mercoledì 31 ottobre 2012

Santissima Trinità, un concerto salva-vita

Un concerto per finanziare due defibrillatori per la parrocchia della Santissima Trinità. Uno dei due macchinari salva-vita, in particolare, sarà posto al servizio del nuovo grande oratorio che ingloba un campo da calcetto di dimensioni regolamentari, adatto anche a competizioni nazionali, più un campo da volley e da basket. La parrocchia della Santissima Trinità, con le sue 13mila persone, è sicuramente la più popolosa della città e, per certi versi, anche la più importante di tutta la diocesi di Piacenza-Bobbio. Nella chiesa di viale Dante hanno sede le comunità neocatecumenali. Attualmente sono diciannove, per un totale di circa 900 persone. «Facendo un calcolo approssimativo ma molto vicino alla realtà, in tutte le realtà della parrocchia, messe comprese, passano oltre duemila persone alla settimana» spiega il vice parroco don Valerio Picchioni. «Ecco perchè riteniamo che la presenza dei defibrillatori sia importante - evidenzia -. Di Progetto Vita, che ringraziamo, abbiamo condiviso l'attenzione e la sensibilità per la persona umana».


Nel consiglio di amministrazione di Progetto Vita - la rete piacentina dei defibrillatori, fondata nel 1998 dal professor Alessandro Capucci - c'è Salvatore Mancuso, parrocchiano storico della Trinità. «Avevamo parlato dell'esigenza dei defibrillatori con monsignor Riccardo Alessandrini - ricorda -, oggi possiamo dire di aver raggiunto l'obiettivo». Lunedì 5 sera si terrà il corso (di un paio d'ore) per imparare ad usare la macchina salva-vita. In tutta la provincia di Piacenza, dal 1998, sono state salvate 84 persone da infarto fulminante. L'ultima una donna di 95 anni, pochi giorni fa. Diecimila sono le persone istruite ad utilizzare il defibrillatore semiautomatico. Oltre 400 i defibrillatori su tutto il territorio piacentino.

Ad organizzare la serata di sabato 3 novembre (al President, ore 20 e 30) Danilo Anelli, presidente della Famiglia Piasinteina, sodalizio che ha la direzione artistica del teatro President. «Il nostro obiettivo - sottolinea Anelli - è la sensibilizzazione dell'opinione pubblica piacentina verso il prezioso lavoro delle nostre associazioni di volontariato che spesso fanno fatica senza aiuti esterni». Il concerto vedrà protagonista il gruppo musicale "I viaggiatori per caso", composto da Roberto Santagostino alla voce (imprenditore, titolare di un'azienda distribuzione stampa), dall'ingegner Gianfranco Pastorelli, alla chitarra e alla voce (dirigente di un'azienda lavorazione carni) e dal professor Maurizio Malorni, flauto, saxofono tenore e soprano, clarinetto (ex insegnante, manager nel ramo assicurativo). Tre amici, accomunati dalla passione per la musica, che un giorno decidono di intraprendere un viaggio musicale attraverso cinquanta anni di musica leggera italiana e che verrà proposto nella serata. «Abbiamo deciso di dare una mano a titolo completamente gratuito - evidenza Santagostino -. Lo Stato toglie 4 miliardi di euro per i defibrillatori, il privato viene in aiuto». «Ci auguriamo di poter trasmettere al pubblico - conclude Pastorelli - le stesse emozioni che proviamo noi cantando e suonando». I biglietti del concerto si trovano al Bar Anspi di via Manfredi 30 e alla Famiglia Piasinteina.

Federico Frighi

27/10/2012 Libertà



martedì 30 ottobre 2012

Cives e l'inevitabile cambiamento

E' dedicata al cambiamento, definito "inevitabile" la nuova edizione di Cives, il Corso di formazione promosso da diocesi di Piacenza-Bobbio e Università Cattolica del Sacro Cuore. In dodici anni di vita ha visto la partecipazione di circa 250 persone, di ogni estrazione e di ogni età, tutte desiderose di comprendere i grandi temi attuali della società con un occhio critico e più informato. La prolusione di questa sorta di università civica sarà tenuta dall'arcivescovo anti ‘ndrangheta Giancarlo Maria Bregantini, già a capo della diocesi di Locri-Gerace e oggi di quella di Campobasso-Boiano. L'appuntamento è per la serata di giovedì 15 novembre, alle ore 20 e 30, all'Università Cattolica, nel primo dei due unici incontri aperti a tutta la cittadinanza (la frequenza ordinaria è riservata agli iscritti).

«Cives è ormai diventato un fiore all'occhiello della nostra diocesi raggiungendo la dodicesima edizione - osserva Massimo Magnaschi, responsabile dell'Ufficio di pastorale del lavoro, nella presentazione di ieri mattina a Punto Incontro -. Tra l'altro non abbiamo fatto fatica a trovare il tema di quest'anno, vista la grande e sentita esigenza di un cambiamento. Ma assieme alle cose da cambiare abbiamo voluto fare un passo in più indicando come cambiare». Il tema del Corso 2012-2013 è appunto "L'inevitabile cambiamento" e si strutturerà in due parti. Dal 23 novembre al 25 gennaio "Le cose da cambiare", nei vari ambiti: il lavoro, gli stili di vita, la comunicazione, la città, la giustizia, l'arte e la cultura, la Chiesa. Dall'8 febbraio al 15 marzo i suggerimenti su Come cambiare. Dunque i giovani e la democrazia, l'impresa e il lavoro, l'impostazione filosofica del cambiamento, la politica e la città, i lavori di gruppo con le varie simulazioni.
In chiusura il secondo incontro pubblico - il 22 marzo - con le proposte alla città.
«L'esperienza di Cives è nata ed è rimasta come come uno spazio di formazione civico libero e senza condizionamenti - evidenzia Giovanni Groppi, del coordinamento scientifico - promosso dalla diocesi di Piacenza-Bobbio (con il vescovo Luciano Monari e continuato dal vescovo Gianni Ambrosio, ndr.), e dall'Università Cattolica del Sacro Cuore, garanzia della rigorosità dei contenuti. Se dopo 12 anni siamo ancora qui vuol dire che Cives è divenuto un patrimonio del territorio».
Il corso di formazione è stato organizzato anche per il 2012-13 da un coordinamento scientifico formato, oltre che da Magnaschi e Groppi, da Raffaele Ciociola, Enrico Corti, Enrico Garlaschelli, Paolo Rizzi, monsignor Eliseo Segalini. Quest'anno, per la prima volta, nella programmazione sono state coivolte le scuole: i licei Respighi e Colombini.
Immagine simbolo dell'anno accademico 2012-2013 la "figura di donna", di Bruno Cassinari. «Un dipinto - viene spiegato - che ben mostra il cambiamento del volto femminile che si trasforma da un aspetto vistoso, con rossetto e trucco pesante, a un'immagine sobria e serena».

Federico Frighi

26/10/2012 Libertà



lunedì 29 ottobre 2012

Malati di videogiochi, dal tunnel si esce

Una vecchina ricurva sotto il peso degli anni e della vita che fa tenerezza se la vedi in giro. Sembra un personaggio simbolo delle nuove povertà, invece, più probabilmente, è solo una vittima delle nuove dipendenze. Quelle del gioco e delle macchinette di bar, novelle slot machine. «E' entrata nel mio negozio in punta di piedi - spiega Maurizio Lanzoni - e, scusandosi, per il disturbo ha chiesto se potevo darle dieci euro». Il marito l'aveva appena chiamata al telefonino da Fidenza - il racconto - dove era stato coinvolto in un incidente stradale. I soldi le servivano per prendere il treno e racarsi subito da lui in ospedale. «L'ho aiutata e mi sono anche offerto di portarla in stazione - continua -. Inizialmente non voleva, ma alla fine ha dovuto accettare, seppur stranamente a malincuore, dietro le insistenze dei miei clienti». La città parla e la stessa signora, si è scoperto poi, con la medesima richiesta e la medesima storia si era recata in quei giorni da altri commercianti del centro storico. C'è chi sostiene di averla vista alle macchinette di un bar intenta a giocare i soldi raccolti.

Un passatempo del quale è facile perdere il controllo. A spiegarlo è il dottor Maurizio Avanzi, del Sert di Cortemaggiore, specializzato nelle dipendenze da gioco d'azzardo con competenza su tutta la provincia. «Vista la diffusione capillare dei giochi d'azzado legali le persone iniziano a giocare - osserva - rassicurate dal fatto che sono appunto legali, con lo Stato che ci mette la faccia». «Le persone che vincono - evidenzia - pensano di aver trovato un modo facile per risolvere un problema economico, magari amplificato in un momento di crisi come questo. Le vincite piccole ma intermittenti si insinuano nel cervello e fanno pensare che ti più capitare ancora e ti viene voglia di continuare. Quando poi cominci ad avere debiti, il pensiero è "smetterò, ma prima devo recuperare i soldi persi". Invece ci si indebita sempre di più. L'80 per cento dei nostri pazienti ha il problema della slot machine».
Quando si perde il controllo si diventa giocatori d'azzardo patologici e si inizia a mentire fino a quando un familiare non se ne accorge. «Più tardi si è scoperti più è difficile tornare indietro - dice ancora Avanzi -. Il messaggio che ci tengo a far passare, tuttavia, è che le cure sono possibili anche per chi si è molto indebitato. Noi stiamo cominciando ad avere una grossa mano dagli avvocati della Federconsumatori». Al Sert di Cortemaggiore affluiscono circa 7 nuovi casi al mese: «Cominciamo ad avere una richiesta pari a quella degli alcolisti e quest'anno i nuovi accessi sono aumentati del 50 per cento, con cento casi attualmente in cura».

Federico Frighi

24/10/2012 Libertà



















domenica 28 ottobre 2012

Gmg 2013, anche il vescovo in Brasile

Ci saranno anche i giovani della diocesi di Piacenza-Bobbio alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà nel luglio del 2013 in Brasile, a Rio de Janeiro. Iniziano questa settimana le iscrizioni vere e proprie all'ufficio di Pastorale giovanile nella curia di Piacenza, dopo un lungo lavoro di verifiche e programmazione.


«La diocesi ha deciso di fare questa esperienza che sta diventando sempre più importante per i giovani - evidenzia il vicario generale, monsignor Giuseppe Illica - e che in Brasile assume un significato particolare per la presenza delle missioni piacentine fin dal 1964». Ad accompagnare il gruppo sarà lo stesso vescovo Gianni Ambrosio, che già lo scorso anno visse con i piacentini, la Gmg di Madrid, assieme a don Paolo Cignatta, responsabile della Pastorale Giovanile.

Sarà un po' come ritornare alle origini della storia moderna della Chiesa piacentino-bobbiese con la scelta missionaria post Concilio Vaticano II. Nel 1964, su invito del Papa, che chiede di collaborare con le Chiese dell'America Latina, rilanciando l'Enciclica "Fidei Donum", scritta per l'Africa, due sacerdoti piacentini, don Giuseppe Castelli e don Pietro Callegari, si mettono al servizio, il primo della chiesa di Guamà, nel Parà, in Brasile, ed il secondo della chiesa di Ciudad de Guatemala, in Guatemala. Da allora è iniziata una storia missionaria che continua ancora oggi.

Il Brasile è stato scelto da Benedetto XVI come paese ospitante la ventottesima Giornata mondiale della gioventù (Gmg) e l'annuncio della città di Rio de Janeiro è stato dato dallo stesso pontefice al termine della Gmg del 2011 a Madrid. In quell'occasione i giovani piacentini erano in oltre 500 alla veglia finale nell'aeroporto militare di Cuatro Vientos. L'anno prossimo saranno necessariamente molti meno. La distanza e soprattutto il prezzo del viaggio (circa 2.500 euro) pesano sulle tasche delle famiglie in un periodo di crisi economica. Nel 2008, in occasione della Gmg australiana, a Melbourne e a Sydney, volarono con la Pastorale giovanile diocesana una quarantina di piacentini. A questi vanno poi aggiunti gli aderenti alle comunità neocatecumenali con modalità partecipative diverse. L'obiettivo, per la Pastorale giovanile diocesana, è quello di replicare i numeri del 2008, pur tenendo conto della situazione di forte crisi economica allora non così evidente. La proposta brasiliana prevede l'esperienza missionaria a Picos, dal 14 al 20 luglio 2013, città con la quale Piacenza sarà ufficialmente gemellata. I giovani verranno accolti in strutture del centro parrocchiale San Francesco. Poi il trasferimento in aereo a Rio de Janeiro dove dal 23 al 28 luglio si terranno le giornate ufficiali con le catechesi dei vescovi e la grande veglia con papa Benedetto XVI. Subito dopo il ritorno in Italia. "Andate e fate discepoli tutti i popoli" (Mt 28,19) lo slogan scelto per Rio 2013.

Federico Frighi





23/10/2012 Libertà



venerdì 26 ottobre 2012

Il samaritano, dai militari alla Caritas

(fri) Dove c'era un'officina per automezzi militari ora c'è l'officina delle "quattro esse": sostenibilità, saperi, solidarietà e sobrietà. Con l'inaugurazione del terzo capannone pertinenza dell'ex caserma Cantore si completa il centro Il Samaritano della Caritas diocesana. «Vuole essere un luogo in cui ospitare anche i giovani delle parrocchie e delle scuole per far toccare con mano che cosa vuol dire lo spreco ed educare ad uno stile di vita sobrio, solidale e sostenibile» spiega il direttore Caritas, il diacono Giuseppe Chiodaroli. «Pur trovandoci in una situazione in cui aumentano i poveri - evidenzia - questa è un'occasione per guardare al domani con gli occhi della fede e della speranza».


Il nuovo edificio è suddiviso su due piani: al primo un ampio salone destinato a incontri, celebrazioni e conferenze decorato dal pittore Franco Corradini. Attiguo è il locale, dotato di servizi e cucina, destinato alla convivialità. Al piano terra il salone che ospiterà le Vetrine solidali, iniziativa di recupero e valorizzazione benefica di quanto donato alla Caritas. Nell'altra sala, con il soffitto a volta, laboratori di riparazione, piccolo mobilio, sartoria e altre iniziative improntate al recupero di capacità lavorative. L'intero centro ha una estensione complessiva di circa 1.700 metri quadrati: 800 al coperto (i tre edifici) e circa 900 di cortile e giardino.





14/10/2012 Libertà

giovedì 25 ottobre 2012

Il Samaritano, l'università della carità

Una scuola di carità per la comunità piacentina. E' il senso del centro "Il Samaritano" inaugurato ieri mattina in via Giordani nell'apertura delle celebrazioni per il 40° della Caritas, fatta coincidere con il convegno annuale delle trenta Caritas parrocchiali e dei cento gruppi Caritas della diocesi di Piacenza-Bobbio. Un piccolo esercito della solidarietà al quale nel ricco ed impegnativo 2012-2013 (quarantesimo della Caritas, cinquantesimo del Concilio Vaticano II, Anno della fede) è affidato un compito particolare.


Lo evidenzia il vescovo Gianni Ambrosio, dopo aver tagliato il nastro alla presenza della co-fondatrice (assieme al marito Umberto recentemente scomparso) della Caritas di Piacenza, Giulia Vaciago Chiappini. «La fede - dice citando San Paolo - diventa toccabile e vivibile proprio con il gesto della carità. La fede non è un'idea bella su Dio e sul mondo, è un atteggiamento fondamentale che coglie il cuore dell'uomo. Se accogliamo la carità di Dio in noi, allora diventiamo operatori di carità verso i nostri fratelli». Così «il centro Il Samaritano rappresenta un aiuto concreto alla carità. Questi locali sono stati rinnovati in modo bello per aiutare le persone a trovare il vestito e il pane di cui hanno bisogno». Ci sono il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, il presidente della provincia Massimo Trespidi, i volontari, i rappresentanti delle Caritas parrocchiali.

«E' stato Paolo VI a volere questa forma più organizzata di carità all'interno della Chiesa - osserva Ambrosio -. Penso che abbia aiutato tutta la Chiesa a svolgere la sua missione di luce e di speranza. Il gesto di carità, concreto e quotidiano, aiuta a riprendere il cammino e a ritrovare anche quella fiducia che magari rischia di essere abbandonata». «Questi quarant'anni di Caritas sono figli del Concilio - evidenzia poi monsignor Giancarlo Perego, direttore nazionale di Migrantes - che ha ripensato in maniera nuova il rapporto tra la Chiesa e il mondo. Vorrei sottolineare l'importanza di un legame stretto della Caritas con la realtà ecclesiale, siamo espressione di una Chiesa in cui tutti sono responsabili di tutto». Questa responsabilità diffusa, prosegue, ci deve riportare anche «ad un rapporto nuovo con la città, una città segnata dalla corruzione, dall'individualismo, dalla crisi economica ma anche sociale, dalla diversità. Le risorse da mettere in campo sono le relazioni, i centri d'ascolto, la non violenza in una città che oggi vede tre milioni di persone avere in tutta Italia un'arma in casa, una Caritas che rilegge il senso del globale non solo attraverso progetti di cooperazione internazionale, ma di cooperazione decentrata visto che abbiamo 5 milioni di immigrati nel nostro Paese, provenienti da 198 nazioni del mondo». Ancora: «Serve una Caritas che ripensi agli stili di vita con l'attenzione alla condivisione, alla solidarietà, alla costruzione di una serie gesti (dalla famiglia alla scuola al lavoro) che siano veramente alternativi a quella che è la proposta all'interno della nostra città».

«Oggi - evidenzia - c'è una delega alla Caritas, una delega che nasce dagli stili di vita borghesi. Ecco perchè la Caritas deve ritornare ad una funzione pedagogica ma all'interno ad un contesto mutato rispetto ai tempi del Concilio, un contesto che chiede anche, ad esempio, la denuncia, uno degli elementi importanti su cui lavorare».

Il Samaritano serve proprio a questo. «La Caritas ha una prevalente funzione educativa - evidenzia il suo direttore, Giuseppe Chiodaroli -. Quella di animare la comunità cristiana e il territorio sul tema dell'amore, della carità, della fraternità, delle relazioni con l'attenzione ai poveri».

Federico Frighi

14/10/2012 Libertà

mercoledì 24 ottobre 2012

Don Corazzina: Africa scuola di relazioni


(fri) «L'Africa è una scuola di relazioni». A sostenerlo è don Fabio Corazzina, bresciano, coordinatore nazionale di "Pax Christi". Il suo intervento verte attorno ad una filosofia, quella del concetto dell'Ubuntu, una visione antropologica e sociale. «L'Africa non solo ha bisogno di noi ma noi abbiamo bisogno di imparare dall'Africa, dagli africani» evidenzia don Corazzina. Cita Desmond Tutu, arcivescovo anglicano, Nobel per la pace, quando osserva che l'uomo occidentale è identificabile dal "cogito ergo sum, mentre noi africani siamo ubuntu". «Un concetto - evidenzia don Corazzina - che non è traducibile se non nell'esperienza. Io esisto solo se sono in grado di creare relazioni con gli altri e tutte le volte che il mio gesto, il mio pensiero ferisce l'altro, ferisco me stesso. Ecco che l'Africa con la sua tradizione ci aiuta a guardare la realtà». «Il nostro approccio all'Africa - prosegue - credo sia molto debitorio, una sorta di riparazione di un torto commesso, con una visione anche profondamente negativa di questa gente che si è lasciata depredare». La questione, tuttavia, non deve essere relegata solo al periodo coloniale ma anche e soprattutto «allo sfruttamento di oggi con la gestione del mercato delle materie prime».
«L'italia ha un sacco di gruppi che aiutano - osserva - ma non si fanno mai i conti con i grandi rapporti economici che il nostro Paese ha con l'Africa. Ricordo che siamo il secondo produttore di armi leggere al mondo, con il comparto Beretta. Se uno va in Africa per un progetto deve avere ben presente anche la storia di oggi».

21/10/2012 Libertà



martedì 23 ottobre 2012

Ambrosio: insieme per aiutare l'Africa

Sono 64 le realtà piacentine che, con modalità varie, si occupano dell'Africa nel mondo del volontariato e della cooperazione internazionale. A metterlo in luce è il convegno "Piacenza for Africa" andato in scena ieri pomeriggio all'Università Cattolica, organizzato da Africa Mission e Centro missionario diocesano.


«Mi auguro che questo incontro sia l'inizio di un cammino importante che attesti l'impegno di solidarietà e di evangelizzazione di Piacenza per l'Africa» è l'auspicio del vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, in apertura dei lavori. «Possiamo unire le vostre forze, nel rispetto della specificità di ciascuno, anche perchè forse ci sono bisogni che solo insieme possiamo affrontare» evidenzia ancora il presule prima del saluto del sindaco Paolo Dosi e degli interventi delle tante realtà presenti. Non tutte e 64, come fa rilevare Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission-Cooperazione e Sviluppo: «Abbiamo ricevuto una risposta da circa il 50% e solo 15 gruppi hanno inviato i dati richiesti prima del convegno».

Secondo la ricerca di Africa Mission, il 90% delle associazioni sono nate nel territorio piacentino: il 24% negli anni Settanta, il 18 negli anni Novanta e il 59 negli anni Duemila. Le varie realtà sono per il 58% associazioni e per il 42% parrocchie, gruppi parrocchiali e istituti religiosi. Da notare che l'86% del totale delle realtà che opera per l'Africa, a Piacenza, è legato alla Chiesa cattolica piacentina, mentre il 14% è laico.

Ben 344 sono i volontari impegnati in attività di sensibilizzazione e raccolta fondi a Piacenza e 182 coloro che hanno fatto un'esperienza diretta in Africa.

I progetti, portati avanti attualmente da 40 realtà, sono 80 in 17 stati diversi (Burkina Faso, Burundi, Camerun, Congo, Eritrea, Etiopia, Kenia, Mali, Marocco, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda).

Sul fronte dei progetti, di 67 su 80 si hanno informazioni. La maggior parte è rivolta verso il settore della sanità (19%), seguito da istruzione ed educazione (16%), socio-educativo (15%), agricoltura, sviluppo rurale e zootecnia, supporto alle realtà locali e acqua (10%). Poi sostegno a distanza, diritti e pari opportunità. Ultima l'emergenza (4%).

I beneficiari dei progetti sono per il 46% la popolazione in generale, per il 28% i bambini, per il 10 % i giovani, poi le donne (4%), le famiglie (4%), i detenuti e i profughi (3%).

Oltre ai promotori (Africa Mission e Centro missionario) sono intervenuti, per presentare la loro attività le associazioni "Amici di Lengesim", "Padre Antonino Magnani", "Mamme della Speranza onlus", "Kanagà 2000", "Overseas", "Piccoli al centro", "Michele Isubaleu onlus", "Gocce d'acqua per il Congo", Gruppo missionario Fatima, Gruppo volontari di Emergency, "Alì 2000 onlus", "Avè", "William Bottigelli", "Mondo aperto", "Valeria Tonna onlus" e Caritas diocesana, "Progetto mondo MLAL", l'istituto comprensivo di Rivergaro (scuole primarie di Quarto e Niviano), la parrocchia di Roveleto, le suore di monsignor Torta, il medico piacentino Eugenio Ferri del Movimento dei Focolari e la Facoltà di Agraria della Cattolica, che ha presentato due interventi promossi nel continente africano. Sono stati illustrati, inoltre, i progetti "In viaggio con Erodoto" e "Kamlalaf". In chiusura la riflessione di Paolo Rizzi (direttore del Laboratorio di economia locale in Cattolica) sulla globalizzazione per l'Africa

Federico Frighi


21/10/2012 Libertà



lunedì 22 ottobre 2012

Un piacentino per la Misericordia d'Emilia

Spetterà ad un piacentino coordinare le Misericordie di tutta l'Emilia. In tempi di dibattito sul trasferimento del 118, sull'accorpamento delle province, finalmente una buona notizia. Un incarico importante per Rino Buratti che suona come un riconoscimento nei confronti del lavoro svolto dai volontari piacentini della locale Misericordia. Sessantaquattro anni, pensionato, ex carrozziere a Montale, Buratti è governatore della Misericordia di Piacenza dal 2007. La sua nomina a coordinatore regionale si colloca nell'ambito di un progetto di rinnovamento delle Misericordie partito a febbraio a Calenzano con l'approvazione del nuovo statuto, proseguito poi a giugno a Roma con l'elezione del nuovo presidente nazionale e del relativo consiglio confederale. Il rinnovamento, voluto a grande maggioranza dalle Misericordie d'Italia e spinto a gran forza dalla Chiesa cattolica che nell'associazione ha un ruolo fondamentale, porterà ad una grande autonomia delle singole regioni dove le Misericordie avranno un proprio consiglio confederale.


«La mia nomina a questo incarico - spiega Buratti - è un segno di riconoscenza e di stima verso la Misericordia di Piacenza da parte delle altre Misericordie emiliane anche se noi siamo giovani ed appunto facciamo parte di diritto di questo rinnovamento».

In tutta la regione Emilia Romagna sono in questo momento attive 17 Confraternite della Misericordia. Una a Bologna, tre in provincia di Ravenna (Valconca, Casola Valsenio e Castelbolognese), due in provincia di Modena (Modena città e Pievepelago), una a Ferrara, la Misericordia di Piacenza, nove in provincia di Forlì-Cesena (Alfero, Balze, Galeata, Modigliana, Premilcuore, Rocca San Casciano, San Benedetto in Alpe, Roncofreddo, Forlì) e una in provincia di Rimini (Saludecio). Buratti avrà il compito di coordinare le Misericordie emiliane ovvero, oltre a quella di Piacenza, Bologna, Modena, Ferrara e anche Ravenna.

La Misericordia di Piacenza, dal Natale del 2011, ha sede nel Centro Polifunzionale della Besurica, accanto alla chiesa di San Vittore. Attualmente sono una settantina i confratelli di cui attivi una quarantina. Tutti volontari. Con due ambulanze, due pullmini, un'automedica e un ambulatorio di medicina generale per prelievi e iniezioni (non ancora in funzione), sono stati inseriti tra le 69 opere di carità della diocesi di Piacenza-Bobbio. L'ambulatorio della Besurica è il primo obiettivo nella lista della Misericordia piacentina. «Pensiamo di farlo partire all'inizio del 2013 - guarda il calendario Buratti - quando saremo pronti con le certificazioni chieste dal Comune di Piacenza».

La Confederazione, a livello nazionale, riunisce oggi oltre 700 confraternite, alle quali aderiscono circa 670.000 iscritti, dei quali oltre centomila sono impegnati permanentemente in opere di carità (i confratelli cosiddetti "attivi"). Sono diffuse in tutta la Penisola e la loro azione è diretta, da sempre, a soccorrere chi si trova nel bisogno e nella sofferenza, con ogni forma di aiuto possibile, sia materiale che morale.

Federico Frighi


20/10/2012 Libertà



Aperto in diocesi l'anno della fede

In una cattedrale gremita di fedeli e con una solenne cerimonia densa di simboli, concelebrata dal clero assieme al vescovo Gianni Ambrosio, si apre l'Anno delle fede nella diocesi di Piacenza-Bobbio. Si apre con una coincidenza particolare, la festa della dedicazione della cattedrale di Piacenza. «Le pietre dell'edificio chiesa e le pietre vive di questa comunità si intrecciano e ci richiamano alle grandi cose che Dio compie nella storia umana grazie agli uomini di fede» evidenzia il vescovo durante la solenne omelia. La processione iniziale, a cui prendono parte anche i 36 delegati laici delle Unità pastorali, varca in silenzio la soglia della porta principale del Duomo di Piacenza, la "porta fidei" della diocesi. Accolta all'interno della cattedrale dalla litania dei santi, eseguita da una formazione dei diversi cori della diocesi diretta da Anna Solinas e Paola Gandolfi (all'organo il maestro Gabriele Barbieri). Accanto al vescovo, il vicario generale monsignor Giuseppe Illica e il vicario episcopale monsignor Giuseppe Busani.


Il vescovo Ambrosio fa inizialmente memoria del sacramento del battesimo, partenza del cammino della fede di ogni persona. Nell'omelia richiama la prima lettura con Salomone e le braccia alzate verso il cielo. «Raffigura bene la missione della Chiesa - evidenzia il vescovo -, la vita di fede è vita di preghiera e le mani alzate verso il cielo aiutano ad alzare lo sguardo ed a prendere coscienza che Dio è nei cieli ed è quaggiù sulla terra». Ancora: «La preghiera ci fa conoscere la presenza di Dio ovunque e Gesù Cristo è il fondamento della nostra fede. Accogliamo dunque l'Anno della fede con le mani rivolte al cielo». Le mani rivolte verso il cielo, tuttavia, non sono sufficienti se non sono accompagnate da un atteggiamento auspicato dal beato papa Carol Wojtyla nella sua omelia ad inizio di pontificato. Il vescovo Ambrosio lo richiama per i fedeli di Piacenza-Bobbio. «Risuona per noi ancora una volta il messaggio del beato Giovanni Paolo II: "Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo". Questo memorabile messaggio vi è la traduzione concreta del Concilio».

Dopo l'omelia, prima della professione di fede, il vescovo compie la cosiddetta "traditio", la consegna del Credo nella versione del Simbolo apostolico ai delegati laici delle Unità pastorali accompagnati dai rispettivi sacerdoti moderatori. Contemporaneamente i diaconi distribuiscono copia del testo a tutta l'assemblea. La sottolineatura del Credo, lo ricordiamo, risponde all'invito del Papa a riscoprire la fede contenuta nel motu proprio "Porta fidei" con il quale Benedetto XVI ha indetto l'Anno della fede, in contemporanea con i 50 anni dell'apertura del Concilio Vaticano II e con i 20 anni della diffusione del Catechismo della Chiesa cattolica. Al termine della messa la recita della preghiera a "Maria Ianua Coeli" dinanzi alla Madonna del Popolo. L'Anno della fede si chiuderà il 24 novembre del 2013

Federico Frighi


15/10/2012 Libertà



domenica 21 ottobre 2012

Don Cavalli a Sarmato

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 16 ottobre 2012 il M. R. Cavalli don Silvio, finora parroco di Calendasco PC, lasciando i precedenti incarichi, è stato nominato parroco della parrocchia di Santa Maria Assunta in Sarmato, Provincia di Piacenza, resasi vacante in seguito a trasferimento ad altro ufficio dell’ultimo titolare il M.R. Barbattini don Guerrino.








domenica 14 ottobre 2012

Morto don Giuseppe Ferrari, ex parroco di Podenzano

E’ morto questa mattina, domenica 14 ottobre, all’ospedale civile di Piacenza, dopo lunga malattia, don Giuseppe Ferrari, già parroco di Podenzano e ultimamente residente alla Casa del clero di Piacenza. I funerali verranno celebrati mercoledì prossimo, alle ore 15, a Bedonia, nel santuario mariano del centro parmense. Il rito sarà presieduto da un delegato del Vescovo essendo mons. Gianni Ambrosio fuori Piacenza per motivi del suo ministero. Domani sera, lunedì, alle ore 17, un S.Rosario sarà recitato nella camera mortuaria dell’ospedale. Martedì alle ore 20,30, una S.Messa sarà celebrata a Podenzano, alla stessa ora il S. Rosario sarà recitato nel santuario di Bedonia e nella chiesa parrocchiale di Farini d’Olmo, dove don Ferrari è stato parroco.


Don Giuseppe Ferrari è nato a San Vincenzo di Borgotaro il 15 settembre 1933 ed ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 30 maggio 1956. Ha iniziato il proprio servizio pastorale come curato a Bedonia, quindi il 1° maggio 1974 è stato nominato parroco di Farini d’Olmo; il 14 luglio 1994 ha ricevuto la nomina di parroco in solido moderatore della parrocchia di Podenzano, incarico a cui ha rinunciato per motivi di salute il 15 settembre2008 per ritirarsi alla Casa del clero di Piacenza.

sabato 13 ottobre 2012

Don Barbattini in Santa Teresa

Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 10 ottobre 2012 il M. R. Barbattini don Guerrino, finora parroco di Sarmato PC, lasciando i precedenti incarichi, è stato nominato prevosto della parrocchia di Santa Teresa in Piacenza, resasi vacante in seguito a trasferimento ad altro ufficio da parte dell’ultimo titolare il M.R. Chiesa mons. Luigi.


Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 10 ottobre 2012 il M.R. Vincini mons. Gianni, vicario episcopale territoriale e parroco di Fiorenzuola d’Arda PC, è stato nominato amministratore parrocchiale della parrocchia dei S.S. Gervaso e Protaso in San Protaso, Comune di Fiorenzuola, Provincia di Piacenza, in seguito a decreto di inabilità nei confronti dell’ultimo titolare il M.R. Carini don Antonio.

Piacenza,
dalla Curia di Piacenza,

12 ottobre 2012



venerdì 12 ottobre 2012

Piesse, una storia di accoglienza

(fri) Cinquant'anni di accoglienza nella parrocchia del Preziosissimo Sangue fissati in filmato di venti minuti. E' stato presentato l'altra sera nell'oratorio di via Zanella il Dvd che la parrocchia ha voluto all'interno delle iniziative per il cinquantesimo anniversario della fondazione. Il Dvd - ne sono state stampate 500 copie a disposizione nella segreteria parrocchiale - è stato realizzato da una squadra di sei ragazzi del gruppo di quarta e quinta superiore: Anjan Maserati, Alessadro Morsia, Luca Pampurini, Simone Staboli, Federica Savinelli, Marta Iannone; guidati da tre educatori: Gianluca Bariola, Elisa Ghiadoni e Paolo Bartoletti; diretti da un regista e montatore: Andrea Roda; con la supervisione dei due parroci: don Umberto Ferdenzi e don Federico Tagliaferri.


Questi gli autori. Il cast vede la partecipazione di decine di parrocchiani di oggi e di ieri. «Abbiamo iniziato le riprese ad ottobre dello scorso anno - racconta Bariola - ed abbiamo incontrato praticamente tutte le fasce di età della popolazione parrocchiale. Le abbiamo invitate a cena e al termine intervistate su come si sono sentite accolte qui al Preziosissimo Sangue». Nel filmato anche immagini che documentano le vacanze a Mariano negli anni Sessanta e Settanta con i giovani di un tempo. Poi le interviste fuori dalla chiesa e a casa della gente. Un lavoro enorme di oltre dieci ore di filmati che rimarranno a disposizione degli archivi parrocchiali. Il Dvd, per ragioni di sintesi, racchiude tutto in circa venti minuti di documentario filmato.

La seconda parte è invece fotografica. Nello strumento digitale sono state inserite anche alcune centinaia di foto delle migliaia raccolte nel lavoro di documentazione storica di questi cinquant'anni di Preziosissimo Sangue. Una piccola parte sono state stampate in carta fotografica e sono visibili nella mostra attualmente aperta in parrocchia.

Le manifestazioni per il Cinquantesimo continuano. Questa domenica, dalle ore 16, nell'oratorio di via Zanella si terrà il Preziosino d'oro. Una sorta di Zecchino d'oro con i canti e i giochi dei bambini. Giovedì 11 ottobre, cinquantesimo dell'apertura del Concilio Vaticano II, alle ore 21, al Preziosissimo Sangue parlerà l'ex vescovo di Piacenza-Bobbio Luciano Monari, oggi vescovo di Brescia. Tema dell'incontro pubblico: "Cinquant'anni di Concilio, cinquant'anni di parrocchia, quale futuro per la comunità del Preziosissimo Sangue».


04/10/2012 Libertà

giovedì 11 ottobre 2012

Piesse, la route del Cinquantesimo

La route del Cinquantesimo della parrocchia - non del cinquantesimo del gruppo scout che si terrà tra due anni - per gli scout del Preziossimo Sangue ha avuto come scenario le alte cime delle Alpi tirolesi e svizzere, percorse, per una volta, in sella alle due ruote. La route, "strada" dal francese, è una componente fondamentale dell'esperienza Agesci, un particolare campeggio estivo, caratterizzato da un cammino fisico e spirituale.

«Nella strada che si fa vediamo la metafora della vita - spiega don Federico Tagliaferri, che con don Umberto Ferdenzi guida la parrocchia di via Zanella -; durante il cammino accadono tante cose, le necessità che si creano, il farsi carico degli altri, lo zaino sulle spalle, il costruire la tenda che è il luogo in cui si fa rifugio, la conoscenza degli altri; abbiamo sperimentato che la strada è il luogo dove si forma la comunità. Tutto avviene mentre tu cammini e alla fine trovi che sei cambiato tu e tutta la comunità. Questo ti dà una forza particolare nella crescita personale».
«Un cammino che di solito facciamo a piedi - osservano Camilla e Alice - ma che stavolta, a votazione, abbiamo deciso di fare in bicicletta». Così ecco 460 chilometri percorsi in sette giorni (dal 12 al 19 agosto) sulle piste ciclabili italiane, austriache e svizzere, una ventina di giovani piacentini della parrocchia del Preziosissimo Sangue (sette ragazze e tredici ragazzi), uno dei due parroci come accompagnatore e assistente spirituale, un pulmino al seguito a fare da "ammiraglia".
Camilla Riscassi, 19 anni, iscritta a Scienze della comunicazione a Milano, Alice Bertino, 18 anni, liceo pedagogico al Colombini, tutte del gruppo scout Piacenza 3, sono le portavoce del gruppo. Partenza da Bolzano, dove i ragazzi sono arrivati con il treno. Un pulmino porta le bici che gli scout del Piesse inforcano dal capoluogo dell'Alto Adige fino a Rio Pusteria per una prima tappa di 50 chilometri. Poi il passaggio del confine austriaco dal valico del Brennero e l'arrivo a Innsbruck-Vols per 90 chilometri di pedalata. Sosta a Innsbruck poi Imst, da Imst a Phuntz, da Phuntz a Zernez in Svizzera, da Zernez a Sankt Moritz fino a Chiavenna, in Italia. Di nuovo il treno per Piacenza.
Ognuno aveva la responsabilità di allenarsi a casa per conto proprio anche se il "clan" ha organizzato due uscite comunitarie per la preparazione. Alla fine ce l'hanno fatta tutti. «E' un'esperienza da provare almeno una volta nella vita - è convinta Alice -. Quando alle 11 hai il sole che ti batte sulla testa, quando hai ancora venti chilometri da fare, quando non puoi piantare la tenda dove ti trovi perchè lì non si può campeggiare e devi arrivare a tutti i costi... C'è qualche cosa che fa superare le difficoltà del tuo fisico, la stanchezza, la fame, la sete. Devi continuare. Quando arrivi è una soddisfazione enorme».
«Stare a casa a guardare la televisione o attaccati al computer - la segue a ruota Camilla - non creerà mai dei rapporti solidi come il fare fatica insieme». «Nel momento in cui ti trovi sulla bicicletta fai un'esperienza diversa - continua -. Noi scout siamo più abituati ad andare a piedi e lì riusciamo a regolare il nostro sforzo fisico; sulla bici è una situazione completamente diversa. E' stato difficile ma alla fine ci ha aiutato a crescere».
Il rapporto con la popolazione locale enormemente più rigida rispetto ai piacentini, soprattutto per un gruppo di ragazzi quasi ventenni: «Una sera stavamo giocando in un piazzale. Erano le 10 e 30 ed è arrivata la polizia. L'avevano chiamata da una casa vicina. Gli inquilini erano disturbati dalle nostre voci. Invece di chiamare la polizia potevano venire a chiedere di persona di abbassare il volume e noi l'avremmo fatto. Poi avevamo le divise e si vedeva che eravamo scout». Anche in questo caso è stata comunque una scuola di vita: «Ogni sera dormivi nei campeggi e dovevi rispettare i ritmi degli altri».
Paesaggi diversi, le Alpi con i viadotti più alti d'Europa, colonne immense di cemento che reggono l'autostrada del Brennero sotto le quali percepisci l'infinitamente piccolo transitando in bicicletta. Laghi alpini e surf a vela, aquiloni. Il passaggio in bici accanto alla regina della mondanità alpina: Sankt Moritz.
La giornata tipo: «Sveglia alle 7, colazione, controllo biciclette (ruote e freni perchè con le discese delle Alpi c'è poco da scherzare) ». «Io ho imparato a cambiare la camera d'aria - dice Alice - e a rialzare la catena». «Poi lo smontaggio delle tende e l'inizio della padalata. Una trentina di chilometri la mattina e sosta nelle ore più calde per il pranzo con i panini già fatti dalle ragazze del pulmino, un momento spirituale e uno di svago. Ripartenza verso le tre del pomeriggio e arrivo in campeggio verso le 17,30-18. Montaggio tende, docce, preparazione del pranzo con il fornellino. A letto verso le 10 e mezza».
I ragazzi piacentini oggi possono dire di essere veri esperti in un tema sempre caldo anche nella nostra città: «Le piste ciclabili austriache sono perfette, bellissime, si vede il cambiamento quando dall'Italia si passa in Austria. Allo stesso modo quando dalla Svizzera si passa in Italia. La galleria di Chiavenna è per metà svizzera, per metà italiana. La prima metà ha un asfalto perfetto, come una pista da bigliardo; la seconda è una buca sola».
Le piste austriache, tuttavia, battono anche quelle svizzere: «Le svizzere sono saliscendi a volte anche sterrati, in Austria cercano sempre di fare una pista ciclabile pianeggiante, asfaltata, larga, a doppio senso, protetta dalla strada». «Le piste che troviamo a Piacenza e provincia? » ridono le ragazze. «Inguardabili, praticamente è come se non ci fossero, paragonate a quelle austriache».

Federico Frighi





04/10/2012 Libertà

mercoledì 10 ottobre 2012

Morto l'ex parroco di Fossadello

E’ morto  don Walter Cavalli, già parroco di Fossadello. Oggi pomeriggio alle 15 i funerali. Don Walter Cavalli era nato il 19 agosto 1923 a Caorso ed era stato ordinato sacerdote il 25 marzo 1950.
Aveva iniziato il proprio servizio pastorale come curato a Gazzo (parrocchia ora soppressa) e nel 1954 aveva assunto la guida della parrocchia di Denavolo, nel Comune di Travo.
Il 1° novembre 1973 era stato nominato parroco di Fossadello trasferendo ultimamente la propria residenza nella Casa del Clero in città.





Scaraffia: la Chiesa dalla parte della donna

La Chiesa un ostacolo all'emancipazione femminile? E' un falso storico. Anzi. E' grazie al Cristianesimo se la donna si è emancipata. A rovinare tutto è stata la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta.


Sono i passaggi più significativi della relazione di Lucetta Scaraffia, giornalista, ordinaria di storia moderna a La Sapienza. «Viviamo in un mondo - esordisce - in cui la Chiesa viene vista come ostacolo all'emancipazione femminile: no agli anticoncezionionali, all'aborto, al sacerdozio della donna». La realtà, per Scaraffia, è un altra. «Solo la tradizione cristiana - osserva - non pone differenza tra donne e uomini, diversamente dalla cultura ebraica in cui la donna vive nell'impurità. Gesù nega che esista impurità del corpo, ammette solo quella spirituale. E' una rivoluzione. Guardiamo alla santità femminile, ad esempio. Le donne, con la possibilità della vita ascetica, hanno potuto affrancarsi dal ruolo biologico della riproduzione. Per le donne poter scegliere la castità è stata una novità stravolgente nella tradizione cristiana. Poi la novità assoluta del mattimonio cristiano dove non si ripudiava la donna sterile. Tutte rivoluzioni enormi».

Il Cristianesimo è stato fondamentale per creare l'emancipazione femminile. Il problema è arrivato dopo: «L'emancipazione richiesta dalle suffragette nell'800 era diversa. Sostenevano che le donne devono avere diritto alla cultura e a guadagnarsi la vita, garantendo di continuare ad essere madri e mogli. Le suffragette pensavano che l'ingresso delle donne potesse portare moralità alla vita pubblica».

Tutto è cambiato con l'intreccio della rivoluzione sessuale e il femminismo negli anni Sessanta. «La rivoluzione sessuale - evidenzia Scaraffia - ha portato i contraccettivi come la pillola affinchè le donne potessero avere gli stessi comportamenti dell'uomo. Questo non è avvenuto e la rivoluzione sessuale è stata poi un inganno».

«Le leggi per la maternità - sottolinea - oggi sono insufficienti. Alle donne piace occuparsi dei bambini piccoli. Normalmente sarebbero molto contente per qualche anno occuparsi dei loro bambin e poi tornare al loro lavoro. Oggi c è invece una società che crea l'alternativa: o lavoro o maternità. Così è talmente forte la pressione della libertà sessuale nella carriera e nel profitto che si abbandona il resto. Siamo in una società in cui ideologia e utopia superano tutto».

Scaraffia si dice sicura «che le ragazze di oggi, una volta nel mondo del lavoro, faranno più carriera degli uomini, ci vuole tempo. Spero che possano anche coltivare il loro desiderio di maternità».

Il problema della denatalità in Italia non è legato - secondo Scaraffia - alla mancanza di asili nido, di sovvenzioni statali, è un problema culturale. Oggi parte della società chiede che l'uomo faccia la madre al posto della donna». Parità a tutti i costi. «Ma guardate - prosegue - che non sono intercambiabili i rapporti con i bambini. Nei primi anni di vita sono le mamme che hanno un ruolo fondamentale. Questo è diritto naturale, il resto è ideologia e utopia. In Francia, dove i sussidi alle madri sono forti, sono aumentati i figli, ma di madri single».

«Oggi i giovani vivono nel paese del Bengodi, dove i rapporti sessuali iniziano prestissimo. Arrivati a trent'anni suona l'orologio biologico per le ragazze che desiderano avere un figlio, ma dai ragazzi si preferisce attendere. Il risultato della rivoluzione sessuale è anche questo».

Allora? «Non dobbiamo fare fughe all'indietro. La società è cambiata. Il cristianesimo ha insegnato che la parità uomo-donna è un valore che va riconosciuto. La rivoluzione sessuale deve essere messa in discussione, come il comunismo. Tutti sanno che il comunismo è fallito. La rivoluzione sessuale viene ancora proposta come valore e simbolo di civiltà e di progresso. Chi può fare qualche cosa sono solo le donne».

fed. fri.





07/10/2012 Libertà

martedì 9 ottobre 2012

Il Genio femminile illumina la società

Come il genio costretto nella lampada, una volta liberato, riempie il liberatore di doni, così il genio femminile, costretto nell'oscurità, una volta emerso, offre alla società un contributo fondamentale. Uno su tutti: portare la società di oggi fuori dalla crisi economica. Perchè il genio femminile è capace, è onesto, non si indebita ed è naturalmente coscienzioso. La sintesi è giornalistica ma tra il primo e l'ultimo intervento del convegno dell'Unione giuristi cattolici "Nel grembo di tua madre", tra l'apertura del presidente nazionale Francesco D'Agostino e la chiusura dell'economista Ettore Gotti Tedeschi c'è un sottile filo rosso che unisce.


«Il genio femminile fa venire in mente la definizione di genio nella favolistica orientale: costretto in una lampada, in cambio della libertà, ti ripaga con grandi doni. Come l'identità femminile, racchiusa e limitata da anni, nella storia». D'Agostino, ordinario di Filosofia del diritto all'università di Tor Vergata e presidente emerito del Comitato nazionale di bioetica ha il compito di moderare il convegno e di tracciare la strada. Lo fa, nel Salone degli arazzi del Collegio Alberoni, dopo l'introduzione del presidente dei Giuristi Cattolici di Piacenza, l'avvocato Livio Podrecca, e i saluti del sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, e del presidente della Provincia, Massimo Trespidi.

D'Agostino cita il teologo von Balthasar quando scrisse, nel Novecento, che la questione femminile «è una piaga tuttora aperta che probabilmente ancora oggi non sappiamo come risanare». «Tutto ciò che è attribuito al genio femminile tuttavia - osserva D'Agostino - non può ripagare quanto ha subito la donna».

«Nella Bibbia stessa le donne sono personaggi non proprio positive - continua -. Nel Nuovo Testamento però, appare la figura di Maria e qui davvero accade qualche cosa straordinario. L' annunciazione è fatta ad una donna, poi a Giuseppe ma in sogno. È una donna che, a nome del genere umano, dichiara la propria disponibilità alla salvezza».

Balthasar afferma che nella tradizione cristiana esistono due principi: «Quello "petrino", del pastore, che si pone al servizio del gregge. Il principio maschile è qualificabile nella logica del servizio». «Il principio "mariano" - continua - che si condensa nel sì. La Madonna non è da pensare come colei che serve ma come colei che ama. I due principi devono restare paralleli. Se io non ho un orientamento, l'auto (un servizio) non potrei mai utilizzarla». «Il dramma della nostra storia - evidenzia -, inspiegabile se non introduciamo la categoria del peccato originale, è che il principio dell'amore, affidato al genio femminile, è stato umiliato e soffocato in mille modi diversi. Abbiamo, nei suoi confronti, un immenso debito».

Ettore Gotti Tedeschi, economista, ex presidente dello Ior, non si stanca di citare la sua tesi: «Ogni scelta morale produce effetti economici; ogni scelta economica produce scelte morali. E in economia guai a chi parla di morale! ». Lo dice quasi sbottando e non si capisce se pensi o meno alla propria esperienza personale. «La crisi attuale è frutto di scelte economiche sbagliate» è sicuro. Ma che c'entra la donna con la crisi?

«Il professor D'Agostino mi ha fatto riflettere su quale sia l'impatto economico della non leadership femminile negli ultimi anni. Forse la donna avrebbe creato e non distrutto il risparmio, non si sarebbe indebitata e non avrebbe sprecato le risorse. E' innegabile come la donna abbia una visione più morale della vita».

«La causa della crisi in Occidente è la denatalità - ribadisce il suo concetto principe -; come facciamo a crescere il Pil se non nascono figli? Crescono solo i consumi individuali e questi provocano un dissesto dell'economia. E i figli, se ci sono, non sono il frutto dell'impegno della famiglia». Un esempio del genio femminile? Madre Cabrini: «Quando fonda gli ospedali senza avere soldi riesce a creare un interesse per un progetto, valorizzando i denari di chi è ricco, andando a santificare il frutto del suo lavoro».

Federico Frighi

07/10/2012 Libertà

lunedì 8 ottobre 2012

Ambrosio: siamo imitatori di San Francesco

«In tempi di crisi di valori, in tempi di una visione edonistica e consumistica della vita, in tempi di comportamenti disonesti che rovinano la società, di fronte alla figura di San Francesco, dobbiamo farci suoi seguaci e suoi imitatori. San Francesco ci indica il cammino verso i valori autentici». Lo ha detto il vescovo Gianni Ambrosio ieri pomeriggio nella celebrazione in onore di San Francesco, patrono d'Italia. La basilica ha ospitato la messa per la festività liturgica del Poverello di Assisi. Presenti le più alte autorità civili e militari di città e provincia, dal prefetto Antonino Puglisi al sindaco Paolo Dosi, al presidente dell'amministrazione provinciale Massimo Trespidi.


«Il Signore vi dia pace; è il saluto di San Francesco d'Assisi, protettore della nostra Italia» ha esordito il vescovo Ambrosio. Al suo fianco il parroco di San Francesco, don Giuseppe Frazzani, e il vicario episcopale per la città (neo parroco della Santissima Trinità) monsignor Luigi Chiesa. «Attorno a San Francesco si ritrovarono molti giovani - ha proseguito il presule -, come santa Chiara, oggi 800 anni dalla sua consacrazione a Dio. San Francesco non si è limitato solo ad invocare la pace ma è stato egli stesso portatore di pace, quella pace vera che viene da Dio ma che passa anche attraverso il nostro impegno». Ancora: «Ha scritto a tutti gli abitanti dell'umanità per invitarli alla pace. Ma soprattutto ha diffuso la pace vivendo il Vangelo. La fraternità francescana è stata e continua ad essere l'immagine bella, luminosa e splendente di una umanità rinnovata, riconciliata con se stessi, con gli altri, con il creato, con Dio». «Noi, celebrando San Francesco - ha evidenziato - vogliamo davvero invocare questa pace nella sua pienezza di significato, per noi, per il nostro Paese, per la nostra Italia. Il suo messaggio è sempre attuale, nuovo di quella novità insita nel Vangelo».

Ha citato il Papa sull'Anno della Fede. «Benedetto XVI ci dice di tenere lo sguardo fisso su Gesù Cristo... lo sguardo di San Francesco è proiettato al crocifisso di San Damiano. Con questa preghiera: "Altissimo glorioso Dio illumina le tenebre de lo core mio e damme fede retta, speranza certa e caritate perfetta"». «San Francesco - ha osservato il vescovo - è davvero il riformatore e il restauratore della Chiesa e della società alla luce della sapienza del Vangelo». Durante la celebrazione, come tradizione, il sindaco Dosi ha donato l'olio per la lampada votiva.

Federico Frighi





05/10/2012 Libertà

Visita pastorale, meno cerimonie più relazioni

Meno cerimonie, più dialogo con la gente. E' quanto chiede la base del clero di Piacenza-Bobbio al vescovo Gianni Ambrosio per la prossima visita pastorale, prevista nel 2013.


Si è riunito ieri nella Sala degli Affreschi di palazzo vescovile il Consiglio presbiterale diocesano che ha avuto, all'ordine del giorno, come argomento principale, la visita pastorale del vescovo alla diocesi (proposte e suggerimenti), evento ecclesiale attualmente nella fase di preparazione. In tempi recenti ha tenuto una visita pastorale il vescovo Antonio Mazza e due il vescovo Luciano Monari. E' stato anche sottolineato che la visita pastorale del vescovo alla propria diocesi nel passato aveva un aspetto soprattutto di controllo, mentre nei nostri tempi questo momento di vita diocesana ha assunto sempre più un ruolo pastorale. Da parte sua il cancelliere vescovile don Mario Poggi ha ricordato che la visita pastorale è l'anima di tutto il governo episcopale e in questo atto l'aspetto del controllo non deve essere sottovalutato. I presbiteri delle singole zone hanno riportato i consigli espressi dalla base del presbiterio diocesano. In estrema sintesi: la visita dovrà avere uno sguardo particolare all'incontro del vescovo con i sacerdoti, dovrà essere un momento di speranza e di incoraggiamento, il vescovo dovrà ascoltare e incontrare la gente, auspicabile sarebbe che il capo della diocesi si fermasse nelle singole parrocchie. Il vescovo dovrebbe privilegiare le Unità pastorali, valorizzare i laici e stimolarli ad assumere specifiche responsabilità, incontrare anche gli amministratori civici, far precedere il tutto da momenti formativi, invitare le singole comunità ad avere una particolare cura del proprio sacerdote interessandosi anche del suo stato di salute e tenendo conto che è persona che vive sola. E' stata raccomandata la visita agli ammalati, è stato consigliato di incontrare le realtà del lavoro e sociali in genere. Non esaurire la visita in cerimonie; coinvolgere la società su temi concreti. Le indicazioni al vescovo sono state tante, precise e circostanziate, vicariato per vicariato.

Il presule, nelle comunicazioni iniziali, ha sottolineato come i tempi attuali chiedano sempre di più momenti di vita spirituale. A questo proposito il capo della diocesi ha richiamato, per la città, il ruolo di centri di spiritualità come quello di San Raimondo. Il vescovo ha poi toccato la questione della fraternità sacerdotale di don Pietro Cantoni. «Quando si sono proposti alla nostra diocesi - ha detto in estrema sintesi - abbiamo intrapreso con loro un dialogo. Una volta sentito il parere del consiglio episcopale abbiamo ritenuto di interromperlo».

Un lungo e affettuoso applauso quando il vescovo ha infine annunciato la nomina di monsignor Luigi Chiesa a parroco della Santissima Trinità.
fed. fri.





05/10/2012 Libertà

Ambrosio vice presidente per Firenze 2015

Il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio è stato nominato vice presidente del Comitato preparatorio del quinto Convegno Ecclesiale Nazionale si terrà a Firenze nel 2015 sul tema della fede. In vista di tale appuntamento il Consiglio Permanente ha costituito un Comitato preparatorio, del quale ha eletto la presidenza: un presidente e tre vice presidenti (espressioni rispettivamente del Nord, del Centro e del Sud dell'Italia), oltre al segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Presidente del Comitato Preparatorio del V° Convegno ecclesiale nazionale (a Firenze nel 2015) è stato nominato Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. Vice presidenti del Comitato Preparatorio sono Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza - Bobbio, per il Nord Italia; Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia, per il Centro Italia; Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, per il Sud Italia. Il compito affidato al Comitato concerne la presentazione alla prossima Assemblea Generale non solo della proposta del titolo del Convegno, ma del programma del percorso preparatorio e delle modalità più idonee a favorire il coinvolgimento e la partecipazione del popolo cristiano nelle sue varie articolazioni.



04/10/2012 Libertà

Don Cantoni, dietrofront

(fri) Dietrofront. La fraternità di sacerdoti fondata dal piacentino don Pietro Cantoni, almeno per il momento, non verrà a Piacenza. A rendere nota ufficialmente una notizia nell'aria da settimane è stato il vescovo Gianni Ambrosio rispondendo ad una domanda di un sacerdote durante la "Due giorni di formazione del clero" tenutasi la scorsa settimana. Questa mattina il vescovo renderà ufficiali le motivazioni del mancato arrivo di don Cantoni e i suoi all'interno del consiglio presbiterale diocesano. La venuta nella diocesi di Piacenza-Bobbio non è negata ma solo sospesa.


Si dovrà attendere che la fraternità sacerdotale Opus Mariae Matris Ecclesiae compia il suo cammino diventando una comunità di vita apostolica. Solo in quel momento potrà essere considerata alla stregua di una congregazione religiosa con legami più stretti fra i membri della stessa comunità. E' stato poi anche accennato ad una serie di perplessità da parte di alcuni rappresentanti del clero diocesano sull'arrivo della fraternità di don Cantoni, nonostante le rassicurazioni del sacerdote piacentino circa l'abbandono delle posizioni lefebvriane. Per il momento dunque la fraternità Opus Mariae Matris Ecclesiae, con i suoi nove preti più i seminaristi, continuerà a vivere in un centro di spiritualità a Selva di Filetto, in diocesi di Massa Carrara- Pontremoli.

04/10/2012 Libertà

Monsignor Chiesa alla Trinità/2

Salvo imprevisti dell'ultima ora sarà comunicata questa mattina nel corso del consiglio presbiterale diocesano la nomina di monsignor Luigi Chiesa (65 anni) a parroco della Santissima Trinità. Sostituirà monsignor Riccardo Alessandrini (71 anni), dimissionario per ragioni di salute. La necessità di nominare un nuovo parroco per la comunità cattolica più popolosa della città si era manifestata già lo scorso giugno quando monsignor Alessandrini era rimasto colpito da un aneurisma cerebrale durante un pellegrinaggio in Armenia.


Si era aspettata l'estate per verificare le condizioni di salute del sacerdote, poi, a fine Agosto, la decisione di individuare un sostituto. Al più presto, prima che iniziassero le attività pastorali. Il nome di monsignor Luigi Chiesa, parroco di Santa Teresa, aveva avuto conferme già due settimane fa anche se, per ragioni anche organizzative, si era preferito aspettare la comunicazione della nomina. L'intendimento del vescovo è stato quello di dare alla Santissima Trinità un sacerdote che fosse il parroco di tutti, delle comunità neocatecumenali ma anche delle tante realtà (dall'Agesci all'Azione Cattolica) che formano quella che può essere considerata a ragione la parrocchia più importante della diocesi. Monsignor Chiesa, nato a Valmozzola (in provincia di Parma ma in diocesi di Piacenza-Bobbio), già collaboratore a Castelsangiovanni, dal 1998 regge la chiesa cittadina di Santa Teresa. Conosciuto e stimato per la pacatezza, l'autorevolezza e le note capacità di mediazione, vicario episcopale responsabile della zona cittadina, è una delle figure più vicine al vescovo Ambrosio che, a quanto si è appreso, avrebbe voluto personalmente la sua nomina. Inizialmente previsto per domenica 21 ottobre, quando il vescovo sarà alla Santissima Trinità per le cresime, l'annuncio dovrebbe invece essere dato già questa mattina.

Si dovrà attendere qualche settimana in più per capire chi sarà ufficialmente il nuovo parroco di Santa Teresa. Per la chiesa del Corso il sostituto sarebbe già stato individuato. Si tratterebbe di don Guerrino Barbattini, 63 anni, dal 1989 parroco di Sarmato. Ogni nomina origina inevitabilmente un effetto domino e va in porto solo se tutte le caselle alla fine risultano coperte. E' quello che sta tentando di ottenere anche in questa circostanza il prezioso lavoro dietro le quinte del vicario generale monsignor Giuseppe Illica.

Federico Frighi

04/10/2012 Libertà

Monsignor Chiesa alla Trinità/1

Comunicato della Cancelleria vescovile:


“Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 3 ottobre 2012 il M. R. Chiesa mons. Luigi, finora prevosto di Santa Teresa in Piacenza, mantenendo l’incarico di Vicario Episcopale Territoriale del Vicariato di Piacenza-Gossolengo, è stato nominato parroco della parrocchia della SS.ma Trinità in Piacenza, resasi vacante in seguito a decreto di inabilità nei confronti dell’ultimo titolare il M.R. Alessandrini mons. Riccardo.
Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 2 ottobre 2012 il M. R. Lusignani don Giuseppe, attuale parroco della parrocchia di Pieve Dugliara PC, è stato nominato cappellano della Casa di Riposo “Giuseppe Gasparini” in Pieve Dugliara, Comune di Rivergaro, Provincia di Piacenza.
Con Atto proprio di S. E. Mons. Vescovo in data 2 ottobre 2012 al M. R. Nsiamina Masengi don Athanase CSsR (Congregazione dei Redentoristi), è stato conferito l’incarico di collaboratore nel servizio pastorale a Bobbio e in alcune parrocchie dell’Unità pastorale”.

Dalla Curia vescovile
Piacenza 5 ottobre 2012

il Cancelliere vescovile