lunedì 25 giugno 2012

In Sant'Agata "L'opera in salotto"

Giovedì, 28 giugno ore 21, nonostante Italia-Germania, 
nella sala teatro della chiesa di S. Agata, Rivergaro (PC)


sacricorridoi.it presenta:


“L'opera in salotto”


arie da Trovatore, Traviata, Carmen, Barbiere di Siviglia, operette
Giorgia Gazzola, soprano. Corrado Pozzoli, pianoforte.
Ospite il baritono Lee Min Ho, vincitore Premio Poggi 2012.

Presenta la serata Lucia Rossi.


Ingresso libero. Al termine rinfresco

Morto don Ludovico Fiorentini

È morto nella mattinata di oggi, lunedì 25 giugno, all’Hospice di Piacenza “Casa di iris” don Lodovico Fiorentini. Nato a Carpaneto il 7 agosto 1924, è stato ordinato sacerdote il 22 marzo 1947. Ha collaborato fin dagli inizi del suo ministero a diverse parrocchie: San Nicolò, Vigolzone, Gragnano, Carpaneto e San Savino. Nel ’60 era giunto sempre come vicario parrocchiale in San Francesco assumendo l’incarico di Cappellano dell’oratorio di San Donnino. In questa chiesa, dove dagli anni ’70 è sorto il Centro eucaristico diocesano con la presenza delle suore Figlie della Chiesa, si è dedicato alla predicazione e al ministero della confessione.



Dal 1° gennaio ’91 era assistente dell’Apostolato della preghiera e del Movimento di spiritualità vedovile; dall’aprile dello stesso anno era canonico di S. Antonino.


Grande appassionato e cultore di musica sacra, era diplomato in composizione musicale al Conservatorio Nicolini; ha compiuto studi specifici nel settore della musica gregoriana. Era l’organista della chiesa di San Francesco.


La salma resterà all’Hospice di Piacenza fino a martedì 26 giugno alle ore 15, quando verrà traslata nella chiesa di san Donnino, dove dalle ore 15.30 si potrà accedere per la preghiera fino alle ore 23. Alle ore 20.30 sempre di martedì 26 nella vicina chiesa di San Francesco è in programma il rosario in suffragio di don Fiorentini.
Mercoledì 27 alle ore 8.30 la salma sarà traslata in San Francesco dove alle ore 10 verrà celebrato il funerale che sarà presieduto dal vescovo mons. Gianni Ambrosio.





sabato 23 giugno 2012

Sisma, parmigiano in ogni parrocchia

La diocesi di Piacenza-Bobbio, attraverso la Caritas diocesana, ha predisposto un'iniziativa a medio termine per sostenere la produzione casearia di parmigiano-reggiano delle imprese colpite dal terremoto in Emilia Romagna. L'iniziativa verrà proposta nelle parrocchie a partire da domenica 24 giugno per chiuderla l'8 luglio. Ogni ordine di parmigiano (pezzi da un kg sotto vuoto con due possibili stagionature: 10-12 mesi e 24 mesi circa) verrà effettuato compilando l'apposito coupon. I tagliandi possono essere raccolti in un contenitore in chiesa o nelle segreterie parrocchiali.



Dal 9 al 13 luglio le parrocchie compileranno una lista dei richiedenti e comunicheranno alla Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio il totale richiesto, attraverso la mail mondialita@caritaspiacenzabobbio. org o il tel. 0523/332750.


La Caritas farà il computo totale e lo girerà ai caseifici, individuati grazie all'aiuto di Andrea Summer (Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Parma). Quindi provvederà al ritiro del formaggio. Potrà fare lo stoccaggio in cella frigorifera (se la consegna avvenisse in anticipo sui tempi prestabiliti) all'interno del Centro Il Samaritano in via Giordani, 12: questo per lasciare una maggiore libertà ai caseifici, alle prese con disagi vari. Si provvederà quindi alla distribuzione intorno a metà settembre alle parrocchie, cui spetta la distribuzione ai singoli richiedenti e la raccolta di quanto dovuto che verrà poi convogliato alla Caritas diocesana. Quest'ultima provvederà al pagamento.


Nel giro di poco la diocesi fornirà le notizie relative ai caseifici individuati. Vista la natura solidale dell'iniziativa si sta provvedendo ad individuare i caseifici più danneggiati e quindi più bisognosi di un sostegno. «Questa scelta - spiegano alla Caritas - porta con sé una serie di conseguenze in termini di tempistica della consegna (non è possibile conoscere con largo anticipo il giorno in cui essa avverrà), di costi (ipotizzabili in 10-11 euro/kg per la stagionatura intorno ai 12 mesi, in 13-14 euro per quella a 24 mesi) e di assoluta certezza della consegna (pur garantendo il nostro meglio dobbiamo tenere conto dell'agibilità o meno degli edifici, di eventuali ulteriori scosse e del grado di danneggiamento di quelle forme di parmigiano Reggiano non ancora recuperate). Ecco perché in primis si chiede a tutti disponibilità, pazienza e uno spirito di solidarietà e al contempo di adattamento».


Per informazioni: Francesco Millione (Caritas diocesana.) millione@caritaspiacenzabobbio. org - cell. 3484493993





21/06/2012 Libertà



mercoledì 20 giugno 2012

Sisma, Piacenza e Finale Emilia gemelle

Sarà la parrocchia di Finale Emilia la destinataria della generosità dei piacentini nella ricostruzione del dopo terremoto. Il gemellaggio tra la diocesi di Piacenza-Bobbio e quella di Modena-Nonantola, quest'ultima guidata dall'arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi, verrà sancito nelle prossime ore ma già ieri il presule originario di Ferriere ha comunicato quella che sarà la parrocchia sulla quale concentrare gli aiuti piacentini. Finale Emilia è una cittadina come Fiorenzuola, con circa 16mila abitanti. Lo scorso 20 maggio la terra ha tremato con un epicentro a pochi chilometri dal centro abitato e con una magnitudo del 5,9. Oggi gli sfollati accolti nelle tendopoli sono quasi tremila. Ma il dato totale delle persone che dormono fuori casa non è calcolabile: tantissimi in questi giorni hanno dormito nelle tende da campeggio piantate nei giardini della città.



«A Finale abbiamo cinque chiese seriamente danneggiate - fa i conti monsignor Lanfranchi -, più il duomo (dedicato ai santi Filippo e Giacomo) dove, tra l'altro, avevo appena celebrato le cresime lo scorso 6 maggio». Per dare un'idea della devastazione del sisma l'arcivescovo Lanfranchi osserva come siano cinquanta le chiese crollate in tutta la diocesi di Modena-Nonantola, compreso il duomo di Modena che rimarrà chiuso per i prossimi due mesi. Non solo. L'arcivescovo Lanfranchi, anche a seguito degli ultimi eventi sismici non ancora esauriti, ha disposto, a titolo precauzionale, che le chiese storiche del Comune di Modena e dei vicariati di Nonantola e della Bassa, restino chiuse fino a data da destinarsi. Nella vicina diocesi di Carpi la situazione è ancora più disastrosa: su cinquanta chiese, solo tre sono agibili.


Sarà la Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio a raccogliere le offerte della comunità cattolica piacentina. Domenica scorsa c'è stata una prima giornata diocesana di colletta per aiutare i terremotati. Altre iniziative certamente seguiranno. Ieri a Ravenna le Caritas dell'Emilia-Romagna hanno fatto il punto sugli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma. Anche la Caritas di Piacenza-Bobbio era presente con il direttore Giuseppe Chiiodaroli e il referente per le emergenze Francesco Millione.


Federico Frighi






07/06/2012 Libertà

sabato 16 giugno 2012

Don Alessandro prete a 25 anni, il coraggio di una scelta

Don Alessandro Mazzoni è l'unico prete ordinato nel 2012 nella diocesi di Piacenza-Bobbio. Pubblichiamo la sua intervista uscita pochi giorni prima dell'ordinazione.

«A 15 anni non avrei mai pensato che avrei fatto il prete. Anzi lo escludevo categoricamente». Dieci anni dopo, Alessandro Mazzoni, piacentino, si prepara a diventare sacerdote della Chiesa cattolica. Sabato prossimo 9 giugno, verrà ordinato in Duomo (ore 16,30) dal vescovo Gianni Ambrosio. Sarà l'unico nuovo prete della diocesi di Piacenza-Bobbio in questo 2012. Con il calo delle vocazioni, i seminari vuoti, l'odierna crisi dei valori, un giovane di 25 anni che sceglie di entrare in seminario terminato il liceo scientifico Respighi è una notizia da prima pagina. Un giovane normalissimo figlio di una famiglia normalissima: di Daniele, tabaccaio di via Roma, e di Marta, bancaria alla Cariparma, un fratello di 17 anni. Segno che la vocazione sceglie qualsiasi terreno per attecchire. Alessandro Mazzoni è nato a Piacenza città ed a Piacenza ha sempre vissuto.

La vita parrocchiale e l'incontro con un sacerdote, don Marco Guarnieri, è stata fondamentale. «Mi diceva che quello del prete non è un mestiere - ricorda Alessandro - ma un consegnarsi nelle mani di Dio e che questo consegnarsi non era una privazione o una sofferenza, ma un qualcosa che dava gioia alla tua vita». «Ha insinuato in me un tarlo che in quattro anni ha lavorato - continua - e mi ha fatto entrare in seminario».
Il volontariato in parrocchia è stato determinante per farsi delle domande: «Abbiamo costruito e ristrutturato l'oratorio della parrocchia di San Savino. Mi ha fatto domandare se questo mio impegno per gli altri dovesse rimanere un hobby da fine settimana o se dovesse diventare una missione per tutta la vita. Ho scelto questa seconda strada».
In una famiglia normale anche le reazioni sono quelle normali: «Inizialmente i miei si sono visti crollare il sogno di un figlio in carriera, all'inizio non capivano la scelta, temevano che fosse un abbaglio giovanile. Poi, con il passare degli anni, hanno visto che questa scelta coinvolgeva ogni aspetto della mia vita e si sono tranquillizzati».
Per don Alessandro nella Chiesa ognuno ha il suo ruolo, laici compresi: «Secondo me il mondo ha primariamente bisogno di vocazioni, di persone che capiscano che la vita deve essere spesa totalmente per una causa. Quando uno ha una vocazione autentica, allora si pone come testimone, si pone nel mondo come un segno: che sia una vocazione al sacerdozio, al matrimonio, alla missione è comunque un segno che interroga gli altri».
«La vocazione del prete, in particolare, è utile perchè costringe l'uomo che incontra ad interrogarsi su Dio - evidenzia -. Io non ritengo di essere un esempio ma un segno che interroga gli altri sul fatto che ci sia un oltre da cercare». Don Alessandro, dopo l'ordinazione, sarà molto probabilmente destinato alla parrocchia di Fiorenzuola dove già presta servizio da seminarista. Sarà il punto di riferimento per la pastorale giovanile. «Non è vero che i giovani non chiedono più di Dio - si dice convinto - vanno accompagnati più di prima perchè sono disorientati. I giovani chiedono autenticità, verità, di essere ascoltati e delle testimonianze».
Eventi aggregativi come le Giornate mondiali della gioventù o la Brk diocesana sono importanti: «La Brk di sabato e domenica ha avuto ben 670 ingressi ed è stato un gran segno, prima di tutto per le parrocchie piccole. Arrivare lì e vedere che non sei l'unico che prova a credere è un segno grande. Sono poi occasioni in cui esci dalla tua quotidianità, ti ricaricano come se fosse una stazione di servizio, logico poi che la vita non sia una Gmg o una Brk».
Che cosa diresti ad un giovane di oggi? «Che bisogna avere il coraggio di scegliere. Arriva il momento nella vita in cui si deve fare il salto: "Mollo la mia morosa ed entro in seminario", oppure "Domani chiedo alla mia morosa di sposarmi". Bisogna andare avanti decisi, oltre le difficoltà. E' un investimento, uno deve guardare lontano, non si può pensare che un sì detto al Signore porti dei risultati domani, non vuol dire avere un'assicurazione sulla vita. Chi ha fatto una scelta vera (non di comodo perchè mi pagano gli studi o perchè nella Chiesa non c'è disoccupazione), chi ha consegnato la sua vita al Signore è contento». Una provocazione: «Mi portino qualcuno che mi dimostra il contrario e faccio il passo indietro».

Federico Frighi

01/06/2012 Liberta



venerdì 15 giugno 2012

Una donna alla guida della parrocchia

Non può celebrare la messa vera e propria o confessare ma può tranquillamente proclamare le sacre scritture e commentarle con una breve omelia e talvolta impartire anche il battesimo. Mentre la diocesi di Piacenza-Bobbio è impegnata nel dibattito sui referenti parrocchiali, le figure laiche che dovranno animare le parrocchie senza preti, dal Brasile arriva la testimonianza di Giuseppina Fiorani, la prima donna piacentina a guidare una parrocchia. Nata a Pontenure 77 anni fa da genitori di San Rocco al Porto, cresciuta spiritualmente in Azione Cattolica, ha lavorato nel ramo amministrativo della facoltà di agraria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore con responsabilità sugli acquisti delle forniture e contabilità fino al 1994, quando è andata in pensione. «Potevo andare avanti ma sentivo di aver bisogno di qualcosa d'altro» racconta nel suo breve periodo di riposo che sta trascorrendo a Piacenza. «Così decisi di fare un viaggio in Brasile con il Centro Missionario Diocesano - prosegue -. Da allora sono tornata in Brasile tutti gli anni per una sorta di vacanza alternativa. Fino a quando mi hanno prospettato di aiutare don Giancarlo Dallospedale, con il quale lavoro anche oggi». Le assegnarono l'amministrazione del seminario minore di Boavista, nello stato di Roraima, con 25 ragazzi. «Avevo giurato di non occuparmi più di conti, ma è andata così... - sorride -. Sono stata lì dal 2002 fino al 2006. Era una cosa singolare che ci fosse una donna, laica, ad occuparsi dell'amministrazione ma sono stata accolta molto bene anche dal vescovo locale». Nel 2006 sono usciti i primi preti e il seminario minore è passato sotto la guida di un sacerdote brasiliano. Ma la missione non era terminata. «Sono passata ad animare una "parrocchia" della grande area rurale di Cantà affidata a don Dallospedale. Un'area con una superficie pari all'incirca alla nostra Emilia, formata da foreste e villaggi sparsi. In tutto gli abitanti fissi sono 17-18mila. Poi ci sono le comunità nomadi. La gente vive di manioca, fagioli o riso. Gli appezzamenti più fertili sono presi di mira dai grandi fazenderos. In quest'area ci siamo solo don Giancarlo ed io, anche se don Carlo Roberti ci aiuta a livello di formazione permanente». Nell'area di Cantà sono stati costruiti dei piccoli centri pastorali: «Il primo a Felix Pinto, dove abbiamo realizzato una chiesa, una canonica e una foresteria. Poi a Vila Centrao, infine a Cantà, dove ora manca la chiesa. Tutto realizzato con i soldi donati dai piacentini, in particolare con quelli di una benefattrice usati per costruire ben due centri pastorali su tre». Giuseppina è responsabile dell'area missionaria di Vila Centrao, in prevalenza abitata da popoli indigeni usciti dalle riserve. Fa catechismo, celebra la Parola senza dire la messa ma potendo commentare le sacre scritture, impartisce il sacramento del battesimo che successivamente deve essere "ratificato" da un sacerdote, porta un conforto misericordioso alle famiglie: «Perchè non siamo tanto noi quanto la misericordia di Dio ad agire». «Non sono una suora, sono laica e ci tengo a dirlo - evidenzia Giuseppina -. Perchè la Chiesa non è fatta solo di preti e di suore. Vi possono partecipare tutti, con il lavoro di ogni giorno. Con il prete c'è un dialogo e un rapporto diverso, è vero, ma la popolazione locale ha imparato a vedermi come una di loro. I bambini mi chiamano o mamma o nonna a loro scelta». Quando ci sono problemi nelle comunità, Giuseppina è il punto di riferimento. Bambini e donne sono i più sfruttati, dal punto di vista lavorativo ma anche sessuale: «Io cerco di intervenire tentando di costruire un rapporto di fiducia». Un modello brasiliano che, con gli opportuni adattamenti, si sta cercando di importare anche in diocesi di Piacenza-Bobbio. «Non solo è giusto affidarsi ai laici - è convinta Giuseppina - ma penso che ciò sia già nella concezione di Chiesa. Nostro Signore ha tirato su dei pescatori ed erano laici. Ognuno poi ha il suo ministero». Ancora: «Non mi è mai venuto il desiderio di essere suora o prete, sono così come sono. E devo dire anche che la cosa più importante che guardano è la mia testimonianza. Io posso dire che bisogna essere bravi e generosi, ma la gente prima di tutto guarda se io lo sono».
Federico Frighi

06/05/2012 liberta

martedì 12 giugno 2012

Nomine, don Mazzari in San Corrado

Giro di valzer tra i parroci della Valdarda. Lo ha reso noto ieri il vescovo Gianni Ambrosio al termine della Festa del Sacro Cuore nel seminario vescovile di Piacenza. Si cambia a Lugagnano. Don Gianni Quartaroli, 72 anni, lascia la parrocchia di Lugagnano per un servizio importante presso i Focolarini, un servizio che è temporaneo, ma che gli impedisce di continuare ad essere parroco. Don Marco Guarnieri, 56 anni, già parroco di San Savino, prende il suo posto e diventa moderatore dell’Unità pastorale della zona, dunque anche di Vernasca. Proprio da Vernasca si trasferirà a Besenzone don Giancarlo Plessi, 55 anni. Don Plessi diventerà parroco di Besenzone (oggi vacante dopo la morte di don Francesco Pallastrelli) e si occuperà della pastorale giovanile di tutta l’unità pastorale (compresa Cortemaggiore) assumendo anche il compito di moderatore. Al momento il vescovo non ha sostituito don Plessi. E’ possibile che Vernasca sia una di quelle parrocchie destinate a rimanere senza parroco, in una sorta di accorpamento con Lugagnano, per una più funzionale organizzazione dell’Unità Pastorale 6 del vicariato Valdarda. Se ne saprà di più nei prossimi giorni.

Don Sergio Agosti, 50 anni, amministratore parrocchiale di Alseno, riprenderà la strada della missio ad gentes nel cammino neocatecumenale. Don Mimmo Pascariello, 47 anni, prenderà il suo posto.
In città don Pietro Petrilli, 88 anni, lascia la parrocchia di san Corrado che ha servito con grande dedizione fin dal suo inizio, quando don Pietro l’ha fatta sorgere nel lontano 1973. Il testimone viene preso da don Roberto Mazzari, 67 anni, attualmente parroco di Tarsogno.
fed. fri.

Libertà, 8/6/2012

domenica 10 giugno 2012

Padre Amorth: Il diavolo tornò a Piacenza per uccidere

(fri) L'esorcismo piacentino del 1920 in Santa Maria di Campagna rappresenta ancora oggi il padre di tutti gli esorcismi per gli specialisti italiani. Ad affermarlo è padre Gabriele Amorth, celebre esorcista titolare della diocesi di Roma, nel suo libro scritto assieme al vaticanista Paolo Rodari "L'ultimo esorcista" (Piemme editore). Padre amorth, 86 anni, originario di Modena, con oltre 160mila esorcismi praticati è il più autorevole esorcista della Chiesa cattolica. Nel suo libro racconta l'esorcismo del maggio del 1920 in Santa Maria di Campagna. «Il convento è un luogo di Dio - dice - che attira anime e conversioni. Un luogo benedetto dal cielo e per questo odiato da Satana».

L'esorcista era padre Pier Paolo Veronesi, cappellano del manicomio di Piacenza, uno che ne aveva viste di cotte e di crude. Eppure... Ad ordinargli di procedere fu il vescovo di allora, Giovanni Maria Pellizzari. L'esorcismo venne documentato da uno stenografo, padre Giustino, che assistette alle sedute assieme al dottor Lupi, direttore del manicomio di Piacenza. Il luogo era la sala al primo piano del convento. La posseduta, una donna, accompagnata dal marito, dalla madre, da un amico di famiglia e da due ragazze. Dopo due mesi di estenuanti esorcismi la donna (contro la quale era stata realizzata una "fattura") venne liberata.
«Ma il demonio che era dentro di lei continuerà ad agire - osserva padre amorth - a seminare morte e distruzione». E' per questo che il caso di Piacenza, rappresenta «un unicum da studiare e ristudiare». Tre mesi dopo la liberazione, uno degli assistenti di padre Veronesi, tale signor Cassani, muore per un tumore improvviso. Lo stesso accade ad un amico della famiglia della posseduta e al vescovo Pellizzari cui, durante l'esorcismo, il diavolo preannunziò la morte imminente. Lo stesso padre Veronesi rimase menomato al collo da un colpo ricevuto al capo senza che in giro ci fosse nessuno.
«Certo, a Piacenza il diavolo è tornato - dice padre amorth - e ha fatto cose che non ho mai visto fare altre volte. E' tornato per uccidere». «Dare spiegazioni di questa cosa è arduo - continua -. Una cosa si può dire: spesso, non sempre, si viene posseduti consapevolmente. C'è la nostra volontà che dice a Satana: "Entra in me". Quando si stipula un patto con Satana scioglierlo può essere quasi impossibile. Se si concede l'anima per l'eternità a Satana, poi uno può ravvedersi e liberarsi, ma quel patto c'è stato e le conseguenze vanno comunque pagate».


16/05/2012 Libertà

venerdì 1 giugno 2012

Gli esorcismi nel Piacentino

(fri) Il primo consiglio è comunque sempre quello di rivolgersi al parroco o al segretario del vescovo prima di intraprendere altre strade: «Fanno da filtro e riescono a capire ed a discernere se si tratta di un caso di infestazione demoniaca oppure di un caso di suggestione. Utile è anche andare dal proprio medico». Così diceva l'esorcista diocesano monsignor Gianbattista Lanfranchi in una intervista a Libertà nel 2007. Non solo, dava anche una statistica sui casi di possessione demoniaca nel Piacentino. Dodici casi all'anno, una cifra più o meno costante dall'89 ad oggi. Casi gravi, in arrivo anche dalla zona di Pavia, di Brescia, di Lodi. I piacentini sono 6-7, in media una segnalazione ogni due mesi. Hanno dai 40 ai 50 anni. Le vittime del demonio, secondo la casistica, appartengono ad ogni categoria sociale: dalla casalinga al medico, passando per il capo treno. Tutte liberate dal maligno in una o più sedute. Per il caso più difficile si è arrivati anche a cinque.



16/05/2012 Libertà