La Chiesa un ostacolo all'emancipazione femminile? E' un falso storico. Anzi. E' grazie al Cristianesimo se la donna si è emancipata. A rovinare tutto è stata la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta.
Sono i passaggi più significativi della relazione di Lucetta Scaraffia, giornalista, ordinaria di storia moderna a La Sapienza. «Viviamo in un mondo - esordisce - in cui la Chiesa viene vista come ostacolo all'emancipazione femminile: no agli anticoncezionionali, all'aborto, al sacerdozio della donna». La realtà, per Scaraffia, è un altra. «Solo la tradizione cristiana - osserva - non pone differenza tra donne e uomini, diversamente dalla cultura ebraica in cui la donna vive nell'impurità. Gesù nega che esista impurità del corpo, ammette solo quella spirituale. E' una rivoluzione. Guardiamo alla santità femminile, ad esempio. Le donne, con la possibilità della vita ascetica, hanno potuto affrancarsi dal ruolo biologico della riproduzione. Per le donne poter scegliere la castità è stata una novità stravolgente nella tradizione cristiana. Poi la novità assoluta del mattimonio cristiano dove non si ripudiava la donna sterile. Tutte rivoluzioni enormi».
Il Cristianesimo è stato fondamentale per creare l'emancipazione femminile. Il problema è arrivato dopo: «L'emancipazione richiesta dalle suffragette nell'800 era diversa. Sostenevano che le donne devono avere diritto alla cultura e a guadagnarsi la vita, garantendo di continuare ad essere madri e mogli. Le suffragette pensavano che l'ingresso delle donne potesse portare moralità alla vita pubblica».
Tutto è cambiato con l'intreccio della rivoluzione sessuale e il femminismo negli anni Sessanta. «La rivoluzione sessuale - evidenzia Scaraffia - ha portato i contraccettivi come la pillola affinchè le donne potessero avere gli stessi comportamenti dell'uomo. Questo non è avvenuto e la rivoluzione sessuale è stata poi un inganno».
«Le leggi per la maternità - sottolinea - oggi sono insufficienti. Alle donne piace occuparsi dei bambini piccoli. Normalmente sarebbero molto contente per qualche anno occuparsi dei loro bambin e poi tornare al loro lavoro. Oggi c è invece una società che crea l'alternativa: o lavoro o maternità. Così è talmente forte la pressione della libertà sessuale nella carriera e nel profitto che si abbandona il resto. Siamo in una società in cui ideologia e utopia superano tutto».
Scaraffia si dice sicura «che le ragazze di oggi, una volta nel mondo del lavoro, faranno più carriera degli uomini, ci vuole tempo. Spero che possano anche coltivare il loro desiderio di maternità».
Il problema della denatalità in Italia non è legato - secondo Scaraffia - alla mancanza di asili nido, di sovvenzioni statali, è un problema culturale. Oggi parte della società chiede che l'uomo faccia la madre al posto della donna». Parità a tutti i costi. «Ma guardate - prosegue - che non sono intercambiabili i rapporti con i bambini. Nei primi anni di vita sono le mamme che hanno un ruolo fondamentale. Questo è diritto naturale, il resto è ideologia e utopia. In Francia, dove i sussidi alle madri sono forti, sono aumentati i figli, ma di madri single».
«Oggi i giovani vivono nel paese del Bengodi, dove i rapporti sessuali iniziano prestissimo. Arrivati a trent'anni suona l'orologio biologico per le ragazze che desiderano avere un figlio, ma dai ragazzi si preferisce attendere. Il risultato della rivoluzione sessuale è anche questo».
Allora? «Non dobbiamo fare fughe all'indietro. La società è cambiata. Il cristianesimo ha insegnato che la parità uomo-donna è un valore che va riconosciuto. La rivoluzione sessuale deve essere messa in discussione, come il comunismo. Tutti sanno che il comunismo è fallito. La rivoluzione sessuale viene ancora proposta come valore e simbolo di civiltà e di progresso. Chi può fare qualche cosa sono solo le donne».
fed. fri.
07/10/2012 Libertà
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