mercoledì 28 novembre 2012

Il convento distrutto rinasce casa di riposo

E' la forza della perseveranza di chi c'è oggi ma anche la lungimiranza del vescovo benedettino del 1800, Gregorio Cerati, se ora Piacenza può contare su 28 nuovi posti per anziani non autosufficienti. E' stata inaugurata ieri dal vescovo Gianni Ambrosio la nuova residenza San Camillo, tra lo Stradone Farnese e via Torta, accanto alla Casa del clero Pio Ritiro Cerati. Un investimento di oltre 3 milioni di euro voluto dalla Fondazione Pio Ritiro Cerati onlus, che porta appunto il nome del vescovo di Piacenza. Il presule volle, nei primi anni del 1800, con i suoi legati testamentari, un ricovero per sacerdoti anziani o ammalati.


«E' questo un luogo in cui gli anziani si troveranno come a casa - può dire con soddisfazione, oltre duecento anni dopo, l'attuale vescovo di Piacenza-Bobbio -, un luogo in cui troveranno attenzione e tenerezza». Ma anche un luogo simbolo. Qui, nel 1943, un aereo tedesco decollato da San Damiano e diretto a Milano, durante un volo di addestramento, precipitò provocando una tragedia: venticinque morti, tra cui cinque suore di clausura del convento delle Carmelitane che andò distrutto. Venne ricostruito, ma a San Lazzaro. Sullo Stradone, protette da un muro fatiscente, rimasero le macerie. Fino a qualche mese fa. Lo racconta l'architetto Carlo Scagnelli: «Si doveva ristrutturare e conservare ma non c'era più nulla. Abbiamo preso in mano questo progetto nel 1987. Siamo arrivati al termine oggi, dopo un cammino difficilissimo durato 25 anni». Di solito l'architetto lascia una firma. Qui non c'è: «Abbiamo voluto creare una struttura di cui la gente non si accorgesse». Una sorta di omaggio alle vittime di una tragedia silenziosa e dimenticata che «sarebbe buona cosa - auspica Scagnelli - trovare il modo di ricordare anche oggi». Al vernissage, oltre alla diocesi, ai tecnici, c'è l'assessore Giovanna Palladini che evidenzia l'attenzione del Comune verso i suoi cittadini più deboli, Maria Gamberini (Ausl) perchè la San Camillo ha ottenuto l'accreditamento, l'assessore provinciale Pierpaolo Gallini, il presidente di Coopselios Guido Saccardi, il rettore del Cerati, monsignor Giuseppe Formaleoni. Naturalmente la Fondazione Pio Ritiro Cerati, con il suo presidente don Giampiero Esopi che chiede un aiuto per il giardino d'inverno. La Fondazione di Piacenza e Vigevano ha già stanziato 100mila euro ma il presidente Giacomo Marazzi annuncia: «Penso che faremo qualcosa noi». Applausi in sala.

Federico Frighi





25/11/2012 Libertà



martedì 27 novembre 2012

Betori in Duomo: un buon cattolico legge la Bibbia

«Le diocesi facciano un esame di coscienza e riflettano su come hanno applicato il Vaticano II». A parlare è il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, che l'altra sera ha aperto in duomo il ciclo di conferenze della Chiesa piacentina-bobbiense a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Invitato dal vescovo Gianni Ambrosio, il porporato ha tenuto una lectio magistralis sulla Dei verbum, la più breve delle costituzioni uscite dal Vaticano II, avente come tema la divina rivelazione. L'arcivescovo di Firenze, già segretario della Cei, nel 2008 scrisse il volume "Leggere la Bibbia nella Chiesa" (edizioni San Paolo) in cui, ripercorrendo proprio la Dei verbum, offre un'autorevole riflessione sulla Bibbia nella vita della Chiesa.


«Prima del Concilio un bravo cattolico stava lontano dalla Bibbia - ricorda Betori in Duomo -. La Dei verbum é uno snodo fondamentale del rinnovamento della pastorale della Chiesa perché ha permesso di riconsiderare il rapporto dei cattolici con la Bibbia che era rimasto bloccato dalle polemiche controversistiche legate alla Riforma protestante. La libertà che il Concilio ci dà nei confronti della Parola di Dio é un accrescimento della vita delle nostre comunità cristiane e aiuta a crescere sia i singoli sia le comunità». Racconta l'evoluzione degli schemi preparatori e di come quelli frutto di una teologia controversista vennero accantonati. «Il concetto di Parola di Dio che troviamo nella Dei verbum - osserva Betori - è molto più alto della sacra scrittura. La Parola di Dio è una rivelazione che accompagna l'uomo lungo il suo cammino dalla creazione al verbo di Dio fatto uomo. Dio parla agli uomini come ad amici». La rivelazione divina passa dunque da una trasmissione di nozioni «ad un incontro apicale tra Dio e l'uomo. Come due interlocutori che si aprono ad una conoscenza d'amore».

«Dice Benedetto XVI che all'inizio dell'essere cristiani non c è un'idea o una decisione etica ma un incontro - prosegue Betori -. Un concetto rivoluzionario 50 anni fa quando la fede era un nucleo essenziale di verità a cui credere e di precetti a cui obbedire».

La storia: «Il Concilio parla della rivelazione divina come di una vicenda storica. La creazione è vista come un momento di un processo storico. La dimensione storica che a lungo è apparsa come un pericolo per l'assolutezza della verità non fa più paura perchè in essa Dio ci si è dato». La tradizione: «La parola rivelata viene veicolata nel tempo formando una tradizione che ne fa memoria e la attualizza».

Il sacramento: «E' però necessario che la Chiesa tutta si ponga all'ascolto della Parola di Dio. La presenza del verbo viene accostata alla eucarestia. E' la separazione di Parola e sacramento che ha reso asfittiche le nostre comunità cristiane». Infine, un buon cristiano deve leggere la Bibbia. «L'ignoranza delle scritture - evidenzia Betori - è ignoranza di Cristo».

Federico Frighi


21/11/2012 Libertà



lunedì 26 novembre 2012

Bregantini a Cives: le nozze di Cana strada per il cambiamento

Le nozze di Cana, con la tramutazione dell'acqua in vino, indicano la strada per il cambiamento. Ne è convinto Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, che traccia la via maestra della 12ª edizione di Cives, il corso di formazione di Università Cattolica e diocesi di Piacenza-Bobbio. Un corso con l'obiettivo di formare cittadini responsabili all'interno della società, iniziato giovedì sera con la prolusione pubblica del religioso trentino, inviato in prima linea nella Locride, poi promosso nella sede metropolitana di Campobasso.


"Non hanno più vino". E' la madre di Gesù, Maria che dà l'annuncio al figlio nel Vangelo di Giovanni. «Ad accorgersi che manca qualche cosa è una donna - osserva il vescovo -. Le donne hanno questo gradissimo dono: di accorgersi per prime delle situazioni di precarietà». «C'è bisogno di aria nuova» dice Bregantini citando papa Giovanni XXIII° quando, 50 anni fa, ebbe la forza di intuire che per la Chiesa c'era bisogno di "vino nuovo". «C'è bisogno di aria nuova - ribadisce -, lo dicono anche i giovani che in questi giorni hanno manifestato in tutta Europa dove, sullo sfondo, ci sono proprio le giare vuote delle nozze di Cana, la delusione di chi teme per il proprio futuro». «Ci sono le giare vuote dei senza lavoro, quello che noi chiamiamo oggi precariato» e che il cardinale Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza episcopale italiana) ha definito con «cinque parole: fragilità sociale, malattia dell'anima, fatalismo subito, futuro spezzato, sperpero antropologico».

All'allarme lanciato Gesù risponde: "L'ora mia non è ancora venuta". «Non è ancora pronto - evidenzia Bregantini -. Quante volte ci accorgiamo che non siamo pronti a cambiare! Il rischio oggi è di un cambiamento apparente ma non vero... La Bibbia ci ricorda sempre che il cambiamento non deve cancellare il passato. Quando sono andato a Campobasso mi sono chiesto: è giusto cambiare? Mi ha aiutato il mondo rurale, mio fratello mi ha insegnato come si fa a potare. Bisogna avere occhio. La bravura del contadino non è di vedere ma di intravvedere e il cambiamento è possibile se si guarda lontano. Occorrono gli occhi della lungimiranza, della fede». Ancora: «Il passato non va tagliato ma potato. Bisogna essere capaci di capire quali rami devono restare. La nostalgia, che ha radici profonde ma frutti acerbi, viene sostituita dalla benedizione che ha le radici profonde e lo sguardo verso il futuro. La memoria mi ricorda il passato ma il memoriale è lo stile con cui il mio passato diventa presente verso il futuro».

Terzo passaggio. La madre di Gesù dice ai servitori: "Fate tutto quello che egli vi dirà". «Ho imparato da padre Pino Puglisi la forza della Parola. La parola di Dio ci dà il coraggio del cambiamento. Prendiamo la lettera a Filemone di San Paolo. Filemone era un uomo ricco e colto. Un suo schiavo scappa e a Roma incontra Paolo. Invece di dargli la libertà, glielo rispedisce perchè venga accolto non come schiavo ma come un fratello carissimo. Paolo rispetta la legge romana ma la cambia dal di dentro, quel cuore non è più un cuore di schiavo ma un cuore di fratello. Il cristiano osserva la legge ma va oltre. Il cambiamento è nel cuore».

Quarto passaggio: "Riempite di acqua le giare". «Non è oro ma acqua. Il cambiamento è fatto di piccole cose. La vita è fatta di sogni e di segni. Uno di questi segni è la domenica. Con i vescovi abbiamo fatto una battaglia per cambiare la liberalizzazione degli esercizi commerciali aperti la domenica. Se c è bisogno si apre, se no no. Con che cuore le commesse mamme vanno a lavorare la domenica, unico giorno in cui il figlio è a casa da scuola. La domenica è la sintesi di un segno per un sogno grande: la lotta alla precarietà».

Ultimo passaggio: il vino nuovo. «La politica va cambiata ma con un cuore nuovo. Abbiamo bisogno di creare un clima di serenità e di mitezza. Il cambiamento esige un cuore nuovo». Cita "la Gabbianella e il gatto": «Vola solo chi osa farlo. Cambia chi ha il coraggio di cambiare. Il 25 novembre firmiamo sul sagrato delle chiese. È un segno, per fare esplodere la potenzialità di cambiamento, per arrivare al sogno di un lavoro che non è merce. La riforma del lavoro oggi non è in linea con molti principi della dottrina sociale della Chiesa. Il problema è l'innesto, non i licenziamenti. I ragazzi fanno male a tirare i sassi, ma la protesta è perchè le giare sono vuote».

Federico Frighi





17/11/2012 Libertà



domenica 25 novembre 2012

La Valtolla e Vezzolacca al parroco nero

Con Atto proprio di S.E. mons. Vescovo in data 9 novembre 2012 il M.R. Lukoki Fulumpinga don Alpfonse, attuale parroco di Vernasca PC, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

· Sant’Andrea apostolo in Casteletto Val Tolla, Comune di Vernasca, Provincia di Piacenza nell’Unità Pastorale 6 del Vicariato 2;
· Santa Croce in Borla, Comune di Vernasca, Provincia di Piacenza nell’Unità Pastorale 6 del Vicariato 2;
· Sant’Alessandro martire in Vezzolacca, Comune di Vernasca, provincia di Piacenza nell’unità pastorale 7 del Vicariato 2.







venerdì 23 novembre 2012

Don Lusignani: Duomo, serve un piano dei restauri

La torre del Duomo sta bene e la sua cuspide è stata messa in completa sicurezza. A rassicurarlo è don Giuseppe Lusignani, direttore dell'ufficio Beni Culturali della diocesi di Piacenza-Bobbio. Sulla scrivania ha la relazione della ditta Gasparoli di Milano che ha effettuato i controlli.


"... tutta la copertura è stata puntualmente indagata e controllata rimuovendo le porzioni più degradate. Rispetto alla superficie totale è stata rimossa una limitata quantità di materiale, indice di un generale stato di benessere della superficie". Così scrivono i tecnici nel loro report. Il primo effettuato sulla cuspide intera dal 1300 ad oggi. Hanno anche verificato che la cuspide misura 16 metri con una superficie di più 150 metri quadrati. Misurazioni effettuate per la prima volta nel 2012.

«Sono stati tolti i laterizi che erano in condizioni precarie, anche se si tratta di una piccolissima parte - spiega don Lusignani -. C'è stato un distacco di un pezzo di mattone, non lo definirei un crollo. Bisogna tenere conto che sono gli stessi da seicento anni. Sono cambiate le condizioni climatiche, vi sono state alcune scosse di terremoto. Oggi l'allarme è rientrato e quello che bisognava fare è stato fatto. Oggi il campanile della cattedrale è in sicurezza». «Naturalmente noi non possiamo sapere che cosa potrà accadere in futuro - prosegue - dunque sarà necessario trovare una soluzione definitiva, da adottare in termini abbastanza urgenti ma in maniera lucida con gli organi competenti. Potrebbe essere un rivestimento o anche una singola protezione, ma allo stato attuale qualsiasi situazione di pericolo è stata rimossa».

Il problema rimane quello della cattedrale nel suo complesso: «La questione è che il duomo è completamente rivestito di un'arenaria (tranne la facciata di marmo) che per sua natura si sfalda. Ciclicamente, ogni 40-50 anni, occorre consolidare tutto e il consolidamento terminato due anni fa con il lato sud non ci può far stare tranquilli. Dobbiamo completare tutto il lavoro del parato murario esterno. Quando avremo finito, la situazione rimarrà tranquilla per qualche decennio, poi dovremo ricominciare. Bisogna insomma considerare che questa è una manutenzione continua». «Che cosa occorre? Serve un check up completo di ogni parte del Duomo - dice don Lusignani - e una programmazione ordinaria e straordinaria continuativa che oggi ancora non esiste. Altro elemento da restaurare, oggi in condizioni critiche, è il sagrato».

Il problema sono i fondi: «L'ente ecclesiastico da solo non ce la può fare. Occorre chiedere aiuto alla società civile. Il valore del Duomo non è intrinsecamente religioso, è un monumento unico. Una volta che si perde manca la cattedrale e insieme siamo tutti più poveri di un qualche cosa che appartiene a tutti, visto che il duomo è una casa in cui tutti possono sentirsi a casa. Se ha poi queste dimensioni, questa importanza nella storia dell'architettura è perchè è frutto di una città intera che si è mossa per realizzarla».

fed. fri.





14/11/2012 Libertà

giovedì 22 novembre 2012

Il parlamentare macedone: grazie al vescovo per San Fermo

E' il settimo parlamentare piacentino, solo che è macedone e siede nell'assemblea di Skopje, capitale della repubblica di Macedonia. Risto Manchev, ingegnere, 42 anni, sposato, una figlia di cinque anni, è a Piacenza dal 2004 quando è arrivato in Italia in cerca di un lavoro. Dal 2011 parlamentare all'estero della Macedonia, in questi giorni incontrerà le istituzioni piacentine per presentarsi e per intraprendere un discorso di collaborazione. Fondamentale in tempi di crisi.


Manchev a Piacenza ha fondato un'impresa edile di cui è titolare. «La crisi la sentiamo più qui che in Macedonia - ammette -; da noi la crisi c'è da sempre e purtroppo ci siamo abituati. Anche se adesso con il nostro governo stiamo mettendo mano alle riforme necessarie per entrare in Europa. Entro la fine dell'anno abbiamo gli incontri preliminari e il nostro obiettivo è quello di entrare nell'Unione».

Gli onorevoli del parlamento di Macedonia sono 123, 120 residenti sul loro territorio nazionale e tre all'estero, impegnati a tenere i contatti con quel piccolo esercito di concittadini - la Diaspora - che per varie ragioni, soprattutto la ricerca di un lavoro, si è spostato in tutto in mondo. Manchev è il responsabile della Diaspora di tutta Europa e, come parlamentare, percepisce uno stipendio di mille euro (un quattordicesimo di un parlamentare italiano) più le indennità di trasferta.

Membro del Vmro-Dpmne, partito di destra attualmente al governo, è nato a Strumica, in Macedonia, nel 1969, la provincia da cui arrivano i macedoni di Piacenza. Si è laureato in ingegneria edile alla Ss. Cyril e Methodius University. E' membro delle commissioni parlamentari sulle questioni europee, sull'economia, sui trasporti e le comunicazioni; è anche nel Concilio di bilancio del parlamento macedone e fa parte della commissione per le relazioni intercomunitarie, oltre che dei gruppi parlamentari per la cooperazione con il parlamento della repubblica federale di Germania e con il parlamento italiano. Le ultime elezioni legislative in Macedonia si sono svolte a giugno 2011. Si è trattato di consultazioni anticipate, indette in seguito a forti divergenze tra maggioranza e opposizione. E' stato confermato alla guida dell'esecutivo Nikola Gruevski, leader del partito conservatore Vmro-Dpmne (Organizzazione rivoluzionaria interna macedone-Partito democratico per l'unità nazionale).

In Italia ci sono circa 90mila macedoni, tremila nel Piacentino: «I nostri connazionali sono onesti lavoratori e perfettamente integrati nel tessuto sociale. Devo ringraziare i piacentini per la loro accoglienza, le istituzioni, anche quella religiosa. Noi siamo ortodossi ma l'autorità cattolica diocesana ci ha messo a disposizione una chiesa, quella di San Fermo. Per questo la voglio ringraziare anche a nome del mio governo».

Lingua, lavoro, casa, integrazione, sono i passaggi fondamentali che ogni straniero si trova ad affrontare in un nuovo paese. «Il problema maggiore dei macedoni di Piacenza è al loro interno - osserva Manchev -: è necessario che si riuniscano in associazione e individuino dei rappresentanti per dialogare con le istituzioni e per manifestare le varie necessità. Ad esempio ci servirebbe una sala per ritrovarci insieme». Tra le iniziative piacentine si vorrebbe inviare sul territorio un insegnante di lingua macedone per mantenere i contatti con le origini. Poi lo sviluppo dei rapporti tra Piacenza e la Macedonia, in particolare Strumica. Si pensa ad un gemellaggio tra le due città e ad un incontro con Confindustria per illustrare agli industriali piacentini le agevolazioni fiscali in territorio macedone.

Federico Frighi


14/11/2012 Libertà

mercoledì 21 novembre 2012

Bregantini: la crisi è l'epoca delle giare vuote

Le nozze di Cana, con la tramutazione dell'acqua in vino, indicano la strada per il cambiamento. Ne è convinto Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, che traccia la via maestra della 12ª edizione di Cives, il corso di formazione di Università Cattolica e diocesi di Piacenza-Bobbio. Un corso con l'obiettivo di formare cittadini responsabili all'interno della società, iniziato giovedì sera con la prolusione pubblica del religioso trentino, inviato in prima linea nella Locride, poi promosso nella sede metropolitana di Campobasso.


"Non hanno più vino". E' la madre di Gesù, Maria che dà l'annuncio al figlio nel Vangelo di Giovanni. «Ad accorgersi che manca qualche cosa è una donna - osserva il vescovo -. Le donne hanno questo gradissimo dono: di accorgersi per prime delle situazioni di precarietà». «C'è bisogno di aria nuova» dice Bregantini citando papa Giovanni XXIII° quando, 50 anni fa, ebbe la forza di intuire che per la Chiesa c'era bisogno di "vino nuovo". «C'è bisogno di aria nuova - ribadisce -, lo dicono anche i giovani che in questi giorni hanno manifestato in tutta Europa dove, sullo sfondo, ci sono proprio le giare vuote delle nozze di Cana, la delusione di chi teme per il proprio futuro». «Ci sono le giare vuote dei senza lavoro, quello che noi chiamiamo oggi precariato» e che il cardinale Angelo Bagnasco (presidente della Conferenza episcopale italiana) ha definito con «cinque parole: fragilità sociale, malattia dell'anima, fatalismo subito, futuro spezzato, sperpero antropologico».

All'allarme lanciato Gesù risponde: "L'ora mia non è ancora venuta". «Non è ancora pronto - evidenzia Bregantini -. Quante volte ci accorgiamo che non siamo pronti a cambiare! Il rischio oggi è di un cambiamento apparente ma non vero... La Bibbia ci ricorda sempre che il cambiamento non deve cancellare il passato. Quando sono andato a Campobasso mi sono chiesto: è giusto cambiare? Mi ha aiutato il mondo rurale, mio fratello mi ha insegnato come si fa a potare. Bisogna avere occhio. La bravura del contadino non è di vedere ma di intravvedere e il cambiamento è possibile se si guarda lontano. Occorrono gli occhi della lungimiranza, della fede». Ancora: «Il passato non va tagliato ma potato. Bisogna essere capaci di capire quali rami devono restare. La nostalgia, che ha radici profonde ma frutti acerbi, viene sostituita dalla benedizione che ha le radici profonde e lo sguardo verso il futuro. La memoria mi ricorda il passato ma il memoriale è lo stile con cui il mio passato diventa presente verso il futuro».

Terzo passaggio. La madre di Gesù dice ai servitori: "Fate tutto quello che egli vi dirà". «Ho imparato da padre Pino Puglisi la forza della Parola. La parola di Dio ci dà il coraggio del cambiamento. Prendiamo la lettera a Filemone di San Paolo. Filemone era un uomo ricco e colto. Un suo schiavo scappa e a Roma incontra Paolo. Invece di dargli la libertà, glielo rispedisce perchè venga accolto non come schiavo ma come un fratello carissimo. Paolo rispetta la legge romana ma la cambia dal di dentro, quel cuore non è più un cuore di schiavo ma un cuore di fratello. Il cristiano osserva la legge ma va oltre. Il cambiamento è nel cuore».

Quarto passaggio: "Riempite di acqua le giare". «Non è oro ma acqua. Il cambiamento è fatto di piccole cose. La vita è fatta di sogni e di segni. Uno di questi segni è la domenica. Con i vescovi abbiamo fatto una battaglia per cambiare la liberalizzazione degli esercizi commerciali aperti la domenica. Se c è bisogno si apre, se no no. Con che cuore le commesse mamme vanno a lavorare la domenica, unico giorno in cui il figlio è a casa da scuola. La domenica è la sintesi di un segno per un sogno grande: la lotta alla precarietà».

Ultimo passaggio: il vino nuovo. «La politica va cambiata ma con un cuore nuovo. Abbiamo bisogno di creare un clima di serenità e di mitezza. Il cambiamento esige un cuore nuovo». Cita "la Gabbianella e il gatto": «Vola solo chi osa farlo. Cambia chi ha il coraggio di cambiare. Il 25 novembre firmiamo sul sagrato delle chiese. È un segno, per fare esplodere la potenzialità di cambiamento, per arrivare al sogno di un lavoro che non è merce. La riforma del lavoro oggi non è in linea con molti principi della dottrina sociale della Chiesa. Il problema è l'innesto, non i licenziamenti. I ragazzi fanno male a tirare i sassi, ma la protesta è perchè le giare sono vuote».

Federico Frighi





17/11/2012 Libertà

martedì 20 novembre 2012

La nuova diocesi, Roveleto progetto pilota

Prosegue il cammino della Chiesa di Piacenza-Bobbio verso un nuovo assetto territoriale. Dopo il recente accorpamento in città di San Giovanni in Canale e Santa Brigida, è stata la volta della nuova parrocchia di Roveleto. Ieri è stata presentata nel corso del consiglio presbiterale come esperienza pilota diocesana. Il "senato del vescovo" si è riunito nella sala degli affreschi della curia, presieduto lo stesso vescovo Gianni Ambrosio e con il coordinamento dei lavori da parte di don Giuseppe Basini, parroco di Sant'Antonino. In apertura il vicario episcopale per la pastorale, monsignor Giuseppe Busani, ha aggiornato i presenti sugli appuntamenti previsti per l'Anno della fede.


Questo il calendario: la settimana prossima, lunedì 19 novembre, "Dei Verbum", lectio del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze; martedì 11 dicembre: "Gaudium et spes", lectio del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano; lunedì 18 febbraio 2013: "Sacrosanctum Concilium", lectio di monsignor Alceste Catella, Vescovo di Casale Monferrato; venerdì 8 marzo sarà la volta del priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, che terrà la lectio magistralis sulla "Lumen gentium". Ogni appuntamento si terrà alle ore 21 in cattedrale a Piacenza.



Don Esopi rimane Il consiglio avrebbe dovuto prendere in esame anche le dimissioni di don Giampiero Esopi da presidente del Consiglio di amministrazione del "Pio Ritiro Cerati". Come ha precisato lo stesso interessato sono dimissioni dettate da motivazioni personali. L'istituzione piacentina di via Torta è alla vigilia dell'inaugurazione di una nuova ala e di importanti lavori di ristrutturazione. Anche per questi motivi, e considerato che il suo mandato scade al maggio del prossimo anno, su preghiera dello stesso Cda e del vescovo don Esopi ha deciso di ritirare le proprie dimissioni ma ha detto di non essere più disponile per un nuovo mandato.



L'esperienza Roveleto E' stata poi la volta di un tema di particolare importanza: la presentazione di una nuova proposta di riorganizzazione dell'Unità Pastorale 9 del Vicariato della Valdarda. Tale proposta, a parte il significato che riveste per le zone interessate, viene ad assumere anche significato particolare in quanto costituisce un'iniziativa pilota per l'intera diocesi che dovrà affrontare in un prossimo futuro la ristrutturazione delle circoscrizioni parrocchiali. Il progetto è stato presentato da due sacerdoti della zona: don Umberto Ciullo e don Stefano Antonelli. L'unità pastorale di Cadeo è composta da quattro parrocchie: Beata Vergine del Carmelo (Roveleto), Santissimo Salvatore (Fontanafredda), San Pietro Apostolo (Saliceto) e San Pietro Apostolo (Cadeo). Da quasi tre anni i due sacerdoti ed i fedeli più coinvolti nella vita delle comunità parrocchiali sono impegnati nell'esame dei problemi delle rispettive comunità ed ora, in sintesi, sono giunti a queste richieste: "L'unificazione delle quattro parrocchie in un'unica parrocchia. Inizialmente sarà la parrocchia di Roveleto ma poi la nuova comunità parrocchiale assumerà un altro nome; le proprietà passeranno tutte a questa unica parrocchia; l'attuale vita pastorale e sacramentale sarà ugualmente garantita; le chiese parrocchiali diverranno chiese sussidiarie; la corresponsabilità laicale sarà garantita da un unico Consiglio di Unità Pastorale e da un unico Consiglio degli affari economici".

Il dibattito è stato chiuso dallo stesso vescovo Ambrosio che si è soffermato su alcuni punti: questo è un caso significativo che potrà dare indicazioni anche per altri interventi del genere pur tenendo conto delle condizioni specifiche; il cammino di unificazione deve giungere a conclusioni giuridiche ma è importante che tutto parta dal concreto e dal vissuto delle persone; il cammino di unificazione deve essere fatto all'insegna della comunione, avendo come punto di riferimento la visione di Chiesa e di fede. Il vescovo ha ribadito che si deve fare attenzione alle comunità più piccole, nessuno si senta mortificato e particolare attenzione dev'essere riservata, accanto a quelli pastorali, anche agli aspetti patrimoniali.





16/11/2012 Libertà

lunedì 19 novembre 2012

Gmg 2013, un aiuto dai vicariati

Cambia la proposta della diocesi di Piacenza-Bobbio per la Gmg 2013 in Brasile. Per venire incontro alle famiglie piacentine che devono fare i conti con la crisi economica il vescovo Gianni Ambrosio, di concerto con la Pastorale giovanile diocesana, ha deciso di costituire un piccolo fondo (gestito dai vicariati) a destinare a coprire parte delle ingenti spese di viaggio. Non solo. Il programma stesso del viaggio è stato modificato riducendo i giorni di permanenza in Brasile. Il prezzo del pacchetto completo è passato così da 2.500 euro a 2mila euro. Salterà dunque la settimana missionaria prevista inizialmente a Picos. I missionari piacentini dovrebbero incontrare la rappresentanza di "papa-boys" diocesani direttamente a Rio de Janeiro, dove si svolgeranno gli eventi centrali della Gmg 2013, dalle catechesi dei vescovi all'incontro con papa Benedetto XVI.


Il nuovo pacchetto di viaggio della diocesi di Piacenza-Bobbio prevede dunque: volo di andata in classe economica con partenza da Milano Malpensa il giorno 22 luglio 2013, e arrivo all'aeroporto di Rio de Janeiro il 23 luglio 2013; - volo di ritorno in classe economica con partenza dall'aeroporto di Rio de Janeiro il giorno 2 agosto 2013, e arrivo all'aeroporto di Milano Malpensa il 3 agosto 2013, trasporti via terra da/per aeroporto, assistenza di un'agenzia viaggi specializzata, assicurazione medica/bagaglio Europ Assistance per tutta la durata del viaggio.

Il pacchetto di partecipazione è fornito dal Comitato organizzatore brasiliano e prevede: alloggio assegnato dal Comitato organizzatore brasiliano, vitto, pass per accesso ai settori delle celebrazioni/manifestazioni/attività della Gmg 2013, tessera di trasporto pubblico, assicurazione contro gli infortuni, sacca brasiliana del pellegrino, quota internazionale di solidarietà, contributo italiano di partecipazione (Cei), sacca italiana del pellegrino (Cei), kit diocesano.

Per informazioni ci si può rivolgere al Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile, piazza Duomo, 33; ai numeri 0523/308343, 0523/308315 (segreteria), 0523/308325 (fax), ufficiopastoralegiovanile@curia. pc. it. Il sito internet è www. diocesipiacenzabobbio. org/pastorale-giovanile/.

fri
16/11/2012 Libertà

domenica 18 novembre 2012

La rivoluzione del Vicariato 7

Un lavoro da certosino, quello del vicario generale monsignor Giuseppe Illica, che ha rivoluzionato l'assetto della zona in provincia di Parma della diocesi di Piacenza-Bobbio, ponendo gli ultimi tasselli mancanti. Di seguito la rivoluzione del Vicariato numero 7.

Con Atto proprio di S.E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Musso don Emanuele Massimo, attuale parroco di Tornolo PR, lasciando gli altri incarichi sinora svolti, è stato nominato parroco della parrocchia di Santo Stefano martire in Tarsogno, Comune di Tornolo, Provincia di Parma, nell’Unità Pastorale 1 del Vicariato 7, resasi vacante in seguito a trasferimento ad altro ufficio da parte dell’ultimo titolare il M. R. Mazzari don Roberto. Inoltre in medesima data, con Atti propri di S.E. mons. Vescovo è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:


* Santa Maria delle Grazie in Setterone, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7;

* Santa Maria del Carmine in Strepeto Comune di Bedonia, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7;

* San Pietro in Vincoli in Casale Val Taro, Comune di Tornolo, Provincia di Parma nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S.E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Cattivelli don Franco, attuale moderatore dell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7, lasciando gli altri incarichi precedentemente svolti, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

* San Lorenzo martire in Cornolo, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Giorgio martire in Illica, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Santa Maria Assunta in Casaleto, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Santa Apollinare in Calice, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Santa Maria Assunta in Drusco, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Bernardo Abate in Casalporino, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Giovanni Battista in Chiesiola, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* San Giacomo Apostolo in Romezzano, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7;

* Sant’Anna in Spora, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, Unità pastorale 1 Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Accorsini don Domenico, attuale parroco di Carniglia PR e Caneso PR, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Martino Vescovo in Montarsiccio, Comune di Bedonia, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Mantovani don Amedeo, attuale parroco di Compiano, PR, mantenendo gli altri incarichi sinora svolti, eccetto l’Ufficio di amministratore parrocchiale di Strepeto, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di Sant’Antonio Abate in Isola, Comune di Compiano, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7. Inoltre gli è stato conferito l’incarico delle cura pastorale della parrocchia di San Giacomo Maggiore in Cereseto, Comune di Compiano, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 1 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Corbelletta don Renzo, mantenendo gli incarichi sinora svolti, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

* Sant’Anna in Montegroppo, Comune di Albareto, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Paolo Apostolo in Pieve di Campi, Comune di Albareto, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Giacomo Maggiore in Campi, Comune di Albareto, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 il M. R. Battiato don Fabio, mantenendo l’incarico di vicario parrocchiale di Borgo Val di Taro PR, è stato nominato amministratore parrocchiale delle seguenti parrocchie:

* Santi Gervaso e Protaso in Mariano, Comune di Valmozzola, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* Santa Maria Assunta in Gusaliggio, Comune di Valmozzola, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Giacomo Apostolo e San Siro in Branzone-San Siro, Comune di Valmozzola, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7;

* San Martino Vescovo in Valmozzola, Provincia di Parma nell’Unità pastorale 2 del Vicariato 7.



Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 8 Novembre 2012 al M. R. Pini don Luigino, attuale parroco di Bardi PR, mantenendo i precedenti incarichi, è stato conferito l’incarico della cura pastorale della parrocchia di San Lorenzo martire in Credarola, Comune di Bardi, Provincia di Parma, nell’Unità pastorale 3 del Vicariato 7.

Dalla Curia Vescovile

Piacenza 16 novembre 2012 il Cancelliere Vescovile

don Mario Poggi



sabato 17 novembre 2012

Un volo di 30 metri, ma mio figlio non sapeva volare

«Quella persona aveva fretta di andare in pizzeria; mio figlio oggi non c'è più». La testimonianza di Elisabetta Cipollone, oltre a commuovere e ad ammutolire, arriva come un macigno nell'aula magna della Provincia all'Isii Marconi. la sala è piena di ragazzi delle Superiori, delle classi e delle scuole che hanno aderito al progetto "Gins" dell'Amministrazione provinciale. Poco importa che quella mamma non sia piacentina, ma di Peschiera Borromeo (Milano). Andrea, a 15 anni, è rimasto vittima di un incidente stradale sulle strisce pedonali, appena uscito dall'oratorio in compagnia del fratello gemello, Cristian. Un'auto di un padre di famiglia, con moglie e due figli a bordo, lanciata a 100 chilometri orari. Un balzo di trenta metri. «Ma mio figlio non sapeva volare. E' morto sul colpo - racconta -. Ho capito subito che questa morte doveva avere un senso. Dovevo fare qualche cosa, prima di tutto per proteggere la vita dell'altro mio figlio, poi per evitare che altre famiglie venissero distrutte come la nostra. Dal quel momento ho cominciato ad impegnarmi andando in giro a portare la mia testimonianza». «Io sono qui - continua - per dire: ragazzi rispettate le regole! In primis per la vostra vita, poi per quella degli altri. Una distrazione, un eccesso di velocità apparentemente banale può rendere ciascuno di noi vittima e assassino».

Chi lo sa se queste parole sono veramente giunte ai cuori dei ragazzi?!
Barbara Benedettelli, scrittrice, autrice televisiva, si batte nella vita per le vittime della strada. «Il primo messaggio che voglio dare - dice - è che la vita è bella e non la possiamo buttare via; poi che dobbiamo avere rispetto delle regole e degli altri, perchè gli altri siamo noi; quindi dobbiamo fare in modo che le vite nostre e quelle altrui non siano distrutte dalla mancanza del rispetto delle regole o dalla superficialità nell'affrontare la strada». Ancora: «La strada, come le auto, sono beni che ci danno libertà, ma nello stesso tempo devono essere sicuri. Lo sono se le istituzioni rendono sicura la viabilità e se le persone rispettano quelle regole che sono lì, fatte apposta per evitare che ci si faccia del male. Il messaggio è di sensibilizzazione, culturale e politico». Il grande problema è «arrivare ai cuori dei ragazzi portando loro questi messaggi». La strada giusta? «Bisogna colpirli, mettersi nei loro panni e dare delle testimonianze». Come il video trasmesso "Delitto perfetto", o il rap su Andrea. E' l'assessore provinciale Massimiliano Dosi ad avere fortissimamente voluto quest'incontro. Si commuove, come tanti, quando mamma Elisabetta racconta la sua storia. «I ragazzi devono tenere alla propria vita - quasi li implora - ci si può divertire lo stesso senza cadere negli abusi».

Federico Frighi

09/11/2012 Libertà

venerdì 16 novembre 2012

Duomo, serve una nuova Fabbrica

«Per poter provvedere a un edificio dallo straordinario valore storico-artistico è necessario superare gli interventi fatti per correre ai ripari ed entrare nell'ottica della manutenzione ordinaria della basilica. Per questo non è più possibile pensare che una struttura come la Cattedrale di Piacenza ricada sulle spalle di una parrocchia, è giunto il momento di pensare ad un organismo che si occupi 365 giorni all'anno di questo monumento». A pensarla così è Tiziano Fermi, presidente dell'associazione Domus Justinae, che riunisce i volontari del Duomo. «Come ci insegna la storia dall'esempio dei Paratici (le corporazioni medioevali dei mestieri, ndr.) in avanti c'è bisogno di un ampio consorzio di forze della città per creare una nuova struttura: c'è bisogno di una Fabbrica del Duomo di Piacenza, sulla scorta degli esempi virtuosi di Parma e Reggio Emilia». «Nei convegni tutti sostengono che beni come la Cattedrale sono da valorizzare e conservare a beneficio di tutta la città - evidenzia Fermi -, adesso è il momento di concretizzare tali propositi, con la diocesi alla guida di questo processo costitutivo».


04/11/2012 Libertà

giovedì 15 novembre 2012

Che Guevara assieme all'Angil

(fri) Chi l'ha posata lassù lo ha probabilmente fatto sapendo che nessuno, tranne l'Angilon e il Padreterno, se ne sarebbe mai accorto. Anche se, sotto sotto, in cuor suo, probabilmente sghignazzava al solo pensiero. Ed è proprio andata così. Nessuno lo conferma ufficialmente, ma chi è salito lassù in alto, dopo il crollo degli ultimi giorni, ha trovato, nascosta tra i coppi, ai piedi dell'Angelo, una piccola fotografia di Ernesto Che Guevara, rivoluzionario, guerrigliero, scrittore, medico. Una "querida presencia", almeno per lo scalatore nostalgico, a 73 metri d'altezza nel punto più alto della città (grattacielo dei Mille escluso). E sulle vette - gli alpinisti lo sanno bene - si lasciano le tracce dell'emozionante traguardo: un gagliardetto, una fotografia, una bandiera. La bandiera, ai piedi dell'angelo, c'è: è quella tricolore, portata lassù lo scorso anno, in occasione del Centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. Oggi è ridotta in brandelli, ma è giusto così perchè è volutamente realizzata in materiale biodegradabile. Col tempo scomparirà. Fino al 2004 c'erano anche i fiori, che durante la festa dell'Angil dal Dom, ogni mese di settembre, i rocciatori del Cai portavano in vetta; scendendo poi in cordata dalla parete della torre campanaria per prendersi l'applauso dei presenti con il naso all'insù. La foto, consunta dal tempo, potrebbe appartenere a quell'epoca. Una piccola sfida, una soddisfazione del cuore più che un dispetto vero e proprio. Ora, il comandante Che Guevara è ritornato a terra, rinchiuso in un cassetto di qualche ufficio della Curia.


04/11/2012 Libertà

mercoledì 14 novembre 2012

Da Stoccolma per amore di Santa Giustina

Si occupa di ricerca sui codici medievali, il suo campo di studio principale è la liturgia medievale e ha studiato in particolare i manoscritti liturgici che si trovano nella Biblioteca Capitolare della Cattedrale di Piacenza; unendo questa passione con quella per l'iconografia dei santi, Brian Møller Jensen, danese di nascita, oggi docente di letteratura latina all'università di Stoccolma, ha pubblicato nel maggio 2012 "The story of Justina and Cyprian of Antioch as a told ina Medieval Lectionary from Piacenza" che contiene 48 lezioni con i testi per la celebrazione degli uffici dell'ottava di Santa Giustina, collocata nel calendario liturgico dal 26 settembre al 3 di ottobre. Questa pubblicazione si inserisce nel progetto "Ars edendi" sulle fonti medievali, a cui stanno lavorando nove ricercatori dell'università svedese. La fonte di questa importante pubblicazione di Jensen è il Codice 63 dell'Archivio capitolare del Duomo. Il docente universitario è sostenuto dalla convinzione che sia fondamentale l'impegno dei ricercatori per tramandare la nostra eredità culturale, infatti «se non si conosce il passato è difficile pensare al futuro».


Nei giorni scorsi lo stesso Jensen ha presentato al vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, il suo complessivo lavoro "piacentino" che comprende il commentario de il Libro del Maestro (Codice 65), e in particolare lo studio dei tropi e delle sequenze ivi contenuti, un'opera di ricerca significativa che può permettere alla Chiesa di Piacenza di conoscere le sue fonti, soprattutto poter capire come la liturgia odierna si sia sviluppata dalla liturgia medievale. I suoi studi lo hanno portato a conoscere in particolare Santa Giustina, compatrona della Cattedrale e della Diocesi.

«Penso che la figura di Santa Giustina sia molto attuale. L'ho scritto nella premessa del mio libro. Giustina è una santa che si può invocare anche oggi», dichiara Jensen richiamando le caratteristiche essenziali della santità di questa donna. Lo studioso ritiene che i santi debbano divenire più importanti nella nostra vita, ed essere veri e propri esempi di dedizione e testimonianza cristiana. Il professore in questi giorni è a Piacenza per studiare i codici 60 e 61 della Biblioteca Capitolare della Cattedrale, la prima grande parte da pubblicare sarà l'edizione che contiene i testi delle feste cristologiche e del Proprio dell'ufficio dei tempi liturgici: «Piacenza è un caso unico, possiede infatti un lezionario medioevale completo e questa è una delle ricchezze conservate in quel luogo straordinario costituito dall'Archivio del Duomo, un tesoro da valorizzare sempre più».

31/10/2012 Libertà

martedì 13 novembre 2012

Gmg 2013, il Brasile attende

Prende forma la missione dei giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro 2013. Quella che in gergo viene chiamata Gmg è un avvenimento ecclesiale nel quale giovani di tutto il mondo, associazioni, comunità, gruppi e movimenti diversi si riuniscono intorno al Papa e ai vescovi, accomunati dallo stesso amore per Cristo. La XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù nel luglio 2013 si svolgerà in Brasile ed avrà una dimensione diversa dalle altre.


«Sarà una Gmg missionaria, vissuta in modo particolare nei giorni che precedono le giornate di Rio» viene spiegato dagli organizzatori. La tradizionale settimana dell'accoglienza nelle famiglie e nelle parrocchie delle diocesi diventa quest'anno una "settimana missionaria" che per Piacenza si svolgerà nella diocesi brasiliana di Picos, dove hanno operato per anni laici e sacerdoti piacentini "fidei donum".

Per partecipare è necessario fare riferimento al Servizio Giovani di Pastorale Giovanile, che si coordinerà con il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile (CEI). La Pastorale Giovanile diocesana ha formulato una proposta di partecipazione: vi possono aderire soltanto i giovani di età superiore ai 18 anni. La proposta prevede appunto il gemellaggio con la diocesi di Picos nell'ambito della "settimana missionaria" e il successivo trasferimento a Rio de Janeiro per vivere le giornate della Gmg insieme a Papa Benedetto XVI e ai giovani provenienti da tutto il mondo. La quota è di circa 2.500 euro pro capite e comprende il pacchetto di viaggio: volo di andata in classe economica con partenza da Milano Malpensa il giorno 14 luglio 2013, e arrivo all'aeroporto di Teresina o Fortaleza il giorno 15 luglio 2013; volo interno dall'aeroporto di Fortaleza all'aeroporto di Rio de Janeiro il 22 luglio 2013; volo di ritorno in classe economica con partenza dall'aeroporto di Rio de Janeiro il giorno 30 luglio 2013, e arrivo all'aeroporto di Milano Malpensa il 31 luglio 2013; trasporti via terra da/per aeroporto; assistenza di un'agenzia viaggi specializzata; assicurazione medica/bagaglio Europe Assistance per tutto il viaggio. Il pacchetto di partecipazione è fornito dal Comitato organizzatore brasiliano. A Picos vitto e alloggio presso le famiglie o le strutture comunitarie della diocesi di Picos. A Rio alloggio assegnato dal Comitato organizzatore brasiliano. Iscrizioni entro il 30 novembre. Informazioni al Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile, piazza Duomo, 33 (0523/308343-0523/308315 ufficiopastoralegiovanile@curia. pc. it).


30/10/2012 Libertà


lunedì 12 novembre 2012

Duomo, problemi al fronte nord

Hanno fatto passare la cuspide del Duomo mattone per mattone; hanno toccato con mano tutte le parti sporgenti per vedere se si muovessero e costituissero un pericolo. Entro una settimana verrà redatto un report con la diagnosi esatta. Dalle prime osservazioni, tuttavia, sembra che la salute della torre campanaria non sia così malmessa, tanto che le transenne che delimitano la cattedrale potrebbero venire tolte già oggi.


E' durata otto ore la "visita medica" del gigante malato resasi necessaria dopo il crollo dei giorni scorsi. Dalle 9 del mattino alle 5 del pomeriggio di ieri i tre tecnici-rocciatori della ditta Gasparoli di Milano hanno lavorato a 74 metri d'altezza appesi alle corde da scalata, sfidando i venti che, in quota, soffiavano forte spazzando via ogni nube. «Ancorati alla base dell'angelo, hanno diviso idealmente il cono in quattro quadranti - spiega l'architetto Manuel Ferrari, a capo dell'ufficio tecnico della diocesi - e si sono calati toccando con mano ogni mattone dei 160 metri quadrati totali di superficie. A breve avremo un report definitivo».

«Con questi controlli - osserva don Giuseppe Lusignani, direttore dell'Ufficio beni culturali della diocesi di Piacenza-Bobbio - avremo la certezza sullo stato di salute della cuspide del campanile. Dopo aver valutato il report si deciderà come procedere. Certamente, se risulterà la necessità di provvedere con interventi d'urgenza, quelli verranno effettuati subito per la messa in sicurezza della torre».

Dalle prime impressioni la situazione sembra abbastanza rincuorante. «Ci aspettavamo delle condizioni peggiori - ammette l'architetto - in realtà i problemi sono soprattutto relativi al fronte nord, quello che si affaccia sul palazzo vescovile, situazione che già conoscevamo». Le porzioni di laterizio in fase di distacco sarebbero veramente poche e non significative. Si attende ora il report della ditta Gasparoli che dovrebbe arrivare entro la prossima settimana. Poi si aprono due strade. Un primo intervento di messa in sicurezza della torre, se sarà necessario, con un'ipotesi di rete contenitiva per bloccare l'eventuale caduta di calcinacci e detriti. Ma non è detto, viene ribadito, che tale operazione si renda necessaria. La seconda strada invece, obbligatoria, prevede un primo confronto con la Soprintendenza per individuare un possibile intervento al fine di mettere in totale sicurezza l'intero cono della torre campanaria. Il secondo confronto sarà poi con i costi di tale progetto. Occorrerà vedere di quale entità saranno e soprattutto come recuperare le risorse necessarie. L'obiettivo sarà evitare che si formino ristagni di acqua sulle superfici piane dei mattoni, una situazione che a lungo andare porta alla disgregazione dei mattoni stessi con il conseguente crollo di detriti.

Federico Frighi

06/11/2012 Libertà



domenica 11 novembre 2012

Duomo, il gigante malato

La cattedrale di Piacenza è ufficialmente malata e forse già domani sera si potrà avere una prima prognosi. Domani in mattinata i tecnici rocciatori della ditta Gasparoli di Milano, assieme all'ufficio tecnico della diocesi di Piacenza-Bobbio, saliranno sulla sommità del campanile e, meteo permettendo, esamineranno i coppi del cono, la sommità della torre.


Un'operazione complessa: si tratta di abbandonare la scaletta protetta che porta all'angelo per visionare anche le parti della cuspide lontane dalla "strada ferrata". Nei giorni scorsi la caduta di alcuni frammenti di laterizi dalla sommità del campanile aveva fatto lanciare l'allarme e subito si era provveduto a transennare parte della piazza: il selciato davanti all'ala destra del palazzo della Curia (dove sono ospitati i locali dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero e dell'Ufficio Pellegrinaggi), il sagrato della cattedrale davanti al portale maggiore e a quello di sinistra. L'unico accesso libero in facciata rimane ora il portale di destra. Un'area tutto sommato vasta che ieri ha provocato il trasloco di alcuni banchi del mercato spostati in via Sopramuro.

Osservati speciali sono i mattoni con cui è realizzata la copertura della cuspide del campanile. «Non abbiamo alcuna memoria di restauri effettuati su questa parte della torre - spiega l'architetto Manuel Ferrari (Ufficio tecnico della diocesi) -, i materiali, a parte forse qualche rattoppo, sono quelli storici del 1333, epoca a cui risale la costruzione del campanile». Dante Alighieri aveva da poco terminata la Divina Commedia che qui a Piacenza esperti capomastri posavano coppo dopo coppo la vetta della cattedrale. Da allora, nessuno, quei coppi, li ha più toccati. I mattoni sono messi di piatto su doppia fila e danno al cono uno spessore di circa 50 centimetri; cono che ha un'altezza di 13 metri, ai quali va aggiunta la statua dell'Angil dal Dom. In totale il campanile è alto 72,96 metri compreso l'angelo (2,34 metri). Dalla base fino alla cornice sopra le campane sono 50,46 metri, mentre la cuspide intera è alta 20,16 metri.

«I mattoni di piatto a rastremare fino in cima al cono - viene spiegato - hanno una parte scoperta di un centimetro o due che è soggetta agli agenti atmosferici. E' proprio questa parte che tende a staccarsi e che può precipitare». Domani se ne saprà di più. La ditta scelta per la diagnosi della torre è una delle più blasonate non solo in Italia. La "Gasparoli restauri e manutenzioni" ha al suo attivo cantieri del calibro del Cenacolo Vinciano (realizzazione delle coloriture del refettorio), della Mole Antonelliana (restauro degli stucchi e delle decorazioni interne), della facciata dell'Università Cattolica di Milano, solo per fare alcuni esempi.

Due anni fa il consolidamento della parete esterna verso i Chiostri, all'inizio degli anni Duemila il consolidamento dell'abside, alla fine degli anni Ottanta il consolidamento e la pulizia della facciata, nei primi anni Sessanta l'Angil dal Dom, sono questi i principali interventi esterni sulla cattedrale di Piacenza che hanno seguito i grandi lavori del beato Giovanni Battista Scalabrini a cavallo tra Ottocento e Novecento. «Della necessità di intervenire in maniera decisiva sulla cuspide del campanile si è sempre parlato ma non è mai stato deciso alcun restauro» spiega monsignor Domenico Ponzini, decano dei canonici della cattedrale e già responsabile dei beni culturali della diocesi.

«Le nostre piccole risorse diocesane non sono mai state sufficienti per affrontare un restauro completo del Duomo come quello di Scalabrini - osserva il monsignore -, la diocesi non è in grado di affrontare da sola questo intervento». C'è chi propone di ripristinare una Fabbrica del Duomo, di dare una nuova vita a quell'alleanza civica-religiosa alla base della costruzione della cattedrale. «Se guardiamo la storia piacentina - è perplesso Ponzini - vediamo che i fondi per la cattedrale sono arrivati non tanto da mecenati, quanto dal popolo. Oggi a chi chiediamo un contributo per la cattedrale? Alla gente oberata dalla crisi economica? La diocesi è impegnata in prima linea con la Caritas. Stiamo pensando più alle persone che ai muri». Come se ne esce? «O interviene lo Stato, visto che il Duomo è un monumento di portata nazionale, o noi possiamo solo tamponare le emergenze».

Federico Frighi


04/11/2012 Libertà



sabato 10 novembre 2012

Parrocchie, ecco il nuovo assetto

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 5 novembre 2012 il M. R. Lisoni don Riccardo, attuale parroco di Santa Brigida in Piacenza, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Giovanni in Canale in Piacenza, nell’Unità pastorale 3 del Vicariato Piacenza-Gossolengo, resasi vacante in seguito a rinuncia, legittimamente accettata, dell’ultimo titolare il M. R. Ceruti don Cesare.
Piacenza, dalla Curia di Piacenza,

Sullo stesso argomento/1:

Clero sempre più anziano, parroci a mezzo servizio causa acciacchi e malanni, nuove vocazioni ridotte al lumicino. Ecco che la diocesi di Piacenza-Bobbio corre ai ripari. Le parole d'ordine, in ecclesialese, sono "vicariati" e "unità pastorali", con i rispettivi "vicari episcopali territoriali" e "moderatori". Termini da addetti ai lavori che dovranno entrare ben presto nel vocabolario comune di credenti ma anche non credenti. Si sta parlando, in buona sostanza, di accorpamenti di parrocchie.
Quello che averrà anche in San Giovanni in Canale i cui parrocchiani l'altra sera hanno incontrato il vicario generale, monsignor Giuseppe Illica, per conoscere quale sarà il futuro della loro chiesa. Il parroco don Cesare Ceruti, 83 anni, già la scorsa estate ha chiesto al vescovo di andare in pensione, dopo aver retto la parrocchia di via Beverora ininterrottamente per 37 anni. I malanni dovuti all'età non gli permettono di svolgere con la presenza di un tempo il proprio ministero in una chiesa vivace, con laici impegnati e volenterosi, in un contesto storico di grande pregio che necessita, ad esempio nel Coro, di urgenti interventi conservativi. La soluzione è l'accorpamento. Monsignor Illica, che negli ultimi mesi ha celebrato spesso in San Giovanni e quindi conosce da vicino la realtà, ha chiesto alla comunità di prepararsi ad un cambiamento di mentalità, ad un'apertura verso opzioni che non prevedono la presenza stabile di un sacerdote in parrocchia. San Giovanni in Canale dunque rimarrà parrocchia grazie ad una sua storia radicata nel territorio e ad una sua identità precisa, tuttavia, non avrà più un parroco residente.
Due le strade possibili, tutte seguendo la nuova formula "una chiesa tre parrocchie" felicemente sperimentata con San Francesco, San Pietro, Santa Maria in Gariverto. In un primo momento si è ipotizzato l'accorpamento di San Giovanni con Santa Teresa. Tuttavia, la situazione di cambiamento che la parrocchia del Corso sta vivendo, con un parroco in partenza ed uno in arrivo (il prossimo 2 dicembre), l'impegno con il rinnovato monastero di clausura di San Raimondo avrebbero fatto propendere per un accorpamento con Santa Brigida; il parroco, don Riccardo Lisoni, 54 anni (tra l'altro moderatore dell'unità pastorale 2), diventerebbe parroco o amministratore parrocchiale (a seconda della formula che verrà scelta) anche di San Giovanni in Canale. Sembra essere questa, salvo ripensamenti dell'ultima ora, la soluzione prescelta. I tempi? Prima di Natale, probabilmente in concomitanza con l'inizio dell'Avvento.

Anna Valentini
Federico Frighi

31/10/2012 Libertà
Sullo stesso argomento/2:

(fri) Era già nell'aria da giorni e ieri è diventato ufficiale. La parrocchia di San Giovanni in Canale viene accorpata a quella di Santa Brigida con un'unica guida pastorale: don Riccardo Lisoni. Ieri l'ufficio stampa della diocesi di Piacenza-Bobbio ha reso noto che, "con atto proprio" del vescovo Gianni Ambrosio, "in data 5 novembre 2012 il molto reverendo don Riccardo Lisoni, attuale parroco di Santa Brigida, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia di San Giovanni in Canale, nell'Unità pastorale 2 del Vicariato Piacenza-Gossolengo, resasi vacante in seguito a rinuncia, legittimamente accettata, dell'ultimo titolare don Cesare Ceruti". Don Lisoni, 54 anni, piacentino, dal 2008 è parroco di Santa Brigida, responsabile del Servizio diocesano multimedia pastorale e moderatore dell'Unità pastorale 2. L'accorpamento delle due parrocchie rappresenta un passo in avanti verso il nuovo assetto territoriale della Chiesa piacentino-bobbiese in una fase storica di drastico calo delle vocazioni sacerdotali. Nel centro storico cittadino, l'accorpamento tra San Giovanni in Canale e Santa Brigida - giuridicamente rimangono due parrocchie diverse - arriva dopo la prima (positiva) esperienza in tal senso, ovvero l'accorpamento delle parrocchie di San Francesco, San Pietro e Santa Maria in Gariverto.
09/11/2012 Libertà







venerdì 9 novembre 2012

Nei Caduti c'è il volto di Dio

(fri) In cerca del senso della vita si trova la luce di Dio. Così incide sulla gavetta il soldato della guerra 15-18, così sperimenta Lev Tolstoj negli ultimi attimi della propria esistenza. Lo evidenzia il cappellano militare don Bruno Crotti nell'omelia per i Caduti nel giorno dedicato ai defunti, davanti al Famedio del cimitero urbano. «Tolstoj, ricco conte e filosofo - dice - si rivela un viandante inquieto in cerca di Dio e del senso della vita. A 82 anni scappa da casa, va a trovare, per la prima volta, la sorella monaca ortodossa. Rimane in monastero un giorno e mezzo interrogandosi su Dio e il senso della vita. Siamo nel novembre del 1910, fa molto freddo, e Tolstoj viene trovato morto in una stazioncina del treno».


«Siamo qui tra queste tombe - si domanda don Crotti - fra questa polvere, ma che senso ha la nostra esistenza, noi uomini siamo dei pellegrini o degli sventurati, siamo in cammino verso la luce o verso il buio del nulla? » «Cristo accende una luce di speranza e di vita nel tunnel della nostra esistenza - evidenzia il cappellano -. L'uomo non è uno sprovveduto, non è un viandante smarrito, l'uomo, anche se morto vivrà, lo ha garantito il Cristo. Siamo qui a ricordare i nostri Caduti che hanno dato la loro vita per la patria e meritano un particolare ricordo davanti a Dio. Un soldato della guerra del 15-18, ricordando i suoi commilitoni caduti incide su un pezzo di lamiera ricavato da una gavetta: "tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell'elmetto, tutti portavano l'insegna del supplizio nella croce della baionetta e nelle tasche il pane dell'ultima cena e nella gola il pianto dell'ultimo addio"».


03/11/2012 Libertà

Solidarietà per uscire dalla crisi


La cerimonia è quella di sempre con il picchetto del II° Reggimento Pontieri, le corone di alloro portate da agenti e militari in alta uniforme. L'altoparlante che diffonde in tutto il cimitero urbano i canti, le sacre scritture, l'omelia del cappellano militare don Bruno Crotti (si veda l'articolo a fianco). Il prefetto Antonino Puglisi, le autorità civili, religiose e militari, i labari delle associazioni combattentistiche e d'arma, la gente che passa e porta un fiore, una preghiera davanti alla tomba del proprio caro. Gesti e tradizioni che si ripetono sempre uguali ogni 2 novembre, come il corteo per la deposizione delle corone benedette sui sepolcri, tra gli altri, dei Ragazzi del Brentei, dei piacentini illustri, dei partigiani. E proprio davanti alla lapide che ricorda i partigiani fucilati nella Seconda Guerra Mondiale l'assessore Silvio Bisotti prende la parola per l'allocuzione ufficiale. All'ultimo momento sostituisce il sindaco Paolo Dosi, impegnato nella difficile trattativa con i facchini davanti al deposito Ikea. Un situazione triste e di tensione che si respira anche qui durante la commemorazione.

«Nel giorno in cui il ricordo e la preghiera di ciascuno sono rivolti ai propri cari defunti, a unirci con commossa partecipazione è la condivisione di una memoria collettiva scritta nella storia del nostro Paese - esordisce Bisotti -. E' un mosaico che ha il volto pulito dei giovani chiamati al fronte nella Grande Guerra, l'espressione fiera e dignitosa dei partigiani che hanno lottato per la libertà e la democrazia, lo sguardo carico di aspettative con cui sono partiti, per una missione all'estero, ragazzi come il caporal maggiore degli Alpini Tiziano Chierotti, ucciso pochi giorni fa in Afghanistan».

«Celebrare, oggi, l'omaggio ai Caduti, significa ripercorrere le tappe più dolorose del nostro cammino di popolo civile e consapevole dell'imprescindibile valore della pace - evidenzia Bisotti -. E domandarci ogni giorno se il nostro comportamento e le nostre scelte di cittadini - a cominciare da chi è impegnato in politica e nelle istituzioni - rendono onore al loro sacrificio».

Non può infatti esaurirsi nella solennità di una cerimonia «il doveroso tributo che spetta alle generazioni il cui coraggio, la cui etica dell'appartenenza a una comunità sono testimonianze di un'Italia nella quale vorremmo poter continuare a credere». Di quella stessa indomita tenacia, di quell'energia costruttiva e travolgente, «capace di sfidare la violenza brutale dell'ideologia nazifascista, fu interprete ciascuno dei 17 partigiani i cui nomi sono incisi nel marmo della lapide di fronte alla quale ci ritroviamo». «Oggi più che mai - prosegue - è necessario recuperare la straordinaria capacità di farsi carico del prossimo e di trascendere gli individualismi che rese possibile, in condizioni di indicibile difficoltà, disagio e miseria, la nascita del movimento di Liberazione. Le conseguenze della crisi economica ci chiamano ad essere partecipi dei problemi altrui, a contrastare ogni forma di indifferenza, a difendere i valori fondanti della nostra Repubblica dalla minaccia concreta di meccanismi che sembrano fagocitare, indiscriminatamente, le conquiste per le quali i nostri padri, i nostri nonni hanno dato se stessi. Penso in particolare al dramma del lavoro, alla mancanza di prospettive generata dalla disoccupazione, all'inaccettabile stillicidio degli incidenti dovuti alla mancata osservanza delle regole (come se sulla sicurezza si potesse risparmiare), allo sconforto che può trascinare in un baratro chi perde il proprio impiego. E', questa, una delle guerre forse più gravi nella società contemporanea, di fronte alla quale il ricordo di chi non c'è più, di chi è caduto con la consapevolezza di lottare per il bene comune si erge come un monito, come l'emblema di una solidarietà nella quale dobbiamo cercare la risposta più efficace, più incisiva alla crisi».

Federico Frighi

03/11/2012 Libertà



giovedì 8 novembre 2012

Quei santi di tutti i giorni

E' la festa di tutti i santi, quelli noti ma anche e soprattutto quelli meno noti, i santi della vita quotidiana. Lo dice il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, nella messa al cimitero per la ricorrenza di Ognissanti. «Siamo qui per pregare per le anime dei defunti, per esprimere con un gesto, con un segno, magari un fiore, il nostro affetto per i nostri cari. Perchè questi nostri cari ci hanno dato la vita, ci hanno dato l'amore» afferma il presule nell'omelia all'aperto, davanti al Famedio. Di fronte tanti piacentini tra i quali l'assessore Silvio Bisotti, con la fascia tricolore, in rappresentanza della città. «Hanno fatto per noi tanti sacrifici - continua Ambrosio - e hanno lasciato a noi una ricchezza grande che deve essere ricordata in questo periodo di crisi, in questo periodo difficile, una ricchezza fatta di valori buoni, di esempi generosi, di tutto ciò che ci aiuta per vivere bene, per camminare sulla strada giusta, sulla strada della vita». Le parole del vescovo risuonano chiare, grazie alla filodiffusione, in ogni reparto dove va in scena quella corrispondenza d'amorosi sensi tra chi è rimasto e chi non c'è più.

«Proprio qui nel cimitero, che sembra essere il luogo del silenzio, noi possiamo dire e ascoltare parole molto significative - evidenzia il presule -. La prima è quella del ringraziamento, per tutto ciò che i nostri cari ci hanno donato. La gratitudine è il sentimento spontaneo un figlio nei confronti del padre e della madre. Poi una seconda parola, quella della preghiera perchè le loro anime siano accolte dalla misericordia di Dio che è padre ed amore». «Ma siamo qui anche per ascoltare -esorta Ambrosio -. Oggi celebriamo la scelta di tutti i santi noti ma anche di tutti i santi della vita quotidiana, che nella semplicità della loro vita hanno saputo amare il Signore, hanno creduto nella sua bontà, hanno pregato, hanno camminato su quella strada della santità che è la strada delle Beatitudini che sono state proclamate nel Vangelo di oggi, hanno fatto tante opere di buona carità. Questi santi della vita quotidiana, nostri fratelli e nostre sorelle, ci dicono una parola importante, decisiva: che Dio ci attende, vuole accoglierci nel suo amore, ci dicono che Gesù è la risurrezione e la vita, che chi crede in Gesù, anche se muore, vivrà». Ancora: «I nostri fratelli defunti si sono fidati di Dio e questa fiducia è l'inizio della vita santa, della vita aperta all'amore di Dio, di quella vita che ha il suo destino, il suo sbocco finale là nel mistero dell'amore di Dio. Noi questa parola la conosciamo perchè ci viene da Gesù stesso, dal figlio di Dio che si è fatto uomo come noi, che ha voluto condividere la nostra vita fino alla morte per renderci capaci di partecipare della sua risurrezione e dunque di oltrepassare il silenzio e l'oscurità della morte». «Preghiamo affinchè in questo anno della fede - conclude il vescovo -questo annuncio di vita e speranza arrivi davvero a tutti e da questo luogo, il cimitero, questo annuncio arrivi a tutta la nostra città. L'uomo non è condannato alla morte ma chiamato alla vita. Nel cuore di Dio nulla andrà perduto di quello che abbiamo fatto seguendo il Signore Gesù, vivendo il suo Vangelo nella quotidianità della sua vita».
A fianco del vescovo diversi parroci della città, in particolare delle parrocchie che ieri erano impegnate nei pellegrinaggi al cimitero urbano. E' infatti tradizione che nei giorni dei Santi e dei Morti ogni parrocchia cittadina effettui il pellegrinaggio più la messa al campo santo urbano. Ieri era la volta delle parrocchie di Sant'Anna, Santa Brigida e San Paolo.
Oggi, venerdì 2 novembre, alle 10.30, si terrà la commemorazione dei Caduti, in occasione della cerimonia presso il cimitero urbano di Piacenza.
Alla presenza delle massime autorità civili e militari, dopo la celebrazione della funzione religiosa presso il Famedio, il corteo si snoderà lungo un percorso per la deposizione delle corone d'alloro, raggiungendo, al termine, la lapide dei partigiani fucilati durante la II Guerra Mondiale dove avrà luogo l'allocuzione ufficiale del sindaco Paolo Dosi.

Federico Frighi





02/11/2012 Libertà



venerdì 2 novembre 2012

San Giuseppe Operaio, parrocchia cardioprotetta

(fri) Grazie ad un donatore che ha voluto rimanere anonimo la parrocchia di San Giuseppe Operaio si è dotata di un defibrillatore semi-automatico di ultima generazione. Il macchinario è stato posizionato all'ingresso della canonica, al civico 19 di viale Martiri della Resistenza, coperto da una tettoia e a disposizione del pubblico per le emergenze. «Abbiamo accolto volentieri il defibrillatore in parrocchia - dice il vice parroco, don Stefano Segalini - è una macchina salva-vita e la vita è un dono meraviglioso. Oggi, con questa macchina, anche la nostra parrocchia è diventata cardioprotetta». Una sicurezza in più, resasi necessaria anche per le tante persone che quotidianamente si trovano a passare nei locali di San Giuseppe Operaio o nelle sue vicinanze. «Abbiamo un campo da calcetto con tanti ragazzi che praticano questo sport - osserva don Segalini - poi un circolo Anspi con molti anziani. I giovani e gli adulti delle sei comunità neocatecumenali, l'Azione Cattolica, i gruppi universitari, senza dimenticare le messe alla domenica, frequentate da un migliaio di persone». E neppure tutte le attività extraparrocchiali che settimanalmente si svolgono nei locali messi a disposizione da San Giuseppe Operaio. Dai ritrovi conviviali delle varie associazioni o circoli, alle più o meno infuocate riunioni di condominio. Poi, una volta l'anno, la tradizionale festa di Settembre che per tre o quattro giorni richiama all'ombra di San Giuseppe Operaio, qualche migliaio di persone. Insomma, un via vai di gente non indifferente che oggi potrà essere più protetto e sicuro grazie al defibrillatore.

La macchina salva vita contro gli arresti cardiaci improvvisi è semplice da usare, basta seguire passo passo le istruzioni vocali. Tuttavia, con gli esperti di Progetto Vita, in parrocchia si sono tenuti i corsi che hanno visto coinvolte circa sessanta persone, ufficialmente abilitate all'uso del macchinario.


27/10/2012 Libertà



giovedì 1 novembre 2012

Assofa, la forza della diversità

Trent'anni. Da tanto dura la storia dell'associazione Assofa, da tanto dura una sfida che ora sembra effettivamente vinta. La sfida della diversità, di una condizione di vita che, per dirla con Lucia Casella di "Fede e luce" intervenuta ieri ai Teatini, pur apparendo fragile «di fatto è così forte da trasformare i nostri cuori».

Tanti hanno parlato ieri alla festa di fine Trentennale, ma la riflessione di Lucia Casella, nella sua umiltà e semplicità, è certamente una di quelle che più identificano il cammino dell'associazione guidata da Giancarlo Bianchini. «Quante vite apparentemente normali hanno cambiato certi incontri, quante persone hanno improvvisamente cambiato strada - osserva Lucia -, è veramente un mistero, un grande dono del Signore».
Le navate dell'antica chiesa sconsacrata è gremita di amici, di familiari, di volontari, di cittadini che hanno voluto esserci in questo fine trentennale; compreso il primo, il sindaco Paolo Dosi. A fare gli onori di casa Lucia Bianchini che presenta ed accompagna i due balletti-simbolo di apertura, assieme al "primo ballerino" Alessandro e al "percussionista" Andrea. «Da una situazione in cui le famiglie e i ragazzi erano soli e isolati siamo passati alla festa di oggi, una festa amplificata» osserva al microfono.
Si presenta il volume del trentennale. Centodiciotto pagine di interviste raccolte dalla giornalista Laura Dotti per una pubblicazione - "La profondità della persona disabile come sfida alla società dell'apparire" - che fotografa alla perfezione la realtà dell'associazione Assofa. «Tutte le persone che ho sentito - racconta Dotti - mi hanno sempre detto di aver donato qualche cosa all'Assofa ma di aver ricevuto il centuplo». Editore del volume è il Nuovo Giornale, rappresentato dal direttore don Davide Maloberti. «Abbiamo scelto di stare al fianco dell'Assofa - evidenzia - perchè è figlia della Chiesa piacentina, voluta dal vescovo Enrico Manfredini. Nelle pagine di questo libro c'è lo stupore dei tanti incontri in questi trent'anni di storia». Uno dei più importanti è quello con la Comunità di Sant'Egidio. Lo spiega con la consueta verve il presidente e fondatore di Assofa, Giancarlo Bianchini: «A Roma non si combinano solo dei guai. Ho conosciuto Gianni La Bella della Sant'Egidio (durante il periodo trascorso da Bianchini come parlamentare, ndr.) alla preghiera della sera. Man mano che si andava avanti l'Assofa assorbiva sempre più i valori della Sant'Egidio, tanto che i nostri sono andati a Roma due volte a conoscere le opere della Comunità di Transtevere».
«Stare qui questo pomeriggio - segue a ruota La Bella - è stare nel mezzo di una festa dove tutti sono protagonisti. La storia dell'Assofa è la realizzazione di un sogno in cui la disabilità non diventa una condanna ma una opportunità». «L'associazione Assofa è certamente - prosegue - uno dei tanti grandi frutti del Concilio Vaticano II, un frutto che avuto la capacità di leggere i segni dei tempi». «Questa esperienza - ci tiene a sottolineare La Bella - va controcorrente rispetto ai venti che soffiano nella nostra società. Di fronte all'indifferenza e alla rassegnazione generali, ci dice che un mondo diverso è possibile».
C'è il tempo per una canzone dedicata al Mozambico, dove è grazie alla Comunità di Sant'Egidio se regna la pace e dove Giancarlo Bianchini andò come osservatore internazionale. Poi, come detto, l'intervento di Lucia Casella, una delle figure illuminanti dei tanti incontri di Bianchini e amici. Un'amicizia che fece esibire i ragazzi dell'Assofa ad Assisi davanti a Jean Vanier, fondatore de L'Arca (centinaia di comunità di accoglienza per disabili adulti in tutto il mondo) e ispiratore del movimento Fede e Luce.
«L'incontro con le diversità - afferma con vigore - porge ai giovani la possibilità di uno stile di vita basato sull'essenziale, un'alternativa al carrierismo di oggi».

Federico Frighi





28/10/2012 Libertà