Pubblico questo interessante articolo apparso sul settimanale diocesano di Brescia nel quale vengono evidenziati i primi passi del vescovo Luciano Monari nella sua nuova diocesi.
“L’unità potrà manifestarsi nella Chiesa quando concretamente in essa al centro verranno posti i piccoli – e cioè gli ammalati, gli anziani, i poveri, i bambini…insomma tutti coloro che per un motivo o per l’altro sono deboli”. Così si esprimeva mons. Monari nelle ultime battute del suo messaggio programmatico consegnato ai fedeli il giorno dell’ingresso. E queste parole hanno subito trovato riscontro nei primissimi gesti del suo stesso ministero episcopale. Il 15 Ottobre infatti si è recato in via Lame a Mompiano Domuns Caritatis Paolo VI per far visita ai 21 preti ricoverati. Mons. Monari li ha incontrati e abbracciati uno ad uno, ha ascoltato il racconto delle loro tribolazioni, li ha esortati ad avere fiducia e a perseverare nella preghiera assicurando il proprio ricordo e la propria vicinanza. Nei giorni successivi mons. Monari ha visitato i degenti del Sant’Orsola, il 24 ottobre i detenuti di Canton Montello, poi varie comunità religiose presenti in città. Nella prossima settimana visiterà il Seminario diocesano, il Centro per le comunicazioni, il Consultorio diocesano per la famiglia e altri istituti religiosi.
A sorpresa il nuovo vescovo di Brescia monsignor Luciano Monari a pochi giorni dal suo ingresso in diocesi ha voluto incontrare una delle categorie più disagiate e spesso più dimenticate presenti sul territorio. Dopo un previo accordo con i responsabili e le autorità competenti, nel pomeriggio di mercoledì 24 ottobre ha varcato la soglia della casa circondariale di Canton Mombello.
Partendo da questi brani il Vescovo è intervenuto dicendo di essere venuto in mezzo a loro, poveri, per portare un annuncio di gioia, per proclamare il Vangelo che è sorgente di speranza e promessa di liberazione. “Vi invito ‑ ha esortato mons. Monari ‑ a vivere l’oggi, a non sprecare il tempo, anche se nel contesto del carcere risulta particolarmente difficile”.
Dopo aver ascoltato alcune domande espresse da un detenuto a nome anche degli altri ha manifestato il desiderio sincero di essere presente con una certa assiduità nel carcere, non solo nei momenti ufficiali, come in occasione del Natale e della Pasqua, ma pure per portare la parola di Dio, per tradurre anche in quel contesto particolare il motto del suo episcopato “Non mi vergogno del Vangelo”. Probabilmente mons. Monari ripeterà quindi anche a Brescia l’esperienza già fatta nel carcere di Piacenza, proponendo ai detenuti la scuola della Parola, magari in occasione dei tempi forti, in Avvento e Quaresima.
Canton Mombello è purtroppo caso emblematico delle difficoltà e dei problemi che affliggono la realtà carceraria italiana. L’endemica sovrappopolazione, in parte mitigata dall’indulto, rende assai complicato un percorso efficace di recupero. Come ha spiegato don Santus in un’intervista concessa a Radio Voce, il problema non è la quantità della pena, ma la qualità. La galera oggi in Italia non è educativa, non riesce infatti a recuperare il condannato, che abbandonato a se stesso all’interno del carcere non trova occasioni e stimoli per impostare un cammino di rinnovamento. In questo ricettacolo di mille povertà il Vangelo può dunque diventare spunto per guardare ancora al futuro, per trovare speranza, per credere nella possibilità del riscatto.
Fonte settimanale “La Voce del Popolo” del 02-11-07 Articolo di Giuseppe Mensi. Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione