giovedì 27 settembre 2012

Dallo Zaire a Vernasca

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 17 settembre 2012 il M. R. Lukoki Fulumpinga don Alphonse, lasciando i precedenti incarichi, è stato nominato parroco della parrocchia di San Colombano abate in Vernasca, Provincia di Piacenza, nell’Unità pastorale 6 del Vicariato 2, resasi vacante in seguito a trasferimento ad altro ufficio da parte dell’ultimo titolare il M. R. Plessi don Giancarlo.


Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 17 settembre 2012 il M. R. Brito Da Silva don Josuè, lasciando il precedente incarico, è stato nominato amministratore parrocchiale delle parrocchie di:
*Cattedra di San Pietro in Paderna, Comune di Pontenure, Provincia di Piacenza, nell’Unità pastorale 5 del Vicariato 3;
*Santa Maria Assunta in Valconasso, Comune di Pontenure, Provincia di Piacenza, nell’Unità pastorale 5 del Vicariato 3. Al medesimo sacerdote è stato affidato l’incarico di collaboratore nel servizio pastorale presso la parrocchia di San Pietro Apostolo in Pontenure PC.

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 17 settembre 2012 il M. R. Bergomi don Giovanni, mantenendo il precedente incarico, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Savino in Turro, Comune di Podenzano, Provincia di Piacenza.

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 17 settembre 2012 il M. R. don Gianrcalo Plessi, parroco nominato di Besenzone PC, è stato nominato amministratore parrocchiale delle parrocchie:
*SS.Salvatore in Bersano, Comune di Besenzone, Provincia di Piacenza;
*San Pietro di Verona in Mercore, Comune di Besenzone, Provincia di Piacenza.

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 17 settembre 2012 il M. R. Campisi don Andrea, attuale parroco in solido di Borgonovo Val Tidone PC, è stato nominato direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute per il quinquennio 2012-2017.

lunedì 24 settembre 2012

Lanfranchi: l'anno della fede dono grande del Papa

«L'anno della fede è un dono grande che papa Benedetto XVI chi ha dato». Lo ha evidenziato l'arcivescovo piacentino Antonio Lanfranchi (oggi titolare della diocesi di Modena-Nonantola) l'altra sera in Cattedrale, invitato dal vescovo Gianni Ambroso e dal parroco monsignor Anselmo Galvani in occasione della festa di Santa Giustina. Una rimpatriata per l'arcivescovo Lanfranchi, salutato ed applaudito dai fedelissimi che non hanno voluto mancare all'incontro. Lanfranchi, nel presentare l'iniziativa voluta dal Santo Padre per l'anno 2012-2013, ha esordito dalle difficoltà di Timoteo, compagno di viaggio di San Paolo, che vive un momento di stanchezza e debolezza di fede: «Si sente solo e si interroga sulla potenza del Vangelo di fronte alle altre potenze terrene. Paolo gli scrive e lo esorta a ravvivare la fede».

E' un po' quello che accade oggi, osserva Lanfranchi. La questione della fede è un tema fondamentale per Benedetto XVI, soprattutto riguardo l'Europa. «Prima di tutto c'è una crisi affettiva, una distanza affettiva da Dio, percepito come ingombrante». Poi la famiglia: «Ci si preoccupa poco della trasmissione della fede nella famiglia». L'ignoranza sui contenuti della catechesi. «La nostra Chiesa italiana ha tanto investito su questo aspetto, eppure... ». Come far rivivere dunque la fede? «La fede è un dono che Dio fa alle persone libere, responsabili, che sanno ascoltare». Ma è anche «un'esperienza comunitaria e di appartenenza alla Chiesa. Oggi c'è chi vuole staccare la fede dalla Chiesa». Poi la fede ha «una vocazione missionaria» all'esterno della comunità cristiana come all'interno. «I luoghi in cui si vive la comunità cristiana - è convinto Lanfranchi - devono essere onde vitali».
E' la festa di Santa Giustina, compatrona della diocesi di Piacenza-Bobbio e della cattedrale, e l'arcivescovo Lanfranchi esorta ad una vita spirituale più intensa «per avvicinarsi alla santità». «Le feste patronali - osserva - sono una scuola di vita, di comunità e di fede. Dal momento liturgico a quello conviviale, da quello culturale a quello più puramente festaiolo, tutto aiuta a crescere nei valori umani e cristiani. La festa patronale, se così concepita, è anch'essa una scuola di cristianità».

Federico Frighi





22/09/2012 Libertà

domenica 16 settembre 2012

Nuovi parroci, consultati anche i laici

La diocesi di Piacenza-Bobbio si apre sempre di più ai laici. Per la prima volta infatti anche i membri del laicato cattolico sono stati chiamati a dire la loro non solo sulle problematiche pastorali, ma anche sulle caratteristiche che dovrà avere il nuovo parroco di quella tal parrocchia, fino a spingersi, volendo, a formulare proposte concrete.

E' avvenuto in questi ultimi giorni in cui sono stati convocati i consigli delle Unità pastorali numero 4 (comprende San Giuseppe Operaio, Nostra Signora di Lourdes, San Bonico e Santissima Trinità) e numero 1 (cattedrale, San Paolo, San Savino, Sant'Anna, Sant'Antonino) del vicariato della città. All'ordine del giorno, tra l'altro, la questione delle parrocchie della Santissima Trinità e della cattedrale.
La prima è attualmente retta da monsignor Riccardo Alessandrini, almeno sulla carta. Il sacerdote, vittima di un grave malore durante un pellegrinaggio in Armenia nei mesi scorsi, ad oggi non ha mostrato segni di miglioramento tali da consentirgli di riprendere il proprio ministero. Ecco perchè si pensa con urgenza ad una figura in grado di reggere la parrocchia più popolosa ed importante della diocesi di Piacenza-Bobbio, sede storica, tra l'altro, del cammino neocatecumenale. Nel corso dell'incontro, presieduto dal vicario generale monsignor Giuseppe Illica, clero e laici hanno evidenziato come la figura del pastore incaricato di guidare la parrocchia debba essere in grado di portare nuova linfa alla vita parrocchiale, rispettoso delle realtà che essa storicamente ospita. Una caratteristica che dovrebbe "vestire" qualsiasi nuovo parroco, ma che, in una comunità come quella della Santissima Trinità, si presenta quanto mai fondamentale. Nel corso dell'incontro si sono fatti anche i nomi di don Massimo Cassola, attualmente al Marcianum di Venezia (lo studio voluto dal cardinale Angelo Scola), e di don Angelo Cavanna, parroco della Sacra Famiglia. Due proposte motivate.
Tuttavia, a quanto si sente dire da più parti in diocesi, sembrerebbe monsignor Luigi Chiesa, parroco di Santa Teresa e vicario per la città, il candidato più papabile, per l'autorevolezza, la pacatezza e le note capacità di mediazione. Si vedrà.
Lunedì sera all'ordine del giorno il centro storico, nell'incontro presieduto dal vescovo Gianni Ambrosio. Anche qui clero e laici insieme. Nessun nome sul sacerdote che succederà a monsignor Anselmo Galvani (80 anni il prossimo 2 gennaio) quando quest'ultimo andrà in pensione. Tuttavia la rassicurazione che la cattedrale rimarrà parrocchia, con un parroco titolare e non solo un rettore. Allo studio, probabilmente in fase avanzata, una sorta di piccolo sinodo della città con il quale verranno rivisti i confini delle Unità pastorali, anche alla luce dell'inarrestabile calo delle vocazioni. Si pensa poi ad unificare alcuni servizi, come le Caritas e i corsi pre-matrimoniali.

Federico Frighi





12/09/2012 Libertà



martedì 11 settembre 2012

Ognibene: l'Anno della Fede opportunità per conoscere la Chiesa

La comunicazione religiosa come servizio, come risposta ai bisogni della gente. A sostenerlo è Francesco Ognibene, caporedattore di Avvenire, che ieri ha aperto i "Sabati della Comunicazione" alla Bellotta di Pontenure. L'iniziativa, giunta al secondo anno consecutivo, è organizzata dall'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Piacenza-Bobbio, diretto da don Davide Maloberti. "Come raccontare storie di Vangelo" era il tema dell'intervento chiesto ad Ognibene, invitato assieme a Marco Livelli, amministratore delegato della Jobs. «Oggi occorre essere realisti - dice Ognibene a margine della sua relazione -. C'è una grande maggioranza, anche di cattolici, che non conosce più i fondamenti della fede». «Benedetto XVI - prosegue - nelle prime righe del documento Porta Fidei, con il quale appunto indice l'anno della Fede, evidenzia che è necessario che ciascuno di noi, Chiesa compresa, si riappropri delle nostre radici». Ancora: «Abbiamo forse dato troppo a lungo per scontato di conoscere la fede e che la sua conoscenza fosse sufficiente per considerarci uomini di fede; invece non è così». Il papa fa coincidere l'Anno della Fede con il cinquantesimo del Concilio Vaticano II, dove la Chiesa ha rilanciato la sua presenza del mondo e ripreso in mano le sue origini. «Insomma, è una grande operazione di recupero e nello stesso tempo una grande occasione» è convinto Ognibene. «Chi fa informazione nel settore religioso - osserva - deve aiutare la gente a riscoprire quello che non è un sapere astratto ma che ha a che fare direttamente con la propria vita. Rendere la fede meno emotiva e superficiale, più calata nella realtà, capace di rispondere alle grandi domande dell'uomo, mutate nel contesto sociale e culturale».

Chi comunica «deve semplificare, ma deve anche conoscere gli elementi di base del magistero, della dottrina, la lettera pastorale del vescovo. Penso che le iniziative delle parrocchie nell'Anno della Fede saranno un'occasione per tutti, giornalisti compresi, di riappropriarsi della conoscenza. Poi uno può anche non condividere, ma almeno conosce».
Una stoccata ai colleghi di certa stampa: «Nei mezzi di comunicazione di oggi viene tollerata una approssimazione nella religione che non si vede ad esempio nello sport, nell'economia, nella politica. Questa approssimazione non può continuare. Così si impedisce alla gente di conoscere una realtà che ha anche fare con la vita. E' un diritto informativo primario che non si può sottrarre alla gente che ci legge».

fed. fri.





09/09/2012 Libertà

lunedì 10 settembre 2012

Cecilia, in clausura a 27 anni

«Sì, lo voglio». Cecilia Borgoni, 27 anni, si dona completamente a Gesù Cristo ed entra a fare parte della comunità di suore di clausura del Carmelo di via Spinazzi. Basta il timbro di voce delle risposte alle domande del celebrante per capire che suor Maria Cecilia di Gesù Amore, così si chiamerà d'ora in poi, ha fatto una scelta in cui crede e in questa scelta ha scoperto qualche cosa di grande. Una voce fresca, chiara, decisa che, se ti lasci andare, ti prende e ti contagia. Una testimonianza di fede che arriva - il cielo ha voluto così - a pochi giorni dall'indizione dell'Anno della Fede da parte di Benedetto XVI.

Ieri la chiesa del convento di via Spinazzi era gremita di parenti, amici, fedeli che semplicemente hanno voluto essere vicini alla comunità di clausura di San Lazzaro in uno dei suoi giorni più felici. Dopo tre anni di cammino da novizia quella ragazza che sorride sempre, che ama suonare e cantare ha posto sul capo il velo nero ed è diventata suora per sempre dietro la grata della clausura.
In prima fila ci sono il padre Claudio Borgoni, la madre Margherita Prandi, entrambi avvocati, il fratello Gabriele. Hanno accettato e condiviso la scelta di Cecilia, maturata sin dai tempi del liceo, quando, la mattina, prima delle lezioni, faceva un salto in Duomo per una preghiera. Il suo curriculum vocazionale è ricco di incontri. Da quello con un giovane di Alleanza Cattolica, nel 2000, alla prima Giornata mondiale della Gioventù di Benedetto XVI, nel 2005, a Colonia. Lì è scoccata la scintilla: per Gesù. Al Carmelo era già passata nel 2004, solo un estate. Dopo la maturità si iscrive a musicologia a Cremona che proseguirà durante il noviziato. Nel 2009, dopo essere entrata nel convento di via Spinazzi il primo ottobre del 2005, prende i voti temporanei, l'anticamera della clausura. Ieri l'abbandono del velo bianco da novizia, accompagnata passo dopo passo dalla madre priora suor Maria Paola di Cristo Re, con il giuramento davanti a padre Claudio Truzzi, provinciale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi.
L'incontro con il mondo delle religiose - sia pure non di clausura - è avvenuto fin da quando Cecilia aveva quattro anni. La nonna era la scultrice piacentina Ada Tassi. Realizzò un crocifisso destinato alle suore Orsoline in occasione della beatificazione della loro fondatrice, Brigida Morello. Da allora, la madre provinciale del tempo, suor Elena Scotti, cominciò a frequentare la famiglia di Cecilia aiutando la piccola a preparare il cammino alla Cresima. D'ora in poi suor Maria Cecilia di Gesù Amore sarà dietro la grata del convento di San Lazzaro, con le consorelle della fraternità orante, al servizio della Chiesa e di tutte le persone di buona volontà.

Federico Frighi





09/09/2012 Libertà

mercoledì 5 settembre 2012

Ambrosio, la fede sia compagna di vita

(fri) «La fede come compagna di vita» (Porta fidei, n. 15). Così la caratterizza papa Benedetto XVI che ha voluto indire l'Anno della fede nel cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II e nel ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, così il vescovo Gianni Ambrosio ha voluto mettere la fede al centro della nuova lettera pastorale "Come crederete? Chi crede ha la vita". Il vescovo ha presentato il documento principale per il cammino della Chiesa piacentina nel 2012-2013 al convegno pastorale diocesano delle Pianazze conclusosi ieri pomeriggio.


«Nell'avventura della nostra Missione Popolare abbiamo sperimentato la grazia del Signore e la buona disponibilità di molti - ricorda Ambrosio -. Ma abbiamo pure constatato la difficoltà della nostra Chiesa di diventare più missionaria. La fatica della missionarietà è la fatica della fede, perché la fede è l'anima della missione». Al fianco di Ambrosio il vicario per la pastorale monsignor Giuseppe Busani. Davanti una platea di oltre un centinaio tra clero, religiosi e laici provenienti da ogni parte della diocesi. Diciassette le pagine della lettera pastorale che qui riportiamo per brevi stralci, probabilmente i più significativi.

«Anche per noi e per le nostre comunità la fede - osserva il vescovo - è un dono da riscoprire e un'esperienza di amore da rinnovare». «Sappiamo che oggi, nel mondo occidentale, e soprattutto in Europa, molti - ammette Ambrosio - pensano di non aver bisogno della fede come "compagna di vita che permette di percepire con sguardo sempre nuovo le meraviglie che Dio compie per noi" (Porta fidei, n. 15). Questa "compagna di vita" non apparirebbe più necessaria, anzi, per alcuni, essa sarebbe di intralcio». In realtà «la crisi della fede in Dio rivela la crisi del credere umano, mette a nudo la difficoltà di avere fiducia nell'altro, manifesta l'incapacità di sperare e di rivolgere lo sguardo al futuro: è la situazione del nostro Paese e dell'Europa».

Il vescovo ci tiene a chiarire che «non si tratta di far leva sulla delusione di molti ideali o sulla constatazione che la sola ragione umana non è stata in grado di dare un fondamento a valori e comportamenti necessari per vivere e per convivere. Piuttosto si tratta di riconoscere che l'uomo, anche l'uomo moderno, non è totalmente sordo alla voce della coscienza e dei "valori supremi e sublimi"».

«La stessa crisi che stiamo attraversando, grave e profonda, ci chiama in causa - continua il presule -. Ci sentiamo come in un vicolo cieco, ci sembra di procedere su sabbie mobili: siamo provocati e sospinti a prendere coscienza del nostro essere persone bisognose di pane, di lavoro, di socialità, di visione della vita, di speranza. Se vogliamo imboccare un cammino diverso, dobbiamo affrontare le domande della vita e dare una risposta convincente. Queste domande affiorano in ogni persona. Anche in chi sembra essere ormai indifferente, anche in chi vorrebbe ignorarle o in chi le deride. Sono l'orizzonte del cammino umano, il pungolo che sospinge l'uomo a pensare e a riflettere, lo stimolo per continuare a cercare».

«Con intelligenza, ma anche con coraggio - prosegue il vescovo - dobbiamo affermare che l'uomo non basta a se stesso e che la svalutazione della realtà è distruttiva della nostra umanità. La questione della fede è vitale per la nostra esistenza personale e per la nostra vita collettiva. E dobbiamo pure affermare, con la parola e con la testimonianza, che le domande fondamentali trovano la risposta nella fede in Dio». Anche all'interno della comunità ecclesiale «dobbiamo avvertire il bisogno di parlare di Dio, di raccontare le esperienze di fede nella nostra famiglia e nelle nostre comunità. La questione della fede è la prima questione: la comunità ecclesiale non può mai dimenticarlo. Non si tratta di fare e di organizzare, non si tratta di cercare soluzioni per la nostra pastorale. L'orientamento è inverso: occorre partire da Dio»

La parola per aprire la porta della fede è il raccoglimento. «Raccoglimento vuol dire ‘unire insieme i diversi aspetti della vita e concentrarsi su ciò che è fondamentale». Per arrivare a credere nell'amore di Dio e a riconoscere la verità di Gesù Cristo, occorre percorrere un cammino che comporta diversi momenti e diverse tappe. Il vescovo individua nel racconto di Nicodemo «non solo i momenti significativi della fede ma anche l'insieme dinamico, dialogico e relazionale della fede». A chiudere l'immagine teologo, H. U. von Balthasar: «Poco prima di morire, disse che se si vuole comprendere cosa è la fede cristiana, bisogna guardare il sorriso di un bambino. Il suo sorriso significa questo: so di essere amato».





02/09/2012 Libertà

martedì 4 settembre 2012

Martini, le preghiere all'ora del diavolo

«Quelle serate di studio a casa del cardinale... eravamo in sette-otto, io insegnavo alla Facoltà Teologica. Ci chiamava per affrontare varie questioni, ad esempio prima di scrivere una lettera pastorale». Monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, ricorda così il cardinale Carlo Maria Martini. Erano i primi anni Ottanta e Martini era appena stato nominato arcivescovo di Milano. Ambrosio era docente alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, con sede a Milano. «Ci chiamava a cena - ricorda - e stavamo con lui fino al massimo alle dieci meno cinque. Martini su questo era inflessibile: diceva che dalle 10 di sera in poi scattava il tempo del diavolo e a quell'ora si metteva a pregare».

La conoscenza tra il cardinale Martini e il vescovo di Piacenza-Bobbio risale tuttavia a diversi anni prima, quando Ambrosio era giovane seminarista a Roma e Martini giovane prete laureando con una tesi sul papiro Bodmer e il Vangelo di Giovanni. «Martini era di Torino, io di Vercelli, ci trovavamo agli incontri regionali» ricorda Ambrosio che in seguito dovette leggersi un discreto numero di pubblicazioni in tedesco sulla New Age, invitato proprio da Martini. «Mi chiamò - racconta - e mi disse che in una libreria in Germania aveva visto il tal libro sulla New Age. Sapeva che mi stavo occupando del fenomeno e volle egli stesso approfondire l'argomento». «E' questo un piccolo esempio - sottolinea - di quello che era Martini: un uomo attento all'ascolto, attento ai problemi del mondo e aperto al dialogo».
Una persona anche molto timida e schiva. «Riuscii tuttavia a fargli accettare la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione - ricorda con soddisfazione il vescovo -. Mi confidò che ne aveva rifiutate tante di lauree, ma questa era della Cattolica».
Anche dopo il ritiro a Gerusalemme l'amicizia tra Martini e Ambrosio è proseguita a distanza. «Era finita l'Intifada - evidenzia il presule - e Martini voleva che riprendessero i pellegrinaggi in Terra Santa. Mi scrisse un biglietto di pugno che affissi alla bacheca della Cattolica di cui intanto ero diventato assistente generale. Di lì a poco partimmo con un bel gruppo verso la Terra Santa suggellando la ripresa dei pellegrinaggi. Martini ci accolse a Gerusalemme e stette con noi oltre un'ora e mezza». L'ultimo contatto diretto con il cardinale fu nel dicembre del 2007 quando Martini scrisse un biglietto di auguri per la nomina di Ambrosio a vescovo di Piacenza-Bobbio. «Con la morte del cardinale Martini - si dice convinto Ambrosio - la Chiesa perde un grande uomo di Dio, un maestro di spiritualità».

Federico Frighi





03/09/2012 Libertà

lunedì 3 settembre 2012

Martini, quegli incontri segreti a Podenzano con Casaroli

La scomparsa del cardinale Carlo Maria Martini ha suscitato commozione e cordoglio anche a Piacenza, a partire dalle Pianazze, dove il porporato è stato ricordato nelle preghiere durante il convegno pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio. L'ultima presenza piacentina del cardinale Martini risale al febbraio del 2003 a Castelsangiovanni per il quinquennale della morte del cardinale Agostino Casaroli. Martini e Casaroli erano legati da una profonda amicizia tanto che in passato quando il cardinale Segretario di Stato si trovava nel Piacentino, veniva raggiunto da Martini in quel di Podenzano, dove Casaroli era ospitato, per colloqui privatissimi. In Piacenza città il cardinale Martini venne nel 1992, quando tenne una lezione e celebrò una messa all'Università Cattolica di San Lazzaro.

A Castelsangiovanni Martini venne invitato nel 2003 dal vescovo Luciano Monari e dall'allora parroco don Giuseppe Illica, oggi vicario generale. Il cardinale, facendo sue le parole di Casaroli - "credere nel dialogo" -, ruppe a Castelsangiovanni il suo silenzio "sabbatico", per lanciare un messaggio di pace. Lo fece di fronte a numerose autorità castellane e piacentine nel foyer del Teatro Verdi. «Credendo contro ogni evidenza nel dialogo - disse - sentiamo Casaroli presente anche oggi, in un momento in cui bisogna credere nel dialogo contro ogni evidenza e paura».
Casaroli, proseguì il cardinal Martini «soffrirebbe di questo vicolo cieco in cui ci troviamo ma sono certo che lui si rallegrerebbe per l'immenso anelito di pace che sta pervadendo il mondo intero». Ancora: «Col suo acume storico e politico Casaroli coglierebbe le possibili ambiguità e andrebbe a fondo di tutta questa situazione, confusa, pericolosa nella quale ci troviamo. Apprezzo ancora di più tutto questo, perché vivendo a Gerusalemme sono in un luogo particolarmente caldo e sensibile».
Proprio in considerazione della sua stima per Casaroli, Martini aveva deciso di interrompere il silenzio che si era imposto da quando lasciò l'arcidiocesi di Milano. «Rompo il mio silenzio sabbatico - precisò - mi sono ritirato e non ho più fatto interventi pubblici ma, su invito del vescovo Luciano Monari, che da tanto conosco perché è stato mio allievo, mi sembrava giusto rendere omaggio a questa figura che ho tanto stimato e che ho potuto incontrare in tante occasioni. Anche in momenti difficilissimi nella storia della chiesa e per lui, ha agito con grande nobiltà d'animo».

fed. fri.

1/9/2012 Libertà