno; relatori MASSIMO MAGNASCHI e mons. GIUSEPPE BUSANI.

Ore 19.30
Cena (è necessaria la prenotazione contattando la segreteria dell’Ufficio pastorale: 0523.308315; ufficiopastorale@curia.pc.itr).

Ore 21.00
“Coraggio, sono io, non abbiate paura!”: CELEBRAZIONE DELLA PAROLA E LECTIO DIVINA sull’icona evangelica del secondo anno della Missione (Mt 14, 22-33)
Sabato 11 settembre il convegno si sposta nel Salone degli Arazzi del Collegio Alberoni di San Lazzaro, Piacenza:

Ore 9.00
PREGHIERA DI APERTURA

Ore 9.30
Le esperienze umane fondamentali tra paura e fiducia: lettura antropologico-culturale; relatore: MAURO MAGATTI, sociologo;
Affettività, fragilità e cittadinanza: percorsi per il secondo anno di Missione; relatore: PIERPAOLO TRIANI, pedagogista; Spazio per il confronto Pausa

Ore 11.45: Orientamenti pastorali per il secondo anno della Missione; intervento di MONS. GIANNI AMBROSIO, vescovo di Piacenza-Bobbio.

Ore 13.00
Pranzo – Collegio Universitario S. Isidoro (è necessaria la prenotazione)

Ore 14.30
Le esperienze umane fondamentali tra paura e fiducia: lettura biblico-teologica; relatore: ANTONIO TORRESIN, teologo;
Affettività, fragilità e cittadinanza: itinerari sul vangelo di Matteo per il secondo anno della Missione; relatore: don PAOLO MASCILONGO, biblista
Spazio per il confronto

Ore 16.30
PREGHIERA CONCLUSIVA

Il convegno è rivolto a sacerdoti, religiosi, membri del Consiglio Pastorale Diocesano e dei Consigli parrocchiali; direttori e collaboratori degli Uffici e dei Servizi diocesani; catechisti; animatori della Missione Popolare Diocesana; responsabili di associazioni e movimenti.

fonte: Ufficio stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

domenica 5 settembre 2010

Se 80mila euro per il campetto della parrocchia sembran troppi

A messa, sulle panche della chiesa di Sant'Agata (Rivergaro), assieme agli utilissimi fogli de La Settimana, con le letture del giorno, c'erano oggi anche i depliant cartacei che illustravano come la parrocchia avesse avallato la ristrutturazione del campetto da calcio in erba sintetica dal costo complessivo di 80mila euro. Nel depliant si spiegava che con l'offerta di 50 euro si sarebbe realizzato un metro quadrato del nuovo campo polivalente (calcio e pallavolo). Non solo: gli offerenti avrebbero visto pubblicato in eterno il loro nome su di un cartello all'ingresso della struttura.
Bene. A parte l'opportunità o meno di chiedere soldi sulle panche della chiesa durante la messa, a parte l'opportunità o meno di distribuire gli stessi depliant nelle mani dei fedeli all'uscita della chiesa (nel caso si fossero dimenticati di quelli sulle panche), ebbene, a parte tutto questo, mi vengono in mente un altro paio di considerazioni.
Non capisco perchè, per giocare a calcio o a pallavolo in parrocchia ci vogliano 80mila euro. Si chiama un agricoltore fedele, ci si mette un po' di sementi, si convince un factotum fedele a realizzare un impianto di irrigazione a basso costo, e l'erba, dopo un mesetto, cresce come al Santiago Bernabeu.

Oltre ad essere più ecologico (erba al posto del sintetico), più economico, meno gravoso per i parrocchiani, chiamati a scucire altre 50 euro in un periodo difficile nel quale hanno sempre sostenuto, tra l'altro, il nuovo centro parrocchiale, oltre ad essere tutto ciò, l'erba è anche simbolo di uno stile di vita sobrio, mirato verso l'essenziale e le cose semplici, lontano dagli sprechi.
Un'ultima annotazione: nel Vangelo di oggi Gesù dice, tra l'altro:
... Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”... (Lc 14,25-33). Spesso, nelle omelie, questo passo finisce in cavalleria.
Me ne si perdoni un'altra, di annotazione. Il vescovo Gianni Ambrosio, qualche mese fa, ha sostenuto la campagnia della Caritas Europea "Zero Poverty", apponendo la sua firma (la prima a Piacenza) alla petizione da consegnare ai governanti d'Europa. Subito dopo ha scritto ai parroci della diocesi di Piacenza-Bobbio, assieme alla Caritas diocesana, affinché nelle singole parrocchie si sostenesse tale campagna.

Mi sarei aspettato che mi chiedessero di offrire 50 euro per i poveri di Piacenza. Nessuno me lo ha chiesto.
Federico Frighi


sabato 4 settembre 2010

I proiettili di San Pietro, un pezzo di storia della Liberazione

Svelato il mistero dei proiettili sul campanile di San Pietro. Dopo l'articolo scritto su Libertà, si è fatto vivo un ex partigiano piacentino che, in una lettera scritta di pugno, ha spiegato la sua versione. Quei colpi provenivano dalla sua mitragliatrice. Aveva avuto l'ordine di sparare, nel giorno della Liberazione di Piacenza, a scopo intimidatorio contro eventuali cecchini. Un paio di telefonate a reduci dell'epoca e la versione è stata ritenuta plausibile. Ecco l'articolo uscito su Libertà. Un piccolo pezzo è stato, forse, ricomposto nel puzzle della storia piacentina.


I fori di proiettile trovati sulla sommità del campanile di San Pietro appartengono alla storia della Resistenza piacentina e vennero verosimilmente sparati da un partigiano nel giorno della Liberazione dai nazi-fascisti. Dai restauri emerge dunque un altro piccolo frammento della storia della città. E' di qualche settimana fa la notizia del ritrovamento di fori di proiettile sul rivestimento in rame della torre campanaria. Oggi si apprende che, secondo una testimonianza, risalgono al giorno della Liberazione: il 28 aprile del 1945. «Fui io a sparare» ricorda l'ex partigiano Giovanni Nicolini, che oggi vive il tempo dei capelli bianchi nel centro di Piacenza, proprio a poche decine di metri dal campanile colpito. Era il 28 aprile del 1945 e, dopo tre giorni di battaglia con oltre cento morti tra partigiani, nazi-fascisti e alleati, le truppe della Resistenza entravano in città da varie parti: via Veneto, la Galleana, via Emilia Parmense, via Emilia Pavese. Il grosso delle forze occupanti aveva già oltrepassato il Po iniziando la fuga.
«Ricevetti l'ordine dal comandante Giuseppe Prati (detto, per l'appunto, il Liberatore, ndr.) di salire sulla torre ottogonale di Sant'Antonino - racconta Nicolini -. Da lì, con una mitragliatrice, iniziai a sparare raffiche in aria da ogni lato della torre a scopo intimidatorio, per far capire ai cecchini che c'eravamo noi. Penso proprio che quei proiettili siano della mia mitraglia». Il racconto è confermato anche da altre fonti oculari di quella giornata: si sa, ad esempio, che il medesimo ordine venne impartito anche ad un altro partigiano che salì con la mitragliatrice sul campanile del Corpus Domini.
«Questi racconti fanno riflettere - evidenzia il parroco di San Pietro, don Giuseppe Frazzani -, si vede come le nostre chiese siano state al centro di ore drammatiche solo poco più di sessant'anni fa».
Proseguono a pieno ritmo, intanto, i lavori di restauro del campanile che hanno la supervisione di don Giuseppe Lusignani, direttore dell'Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici della diocesi.
«I restauratori hanno già cominciato a fare la prima pulitura dei fronti esterni - spiega - rilevando con precisione le sagome delle varie cornici. Emerge una situazione critica dal punto di vista dell'apparato ornamentale sul quale siamo arrivati in tempo evitando che degenerasse». «A livello strutturale abbiamo poi constatato che il campanile non ha problemi di staticità - prosegue - ma che è sufficiente un lavoro di pulitura, di consolidamento e di eventuale ripristino dell'ornato. Ecco perché tempi e costi dovrebbero essere tranquillamente rispettati». I 47 metri della torre verranno dunque restituiti a Piacenza entro Natale. Entro tale data si spera di rafforzare adeguatamente il fondo della parrocchia raccolto dai fedeli, che oggi è a quota 37.500 euro. Con i 160mila della diocesi provenienti dall'8 per mille si raggiunge la metà del costo complessivo. Al resto ci deve pensare la Provvidenza. Entro Natale terminerà anche il consolidamento del lato sud del Duomo di Piacenza. Qui i lavori sono pagati interamente dallo Stato. Bisognerà poi proseguire con il lato nord (sempre con il consolidamento del materiale lapideo). Nei prossimi mesi dovrebbero partire anche altri programmi di restauro. «I più urgenti - si dice soddisfatto don Lusignani - sono però terminati. La torre e la facciata di San Francesco, la torre di San Pietro, la parrocchia di Santa Brigida, il Duomo, li abbiamo affrontati tutti».
Federico Frighi


Libertà, 03/09/2010