lunedì 28 febbraio 2011

Il parroco dietro le sbarre

A Piacenza oggi è arrivato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per la prima pietra del nuovo padiglione del carcere. Pubblichiamo, per l'occasione, il bilancio del cappellano, don Adamo Affri, uscito su Libertà di sabato. Don Adamo è un prete giovane, una tonaca in trincea. Vento, tempeste, freddo non gli fanno paura. In un anno di ministero è riuscito a creare una vera e propria parrocchia dietro le sbarre.

E' soprattutto il dopo-carcere a preoccupare. La mancanza di lavoro e la solitudine, prima di tutto. Ecco perchè da dietro le sbarre c'è anche gente che non vuole uscire.
«Qualche mese fa sono andato a trovare un giovane che aveva ottenuto gli arresti domiciliari - racconta don Adamo Affri -. Piangeva. "Fuori che cosa ci faccio, non ho nessuno - mi diceva - In carcere avevo gli amici"».
Don Affri, 41 anni, è cappellano delle Novate dal gennaio 2010. «Sono diventato prete nel 2009 -racconta -, ho saputo che c'era bisogno in carcere e ho chiesto al vescovo di andare». Monsignor Ambrosio ha subito dato il suo benestare. Non solo. Nella penuria di giovani sacerdoti, ha deciso di lasciarlo a tempo pieno al servizio della casa circondariale, perchè dietro le sbarre, creasse una vera e propria parrocchia.
Dopo un anno don Affri può tirare il primo bilancio. I problemi ci sono e sono
parecchi. «In cella sono in tanti, devono lavarsi con l'acqua fredda quando la caldaia è rotta, a volte il mangiare non è gradito» osserva il cappellano. «Nei colloqui racconto le mie esperienze in Congo e in Ucraina da giovane missionario laico - continua - e mio accorgo che in realtà il fatto di essere in tanti e non avere acqua calda non è il problema fondamentale. Nessuno si è mai suicidato per questo. Chi si toglie la vita lo
fa perchè è solo».
Don Affri celebra 5 messe tra il sabato e la domenica in 5 sezioni carcerarie diverse, fa catechismo durante la settimana e ogni giorno innumerevoli colloqui personali. «Ho visto crescere questa gente sul piano della fede in Dio. In tante parrocchie oltre le sbarre una partecipazione del genere non la vedi» confessa.
Il 60 per cento della popolazione carceraria piacentina è formato da stranieri con una forte maggioranza musulmana. Nella parrocchia cattolica delle Novate convergono circa 150 persone di fede cattolica: «Gli altri rimangono fuori perchè non si possono obbligare. A volte vengono ai colloqui, a volte ti chiedono un piccolo contributo
per chiamare casa». Questi altri sono più di 250 persone, perchè il carcere oggi scoppia. «Siamo in più di 400 con i servizi tarati per poco più della metà - evidenzia -. Lasciamo stare per un attimo sovraffollamento e freddo. Tante volte i detenuti si sfogano e viene fuori nei discorsi, anche durante le ore di catechismo. Il malessere è forte ma se si fa il confronto con situazioni di altri paesi capiscono che non è proprio così scontato, per dire, avere l'acqua calda». «La loro ferita più profonda - è arciconvinto don Affri - è però quando dall'altra parte sembra assente il dilaogo, il rispetto. Loro vorrebbero essere trattati come persone. La direzione fa come può, tuttavia, essendoci così tanti detenuti e così poco personale (gli educatori sono due invece di cinque), è chiaro che il dialogo viene diradato e tutto questo crea sofferenza».
«Ricordiamoci che quando queste persone entrano in carcere il rischio è che non si sentano più parte della società - continua -, ti trovi di fronte a persone destrutturate da sempre, usate da sempre. L'unica cosa che ti rimane sono gli affetti e la fede. Il mio compito è di aiutarli a recuperare il senso di colpa, a trovare una via d'uscita che è quella della fede e dello stare con Gesù. Che però deve diventare scelta non un momento emotivo. In carcere c'è una grande speranza; noi tentiamo di coltivarla». La città dentro è presente: ci sono i volontari, la scuola, le parrocchie, il giornale Sosta Forzata, don Adamo sta curando anche gli aspetti ricreativi e ha messo in campo per settembre una gara canora (una sorta di Corrida). Sul fronte del lavoro ci sono alcune cooperative sociali che impiegano i detenuti. «Ma quando cessa il loro status rimangono da soli - evidenzia don Affri -. Noi stiamo tentando di costruire un ponte tra la realtà carcere e la città dando un volto umano alle Novate. Mi piacerebbe che anche dalla parte delle pubbliche amministrazioni e della società ci fosse il desiderio di considerare i detenuti come persone, più che i loro problemi. Perchè sono persone non cattive ma fragili, senza strumenti per affrontare la vita».
La soluzione? «Sarebbe veramente auspicabile riuscire a fare un articolo 21 (la possibilità di lavorare di giorno e rientrare in cella di notte, ndr. ) a chi sta per uscire. I numeri sono pochissimi rispetto al bisogno. Queste persone quando escono non hanno
nessuno che li aspetta e non sanno dove collocarsi. Sarebbe interessante, ad esempio, creare dei gruppi esterni ai quali l'ex carcerato può fare riferimento».
Federico Frighi

Libertà, 26 febbraio 2010

Addio al monsignore colonnello

E' morto ieri al centro di cura Humanitas di Milano mons. Renato
Chiapparoli, sacerdote del clero diocesano di Piacenza-Bobbio.
Nato a Bobbio il 1° febbraio 1936, dopo aver compiuto gli studi a Bobbio e
al Collegio Brignole Sale di Genova, è stato ordinato sacerdote nella
cattedrale di Bobbio il 28 giugno 1959.
Ha iniziato il proprio servizio pastorale come parroco di Bogli in Val
Boreca. Dopo aver dato la propria collaborazione a Genova anche alla
pastorale del mare (assistenza spirituale ai marinai), nel 1961 si è
trasferito in Germania dove, per sei anni, ha prestato la propria assistenza
spirituale ai lavoratori italiani.
Rientrato in Italia nel 1967, ha accettato l'incarico di cappellano militare
prestando prima servizio nei reparti alpini a San Candido e a Bolzano per
passare poi, come cappellano capo, al III Corpo d'Armata di stanza a Milano;
è stato cappellano anche dei Carabinieri a Genova. Collocato a riposo con il
grado di colonnello, ha prestato per alcuni anni anche servizio come
cappellano su navi civili.
Rientrato nella sua abitazione di Santa Maria di Bobbio, ha sempre
collaborato con molta disponibilità per il servizio religioso con la
parrocchia; per una breve parentesi si è preso cura pure della comunità
parrocchiale di Ceci.
I funerali si svolgeranno domani, martedì 1° marzo, alle ore 15, nella
cattedrale di Bobbio; saranno officiati dal vicario generale mons. Lino
Ferrari essendo il vescovo mons. Gianni Ambrosio indisposto.

domenica 27 febbraio 2011

Un cuore d'oro per l'arcivescovo Lanfranchi

L'associazione Amici della Mietitrebbia è uno di quei sodalizi che, nato nel mondo agricolo piacentino, mantiene ben saldi, anno dopo anno, i valori della terra, custodendoli in una società ondivaga come quella attuale. Ogni anno organizza il Cuore d'oro, un premio destinato ai luminari della medicina cardiologica. Quest'anno, forse perché il cuore non sia troppo arido, il riconoscimento è andato all'arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi. Un uomo di Dio che sa parlare al cuore degli uomini.

Dopo 35 anni di medici, chirurghi, professori e scienziati, per la prima volta il premio Cuore d'oro va ad un vescovo. Il comitato scientifico del Cuore d'oro di Piacenza e l'associazione Amici della Mietitrebbia hanno deciso di assegnare il riconoscimento del 2011 a monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo-abate di Modena-Nonantola, originario di Grondone, in Alta Valnure. A dare l'annuncio, ieri sera, nella festosa cornice dell'Olimpia di Niviano, Giuseppino Molinari, direttore generale dell'Università di Pavia, che ha sostituito il professor Mario Viganò. Il celebre chirurgo all'ultimo momento ha dovuto dare forfait per ragioni professionali.
Sotto lo sguardo attento del patron della Mietitrebbia, Antonio Marchini, Molinari porta i saluti del rettore di Pavia Angiolino Stella, nonché del professor Viganò e spiega il perché della scelta di Lanfranchi. «Il Cuore d'oro è nato per premiare - osserva - illustri medici e scienziati che hanno onorato lo sviluppo della medicina; ma l'uomo non è solo corpo e fisico, è anche cuore e mente. La scelta dell'arcivescovo Lanfranchi è un po' un messaggio che l'associazione vuol dare ai piacentini: scegliere un sacerdote che ha lavorato molto, prima a Piacenza adesso anche in altre diocesi è un voler difendere e diffondere valori veri e forti in un momento in cui la crisi permea ogni strato della nostra società». L'arcivescovo Lanfranchi verrà premiato il prossimo ottobre nel corso dell'ormai storico convegno sotto il tendone di Mortizza. «Ero già venuto qui tanti anni fa - ricorda il presule - anche se mi hanno sempre invitato ogni anno. Purtroppo gli impegni mi hanno permesso di ritornare solo ora. Momenti come questo sono importanti per coltivare le amicizie e i buoni e sinceri ideali che ruotano attorno a questa associazione. Io mi sento sempre piacentino e a questa gente mi lega un grande affetto».
In sala ci sono un centinaio di amici invitati dalla Mietitrebbia, tra i quali il comandante provinciale dell'Arma, colonnello Paolo Rota Gelpi, e il preside della facoltà di Agraria della Cattolica, Lorenzo Morelli. Ma anche sindaci, assessori, agricoltori, imprenditori, giudici. Verrà poi premiato Libero Ranelli per il suo operato di direttore generale della Cattolica di Piacenza fino allo scorso anno quando ha raggiunto la meritata pensione.
Ma la serata è anche l'occasione per il passaggio di consegne di Antonio Marchini (78 anni) ai vice presidenti Edmondo Roda (39 anni, imprenditore) e Renzo Ruggerini (80 anni, primario in pensione e attuale vice presidente della Pubblica Assistenza Croce Bianca). Lo annuncia ad inizio serata nel suo discorso ufficiale. Nel prosieguo ve ne saranno anche di ufficiosi, corredati di battute e barzellette non proprio da arcivescovo, com'è nel repertorio di Marchini. L'arcivescovo c'è, sta al gioco, arrossisce e sorride. D'altronde Marchini è Marchini. Il patron cita il discorso inaugurale della Cena della Mietitrebbia, tenuto da Pierpaolo Jacopini 35 anni fa a Castione di Pontedellolio; osserva che tanto tempo è passato e che è ora che si metta da parte. «Largo ai giovani - dice -, mi auguro che si facciano avanti per mantenere alto il nome di questa associazione per almeno altri 35 anni. Io non mi ritirerò di colpo e sarò sempre presidente fino al 2012; fino a quando la salute me lo consentirà, sarò sempre disponibile ad aiutare. Marchini si rivolge anche agli enti piacentini: «Continuate a sostenerci, anche in questi tempi difficili per tutti, perché il Cuore d'oro e la Cena della Mietitrebbia, assieme alla festa degli agricoltori a febbraio, alla benedizione dei trattori il primo maggio a Mortizza, alla notte bianca il primo sabato d'agosto sono entrati di diritto nelle tradizione del mondo agricolo piacentino».
Federico Frighi


26/02/2011 Libertà

sabato 26 febbraio 2011

Consigli per le offerte/ Un container per il Sud Sudan

Sta per partire il container di aiuti destinati al Sud Sudan allestito in questi giorni dalla Ong piacentina Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo. I generi di prima necessità che verranno inviati entro i primi di marzo nella regione africana - interessata in questo periodo da un referendum per l’indipendenza e attraversata da un clima di tensione dovuto alle criticità esistenti nell’attuazione dell’accordo di pace tra Nord e Sud Sudan - sono principalmente riso, zucchero, coperte, materiale sanitario vario e vestiti.
Continua tuttavia la ricerca da parte dell’organizzazione piacentina dei fondi necessari per coprire le elevate spese di spedizione del container. Il costo complessivo previsto per il trasporto è di 15.000,00 dollari. Per questo la Ong rilancia il suo appello a tutte le persone sensibili che vogliano rispondere al grido di aiuto proveniente dal Sud Sudan e contribuire a sostenere il costo della spedizione.

Le ultime notizie provenienti dal Sudan parlano di circa 180.000 cittadini originari del Sud ritornati a stabilirsi nella regione in seguito al referendum che ha sancito l’indipendenza dal governo di Khartoum. Una delle principali sfide che si troverà ad affrontare il Sud Sudan nei prossimi mesi sarà quindi quella di accogliere e sostenere tutte queste persone.
Gli aiuti inviati da Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo verranno consegnati per metà alla diocesi di Tombura-Yambio, guidata dal vescovo mons. Edward Hiiboro Kussala, che alcuni mesi fa era stato in visita anche a Piacenza, e per metà alle Suore Comboniane che gestiscono nella città di Nzara l’unico ospedale funzionante della zona.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere agli uffici di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, in via Martelli 15 - 29122 Piacenza, tel. 0523-499424, email africamission@coopsviluppo.org. Chi volesse contribuire può utilizzare il Conto corrente intestato ad Africa Mission presso la Banca di Piacenza, via Mazzini 20 - 29121 Piacenza, Iban IT18M0515612600CC0000033777, specificando la causale “Container Sud Sudan”.

Padre Gherardo diventa un film

Piacenza non dimentica padre Gherardo Gubertini a dieci anni dalla morte. Oggi sul piccolo grande francescano fondatore della Casa del Fanciullo, verrà presentato un film documentario a cura del Cineclub Piacenza. Perchè la solidarietà è un valore da tramandare.

Un documentario, un libro, una mostra fotografica, un convegno sulla sua eredità educativa. Sono solo alcune delle iniziative in programma per il decennale della morte di padre Gherardo Gubertini. Non solo: grazie ad un intervento di ristrutturazione del Comune, la sua Casa del Fanciullo potrà, almeno simbolicamente, tornare entro la cerchia delle mura Farnesiane, dove nel 1948 i frati accoglievano i primi bambini di quella che diventerà poi una delle più importanti agenzie educative della città. Dietro alla basilica di Santa Maria di Campagna saranno resi di nuovo agibili i locali che ospiteranno l'associazione Amici della Casa del Fanciullo. Di come il ricordo per piccolo grande francescano sia corale ne ha dato dimostrazione la conferenza stampa di ieri mattina in Curia. Presente il Comune, con l'assessore alla cultura, Paolo Dosi. «L'amministrazione riconosce l'azione svolta da padre Gherardo - evidenzia - e dai suoi volontari che insieme hanno svolto un'opera sociale di forte rilievo educativo per la città, sapendo anticipare le risposte attuali». Presenti i francescani con l'attuale rettore e guardiano, padre Secondo Ballati. «Siamo orgogliosi di aver avuto un frate come padre Gherardo - dice -, le persone che hanno fatto del bene è giusto che siano ricordate». A testimonianza dell'importanza diocesana della figura di padre Gherardo, la presenza del vicario generale, monsignor Lino Ferrari. «Padre Gherardo è una di quelle figure non monopolizzabili - osserva - perchè è di tutti. La radice del suo essere è la fede che ha raccontato attraverso la testimonianza di vita». «Le linee guida del secondo anno della Missione Popolare diocesana - evidenzia poi il vicario - sono l'attenzione alle fragilità, alle relazioni, alla cittadinanza. Padre Gherardo le ha riunite in sè tutte quante». Paolo Ripamonti, presidente dell'associazione Amici della Casa del Fanciullo, riflette sull'eredità: «Ci ha lasciato il coraggio necessario per affrontare le nuove frontiere dell'infanzia». Maria Rosa Razza, volontaria dagli anni Settanta sulla genialità: «Con la casa estiva di Carenno il cammino educativo dei ragazzi proseguiva anche durante il periodo estivo, sempre in contatto con i genitori».
Il programma
Le iniziative in onore di padre Gherardo si apriranno questo sabato con la presentazione del documentario del Cineclub Piacenza (S. Ilario, ore 16). Domenica 13 marzo (ore 11) la messa in Santa Maria di Campagna per l'anniversario dell'ordinazione sacerdotale, sabato 16 marzo (ore 16), in piazzale delle Crociate, presentazione della mostra fotografica e del libro "Un piccolo grande frate" realizzato da Fausto Fiorentini, sabato 2 aprile (ore 15), all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il convegno "Figli contesi"; domenica 17 luglio (ore 11 a Carenno) la Festa degli Amici, domenica 28 agosto (ore 11 in Duomo), la messa officiata dal vescovo Gianni Ambrosio, martedì 13 dicembre (ore 20 e 45 in San Sisto) il concerto di Natale in onore di padre Gherardo.
Federico Frighi

24/02/2011 Libertà

martedì 22 febbraio 2011

Il ritorno alle chiese domestiche

La svolta missionaria per la Chiesa di Piacenza-Bobbio passa anche per le relazioni domestiche. Ecco perchè il vescovo Gianni Ambrosio ha auspicato, nell'ultimo consiglio pastorale diocesano, il ritorno alle Chiesa di quartiere, ai cenacoli di condominio o semplicemente alla preghiera in famiglia. Sotto l'articolo di sintesi dell'ultimo consiglio.

(fri) Partire dalle relazioni domestiche, prestare attenzione all'ambiente in cui si trova l'altro, riprendere la dottrina sociale della Chiesa con rinnovata attenzione al mondo del lavoro, promuovere il confronto tra i cristiani impegnati in politica. Sono alcune nelle note operative che il Consiglio pastorale diocesano si è dato ieri alla Bellotta per il secondo anno della Missione Popolare. L'assemblea diocesana formata da sacerdoti, religiosi, laici, associazioni e movimenti ecclesiali si è riunita per la presentazione della Nota pastorale del vescovo Gianni Ambrosio "Coraggio sono io, non abbiate paura", documento che prosegue la lettera pastorale dello scorso anno, e dei sussidi per il secondo anno della Missione popolare diocesana su tre ambiti: relazioni, fragilità e cittadinanza. E' stato anche distribuito il libro delle benedizioni, versione popolare del libro del "Pater" consegnato alle Unità pastorali.
Introdotto dal vicario episcopale per la pastorale monsignor Giuseppe Busani, in apertura il vescovo Gianni Ambrosio ha sintetizzato la propria Nota pastorale. «Occorre procedere - ha commentato il vescovo - con lo sguardo rivolto a Cristo, ma nello stesso tempo anche all'uomo nella luce dello Spirito. I primi passi, in verità, - scrive Ambrosio facendo riferimento all'inizio della Missione popolare - sono stati piuttosto incerti, quasi timorosi. Tuttavia, nonostante le difficoltà, sono diventati più sicuri... Molta strada resta ancora da percorrere, ma il più ampio e profondo respiro missionario delle nostre comunità consente di allargare gli spazi per sperimentare insieme la gioia della fede, per sostenerci nella speranza, per vivere la carità».
«La coscienza missionaria - ha proseguito - aiuta la nostra Chiesa ad essere più fraterna: possiamo sostenerci reciprocamente, accettarci nella diversità, coltivare la comunione nella preghiera condivisa e nell'amicizia». La parte centrale della Nota è dedicata ad un'ampia citazione del Vangelo, che fa da riferimento per l'intero documento, per soffermarsi poi sui tre ambiti oggetto di specifici documenti: vivere le relazioni, la fragilità e la cittadinanza. Quindi la conclusione: «Mi preme richiamare due gesti in questo secondo anno di Missione Popolare Diocesana: il primo, che abbiamo vissuto nella festa del Battesimo di Gesù con la consegna del Pater ai delegati delle Unità Pastorali; il secondo, che sarà compiuto dai parroci e dagli animatori della Missione, con la consegna del Libro delle benedizioni a tutte le famiglie e ai diversi componenti della comunità cristiana».
Ancora: «"La preghiera del Pater, con le invocazioni "Padre nostro", "Venga il Tuo Regno"e "Liberaci dal male", ci permette di comprendere e di vivere i desideri e i bisogni che emergono dalla vita, con particolare riferimento agli ambiti delle relazioni, della fragilità e della cittadinanza».
«Se l'esercizio di cristianesimo del primo anno - ha poi osservato il presule - ci ha introdotti ad uno stile di familiarità orante con il Vangelo, il cammino del secondo anno ci farà sperimentare la prossimità benedicente del Padre alle esperienze quotidiane di ogni persona. La nostra Chiesa in missione è chiamata a trasformare ogni condizione in un luogo di fraternità». Il vescovo ha poi invocato il ritorno di piccoli spazi comunitari nelle case, nei condomini, nei quartieri: «Queste piccole comunità, come chiese domestiche, possono essere come il lievito che fa fermentare tutta la pasta (cf 1 Cor 5,6) e imprimere una svolta missionaria alla pastorale della nostra Chiesa di Piacenza-Bobbio».


20/02/2011 Libertà

lunedì 21 febbraio 2011

Vicini e lontani/ La Chiesa dia l'esempio e paghi l'Ici

Da oggi inauguriamo "Vicini e lontani": un osservatorio sui fatti che avvengono nelle altre diocesi, in particolare quelle che in qualche modo hanno un legame con Piacenza-Bobbio, o per le persone o per i territori. Iniziamo con la proposta di far pagare l'Ici alla Chiesa. Viene da Modena, con una lettera all'arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi.


Caro vescovo Antonio,
siamo un gruppo di cristiani della Chiesa di Modena e ci rivolgiamo a lei perché è il nostro pastore. Sappiamo che il suo ruolo e il suo ministero è proprio quello di ascoltare, confortare, tenere unito il gregge, cioè guidare il popolo cristiano e aiutarlo a vivere nella fede, nella speranza e nella carità. Vogliamo quindi esprimerle alcune nostre gravi preoccupazioni, con semplicità ma anche con tutta franchezza.
Siamo preoccupati perché vediamo il nostro Paese scivolare sempre più in una crisi generale, vissuta da molti con disperazione e senza vie d’uscita, crisi che rischia di compromettere l’unità stessa della Nazione, nei suoi aspetti istituzionali, politici e sociali. E la disperazione non è una virtù cristiana.
Siamo sconvolti perché vediamo la classe politica che governa questo paese sprofondare sempre più nel degrado morale, nell’arroganza dell’impunità, nella ricerca del tornaconto personale e dei propri amici, nel saccheggio della cosa pubblica e nella distruzione sistematica delle basi stesse del vivere civile e democratico.
Siamo indignati perché questa stessa classe politica al governo ha ingannato e continua a ingannare i poveri con false promesse, con un uso spregiudicato e perverso dei mezzi di comunicazione, con l’esibizione ostentata di modelli di comportamento radicalmente contrari al comune sentimento morale della nostra gente. Pian piano sono riusciti a corrompere il cuore e le menti dei più semplici. Guai a chi scandalizzerà questi piccoli…!
Ma la preoccupazione maggiore, in quanto credenti, riguarda la nostra Chiesa e in particolare i nostri Vescovi. Ecco i pensieri che ci fanno star male e che manifestiamo a cuore aperto.
sappiamo che i vertici della CEI e gli ambienti della curia vaticana hanno deciso già da tempo di appoggiare la maggioranza di destra ancora oggi al governo. È opinione sempre più diffusa, anche tra i cattolici credenti e praticanti, che questa alleanza sia frutto di accordi di potere, volti a ottenere privilegi per la Chiesa e legittimazione per il governo. Vale la pena di compromettere la credibilità dell’annuncio del Vangelo e l’immagine della Chiesa per un piatto di lenticchie?
In nome di questo sostanziale accordo si sono di fatto avallate politiche, alcune di stampo prettamente xenofobo, del tutto contrarie non solo al Vangelo ma anche alla dottrina sociale della Chiesa. Per denunciare questa deriva molte voci si sono alzate nel mondo cattolico, sempre ignorate o censurate o minimizzate. Non appartengono forse anche questi ai cosiddetti “principi non negoziabili”?
Neppure adesso, quando l’abisso morale e lo stile di vita inqualificabile dello stesso presidente del consiglio sono sotto gli occhi di tutto il mondo, neppure adesso i vertici della CEI trovano la forza e la dignità di pronunciare parole chiare, di uscire dalle deplorazioni generiche che riguardano tutti e quindi nessuno, di usare finalmente il linguaggio evangelico del sì sì, no no.
In ben altro modo fu trattato l’ultimo governo Prodi, debole ma onesto e capace, di ben più alto profilo morale, che non solo non fu sostenuto ma venne addirittura osteggiato, forse proprio perché più libero, sicuramente più laico e quindi meno disponibile ad accordi sotto banco. Vogliamo rivendicare con forza questo fatto: molti di noi, cattolici credenti e praticanti, hanno sostenuto quell’esperienza politica, condividendone fatiche e speranze e anche delusioni. Di certo ci ha molto ferito l’ostracismo di allora come ci ferisce la complicità di adesso.
Occorre che ci si renda conto davvero che alla base della Chiesa sta aumentando il disagio, il dissenso, la sofferenza, il lento e silenzioso abbandono. L’amara sensazione di molti, giusta o sbagliata, è che i pastori hanno tradito il loro gregge, hanno preferito i morbidi palazzi di Erode alla grotta di Betlemme, hanno colpevolmente rinunciato alla profezia. E questo non fidarsi di Dio, tecnicamente, è un comportamento ateo.
Avanziamo una piccola proposta, che può sembrare provocatoria, della quale lei stesso potrebbe farsi portavoce: la CEI e il Vaticano dichiarino pubblicamente di rinunciare all’esenzione del pagamento dell’ICI sulle proprietà della Chiesa che siano fonti di reddito; che abbiano il coraggio di dire di no a questa proposta scellerata. Acquisterebbero un po’ di stima e credibilità, perché questo, fra i tanti, è uno scandalo che grida vendetta.
Caro vescovo Antonio, preghiamo insieme perché lo Spirito ci aiuti tutti a una vera conversione, a un saper ritornare sui nostri passi, a riscoprire la dimensione di un servizio povero e disinteressato, a seminare gioia e bellezza e speranza, nella libertà e nella verità.

La comunità cristiana di base del Villaggio Artigiano
Modena, febbraio 2011

domenica 20 febbraio 2011

A tutte le famiglie il libro delle Benedizioni

Si è riunito ieri mattina, 19 febbraio, al centro pastorale della Bellotta di Pontenure, il Consiglio pastorale diocesano con un ordine del giorno di particolare importanza: la presentazione della Nota pastorale del vescovo mons. Gianni Ambrosio "Coraggio sono io, non abbiate paura", che continua la Lettera pastorale dello scorso anno, e dei sussidi per il secondo anno della Missione popolare diocesana su tre ambiti: relazioni, fragilità e cittadinanza. Si tratta di documenti di grande importanza in quanto il primo, la Nota pastorale del Vescovo, fa da premessa teorica e metodologica ai tre sussidi, di impostazione più operativa.

E' stato pure presentato e distribuito il libro delle benedizioni, “Benedictus Benedicat – Preghiere per benedire e invocare benedizione”, versione graficamente popolare del libro del "Pater" che il 9 gennaio scorso, in cattedrale, al termine della cerimonia di apertura del secondo anno della missione, è stato consegnato in forma ufficiale alle Unità pastorali.

Da rilevare, infine, che la riunione di questa mattina ha visto anche la partecipazione degli animatori della Missione diocesana popolare.

Per avere questi documenti gli interessati possono rivolgersi all'Ufficio per la pastorale della Curia vescovile negli orari di ufficio (fare riferimento a Dario Carini).

Veniamo alla cronaca della seduta

LA CRONACA DELL’ASSEMBLEA

Introdotto dal vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani, in apertura il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha sintetizzato la propria Nota pastorale, “Coraggio sono io. Non abbiate paura”, documento che si collega alla lettera pastorale dello scorso anno e che introduce il secondo anno della Missione popolare diocesana.

LA NOTA PASTORALE DEL VESCOVO. Occorre procedere – ha commentato il Vescovo – con lo sguardo rivolto a Cristo, ma nello stesso tempo anche all’uomo nella luce dello Spirito. “Abbiamo accolto l’invito del Signore Gesù e confidato in Lui: così abbiamo preso il largo. I primi passi, in verità, - scrive mons. Ambrosio facendo riferimento all’inizio della Missione popolare - - sono stati piuttosto incerti, quasi timorosi. Tuttavia, nonostante le difficoltà, sono diventati più sicuri. Possiamo riconoscere che abbiamo fatto insieme un bel tratto di strada. (...) Molta strada resta ancora da percorrere, ma il più ampio e profondo respiro missionario delle nostre comunità consente di allargare gli spazi per sperimentare insieme la gioia della fede, per sostenerci nella speranza, per vivere la carità.

“La coscienza missionaria aiuta la nostra Chiesa ad essere più fraterna: possiamo sostenerci reciprocamente, accettarci nella diversità, coltivare la comunione nella preghiera condivisa e nell’amicizia”.

La parte centrale della Nota è dedicata ad un’ampia citazione del Vangelo, testo ovviamente che fa da riferimento per l’intero documento, per soffermarsi poi sui tre ambiti oggetto di specifici documenti: vivere le relazioni, la fragilità e la cittadinanza.

Quindi la conclusione: “Mi preme richiamare, a conclusione di queste riflessioni, due gesti che accompagnano il cammino della nostra Chiesa in questo secondo anno di Missione Popolare Diocesana: il primo, che abbiamo vissuto nella festa del Battesimo di Gesù con la consegna del Pater ai delegati delle Unità Pastorali; il secondo, che sarà compiuto dai parroci e dagli animatori della Missione, con la consegna del Libro delle benedizioni a tutte le famiglie e ai diversi componenti della comunità cristiana.

“La preghiera del Pater, con le invocazioni “Padre nostro”, “Venga il Tuo Regno”e “Liberaci dal male”, ci permette di comprendere e di vivere i desideri e i bisogni che emergono dalla vita, con particolare riferimento agli ambiti delle relazioni, della fragilità e della cittadinanza. L’atto d’invocazione ci ricorda che solo il dono di Dio può colmare la distanza tra il nostro desiderio e la nostra realtà. L’invocazione, accompagnata dall’ascolto dell’umano e illuminata dal Vangelo, ci spronerà a intraprendere uno stile di condivisione della vita con i fratelli nella fede e con tutti gli uomini di buona volontà, in un percorso che ci aiuterà a individuare anche nuove forme di servizio.

“Se l’esercizio di cristianesimo del primo anno ci ha introdotti ad uno stile di familiarità orante con il Vangelo, il cammino del secondo anno ci farà sperimentare la prossimità benedicente del Padre alle esperienze quotidiane di ogni persona. Il Libro delle benedizioni mi auguro che possa giungere in tutte le famiglie favorirà la pratica di una lettura riconoscente della vita e ci condurrà a condividere con i fratelli l’inno di ringraziamento al Padre per quello che continuamente ci dona.

“In sintonia con la preghiera del “Padre nostro” che ci è stata consegnata, desidero richiamare ancora un passo del Vangelo secondo Matteo che può aiutarci a vivere la Missione Popolare. Ecco il testo:

«Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: “Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri”. Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: “Osanna al figlio di Davide!”, si sdegnarono, e gli dissero: “Non senti quello che dicono costoro?”. Gesù rispose loro: “Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode?”. Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betania, e là trascorse la notte» (Mt 21,12-17).

“Il brano fa riferimento a due luoghi: all’inizio il luogo solenne del tempio e, alla fine, l’umile casa di Betania. L’azione di Gesù nel tempio e la visita alla casa di Betania sono uniti da un medesimo intento: creare in ogni luogo, tempio e casa, l’esperienza della fraternità ospitale. La nostra Chiesa in missione è chiamata a trasformare ogni condizione in un luogo di fraternità.

“Il tempio ha bisogno innanzi tutto di essere liberato dai commerci e da tutto ciò che intralcia la buona relazione con il Padre. Così diventa la casa del Padre, la casa della preghiera. E dunque diventa anche la casa dei figli, una casa aperta in particolare per coloro che sono nel bisogno e che vivono nella sofferenza: “gli si avvicinarono nel tempio ciechi e zoppi”. Il tempio è la casa di Dio che ospita l’umanità segnata dalla sofferenza, dal limite, dal male e bisognosa di luce, di speranza, di guarigione, di salvezza. È il segno dell’accoglienza che il Padre fa ad ognuno dei figli che arrivano a Lui, stanchi e affaticati dal pellegrinaggio della vita. È il segno dell’accoglienza della Chiesa, comunità dei figli di Dio che cantano nella speranza gioiosa la vittoria di Gesù Cristo sul peccato e sulla morte e sanno ascoltare e condividere il pianto dei sofferenti e di tutto coloro che hanno bisogno di ritrovare la luce della speranza.

“Accanto al tempio, purificato ed ospitale per essere casa di preghiera, vi è la necessità di un’altra casa. Ma bisogna uscire fuori dalla città: Gesù “uscì fuori dalla città, verso Betania, e là trascorse la notte”. Possiamo dire che Betania è la casa dell’amicizia, delle relazioni immediate che scaldano il cuore e favoriscono il riposo dalle fatiche del cammino. Questa casa ci permette di vivere l’accoglienza reciproca e di abitare le fragilità, ed impedisce di venire travolti dalle paure sperimentate nella traversata della vita, quando le onde scuotono la barca.

“Non dimentichiamo che il messaggio cristiano dei primi secoli si diffuse grazie a case simili a quella di Betania, attraverso l’incontro di persone in ambiti comunitari fortemente motivati dall’amicizia, dall’aiuto fraterno, dalla condivisione della Parola e della preghiera. Si tratta delle cosiddette domus ecclesiae, casa dell’assemblea o chiesa domestica. Gli Atti degli apostoli e le Lettere di san Paolo offrono una preziosa testimonianza di questi spazi familiari ed ecclesiali in cui si condividevano sia l’esperienza della fede in Cristo sia le esperienze della vita nella relazione fraterna, nel dialogo, nella riflessione, nella preghiera. La domus ecclesiae dei primi cristiani teneva unite tre mense, quella del pane della Parola, quella del pane dell’Eucaristia, quella del pane dell’amicizia e della carità. Ma i tre pani non sono che un pane solo: Cristo che si dona a noi per essere “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Proprio in queste chiese domestiche si inaugurò un modo nuovo di essere uomini e di essere società umana, sentendosi cioè tutti fratelli liberi perché figli dello stesso Padre e membri a pieno diritto della stessa famiglia di Dio chiamata Chiesa. Venne inaugurato, in tal modo, un nuovo stile di vita familiare, sociale e morale, una vita nuova basata nella “fede nel Dio dal volto umano”, che, una volta accolto ed accettato, portò “la gioia nel mondo” (Benedetto XVI, Discorso al Convegno di Verona, in Una speranza per l’Italia)

“Ma al di là dell’esperienza della domus ecclesiae del passato, in parte connessa alla difficoltà di espressione pubblica della fede cristiana, la situazione odierna – con l’anonimato di massa, e con la frammentazione della vita, con l’esasperato individualismo – invoca il ritorno di piccoli spazi comunitari nelle case, nelle famiglie, nei quartieri, nei condomini ove la gente vive: proprio lì è possibile condividere la Parola del Signore e le esperienze della vita. Queste piccole comunità, come chiese domestiche, possono essere come il lievito che fa fermentare tutta la pasta (cf 1 Cor 5,6) e imprimere una svolta missionaria alla pastorale della nostra Chiesa di Piacenza-Bobbio (...)”.

I TRE SUSSIDI. Abbiamo già ricordato che nel secondo anno della Missione popolare diocesana sono stati individuati tre ambiti per verificare e sperimentare la vita cristiana sulle indicazioni date dal Vescovo. Questi tre documenti sono stati illustrati nell’ordine da don Paolo Camminati (relazioni e affettività), da don Gigi Bavagnoli (fragilità) e da Enrico Corti (la cittadinanza).

Su questi tre testi l’assemblea, divisa in gruppi di lavoro, ha formulato indicazioni pratiche: occorre partire dalle relazioni domestiche, la prima fase dell’analisi deve prendere l’avvio dai Consigli pastorali parrocchiali e di unità pastorale, prestare attenzione all’ambiente in cui si trova l’altro, partire dalla benedizione delle famiglie, impegno continua per riscoprire la realtà delle cose, organizzare un grande evento solo se è la conclusione di un percorso, riprendere la dottrina sociale della Chiesa con rinnovata attenzione al mondo del lavoro, promuovere il confronto tra i cristiani impegnati in politica... Queste alcune indicazioni emerse dai lavori di gruppo la cui sintesi è stata coordinata da Pierpaolo Triani, segretario del Consiglio pastorale.

LE CONCLUSIONI DEL VESCOVO. In chiusura mons. Ambrosio ha ricordato che gli strumenti, presentati all’assemblea, anche se non sono esaustivi dei molti problemi di oggi, sono utili per costruire l’impegno della comunità piacentina; accanto agli strumenti è però necessario avere una visione che dev’essere profetica e attenta alla quotidianità e alla storia entro cui ci muoviamo. Infine le persone: a questo proposito il Vescovo ha avuto parole di ringraziamento per tutti gli operatori partendo dagli addetti dell’Ufficio per la pastorale.

Mons. Ambrosio in precedenza aveva espresso la sua gratitudine, di fronte all’assemblea, anche a mons. Lino Ferrari e a mons. Giuseppe Illica per i nuovi incarichi a cui sono chiamati.

Il Vescovo ha pure sottolineato il ruolo dei laici, ma sul tema ha preannunciato di tornare domani, domenica 20 febbraio, giornata in cui l’Azione cattolica diocesana tiene la propria assemblea elettiva ( mons. Ambrosio presiederà la Messa in cattedrale alle 12,15).

ALTRE INFORMAZIONI.

Durante l’assemblea sono state date alcune importanti informazioni. Don Francesco Cattadori, direttore dell’Ufficio diocesano per la famiglia, ha annunciato che il 10 aprile prossimo si terrà alla Bellotta la festa della famiglia con l’intervento dell’vescovo ausiliare di Milano mons. Brambilla.

Mons. Carlo Tarli ha richiamato l’appuntamento del Congresso eucaristico nazionale in programma ad Ancona dal 3 all’11 settembre prossimo. Prevista anche la partecipazione della diocesi di Piacenza-Bobbio; le parrocchie sono invitate a ritirare presso l’ufficio per la pastorale della Curia lo stendardo (è gratuito). Tutte le informazioni sul sito www.congressoeucaristico.it.

sabato 19 febbraio 2011

La ricetta per un sì finché morte non vi separi

La ricetta per un matrimonio duraturo? Secondo l'arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi deve contenere i seguenti ingredienti: altruismo, sacrificio gratuito, realismo, coscienza di coppia. Lo ha detto in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario ecclestiastico regionale. Qui sotto riportiamo l'articolo uscito su Libertà.

«La Chiesa ha il compito di educare persone che sappiamo pronunciare un sì libero e responsabile». Così l'arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi, oggi alla guida della diocesi di Modena-Nonantola, ha aperto ieri mattina l'anno giudiziario ecclesiastico regionale per l'Emilia dell'Ovest. Il tribunale ecclesiastico, ha spiegato l'arcivescovo Lanfranchi, «è il luogo in cui la comunità ecclesiale si prende a cuore la fragilità di chi ha vissuto il fallimento, dicendo che la Chiesa ama queste persone». «C'è la necessità di sinergia tra le attività formative della Chiesa - ha proseguito - per educare persone che sappiano pronunciare un sì libero e responsabile». «Ci sono alcuni atteggiamenti - ha concluso - che permettono all'amore di andare lontano: uscire da sè per andare verso l'altro, decidersi per l'altro, sacrificarsi per l'altro nella gratuità, la coscienza di coppia, una visione realistica della vita. Sono questi che consentono un lungo cammino».
Il bilancio del 2010 è stato illustrato all'apertura dell'anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Regionale dal vicario giudiziale monsignor Vittorino Tazzioli. Il Tribunale tratta le cause di nullità del matrimonio nel primo grado per le diocesi di Modena-Nonantola, Carpi, Reggio Emilia-Guastalla, Parma, Fidenza e Piacenza-Bobbio. L'appello, quando necessario, si tiene a Bologna, al Tribunale Ecclesiastico Regionale Felsineo. Le cause entrate nel 2011 sono state 155 (-13,98% sul 2009, quando erano state 180); 321 le cause trattate nell'anno (350). Le cause definite, sono in totale 173; 163 quelle con sentenza affermativa sulla nullità, 10 quelle con sentenza negativa. Dalla diocesi di Piacenza-Bobbio, come anticipato su Libertà di ieri, nel 2010 sono arrivate 25 richieste di nullità, in calo del 50 per cento rispetto a soli quattro anni fa.
Quanto ai capi di nullità (ogni causa può essere avanzata secondo due o più capi), in tutta la giurisdizione emiliana ci sono 48 cause affermative per difetto della discrezione del giudizio (cioè «non capire qual è la natura del matrimonio»), e 49 per l'incapacità psicologica di assumersi gli oneri del vincolo, 16 negative sulle stesse ragioni per ciascun capo. L'esclusione della fedeltà è stata accolta come causa di nullità in 8 casi, ma rifiutata in 3; in 76 cause è stata accolta l'esclusione dell'indissolubilità, in 96 l'esclusione della prole.
All'apertura dell'anno giudiziario ecclesiastico hanno partecipato anche il vescovo Gianni Ambrosio con i giudici piacentini, guidati da monsigner Renzo Rizzi.
fed. fri.


17/02/2011 Libertà

venerdì 18 febbraio 2011

L'inossidabile Sacra Rota

Resiste contro tutti i cambiamenti dei tempi. E' la Sacra Rota, il tribunale ecclesiastico con sedi anche regionali. Si tutela il vincolo del matrimonio che per la Chiesa e' un sacramento, per molti italiani un optional o una tradizione.

La cause di annullamento del matrimonio cattolico sono in continua e progressiva diminuzione, nella diocesi di Piacenza-Bobbio e, in maniera minore, nella intera giurisdizione della Sacra Rota emiliana. E' quanto emerge dai dati diffusi questa mattina a Modena nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale emiliano. Nel territorio piacentino-bobbiense, a tutto il 2010, sono state presentate 25 nuove cause di annullamento (meno 52% in quattro anni) mentre in tutta la giurisdizione, a fine anno, le pendenti erano 137. Numeri inferiori rispetto ai passati bilanci: dalla diocesi di Piacenza-Bobbio le nuove cause erano 32 del 2009, 38 nel 2008, 48 nel 2007, 38 nel 2006, 41 nel 2005. In tutta la giurisdizione le pendenti nel 2009 erano 166, nel 2008 erano 170, nel 2007 154. La cerimonia d'inaugurazione del nuovo anno giudiziario si tiene questa mattina a Modena alla presenza dei vescovi di Carpi, Fidenza, Modena-Nonantola, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e del vicario giudiziale monsignor Vittorino Tazzioli.
Il calo dei procedimenti è compensato da una maggiore difficoltà di conclusione degli stessi. I dati - viene spiegato - evidenziano come i percorsi delle cause si facciano sempre più complessi a causa della litigiosità delle parti, della difficoltà di presenza dei testimoni o delle parti convenute. Tutto questo nonostante il lavoro del Tribunale proceda a ritmi sostenuti. Qualche anno fa era possibile chiudere una causa in 6-8 mesi, ora i tempi sono decisamente più lunghi e spesso si supera l'anno.
La diocesi di Modena-Nonantola - guidata dal vescovo piacentino Antonio Lanfranchi - è quella che dà più lavoro al Tribunale ecclesiastico con 52 nuove cause nel 2010; seguono Reggio Emilia-Guastalla con 33, Parma con 29, Piacenza-Bobbio con 25, Carpi con 10, Fidenza con 6. In tutto ne sono entrate 155. I motivi dell'annullamento? Prima di tutto l'esclusione della prole, poi l'esclusione della indissolubilità del vincolo e l'incapacità psichica di assunzione di oneri.
È bene ricordare che la «verifica del matrimonio concordatario» è alla portata di tutti. Si può fare anche senza avvocato e si pagano solo le spese di segreteria. Le sentenze sono due: di primo grado, a Modena, e di secondo in appello a Bologna. A questo punto il matrimonio, per la chiesa, è definitivamente nullo. Presentando la sentenza in Corte d'appello civile a Bologna si può ottenere anche l'annullamento della parte civile del matrimonio concordatario. Una scorciatoia che aiuta ad abbreviare l'intero procedimento non essendo più necessario attendere gli anni per la separazione e il divorzio.
Federico Frighi


16/02/2011 Liberta'

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mercoledì 16 febbraio 2011

Guardiani di cartapesta

E' sempre più impegnativo raccontare la verità, raccontare come stanno le cose. Chi se la prende, chi insabbia, chi si nega, chi non conferma, chi minaccia rappresaglie, chi va bene se si raccontano le cose degli altri ma quando tocca alle proprie, apriti cielo! Per non parlare di chi ti guarda con sospetto, di chi ti evita e abbassa il capo, di chi non ti dice nulla e poi contesta riga per riga le inevitabili inesattezze, di chi non parla quando sei presente per paura che le sue parole vadano a finire sul giornale. E tutto questo per che cosa? Per duemila euro al mese, orari completamente fuori dalla vita sociale e una stupida firma su un foglio di carta formato tabloid. E pensare che "un'opinione pubblica bene informata e' la nostra Corte suprema. Perché a essa ci si può sempre appellare contro le pubbliche ingiustizie, la corruzione, l'indifferenza popolare o gli errori del governo; una stampa onesta e' lo strumento efficace di un simile appello". Così scriveva Joseph Pulitzer nel 1904. Allora probabilmente non c'erano i mezzi perché fosse così. Oggi che i mezzi ci sono e' ancora più triste.


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Luigi Gatti, sale e luce per il territorio piacentino

Tra i piacentini illustri c'è sicuramente il commendator Luigi Gatti, scomparso un anno fa in seguito ad un incidente stradale. Sabato scorso alla Cattolica di Piacenza si è tenuto un convegno per riciordare la sua figura. Ecco come lo ha descritto il vescovo Gianni Ambrosio.


(fri) «L'ho incontrato poche volte ma mi sono bastate per comprendere il suo spirito di servizio del tutto particolare perchè sostenuto ed alimentato dalla fede». Dipinge così il vescovo Gianni Ambrosio la figura di Luigi Gatti, alla Cattolica, in apertura della tavola rotonda. «Una fede che lo ha spinto a ritrovare e a donare un senso più autentico e più grande a quel suo impegno all'interno della società - continua il vescovo di Piacenza-Bobbio -. Credo che il dottor Gatti sia stato davvero sale e luce per questa terra piacentina». Significativa la sede della Cattolica: «Si è impegnato con borse di studio, anche in memoria della sua cara moglie, affinchè studenti capaci ma meno abbienti potessero proseguire qui con profitto quella formazione necessaria per la loro vita e per il bene della stessa società. L'Università Cattolica non è mai molto generosa nel conferire la laurea honoris causa e penso faccia bene. Ma nel ‘94 ha conferito quella in Scienze Agrarie al dottor Gatti». «Credo che sia stato un riconoscimento davvero meritato - è convinto Ambrosio - perchè il dottor Gatti ha creduto in quella formazione integrale portata avanti con impegno e dedizione in queste aule universitarie. Il ricordo del caro Luigi Gatti sia per tutti noi e in particolare per questa sede della Cattolica uno stimolo per seguire l'esempio di questa persona che ha amato e servito questa nostra terra con profonde radici nella comunità ecclesiale e in quella civile».


13/02/2011 Libertà

domenica 13 febbraio 2011

Africa Mission, sos per il Sud Sudan

Un container di aiuti destinati al Sud Sudan. È il grande obiettivo verso il quale, considerando le problematiche che vive in questi giorni il Sud Sudan, ha deciso di impegnarsi Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo. L’Ong piacentina sta infatti raccogliendo fondi per inviare nella regione africana, interessata nei giorni scorsi da un referendum per l’indipendenza, un container con generi di prima necessità da consegnare per metà alla diocesi di Tombura-Yambio, guidata dal vescovo mons. Edward Hiiboro Kussala, e per metà alle Suore Comboniane che gestiscono l’unico ospedale funzionante della zona, nella città di Nzara.

Sono già stati raccolti riso, zucchero, coperte, materiale sanitario vario e vestiti, ed entro brevissimo tempo si vorrebbe riuscire a inviare il container. Ora, però, la principale difficoltà da superare consiste nel sostenere i costi di spedizione. “La spesa è molto alta - dichiara il direttore della Ong, Carlo Ruspantini -, e per questo siamo in difficoltà. Per la consegna presso la città di Yambio il costo complessivo del trasporto è di 15.000,00 dollari. In una recente intervista, il Vescovo Kussala, che la nostra organizzazione sostiene da alcuni anni e che anche recentemente era stato in visita a Piacenza, ha dichiarato che circa 30mila sud sudanesi che vivevano a Khartoum ora sarebbero rientrati nel Sud Sudan, e lanciava un appello: «Non abbiamo i mezzi e le strutture per accogliere e sostenere tutte queste persone». Noi vorremmo riuscire a far partire il container il prima possibile in modo da poter accogliere questo grido di aiuto e dare un segno concreto di solidarietà. Per questo motivo chiediamo a tutte le persone sensibili di aiutarci nel sostenere l’onere della spedizione”.

Per maggiori informazioni ci si può rivolgere agli uffici di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, in via Martelli 15 - 29122 Piacenza, tel. 0523-499424, email africamission@coopsviluppo.org. Chi volesse contribuire può utilizzare il Conto corrente postale n. 14048292 intestato a Cooperazione e Sviluppo Ong Onlus, specificando la causale “Container Sud Sudan”.

Bollettini parrocchiali nel nome di Giuseppe Berti

(fri) Il premio giornalistico 2011 per i bollettini parrocchiali, promosso dall'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali e dal settimanale cattolico il Nuovo Giornale, sarà dedicato alla memoria di Giuseppe Berti, personaggio piacentino del mondo della politica e della cultura morto nel 1979 in seguito ad un incidente stradale. Figura conosciuta e stimata tanto che da parte della parrocchia cittadina di Sant'Anna è stato chiesto che venga avviato il processo di beatificazione. Il premio giornalistico del 2011 si lega alla Missione popolare diocesana che nel suo secondo anno si sviluppa attorno ai temi della fragilità, dell'affettività e, appunto, della cittadinanza. Temi peraltro messi a fuoco dal convegno della Chiesa italiana a Verona nel 2006. La domanda di fondo è: «Come la comunità cristiana o le singole persone sono testimoni del Vangelo in uno o in tutti questi ambiti».
Verranno esaminati gli articoli pubblicati sui bollettini parrocchiali nel corso del 2011 relativi alla Missione Popolare. Tre le categorie: autori, bollettini e, novità di quest'anno, i siti internet parrocchiali. Quest'ultima in collaborazione con il Centro Multimedia per la Pastorale, l'ultimo nato dei tanti uffici che in Diocesi si occupano del settore della comunicazione.
La scelta di Giuseppe Berti per il 2011 sembra dunque la più azzeccata. Berti (a cui è dedicata la libreria diocesana) è un uomo che ha fatto dell'impegno per la civitas sul piano sociale, politico, educativo, il perno della sua vita a partire dalla propria esperienza di fede vissuta nella comunità cristiana piacentina. Qui ha ricoperto incarichi di primo piano. Nato nel 1899 a Mortara, si era laureato in filosofia all'Università Cattolica. Fin dagli anni Venti aveva guidato il gruppo giovanile del movimento cattolico piacentino, partecipando alla fondazione del Partito Popolare e, come intellettuale, alla lotta antifascista. Per molti anni fu presidente della giunta diocesana di Azione Cattolica. Nella sua parrocchia, Sant'Anna, fu alla guida del Movimento Vincenziano. Fondò e diresse poi, sempre a Piacenza, le Acli e l'Enaip, l'ente per la formazione professionale dei giovani. Il 18 aprile 1948 venne eletto deputato nel primo parlamento della repubblica italiana. Faceva parte dei candidati della Democrazia Cristiana e si impegnò soprattutto nel mondo della scuola. Su Giuseppe Berti si può leggere il libro di Fausto Fiorentini: "Giuseppe Berti, un laico al servizio della Chiesa", edizioni Berti, 1999, pagg. 216.


02/02/2011 Libertà

giovedì 10 febbraio 2011

Suore di Sant'Anna, casa accoglienza in India

Le Figlie di S. Anna, presenti con loro case in tutti i continenti, anche nel corrente mese di febbraio propongono, come è ormai consuetudine, un mini progetto per la loro attività missionaria. La congregazione, fondata a Piacenza dalla beata Rosa Gattorno e presente nella nostra città, oltre che con la “casa madre”, anche con la sede provinciale competente per l’Italia, sono impegnate attualmente nella costruzione di una “Casa di accoglienza" a Koithoorkonam, un villaggio del Distretto di Trivandum (Kerala-India), città che conta circa 745.000 abitanti.
Il villaggio è molto povero; la maggior parte degli abitanti vive di pesca e di agricoltura. Si convive con tante malattie che, per non poterle affrontare con cure adeguate, portano alla morte lasciando tanti orfani. Si aggiunge poi l’AIDS con le sue tragiche conseguenze: famiglie distrutte sia per la morte che sopraggiunge a chi è contagiato, sia per la paura della malattia stessa, situazione che per gli orfani anche se non positivi, sono temuti e considerati come fonte di contagio.
Per quelli di HIV positivo esistono già centri di aiuto specifico, invece sono a rischio tante altre ragazze che rimangono orfane ma non sono "positive". Esse sono terribilmente temute e perciò abbandonate. I dintorni dei suddetto villaggio soffre questa terribile realtà alla quale si vorrebbe rispondere.
Le Figlie di Sant’Anna sono presenti in Trivandum dal 1995 dedicandosi alla promozione umana, all'aiuto alle famiglie, all'educazione mediante scuole materne, una scuola elementare, gruppi giovanili, assistenza sanitaria in ospedali e in un centro per malati di AIDS e TB e mediante attività pastorali.
Per far fronte a questi e ad altri problemi sociali di questa comunità le Figlie di Sant’Anna sono impegnate nella costruzione di una nuova “casa accoglienza” per la quale stanno chiedendo anche l’aiuto dei piacentini. Chi volesse contribuire può rivolgersi alla sede della congregazione in Stradone Farnese 49, Piacenza.

martedì 8 febbraio 2011

Famiglie, emergenza affitti

Ancora sul fondo diocesano straordinario per le famiglie colpite dalla crisi. Ecco comne vengono utilizzati i soldi per i prestiti. Lo spiego nell'articolo sotto.


(fri) Sono quattro le esigenze primarie per cui vengono erogati i prestiti del Fondo straordinario diocesano di solidarietà. Prima di tutto i canoni di affitto, poi le bollette. Le due voci assorbono l'80 per cento dei prestiti alle famiglie in difficoltà. Le rimanenti voci sono le spese mediche e quelle per l'istruzione. Manca una statistica ufficiale sulla tipologia dei richiedenti. Si sa che si tratta al 50 per cento di famiglie italiane e al 50 per cento di famiglie straniere. «Normalmente - sottolinea Adriano Dotti, volontario Caritas - viene a mancare la fonte di reddito primaria. O la perdita del posto di lavoro, o la cassaintegrazione, o la riduzione oraria». Il problema è che, a causa della sospensione di quasi un anno, oggi vengono prese in esame richiesta avanzate fino a dieci mesi fa. «Bisognerà vedere se la situazione è persistente, se si è risolta o peggiorata» spiega Dotti.
Tutto perché il Fondo deve fare i conti con una cassa, come vediamo dall'articolo sopra, agli sgoccioli. Per Natale si era mosso lo stesso vescovo Gianni Ambrosio. Nel messaggio di auguri ai fedeli della diocesi aveva invitato a porre attenzione alle necessità del Fondo straordinario di solidarietà; in prossimità della terza domenica d'Avvento (giorno della colletta dicoesana) aveva invitato tutti i parroci alla sensibilizzazione delle varie comunità cattoliche locali.


02/02/2011 Libertà

lunedì 7 febbraio 2011

Consigli per gli acquisti, il fondo anti-crisi

Ci sono parrocchie che, anche in tempi di crisi dell'economia, di tagli governativi, di fronte a famiglie che perdono il lavoro, invece di dare il buon esempio, deliberano interventi per decine di migliaia di euro. Un conto è il tetto della chiesa che minaccia di crollare, un conto sono altri tipi di miglioramenti di cui fino ad ora si è fatto a meno e non si vede francamente perchè non possa continuare a farsene almeno per i prossimi due anni. In attesa che la situazione migliori. Se qualcuno avesse dei dubbi su come vanno le cose e non sapesse come spendere i soldi, puo leggere l'articolo sotto sul fondo diocesano a favore delle famiglie colpite dalla crisi.


Il fondo straordinario di solidarietà della diocesi a favore delle famiglie colpite dalla crisi riapre a fine febbraio dopo quasi un anno di sospensione. Lo fa con il contagocce. I soldi a disposizione sono pochi. «Contiamo di esaurire la lista d'attesa» spiega Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio, l'ente a cui il vescovo Gianni Ambrosio ha assegnato la gestione del fondo e, di concerto con le banche, la delicata fase dell'erogazione dei prestiti. Un centinaio di famiglie che potrebbero diventare qualche decina in meno dopo un'attenta scrematura. Proprio oggi il direttore Caritas incontra i responsabili degli istituti di credito. Se tutto andrà bene, i prestiti riprenderanno, come detto, verso la fine di questo mese.
Il problema naturalmente sono i soldi. Ad oggi sono disponibili 412mila euro. «A tale cifra dobbiamo sommare i 20mila euro che il Comune di Piacenza ha già deliberato - fa i conti Chiodaroli - e il risultato della raccolta di solidarietà nelle parrocchie piacentine tenutasi la terza domenica di Avvento. Attendiamo anche il contributo dell'amministrazione provinciale di Piacenza promesso dal presidente Trespidi». Considerando che certe parrocchie non sono riuscite ad organizzare la colletta lo scorso dicembre e che potrebbero ancora mettersi in moto e, considerando che al totale raccolto andranno tolti i soldi per le opere Caritas (nel 2009 furono 57mila euro), si spera insomma di portare il fondo a quota 450mila euro. Il minimo necessario sufficiente per ripartire.
Il fondo diocesano anti crisi, voluto nel 2009 dal vescovo Ambrosio, ha proseguito a corrente alternata fino all'aprile del 2010, quando si è arrestato per mancanza di fondi. Dallo scorso 31 dicembre non accetta più alcuna richiesta da parte delle famiglie in difficoltà. «Abbiamo dovuto chiudere la porta - afferma desolato Adriano Dotti, il cassiere della Caritas - e mandare indietro le nuove richieste».
Fino ad aprile 2010 il Fondo ha erogato prestiti a 222 famiglie in difficoltà. «Da aprile a fine dicembre - continua Dotti - si è creata una lista d'attesa di oltre cento nuove famiglie, tra le richieste raccolte a Piacenza e quelle in tutta la provincia, compreso Borgotaro che è sotto Parma ma fa parte della diocesi di Piacenza-Bobbio». In tutto, all'aprile scorso, il Fondo diocesano ha erogato prestiti per 580mila euro, avendo un fondo di garanzia iniziale di circa 400mila euro. I prestiti hanno quasi tutti durata biennale, nel senso che dopo due anni le famiglie devono restituire la somma ricevuta in aiuto. Ebbene, ad oggi le banche hanno revocato oltre 60 pratiche perchè i beneficiari non sono stati in grado di restituire le rate. Si tratta di 180mila euro che dovrà pagare il Fondo diocesano con il capitale di garanzia.
I 412mila euro di cui dicevamo all'inizio sono dunque virtuali. Dovranno venire tolti i 180mila euro dei prestiti non restituiti. Il saldo è di 232mila euro più i soldi di Comune, Provincia e parrocchie, tutti promessi ma non ancora in cassa. «In questa situazione - Dotti lo sa bene - il rischio c'è, tuttavia, viste le difficoltà delle famiglie, abbiamo deciso di andare avanti cercando di esaurire la lista d'attesa». Al resto ci dovrà pensare la Provvidenza.
Federico Frighi


02/02/2011 Libertà

domenica 6 febbraio 2011

Grazie don Lino!

Per un vicario generale che arriva ce n'è un altro che se ne va. E' monsignor Lino Ferrari, che lascia dopo sette anni passati al fianco del vescovo Luciano Monari prima, Gianni Ambrosio poi. Don Lino andrà a fare il parroco della prestigiosa parrocchia di Castelsangiovanni, la terza della diocesi come numero di fedeli. A don Lino va il nostro grazie anche personale per il grande aiuto - diretto e indiretto - che ci ha dato in questi anni passati a raccontare la Chiesa di Piacenza-Bobbio.

«A don Giuseppe ho detto che ci sono anche delle cose belle nel ruolo di vicario generale; è un servizio fatto nel cuore della diocesi, al fianco del vescovo, per far crescere la comunione, il compito del vicario è proprio questo». Monsignor Lino Ferrari è sereno e anche contento. Per la nomina a parroco di Castelsangiovanni e per i suoi anni da vicario generale. «Proprio ieri (il 2 febbario, ndr.) ho compiuto i sette anni. E' stata un'esperienza difficile e arricchente allo stesso tempo. Voglio ringraziare monsignor Luciano Monari e monsignor Gianni Ambrosio che mi hanno chiamato accanto a loro, dico grazie a tutti i vicari episcopali a partire da monsignor Giuseppe Busani, ai collaboratori di Curia, ai confratelli sacerdoti per la comprensione e collaborazione. Non sono mancate alcune situazioni difficili che abbiamo superato».
«Torno a fare il parroco, con un poco di trepidazione ma con tanta gioia. Noi siamo diventati preti per fare i parroci». Non è stata ancora definita la data in cui monsignor Ferrari entrerà nella sua nuova parrocchia, così come quella in cui monsignor Giuseppe Illica prenderà possesso degli uffici di curia. Nella migliore delle ipotesi sarà tra un mesetto, possibilmente prima dell'inizio della Quaresima. Monsignor Lino Ferrari, lo ricordiamo, è nato ad Albareto il 18 dicembre 1947, è stato ordinato sacerdote a Bedonia l'11 luglio 1971 ed ha iniziato il servizio pastorale nel 1972 come curato al Preziossimo Sangue per diventare il 1° ottobre 1977 direttore spirituale al Seminario di Bedonia e curato nella parrocchia di Bedonia. Nel 1981 è pro-rettore del seminario di Bedonia. Il 16 giugno 1994 gli viene conferito il titolo di Cappellano di S. S. con il conseguente titolo di monsignore. Il 30 giugno 1997 viene nominato "parroco in solido moderatore" della parrocchia di N. S. di Lourdes. Nel 1999 si aggiunge l'incarico di direttore dell'ufficio diocesano vocazionale; il 23 gennaio 2004 il vescovo mons. Monari lo nomina suo vicario generale, incarico che gli verrà confermato dal nuovo vescovo, Gianni Ambrosio. Il 21 dicembre 2004 diventa anche canonico della cattedrale di Piacenza, mentre il 23 ottobre 2007 viene designato amministratore diocesano, titolo con il quale guida la diocesi tra l'episcopato di Monari e quello di Ambrosio.
fed. fri


04/02/2011 Libertà

Auguri don Giuseppe!

Dunque don Giuseppe Illica è il nuovo vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio. Lo ha scelto il vescovo Gianni Ambrosio. Una decisione sofferta per don Illica abituato a fare il missionario, il pastore, il parroco, ma non certo a ricoprire un ruolo come quello del vicario. Siamo certi che ce la farà egregiamente. Auguri don Giuseppe! Sotto pubblichiamo l'articolo con il quale abbiamo annunciato la nomina su Libertà.


E venne il giorno. Il vescovo Gianni Ambrosio ha scelto il suo nuovo braccio destro: è monsignor Giuseppe Illica (57 anni), attualmente parroco di Castelsangiovanni. Prenderà il posto di monsignor Lino Ferrari (63 anni) che, da vicario generale, andrà a fare il parroco proprio nel capoluogo della Valtidone al posto di don Illica. Uno scambio al vertice, insomma, annunciato ufficialmente in Curia alle 12 e due minuti di ieri mattina, al termine del Consiglio presbiterale diocesano. E' stato lo stesso vescovo a leggere la lettera di nomina (la riportiamo a fianco), seguita dai brevi saluti di monsignor Ferrari e di monsignor Illica.
Il nuovo vicario generale si presenta subito senza barriere: persona umile, rigorosa, semplice, che dice pane al pane e vino al vino, come piace alla gente, in particolare agli oltre dodicimila abitanti di Castelsangiovanni e dintorni che hanno avuto la fortuna di averlo come parroco dal 1999 ad oggi. Riceve un applauso dai confratelli, fa una battuta sul toto-vicario portando un po' di allegria nel "senato del vescovo". Poi, serio e sincero, «ho accettato solo per obbedienza» ci tiene a sottolineare. Poche parole.
«E' una nomina non più importante di qualsiasi altra», aggiungerà poi alla stampa che lo trova nel pomeriggio. «Ogni servizio che si fa ha lo stesso valore e nella Chiesa - ricorda don Illica - non si va per fare carriera». Il vicario è un ruolo difficile e Illica lo sa bene: «E' una funzione per cui non mi sento tagliato e la cosa mi preoccupa parecchio, però lo faccio. Certo che sarei stato più soddisfatto se mi avessero chiamato ancora a fare il parroco».
Cose che ha detto anche e soprattutto al vescovo Ambrosio: «Gli ho detto che in coscienza non me la sentivo, ma ho obbedito per spirito di servizio. Adesso aspetto di capire che cosa devo fare e di imparare a farlo».
Un augurio a monsignor Ferrari nel suo nuovo ruolo di parroco a Castelsangiovanni: «La carriera l'ha fatta lui, è stato fortunato (ride...). Sono contento perchè è una bella parrocchia; io mi sono trovato molto bene e si troverà bene anche don Lino». Resta da capire perchè, nonostante le ripetute obiezioni, il vescovo Ambrosio ha scelto proprio don Illica. C'è chi dice che sarà un vicario rigoroso, preoccupato di garantire l'unità e l'armonia del clero diocesano, un vicario votato all'essenziale come impongono i tempi di oggi, un vicario che rappresenta il volto bello della Chiesa cattolica piacentina e del suo carisma missionario. Per il vescovo, don Illica può garantire tutto questo. «Ho qui un quaderno di obiezioni di don Giuseppe alla sua nomina di vicario» confida sua eccellenza. Più gliene faceva, più si convinceva che fosse la persona giusta.
Federico Frighi


04/02/2011 Libertà

Consiglio presbiterale, per i laici formazione e mandato a tempo

Giovedì 3 febbraio, nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile, si è riunito il Consiglio Presbiterale Diocesano. Ha presieduto i lavori il vescovo mons. Gianni Ambrosio; ha coordinato mons. Aldo Maggi.
In apertura il vicario generale mons. Lino Ferrari ha fatto alcune comunicazioni di vita diocesana; tra l’altro ha sottolineato che durante lo scorso anno sono morti ben dodici sacerdoti a cui si è aggiunto il cardinale Luigi Poggi; tra i prossimi appuntamenti ha sottolineato quelli del 17 febbraio per la formazione del clero e del 10 marzo con il ritiro spirituale e la celebrazione penitenziale per il clero presso la parrocchia cittadina di Santa Franca.
Nella prossima settimana andrà in stampa l’Annuario Diocesano: mons. Ferrari ha invitato chi avesse individuato cambiamenti da fare di segnalarli ai redattori della pubblicazione.
Il Vicario generale ha pure preannunciato che presto verrà inviato ai parroci il programma di un corso, proposto dall’associazione dei volontari Priscilla in collaborazione con gli Archivi Diocesani, sulla formazione di personale per la conservazione degli archivi parrocchiali.
E’ stata poi la volta delle comunicazioni sulla Missione Popolare Diocesana a cura del vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani.

Sul tema vedere al termine scheda consegnata ai Presbiteri.

Il Consiglio Presbiterale si è poi interessato della pastorale della montagna: il 2 dicembre dello scorso anno, su questo argomento, il Consiglio aveva approvato un documento ufficiale ed aveva deciso di rinviarlo ai Vicariati per un’ulteriore lettura dando la possibilità di formulare emendamenti ed integrazioni.
Questa mattina dai Vicariati sono giunti suggerimenti alcuni dei quali hanno chiesto nuove votazioni. E’ stato sottolineato che è ormai improprio parlare di “pastorale della montagna”: il problema deve coinvolgere l’intera diocesi; è stata ribadita la necessità di giungere a scelte operative in tempi brevi e da qui il consiglio al Vescovo di rendere vincolanti i documenti del Presbiterale; alcuni hanno parlato della necessità di una progettualità a lungo termine; per i laici chiamati a compiti pastorali nell’ambito delle parrocchie è stata ribadita la necessità di una solida formazione e l’opportunità che il loro impegno passi attraverso un mandato (che ufficializzi e responsabilizzi) seppure a tempo.
I presbiteri hanno pure affrontato il problema del numero delle Messe che nei giorni festivi i sacerdoti devono celebrare per far fronte alla differenza tra il numero delle parrocchie e quello dei sacerdoti; si è parlato della Messa e della celebrazione della Parola (ampio il dibattito sulla Sacramentalità della Parola anche in ordine ai diversi documenti conciliari, pontifici e della Cei); tolta dal documento, approvato in precedenza, la citazione di un Osservatorio per la distribuzione del clero: sono da utilizzare gli strumenti che già esistono.
Il Consiglio ha poi ascoltato una relazione di don Giampiero Esopi, presidente del Consiglio di Amministrazione del Pio Ritiro Cerati. L’istituzione di via Torta attualmente dispone di una Casa protetta con 12 posti, di una Casa famiglia per ospiti parzialmente autosufficienti con 8 posti e della Casa del clero vera e propria con 15 miniappartamenti. Attualmente i costi di gestione, che vengono coperti in parte con le rendite patrimoniali ed in parte con la beneficenza, sono molto alte anche per il limitato numero dei posti disponibili: la situazione dovrebbe migliorare quanto sarà terminato l’ampliamento in corso. Don Bosini ha richiamato la necessità che il Pio Ritiro Cerati ed altre istituzioni impegnate nell’assistenza giungano ad una forma di collaborazione per diminuire i costi di gestione.
Da sottolineare anche due comunicazioni: don Paolo Camminati, segretario del Consiglio Presbiterale, ma in questo caso in veste di assistente diocesano dell’AC, ha ricordato che il 20 febbraio si terrà l’assemblea elettiva diocesana dell’Azione Cattolica con l’indicazione della terna di nomi tra i quali il Vescovo sceglierà il futuro presidente. Invitando i sacerdoti ad agevolare la partecipazione dei delegati, il sacerdote ha sottolineato che la collaborazione tra i laici ed i sacerdoti, oggi ai primi posti nel dibattito ecclesiale, da sempre fa parte delle peculiarità dell’Associazione.
Da parte sua mons. Carlo Tarli, delegato vescovile per il Congresso eucaristico nazionale in programma ad Ancora dal 3 al 7 settembre prossimo, ha ricordato che in Curia, presso l’ufficio per la pastorale, sono a disposizione dei parroci gli stendardi del citato congresso (sono gratuiti).
Infine l’intervento del Vescovo. Facendo cenno all’ultimo argomento all’ordine del giorno, “Invito alla lettura, da parte del Vescovo, del documento Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2010”, mons. Gianni Ambrosio, pur rinviando la trattazione alla prossima seduta, ha sottolineato l’importanza di conoscere i documenti pontifici e della Cei ed ha invitato alla loro applicazione pratica. La Missione popolare diocesana è un’occasione preziosa.
Ha poi comunicato di aver nominato mons. Giuseppe Illica nuovo vicario generale della diocesi, mentre a mons. Lino Ferrari (Vicario uscente, resterà in servizio fino al perfezionamento della pratica) verrà affidata la guida della parrocchia di Castel San Giovanni.
Mons. Ferrari, ha avuto parole di ringraziamento per i Vescovi con i quali ha collaborato (mons. Monari ed ora mons. Ambrosio) ed ha giudicato il suo impegno come Vicario generalke un’esperienza che lo ha arricchito e che ha aumentato il suo amore per la nostra Chiesa.

Sulla nomina del nuovo Vicario generale è stato inviato in precedenza un apposito comunicato.

***

Sintesi dell’intervento al Consiglio Presbiterale Diocesano da parte del vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani sull’attività della Missione Popolare Diocesana.


PER CONTINUARE IL CAMMINO DELLA MPD

1. L’intento è quello di ricuperare i ‘tratti costitutivi’ della vita cristiana:

- Il Vangelo come risorsa di ‘vita buona’. Obiettivo del primo anno: familiarità orante con la Parola di Dio. Forma: esercizi spirituali popolari. Questa forma può diventare un tratto ordinario del cammino di fede delle nostre comunità

- La preghiera come benedizione della vita. Obiettivo del secondo anno: esperienza della vicinanza benedicente del Padre alle situazioni decisive della vita umana (relazioni, fragilità, cittadinanza). Forma: il linguaggio e il respiro della benedizione e la risorsa della preghiera di Gesù (Pater) per le situazioni decisive della vita.

2. Consiglio pastorale diocesano, 19 Febbraio (con gli animatori della MP)

­ Annuncio/Presentazione della Nota pastorale del Vescovo
­ Presentazione e approfondimento dei tre Sussidi sugli ambiti di vita: relazioni, fragilità, cittadinanza
­ Presentazione in formato popolare del testo del Pater con le preghiere di “Benedizione” per rendere possibile un’ampia diffusione

3. Nei Vicariati

Sui tre ambiti
Ogni vicariato, in base alla situazione, adatta le riflessioni e programma le iniziative/Eventi suggerite nei Sussidi. Si può scegliere anche solo uno dei tre ambiti
I coordinatori dei tre gruppi che hanno elaborati i sussidi si rendono disponibili per la presentazione nei Vicariati. Si suggerisce di costituire nelle UP e nei Vicariati un piccolo gruppo di coordinamento delle iniziative.

Sul Pater
Quaresimali in Cattedrale (17.24. 31 marzo e 7 aprile)
Momenti di lectio nelle parrocchie o nelle UP
Legame con il cammino diocesano Quaresima-Pasqua: Come ti ha aperto gli occhi?

4. Missione dei ragazzi:

- Ritiro quaresimale, in sintonia con il cammino diocesano sul testo del cieco nato (Gv, 9,1-34): sarà inviati al più presto il sussidio, già pronto.

- 15 maggio 2011, Festa della missione ragazzi nei Vicariati
Primo momento (circa 1 ora di tempo): incontro a livello parrocchiale o di Unità Pastorale. In questa parte i ragazzi saranno invitati, attraverso un’attività/gioco a riflettere sul tema della cittadinanza, declinata nel loro vivere quotidiano. Si propone di iniziare l’incontro nel tardo pomeriggio.
Secondo momento: incontro di tutti i ragazzi del vicariato in un luogo significativo.Cena insieme al sacco. Dopo la cena: messaggio di saluto del Vescovo e Veglia che farà ripercorrere ai ragazzi il cammino della loro missione dal lancio del 18 aprile 2010 “quando già era l’alba”, passando attraverso “sei tu?”- le relazioni, “io sono la luce del mondo” – fragilità e “coraggio sono io, non abbiate paura” – cittadinanza.
Ogni vicariato sceglierà il luogo dell’incontro. Più vicariati possono decidere anche di unirsi.
Nelle prossime settimane chiederemo ai singoli vicari di indicarci il luogo dell’incontro e il nome di una o due referenti con i quali la segreteria della missione popolare potrà mantenere i contatti per le future comunicazioni.
Il sussidio per la giornata dei ragazzi sarà pronto entro il 15 di aprile 2011.


Piacenza, 3 febbraio 2011

venerdì 4 febbraio 2011

Don Giuseppe Illica vicario generale

Giovedì 3 febbraio, al termine della seduta del Consiglio Presbiterale Diocesano, convocato come da calendario nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile, il vescovo mons. Gianni Ambrosio ha comunicato ai presbiteri di aver nominato mons. Giuseppe Illica vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio in sostituzione di mons. Lino Ferrari. A guidare la parrocchia di Castel San Giovanni, ora affidata a mons. Illica, andrà mons. Ferrari.
Il nuovo “vicario generale eletto” mons. Illica prenderà possesso del nuovo incarico quando la pratica sarà perfezionata come previsto dal Codice di Diritto Canonico.
Il Vescovo ha comunicato tale scelta con il seguente documento:

“Carissimi sacerdoti, carissimi fedeli,

sono ormai passati tre anni da quando il Santo Padre Benedetto XVI mi ha nominato Vescovo di questa diocesi di Piacenza-Bobbio. Sono stati per me anni molto intensi, in cui ho cercato di conoscere in profondità questa amata Chiesa. Desidero ringraziare Dio per i grandi doni con cui ha reso bella questa nostra Chiesa e desidero ringraziare tutti i presbiteri e tutti i fedeli laici per l’impegno di fedeltà al Signore Gesù e di testimonianza del Vangelo. Sono certo che il Signore ci aiuterà, grazie anche alla Missione popolare diocesana, a ravvivare la qualità della nostra fede in Gesù Cristo e ad offrire luce e speranza ai fratelli e alle sorelle con quello spirito missionario che caratterizza i discepoli di Gesù.
Dopo questi tre anni, ho ritenuto che fosse opportuno cambiare il Vicario Generale della nostra diocesi. Mons. Lino Ferrari svolge questo incarico da sette anni, essendo stato nominato il 23 gennaio 2004. Lo ringrazio di cuore per il suo servizio in cui ha profuso impegno e dedizione, avendo particolarmente a cuore la comunione con i sacerdoti del nostro presbiterio.
Nomino come Vicario Generale mons. Giuseppe Illica, attualmente parroco della parrocchia di san Giovanni Battista in Castel San Giovanni. Sono certo che metterà al servizio dell’intera diocesi la sua esperienza di parroco, in particolare quella che ha acquisito come missionario fidei donum in Brasile. Invito i presbiteri e i fedeli laici a pregare per mons. Giuseppe Illica perché possa prestare il suo aiuto al Vescovo nel governo di tutta la nostra diocesi.
Nel desiderio di non lasciare senza pastore la parrocchia di san Giovanni Battista in Castel San Giovanni, nomino mons. Lino Ferrari parroco della stessa.
Rivolgiamo la nostra preghiera a Cristo, luce del mondo e alla sua Madre Santissima, perché tutti i presbiteri possano essere illuminati e sostenuti nel loro ministero e perché i religiosi e le religiose siano testimoni vivi del Vangelo vivendo con gioia la loro consacrazione a Cristo.

+ Gianni Ambrosio, vescovo

Piacenza, 2 Febbraio 2011, festa della Presentazione del Signore.

Di seguito le schede biografiche essenziali dei due sacerdoti:

Mons. Lino Ferrari

Mons. Lino Ferrari è nato ad Albareto il 18 dicembre 1947, è stato ordinato sacerdote a Bedonia l’11 luglio 1971 ed ha iniziato il servizio pastorale nel 1972 come curato al Preziossimo Sangue per diventare il 1° ottobre 1977 direttore spirituale al Seminario di Bedonia e curato nella parrocchia di Bedonia.
Nel 1981 è pro-rettore del seminario di Bedonia. Il 16 giugno 1994 gli viene conferito il titolo di Cappellano di S.S. con il conseguente titolo di monsignore. Il 30 giugno 1997 viene nominato “parroco in solido moderatore” della parrocchia di N.S. di Lourdes. Nel 1999 si aggiunge l’incarico di direttore dell’ufficio diocesano vocazionale; il 23 gennaio 2004 il vescovo mons. Monari lo nomina suo vicario generale, incarico che gli verrà confermato dal nuovo vescovo, mons. Gianni Ambrosio. Il 21 dicembre 2004 diventa anche canonico della cattedrale di Piacenza, mentre il 23 ottobre 2007 viene designato amministratore diocesano, titolo con il quale guida la diocesi tra l’episcopato di mons. Monari e quello di mons. Ambrosio.
Come detto, mons. Ferrari continuerà a svolgere l’incarico di Vicario Generale in attesa del perfezionamento delle pratiche di nomina.

Mons. Giuseppe Illica

Mons. Giuseppe Illica è originario di Besenzone dove è nato il 19 maggio 1953. Dopo l’ordinazione sacerdotale, conferitagli dal vescovo mons. Manfredini il 10 dicembre 1978, è stato insegnante in seminario, vice assistente dell’Acr, coadiutore alla SS.Trinità (1984) e poi missionario in Brasile. Rientrato in diocesi, dal 1999 è parroco di Castel San Giovanni (ingresso il 21 marzo 1999).
Cappellano di SS il 28 giugno 2007 con il titolo di “monsignore”, è stato anche amministratore parrocchiale di Fontana Pradosa per alcuni mesi nel 2008, anno in cui gli è stata affidata anche la parrocchia di Ganaghello.
La sua parentesi di missionario diocesano in Brasile è iniziata, come detto, il 10 dicembre 1987 ed ha passato i primi mesi a Picos nella Parrocchia di San Francisco de Assis. E' stato pure, per 9 anni, presidente nazionale della Commissione Pastorale per la Terra interessandosi di problemi sociali del popolo. Nel maggio 1988 ho fatto l’ingresso nella parrocchia di Pio IX rimanendovi fino a giugno del 1997. Due anni dopo rientra in diocesi.
"Da dicembre 1987 a gennaio 1999 - ha commentato lo stesso sacerdote nel volume dedicato nel quarantesimo alle missioni piacentine in terra brasiliana - sono stato prete in Brasile, nella Diocesi di Picos, in un territorio tra i più poveri del paese, senza risorse particolari, che viveva di un’agricoltura di sussistenza assoggettata alla siccità e a strutture sociali ed economiche ingiuste. Sono partito, fermamente deciso a restare solo cinque anni, perché ritenevo che chi era andato prima si fosse un po’ troppo “infatuato”; e invece alla fine degli undici anni trascorsi là ho fatto fatica a tornare. Perché? Che cosa ho trovato di così coinvolgente? E’ difficile dirlo in poche parole.
"Anzitutto, ho incontrato e vissuto una Chiesa fatta dalla gente e dove i laici avevano grandi responsabilità (...). Ho vissuto una grande condivisione pastorale - e di comunione spirituale e di amicizia - anche con l’équipe pastorale (...) Dai poveri ho certamente ricevuto più di quanto abbia dato. E quello che ho dato non è stato certamente prima di tutto qualcosa di economico, quanto piuttosto il riconoscimento della loro dignità (...).

Piacenza, 3 febbraio 2011

giovedì 3 febbraio 2011

Dai quadri di Polastri una scuola in Congo

Nei mesi scorsi abbiamo comunicato che il pittore piacentino Vittorio Polastri, in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano, ha organizzato una mostra benefica agli Amici dell’Arte, il cui ricavato era destinato alla costruzione di una scuola materna a Dondi in Congo gestita dal piacentino padre Romano Segalini, comboniano.
L’iniziativa di Polastri, non nuovo a queste proposte benefiche, ha portato alla raccolta di oltre 22 mila euro, somma sufficiente per realizzare l’edificio della scuola congolese che ospita attualmente un centinaio di bambini.
Con l’efficienza che caratterizza queste iniziative missionarie, il progetto è già stato realizzato e la scuola è pienamente funzionante. Lo ha potuto verificare una delegazione piacentina (di Podenzano), composta da Giovanna Bosto e Umberto Lavezzi, la prima esperta alimentare ed il secondo, ingegnere alle perforazioni. Questa visita ha permesso di impostare anche la realizzazione di un progetto in collaborazione con l’Università Cattolica, Facoltà di Agraria (Istituto di Chimica Agraria Ambientale), col fine di studiare la malnutrizione nei paesi del Terzo Mondo. Tale progetto è inserito nella ricerca sull’ottimazione alimentare.

martedì 1 febbraio 2011

C'è ancora fiducia nella Chiesa

E' scaduto il tempo per partecipare al sondaggio di Sacricorridoi sul prossimo vicario generale. I voti validi sono 35, un numero esiguo ma significativo, tenendo conto che il sondaggio non è stato pubblicizzato più di tanto (anzi, per niente), per nostro preciso intendimento. Vince don Giuseppe Illica ma per il rotto della cuffia. A testimonianza di come la scelta del vicario generale sia sempre ardua. Un buon gradimento l'ha ottenuto monsignor Lino Ferrari, il vicario uscente, segno della stima che gode nei piacentini il sacerdote scelto dal vescovo Luciano Monari come suo braccio destro. Stesso discorso per monsignor Luigi Chiesa, ciellino doc ma aperto anche agli altri carismi ecclesiali. A pari merito monsignor Gianni Vincini, il vero prete gentlemen, esperto e vicino alla gente. Avevamo indicato la voce "altro". Ha ricevuto un certo numero di consensi e ne siamo compiaciuti: segno che in diocesi ci tanti sacerdoti che godono della stima della gente e di cui ci si può fidare. E' proprio questo, a nostro modestissimo avviso, il successo di questo umile sondaggio.