martedì 27 marzo 2012

Suor Leonella, piccoli santi senza aureola

Piccoli santi senza aureola. Suor Leonella Sgorbati era uno di questi. Nella giornata dei missionari martiri è stata ricordata a Piacenza con una serie di iniziative.

«Suor Leonella sentiva che sarebbe stata chiamata al martirio, aveva come l'intuizione. Percepiva che l'ambiente era ostile alla presenza di realtà diverse. Tuttavia andava avanti vivendo la sua vita assieme alla gente». E' suor Renata Conti, la religiosa incaricata dalle Missionarie della Consolata di raccogliere il materiale per la causa di beatificazione, a spiegare come i martiri di oggi siano gente comune, senza atti di eroismo, ma con il grande merito di aver vissuto fino in fondo la loro vita assieme agli altri. Così ha vissuto suor Leonella Sgorbati, la missionaria piacentina assassinata il 17 novembre del 2006 a Mogadiscio, ricordata ieri sera nella sala dei Teatini nelle giornate per i missionari martiri. La serata, organizzata dall'Ufficio Missionario diocesano e da Il Nuovo Giornale, è stata condotta dalla giornalista del settimale diocesano, Barbara Sartori. Ad aprire, i saluti dell'assessore alle politiche sociali del Comune di Piacenza, Giovanna Palladini, e del direttore dell'Ufficio Missionario, monsignor Giampiero Franscheschini. Ci si chiede se suor Leonella, di fronte al pericolo, avesse pensato di fare un passo indietro. «La nostra vocazione è ad gentes, per tutta la vita, sarebbe stata un rinnegarla - spiega suor Renata Conti a margine del convegno -; anche se suor Leonella non ha cercato il martirio. Il giorno in cui il Signore glielo ha offerto, lo ha accolto. Tutti erano consapevoli del rischio che si correva in Somalia, ma hanno scelto di rimanere con la gente». E le tre parole finali "Perdono, perdono, perdono" pronunciate prima di morire, vanno lette proprio in tale contesto: la forza e il coraggio di perdonare coloro che in quei luoghi erano ostili arrivando ad uccidere.
«Quando incontravi suor Leonella - ricorda suor Giacinta, originaria del Kenya - erano momenti di piena vita, sentivi respirare aria di libertà. Era come una grande mamma che si prendeva cura dei suoi tanti figli. Capiva i bisogni delle persone che aveva accanto»
Per suor Maria Teresa Ratti, comboniana, ricordare suor Leonella «è onorare il passato per guardare con fiducia al futuro. In Africa ci hanno insegnato l'importanza di onorare gli antenati e il fatto che una volta nati non si muore più». «Il martire - continua la suora giornalista di Comboni Fem - è quella persona che nella sua vita riecheggia quelle che sono state le azioni e le gesta di Gesù. Noi abbiamo bisogno di queste persone che oggi, senza misura, si mettono a disposizione della buona novella per la costruzione di un'umanità nel segno del regno di Dio».
Al missionario piacentino in Bangladesh padre Francesco Rapacioli (oggi è rettore del seminario del Pime a Monza) il compito di inquadrare il nuovo ruolo della missione. «Occorre cambiare il nostro approccio alla missione - si dice convinto -. Una volta la modaltà era quella di andare e fare tabula rasa predicando unilateralmente a persone che devono ricevere tutto. Oggi i non cristiani sono persone che appartengono ad altre comunità: islamica, indù, buddhista, taoista e via dicendo. Oggi occorre raccogliere tutto ciò che c'è di vero, di autentico in queste culture e condividere e annunciare il Vangelo. Quando il dialogo che è funzionale alla comunicazione e all'ascolto della loro tradizione, quando il dialogo si interrompe allora accade il martirio, come con suor Leonella. Nonostante il suo atteggiamento positivo, paradossalmente c'è stata una chiusura da parte di tanti che non vogliono missionari cristiani in terra islamica».
Questo pomeriggio, alle ore 18, nella basilica di Sant'Antonino, il vescovo Gianni Ambrosio celebra la messa durante la quale saranno ricordati tutti i missionari uccisi nello svolgimento del loro ministero.
Federico Frighi


24/03/2012 Libertà

domenica 25 marzo 2012

Caritas di Piacenza-Bobbio modello in Italia

La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio fa scuola in Italia e in Europa. La struttura piacentina è stata scelta, tra le diocesi del Nord Italia, come sede del percorso di formazione base per i direttori delle Caritas.
Da domenica 25 a mercoledì 28 marzo cinquantacinque direttori provenienti da diocesi italiane e straniere visiteranno le strutture piacentine e ascolteranno progetti e esperienze locali.
«Sono molto orgoglioso della scelta di Piacenza-Bobbio - fa sapere il direttore piacentino Giuseppe Chiodaroli -. Vuol dire che il nostro lavoro al fianco degli ultimi è stato premiato. Una delle motivazioni della scelta di Piacenza-Bobbio è, tra l'altro, l'ottimo rapporto che la Caritas ha con il territorio locale». «Per noi sarà anche un utile momento di confronto - evidenzia - con le esperienze delle altre Caritas».
Direttori e operatori soggiorneranno nel centro pastorale della Bellotta, a Pontenure. Domenica pomeriggio 25 marzo sono previsti gli arrivi e, in serata, la visione del cortometraggio sui senza fissa dimora "Alla fine dei sogni" realizzato dalla Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio. Nella mattinata di lunedì 26 marzo, sempre alla Bellotta, il saluto del vescovo Gianni Ambrosio e la presentazione dello stato della diocesi a cura del vicario generale monsignor Giuseppe Illica. Nel pomeriggio la presentazione della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio da parte del direttore Giuseppe Chiodaroli, della presidente dell'Associazione Carmen Cammi, Anita Natali, e del presidente della Fondazione Caritas, Franco Milani. A seguire la presentazione dell'area Promozione Caritas con il suo responsabile Massimo Magnaschi ed Edina Rigolli. I direttori si trasferiranno poi nel Centro pastorale Scalabrini di Fiorenzuola e visiteranno la Caritas parrocchiale della cittadina valdardese. Martedì 27 marzo, in mattinata, la presentazione dell'area Promozione mondialità, con il responsabile Francesco Millione e Rita Casalini, e dell'area Promozione umana, con il responsabile Francesco Argirò e Cristina Marchi. Nel pomeriggio trasferimento a Piacenza per la visita alla Caritas di via Giordani, al dormitorio, al centro di ascolto, al punto di ascolto anziani e al centro il Samaritano. Poi la visita alla città con il saluto del sindaco Roberto Reggi e la messa in Sant'Antonino. Alle 18 e 45 un momento musicale in basilica con il gruppo folk Enerbia e, a seguire, la cena alla mensa della fraternità. Mercoledì 28 marzo, ultimo giorno di permanenza delle delegazioni a Piacenza, un momento di confronto con l'équipe della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio.
Federico Frighi


15/03/2012 Libertà

sabato 24 marzo 2012

Scelte coraggiose

Nomine, amministratori in Valtidone

Con Atto proprio di S. E. mons. Vescovo in data 19 marzo 2012 il M. R.
Bertuzzi don Giuseppe, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato
amministratore parrocchiale della parrocchia di San Martino Vescovo in Pieve
Stadera, Comune di Nibbiano, Provincia di Piacenza.
Con Atto proprio di S. E. mons. Vescovo in data 19 marzo 2012 il M. R.
Lazzarini don Luigi, mantenendo i precedenti incarichi, è stato nominato
amministratore parrocchiale della parrocchia di Sant’Anna in Tassara, Comune
di Nibbiano, Provincia di Piacenza.

venerdì 16 marzo 2012

Esmeralda, quando la violenza entra nei cuori

«Una tragedia frutto di un amore egoistico, una tragedia che ha segnato la coscienza di tutti. Noi, come comunità, intendiamo rinnovare il nostro impegno comune perchè la vita sia sempre rispettata in ogni modo, senza distinzione alcuna». Lo scalabriniano padre Gianmario Maffioletti ha un compito difficile nella chiesetta di San Carlo, la "bombonera" dei "latinos". Davanti ha quasi mille persone, molte rimaste fuori sul sagrato. La comunità ecuadoriana di Piacenza che piange la sua Esmeralda. L'omicidio passionale di lunedì mattina in via Calciati è ancora negli occhi e nei cuori.
Padre Mario, in lingua spagnola, si rivolge proprio a quei cuori. «Noi credenti, come credente era Esmeralda, devota alla Vergine del Cisne, preghiamo per la conversione dei nostri cuori, per vincere, con l'amore autentico, ogni forma di egoismo. Preghiamo il nostro Dio, per intercessione della Vergine del Cisne, che doni ai familiari di Esmeralda la forza della fede che alimenta la speranza positiva nel futuro». In prima fila ci sono Lorena, la sorella di Esmeralda, il fratello Jorge, arrivato solo ieri dalla Spagna, poco più in là la figlia sedicenne, che, a fine celebrazione, si sentirà male, vittima di un'emozione troppo forte da trattenere. Mamma non c'è. La bara con la salma è rimasta nella camera mortuaria perchè il magistrato deve ancora dare il nulla osta alla sepoltura.
Sull'altare c'è una foto di Esmeralda, con una camicetta a quadretti lilla, sorridente come era sempre e come qui la vogliono ricordare. Ma anche quella di un giovane, sullo sfondo di una nevicata. Un giovane che non c'è più e che è stato ucciso sabato in Ecuador in un atto violento. Aveva 23 anni e i suoi parenti sono qui, a Piacenza. «Piacenza e l'Ecuador sono uniti in una violenza che non conosce confini» annota padre Maffioletti.
Sono in tanti nel piccolo tempio di via Torta. Diversi italiani, amici della comunità ecuadoriana. In fondo alla chiesa, in disparte, anche l'assessore comunale Paolo Dosi con la moglie. Una presenza a titolo personale ma che evidenzia la vicinanza delle istituzioni alla comunità ecuadoriana di Piacenza.
«La nostra presenza qui, così numerosa, dà forza a noi che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo questa tragedia» continua lo scalabriniano nella sua omelia. Al fianco, oltre al superiore degli Scalabriniani, padre Gaetano Parolin e al confratello padre Gelmino Metrini, il vicario generale monsignor Giuseppe Illica e il parroco di San Francesco, don Giuseppe Frazzani.
«A nome del vescovo Gianni Ambrosio e della Chiesa piacentina - saluta, in italiano, il vicario generale - vi porgo la nostra solidarietà in questo momento di sofferenza. Vorrei assicurarvi che noi non abbiamo dubbi nell'accogliervi. Forse in giro trovate tanta diffidenza, ma vorrei garantirvi che non è la diffidenza della Chiesa, la Chiesa vi accoglie senza se e senza ma. Il dubbio è eventualmente il nostro peccato, la nostra incapacità di amarvi come vorremmo».
Cita le letture del giorno quando evidenzia che i «comandamenti sono stati dati al popolo di Dio per camminare insieme e vivere bene sotto l'ombra di Dio. Per vivere non momenti di sopraffazione o di violenza ma di pace». Un passaggio difficile il pensiero anche per l'assassino di Esmeralda. «Vorrei che pregassimo tutti - auspica il vicario generale - per il corpo di Esmeralda e anche di coloui che l'ha uccisa e si è ucciso, che pensassimo al corpo che risorge. L'ultima parola non ce l'ha la violenza e nemmeno la morte. Noi abbiamo la possibilità di accogliere la sfida di Gesù risorto dopo tre giorni. Come abbiamo amore per il corpo di Gesù donato per noi, così possiamo riconoscere la grandezza e il valore di ogni persona che incontriamo, anche fuori da questa chiesa».
Infine un pensiero al momento difficile di oggi, che sta inducendo diversi migranti ad abbandonare il loro sogno italiano e piacentino in particolare. «Le difficoltà economiche di questo momento non vi scoraggino e non ci scoraggino, perchè le sentiamo tutti - auspica monsignor Illica -, ma ci aiutino a diventare più fratelli, perchè di solito nel dolore e nella sofferenza è così. Non dobbiamo lasciarci spaventare dagli stipendi che si sono abbassati, dal lavoro che si è perso; questo non fa dire a noi di andarvene a casa perchè non c'è lavoro. Rimanete, lotteremo insieme, come abbiamo lottato prima, cercheremo di uscirne insieme, siamo ancora fratelli».
Federico Frighi


12/03/2012 Libertà

Berti, si apre il processo di beatificazione

Domenica 18 marzo si apre nella Cattedrale di Piacenza la fase diocesana del processo di beatificazione dell’on. Giuseppe Berti, nato nel 1899 e morto nel 1979. Alle ore 17.30 avrà luogo l’apertura del processo alla presenza del vescovo mons. Gianni Ambrosio; alle 18 seguiranno i vespri e alle 18.30 la messa presieduta dal Vescovo.
Uomo politico, deputato al Parlamento nella prima legislatura della Repubblica, docente al liceo Manin di Cremona, presidente dell’Azione Cattolica e delle Acli, ha lasciato un’eredità preziosa alla Chiesa e alla società piacentina.
A coordinare le iniziative legate all'avvio dell'iter di beatificazione è un comitato guidato da don Luigi Fornari, parroco di Sant’Anna a Piacenza, la comunità in cui ha vissuto Giuseppe Berti.
Alla parrocchia di via Scalabrini si deve anche il libro “Giuseppe Berti. Missionario della Carità di Cristo” che presenta diverse testimonianze sulla figura di Berti. L’opera viene così ad aggiungersi alla biografia a cura del prof. Fausto Fiorentini “Giuseppe Berti. Un laico a servizio della Chiesa” pubblicata nel 1999 dall’editrice che porta il nome dello stesso Berti.
Il libro “Giuseppe Berti. Missionario della Carità di Cristo” verrà dato in omaggio a chi partecipa alla celebrazione del 18 marzo in Cattedrale.
Postulatore della causa di beatificazione è don Luciano Ravetti, vicepostulatore è don Sergio Ziliani.

mercoledì 7 marzo 2012

Consigli per le offerte, volontari in corsia

Bancari, badanti part time, cassintegrati, disoccupati, pensionati sono alcuni degli aspiranti volontari che hanno risposto sì all'appello dell'Avo (Associazione volontari ospedalieri) e si sono presentati ieri pomeriggio alla prima lezione del corso di formazione nella biblioteca dell'ospedale Guglielmo da Saliceto. Al termine saranno in grado di portare conforto ai malati dell'ospedale di Piacenza senza essere di ostacolo a medici ed infermieri e con l'opportuna sensibilità in situazioni spesso difficili. Sono i "volontari del bicchier d'acqua" quelli che entrano in stanza con il camice bianco con il colletto azzurro e il tesserino Avo in bella vista, ti chiedono come stai, ti tengono compagnia, portandoti un poco di sollievo in un luogo in cui il tempo non passa più. Se occorre aiutano il personale durante pasti, magare solo per sbucciare la mela.
Sono una ventina le nuove leve che si sono presentate ieri. Tra queste Carmen, badante ma solo la mattina: «Ho i pomeriggi liberi e un'amica mi ha proposto di fare volontariato qui, mi sembra una bella cosa, tanto più che io già sono nell'ambiente». Josette, bancaria in pensione da tre anni, aveva voglia di fare qualche cosa per gli altri: «E' stato un caso se ho scelto l'Avo. Ho pensato che a scambiare quattro chiacchiere con una persona in ospedale, passarle un bicchier d'acqua, potevo essere capace anch'io. Così mi sono presentata». Chi diceva, come il vescovo Gianni Ambrosio - l'Avo piacentina nasce proprio da un'intuizione di un diacono della Chiesa di Piacenza-Bobbio, Nello Ziliani, frutto del sinodo diocesano del 1990 - che la crisi poteva essere anche una ricchezza non aveva tutti i torti. Roberto e Luciano ne sono l'esempio vivente. Cassintegrato il primo, disoccupato il secondo, hanno pensato che, invece di «stare a casa a girarsi i pollici», sarebbe stato più utile andare a dare una mano all'ospedale.
Attualmente sono circa 200 i volontari dell'Avo piacentina, di cui 30 a castelsangiovanni e 40 a Fiorenzuola. «Sono persone dai 50 anni in su - spiega la vice presidente Marisa Monticelli - ma si sta costituendo anche un nucleo di persone giovani, entrate grazie ad internet o ai banchetti di sensibilizzazione». A breve, come annuncia il presidente, il diacono Franco Zanetti, l'obiettivo è di aprire una sezione Avo anche all'ospedale di Bobbio, dove già operano, a titolo personale, due volontari. Ieri sera era relatore del primo incontro Francesco Benassi, presidente Avo dell'Emilia Romagna. In regione i volontari sono circa 2.200 anche se non tutti gli ospedali sono coperti. «In questo momento - osserva il presidente regionale - si assiste ad un proliferare di piccole associazioni di volontariato che si contendono i volontari. Noi siamo nati molti anni fa e nelle realtà in cui operiamo siano ben radicati. Il nostro compito è quello di umanizzare l'ospedale, una mission fondamentale in un'epoca dominata dalla solitudine sociale e dalla crisi dove, a volte, gli anziani vengono depositati in corsia e lasciati soli».