giovedì 4 novembre 2010

San Fermo ai macedoni gratis per altri sei anni

Ecco un esempio di collaborazione-integrazione tra religioni diverse: cattolici e cristiano-ortodossi macedoni.

La chiesa di San Fermo rimarrà ai mecedoni ortodossi per i prossimi sei anni. E' stata infatti rinnovata recentemente la convenzione tra il gruppo di fedeli ortodossi piacentino e la parrocchia di San Sisto, proprietaria della struttura. I macedoni avranno la chiesa in comodato gratuito fino al settembre del 2016. In pratica viene rinnovata la convenzione stipulata sei anni fa sempre dal parroco don Giuseppe Formaleoni, con il consenso dell'allora vescovo di Piacenza-Bobbio, Luciano Monari. Oggi il vescovo Gianni Ambrosio ha dato il suo benestare a che il rapporto continui. La chiesa di San Fermo era stata chiusa nel 1978 perché in condizioni fatiscenti con il tetto che faceva entrare la pioggia. Dopo la realizzazione di alcuni lavori necessari, nel 2004 la concessione in uso gratuito ai macedoni ortodossi di Piacenza, una comunità ormai integrata nel tessuto sociale locale e che conta circa mille persone. «E' stata una decisione intelligente e giusta quella di affidare San Fermo ai cristiani ordossi - ha commentato il parroco di San Sisto, don Giuseppe Formaleoni -. Grazie a loro il tempio è nato a nuova vita». I macedoni hanno infatti realizzato piccoli lavori all'interno e all'esterno della chiesa completando, ad esempio, l'impianto di illuminazione e arrendandola con il ciclo delle icone e l'altare. Una sinergia tra cristiani ortodossi e cattolici che potrebbe essere ripetuta anche con altre confessioni religiose...

LIbertà, 29/10/2010

Ambrosio: Santi e Defunti, giorni della speranza

Sono i giorni della speranza, della speranza che, oltre la morte, vi sia un cammino che va verso il cielo, dunque verso Dio. Lo ha ricordato il vescovo Gianni Ambrosio ieri pomeriggio nel cimitero urbano. Grazie alla diffusione dagli altoparlanti di ogni reparto, lo hanno sentito tutti coloro che nel lunedì del primo novembre hanno sfidato la pioggia per portare un fiore sulla tomba dei propri cari. Un gesto di affetto, una corrispondenza d'amorosi sensi di foscoliana memoria. Un mesto pellegrinaggio che ha vita in un fiore e in un silenzioso raccoglimento. Per chi crede, anche in una preghiera.
«Il nostro cuore, la nostra mente, la nostra preghiera - osserva il vescovo Ambrosio durante l'omelia - sono rivolti ai nostri defunti e noi siamo vicini alle nostre tombe. Anche se, in verità, noi celebriamo oggi (ieri per chi legge, ndr.) la festa dei Santi. Credo che l'intreccio tra la festa dei Santi e la commemorazione dei Defunti sia evidente e sia stato voluto dalla pedagogia, dalla tradizione della Chiesa che vede in successione cronologica queste due feste. Alla fin fine celebriamo un'unica festa, quel mistero della Chiesa che va sotto il nome di comunione dei Santi». Causa maltempo, la messa per i Santi viene celebrata nella chiesetta di Santa Maria del Suffragio, il piccolo tempio del cimitero urbano che fatica a contenere i fedeli. In prima fila, in rappresentanza del Comune di Piacenza, il vice sindaco Francesco Cacciatore, in fascia tricolore. Assieme al vescovo, all'altare, ci sono tutti i parroci urbani.
«I santi più noti - continua il presule - ma anche quelli meno noti, anche loro hanno davvero conservato dentro di loro l'amore di Dio, hanno veramente vissuto la loro vita seguendo le orme del Signore Gesù ed hanno vissuto come figli di Dio». «Si nasce qui, su questa terra, in un posto preciso e ben determinato - prosegue - ma la nostra vita va oltre. E' chiamata come vocazione all'eternità, è indirizzata a ciò che chiamiamo cielo. Anche la preghiera che noi rivolgiamo per i nostri defunti è davvero una preghiera che si colloca in questo mistero della Chiesa e della comunione dei santi. Noi possiamo contare su quegli amici che sono lassù nel cielo perchè il loro affetto è per noi così come il nostro affetto è per loro. Ma noi, da qui, da questa terra, ancora in pellegrinaggio, possiamo pregare per loro perchè vi sia per loro la pienezza della vita, purificati, rinnovati, possano davvero partecipare nella gioia piena dell'amore di quel Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. La preghiera nostra non è solo un'espressione del nostro affetto, della nostra amicizia che pure già è una cosa molto bella perchè riconosciamo che vi è comunque un legame al di là del fatto della morte. Ma la nostra preghiera poggia sulla promessa di Dio vincitore, con il suo amore, della morte. Per noi credenti vi è una grazia: poter vivere la nostra morte ma anche pensare alla morte come una pasqua, un passaggio da questa vita alla vita nuova dei figli di Dio. La nostra preghiera è fondata sull'esperienza del Signore Gesù. La speranza che il nostro cammino non si conclude qui sulla nostra terra ma è un cammino che va verso il cielo».
Federico Frighi

Libertà, 2 novembre 2010

Si rinnova il cda dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero

E’ stata una seduta intensa quella che ha tenuto questa mattina il Consiglio Presbiterale Diocesano, riunito a Palazzo Vescovile sotto la presidenza del vescovo mons. Gianni Ambrosio e coordinato da mons. Aldo Maggi.
In apertura il vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani ha presentato il programma del secondo anno della Missione popolare diocesana, programma che è stato riunito, col titolo “Riflessioni e prospettive”, in una pubblicazione che fa riferimento in particolare al convegno di settembre integrato con i contributi emersi durante gli incontri degli operatori che si sono tenuti in ottobre. Si tratta di un documento ampio ed organico che può essere richiesto alla segreteria della Missione.
E’ in scadenza il consiglio di amministrazione dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Ha durata quinquennale e viene eletto dal Vescovo. Il Consiglio presbiterale deve, però, indicare tre membri (mons. Monari li aveva portati a cinque) per il cda ed uno per il collegio dei revisori dei conti. Come è stato comunicato questa mattina, tutti gli attuali componenti sono rieleggibili, ma il presidente, mons. Antonio Bozzuffi, per motivi di età, si è già detto non disponibile per una riconferma. Agli effetti della votazione del Consiglio, che tornerà a riunirsi il 2 dicembre, entro il mese di novembre possono essere segnalati candidati che andranno a comporre un’apposita lista a cura della segreteria.
Il prossimo anno, dal 3 all’11 settembre, ad Ancora si tiene il venticinquesimo Congresso eucaristico nazionale: allo scopo è stato costituito un comitato nazionale e la nostra diocesi ha indicato in mons. Carlo Tarli il proprio delegato. E’ stato lo stesso mons. Tarli a riferire alcuni particolari organizzativi. Ad esempio con il prossimo Avvento le parrocchie potranno ritirare in Curia lo stendardo ufficiale da esporre nelle chiese; in diocesi dovrà essere costituito un apposito comitato e dovranno essere individuati volontari che, dopo opportuna preparazione, presteranno servizio durante il Congresso di Ancona il cui tema (“Signore da chi andremo?”) – ha sottolineato mons. Tarli – si inserisce molto bene nel programma della missione popolare.
Il Consiglio è poi passato a parlare di pastorale giovanile e di oratori. In merito hanno riferito don Paolo Cignatta, nuovo delegato vescovile per la pastorale giovanile, don Fabio Galli, presidente dell’associazione degli oratori piacentini (il nuovo consiglio è stato eletto venerdì scorso) e don Giuseppe Lusignani, direttore dell’Ufficio per i beni culturali. I tre interventi erano uniti da un motivo di fondo: la presenza dei giovani nella Chiesa e la loro formazione attraverso gli oratori, intesi non solo come strutture fisiche, ma anche come progetti educativi. Dettagliate le tre relazioni e ampio il dibattito: il Consiglio non ha potuto esaurire il tema, che per sua natura ne coinvolge diversi altri, e, su proposta di mons. Maggi, è stato deciso che si tornerà a parlarne in una prossima seduta (non quella del 2 dicembre di cui è già stato deciso l’ordine del giorno: Missione popolare, elezione dei membri del consiglio di amministrazione dell’Istituto per il sostentamento del clero e Pastorale della montagna).
Don Cignatta era al suo primo intervento in Consiglio dopo la nomina a responsabile della pastorale giovanile: a questo proposito il Vescovo lo ha ringraziato per aver accettato l’incarico ed ha avuto parole di riconoscenza per quanto ha fatto in questo settore don Paolo Camminati. Mons. Ambrosio, intervenendo sul rapporto giovani ed oratori, ha sottolineato come il problema delle strutture e del progetto educativo debba essere affrontato con una concezione unitaria avendo chiaro che la pastorale giovanile rappresenta il futuro.
Tra le comunicazioni date all’assemblea dal vicario generale mons. Lino Ferrari ricordiamo che dal 15 al 17 novembre prossimi alla Bellotta di Pontenure sono in programma gli esercizi spirituali per il clero predicati dal vescovo di Parma mons. Enrico Solmi; altro importante appuntamento il 21 novembre, domenica, alle ore 16, a Gragnano: il Vescovo presiederà la cerimonia ufficiale per l’apertura del processo di beatificazione di don Giu
seppe Beotti.