lunedì 29 novembre 2010

La lezione francescana di padre Secondo

Una testimonianza di vita che mira all'essenziale quella di padre Secondo, il francescano che guida la basilica di Santa Maria di Campagna e il suo convento. La riportiamo perchè pensiamo possa essere motivo di riflessione in una società bisognosa di sobrietà.

«Nella scelta francescana la povertà è una virtù che ti permette di avere il cuore libero, uno stile di vita essenziale attuale proponibile anche oggi». A credere in queste parole è il padre guardiano di Santa Maria di Campagna, padre Secondo Ballati, che l'altra sera ha tenuto una lezione francescana agli studenti universitari della Fuci alla Cattolica di San Lazzaro. Padre Secondo premette che per la Chiesa «i beni materiali non sono male ma un bene e la Chiesa non mai operato affinché nella società ci siano povertà e miseria. Al contrario ha sempre promosso un benessere economico che deve però essere distribuito equamente a tutti». «La ricchezza egoistica - dice il guardiano dei francescani - è la tentazione che ci può allontanare da Dio, per questo San Francesco ha fatto volontariamente la scelta della povertà. Nella scelta francescana la povertà è una virtù che ti permette di avere il cuore libero dalle tentazioni mondane e materiali che rompono il cuore e tante volte non danno spazio a Dio». Padre Ballati ha parlato dei modi in cui si vive lo stile della povertà: «La rinuncia alle cose materiali prima di tutto, ma anche il dovere di lavorare, di non vivere di rendita. Poi il riconoscere che da soli non si è autosufficienti ma si ha sempre bisogno della comunità che va rispettata». Da qui il concetto di minorità: «San Francesco non ha chiamato i suoi frati poveri ma frati minori». Ancora: «Per San Francesco la povertà non è neppure contestazione della ricchezza ma solo un'esigenza per vivere meglio il vangelo di Cristo». La scelta francescana dunque è quella «dell'essenzialità che diventa rispetto della natura ma anche dei fratelli, non la miseria ma la rinuncia ai beni superflui che fa bene a spirito e corpo».
fed. fri.


Libertà 25/11/2010

domenica 28 novembre 2010

Clero, le nomine fantasma

A volte si dimenticano, altre volte richiedono la primogenitura della notizia, altre volte ... Fatto sta che a farne le spese sono le parrocchiette piccole piccole, quelle dove non c'è un prete fisso ma mandano un amministratore parrocchiale. I fedeli non possono sapere chi sarà la loro guida dai mezzi di informazione laici perchè, come accaduto la scorsa settimana, la Diocesi non comunica le nomine. Dovete sapere che fino a qualche mese fa l'Ufficio stampa della diocesi di Piacenza-Bobbio era puntualissimo nell'inviare i comunicati stampa con le nomine del clero il giovedì, in modo che potessero andare su tutti i giornali il giorno successivo, anche su il Nuovo Giornale, il settimanale cattolico di Piacenza-Bobbio che, come è noto, esce il venerdì. Da qualche tempo, ufficialmente per disposizione del vescovo Gianni Ambrosio, le nomine vengono inviate a tutta la stampa laica il venerdì, mentre al settimanale cattolico continuano a venire inviate il giorno prima. Risultato: la stampa cattolica ha le nomine il venerdì (come prima), quella laica il sabato. Pazienza... Il problema è che venerdì scorso, come già accaduto alcune volte negli ultimi mesi, le nomine degli amministratori parrocchiali alla stampa laica non sono arrivate e nemmeno il giorno successivo. Diversamente dalla stampa cattolica che le riportava regolarmente il venerdì.
Urge, quanto meno, una moltiplicazione di pesci.

sabato 27 novembre 2010

Nasce la parrocchia musulmana

Che ci sia anche la moschea è fuor di dubbio. Però non si può dire. Perché la parola fa venire i brividi a diversi piacentini e perché loro, i musulmani di Piacenza, hanno paura che, solo pronunciandola, possa venire gettato alle ortiche un lavoro sotterraneo che portano avanti ormai da due anni. In effetti, a Piacenza, non sta nascendo una moschea, ma una vera e propria parrocchia musulmana.

Guai a chiamarla moschea, perchè in effetti, di moschea vera e propria, non si tratta. Piuttosto è un luogo simile ad una cittadella islamica, un posto dove si va per pregare Allah, ma anche per studiare il Corano, per confrontarsi con le altre religioni o semplicemente - dicono - per festeggiare un compleanno o passare qualche ora insieme. L'Associazione culturale islamica di Piacenza presenta il progetto della sua nuova sede che sorgerà dietro l'attuale di via Caorsana 43. Lo fa nel giorno in cui annuncia, per il secondo anno consecutivo, il proprio sostegno a Telethon e alla lotta contro la distrofia muscolare e le malattie genetiche. Così (ieri pomeriggio) nel gelido capannone sulla Caorsana, il verde dell'Islam si mischia al verde delle bandiere e dei palloncini della campagna Telethon in una sorta d'inconsueta comunione d'intenti.
C'è il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi - «è la prima volta che sono qui e sono contento di essere venuto» -, il direttore della Bnl piacentina, Luca Petraso, e il referente di Bnl per Telethon, Carlo Dallagiovanna. A fare gli onori di casa Arian Kajashi, presidente dell'Associazioni culturale islamica. Di origini albanesi, si prende un applauso corale quando promette di compensare il suo non fluente italiano con i fatti. «Vogliamo convivere con tutti - assicura - e rispettare la legge del paese che ci ospita. Questo centro sarà un ponte tra i musulmani di Piacenza e la città». Tocca al progettista, l'architetto Luigi Baggi, presentare i lavori. «Stiamo parlando di un'associazione iscritta al registro provinciale delle associazioni di promozioni sociale - ci tiene ad evidenziare in premessa -. La legge dà la possibilità a queste associazioni di aprire la propria sede in qualsiasi zona della città e il loro scopo statutario è lo scambio culturale tra i popoli di culture differenti». Il progetto si realizzerà nel capannone e nelle aree esterne acquistate dall'associazione ad un'asta giudiziaria per 330mila euro. L'intero spazio è di circa 3.700 metri quadrati e ruota attorno ad un cuore: un giardino e una piazzetta a forma di cinque cerchi, i cinque pilastri dell'Islam (testimonianza di fede, preghiere, digiuno, elemosima, pellegrinaggio) che si dovrebbe chiamare piazzetta dei popoli. Poi tende, gazebi e un parco giochi per bambini. La piazza sarà realizzata con pietre naturali provenienti dai paesi della cultura islamica. Poi tre fabbricati: la sede con gli uffici dell'associazione, l'alloggio del custode e l'accoglienza dei pellegrini di passaggio e il grande edificio a due piani. Al piano terra due sale da cento metri quadri, una per gli uomini e una per le donne. Entrambe confinano con il grande salone di 600 metri quadrati con soppalco riservato alle donne. Al piano superiore aule e uffici vari per le attività interne all'associazione. L'entrata dell'edificio sarà un grande portale ad arco a sesto acuto che «tenta di raffigurare - dice Baggi - la somma dell'evoluzione dell'arco nell'esperienza architettonica dei paesi arabi».
All'esterno una torre «con elementi architettonici della cultura islamica». Sembra un campanile, o meglio, un minareto un po' ingrassato, ma altro non è - come sottolinea ancora l'architetto Baggi - che «una torre tecnologica». Al suo interno c'è un ascensore. «Gli elementi delle moschee - mette bene in chiaro Baggi - qui non ci sono perchè questa non è una moschea: non avrebbe gli edifici e i locali destinati alla collettività, i giardini e tutto il resto». I lavori termineranno non si sa quando - Baggi parla di diversi anni - anche se l'ingresso nei locali è previsto nel 2011.
Federico Frighi


21/11/2010 Libertà

Urbino per Africa Mission

E' stato presentato a Urbino il progetto “Twogether. Due scuole, due culture, due mondi... sotto lo stesso cielo” nel corso di un convegno svoltosi presso la Sala degli Incisori del Collegio Raffaello organizzato dalla ong piacentina Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo. L’occasione è stata l’uscita in libreria dei volumi che documentano l’esperienza di collaborazione didattica, nata nell’ambito del progetto, tra la “Scuola dell’Infanzia di Cavallino” di Urbino e la “Our Lady of Consolata Infant School” di Kampala, in Uganda. Il progetto, ideato e realizzato dall’insegnante Giosiana Cepile, ha portato infatti alla realizzazione di tre libri scritti a più mani, tre storie che, viaggiando letteralmente da un continente all’altro, hanno permesso un interessante scambio umano e culturale. Proprio per accentuare questi aspetti di multiculturalità, i tre testi, “Storia di un’amicizia”, “La Rondine Azzurra” e “Storia di un piccolo, piccolo seme”, sono bilingue, ovvero scritti in italiano e inglese, e arricchiti da numerose immagini che mostrano parte delle attività sperimentate con i bambini di Urbino e Kampala.

Alla presentazione, oltre all’autrice dei tre volumi editi da Argalìa Editore, hanno partecipato il presidente di Africa Mission, don Maurizio Noberini, il direttore nazionale della ong, Carlo Ruspantini, e l’assistente spirituale mons. Sandro De Angeli. È intervenuto inoltre il prof. Massimo Baldacci, docente di Pedagogia Generale all’Università di Urbino, che ha proposto una riflessione sulla metodologia utilizzata dal progetto. Nel corso dell’incontro è stato anche proposto un collegamento video con la sede ugandese di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo e con gli insegnanti delle scuole di Kampala coinvolte nel progetto. I proventi dei tre libri saranno interamente devoluti ad Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo per sostenere i progetti a Kampala finalizzati all’educazione scolastica a favore della “Our Lady of Consolata Infant School” e all’acquisto di un terreno per la costruzione di un nuovo edificio per un’altra scuola ugandese, la “Great Valley School of Kampala”. Il progetto si propone anche la realizzazione di una mostra itinerante, che nel prossimo anno arriverà anche a Piacenza. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.sottolostessocielo.org. Eventuali ordini dei libri possono essere effettuati presso: Argalìa Editore Urbino delle Arti Grafiche Editoriali Srl Via della Stazione, 41 - 61029 URBINO - tel. 0722 328733.

giovedì 25 novembre 2010

Clero, offerte in caduta libera

Offerte per il clero in picchiata nella diocesi di Piacenza-Bobbio che si pone allo stesso livello dei territori rossi dell'Emilia dell'est e della Romagna. Nel 2009 i piacentini hanno offerto per i loro sacerdoti il 5,85 per cento in meno rispetto al 2008. Ovvero 86.378 euro rispetto 91.739. Una cifra in termini assoluti che si colloca, ad esempio, dietro alla diocesi di Bologna (355.434 euro), Reggio Emilia-Guastalla (160.913), Modena-Nonantola (160.616) e Parma (151.232). Peggio di Piacenza-Bobbio ci sono Rimini (67.671 euro), Ferrara-Comacchio (61.863), Imola (47.905), Faenza-Modigliana (44.721), Forlì-Bertinoro (42.963) Ravenna-Cervia (35.275), Carpi (33.258), Cesena-Sarsina (30.180), Fidenza (25.612), San Marino-Montefeltro (7.731). In percentuale il calo piacentino è più alto di Bologna, Ferrara, Fidenza, Forlì, Imola e Parma. Disastrosa la diocesi di Reggio Emilia che, in un anno, ha perso il 30 per cento delle offerte.



20/11/2010

Cena benefica per Africa Mission

Una cena benefica nasce da un incontro tra sensibilità sociale e impegno concreto, nella consapevolezza che il lavoro prestato, il servizio reso, i beni ceduti gratuitamente acquisiscono un valore ancora più grande se sono legati a un gesto di solidarietà.

È proprio grazie all’insegna di questo felice incontro che torna anche quest’anno la cena benefica a sostegno di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, l’Opera di don Vittorione. L’evento ha raccolto infatti la disponibilità generosa di tante persone e realtà che hanno condiviso il valore dell’iniziativa e se ne sono fatte carico impegnandosi in prima persona:

- la Pro Loco di Vigolzone, che con un gesto davvero bello ha messo a disposizione gli antipasti, i primi e i secondi, offrendo gratuitamente sia i prodotti che il servizio di cucina;

- l’Azienda Agricola Santa Giustina di A. Bucciarelli & C. di Pianello V. T., che ha offerto i vini che verranno serviti durante la serata;

- la Società Valtrebbia Acque Minerali srl, che ha offerto l’acqua “AltaValle del Trebbia”.

Non si possono dimenticare poi la parrocchia di Santa Franca, che ha messo a disposizione i locali ma soprattutto i propri parrocchiani per organizzare la serata, le Grafiche Lama, che hanno contribuito offrendo il servizio di stampa del materiale di promozione, tutti i volontari e simpatizzanti di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, che si stanno impegnando per consentire lo svolgimento della serata, e le diverse persone e imprese piacentine, che hanno offerto un contributo in termini di servizi, beni e denaro dando così un segno concreto di sensibilità e condivisione.

Per completare questa catena di solidarietà, si attendono ora 300 persone di buona volontà e buon appetito, che vogliano passare una serata insieme in cui gustare i piatti della tradizione culinaria piacentina.

La cena si terrà sabato 4 dicembre 2010, alle ore 20, a Piacenza, nei locali della parrocchia di S. Franca, in piazza Paolo VI. Il menù cucinato dai cuochi della Pro Loco di Vigolzone prevede, come antipasto, un piatto di salumi misti piacentini con torta di patate. Come primi piatti saranno serviti tortelli di erbette e ricotta con la caratteristica coda e pisarei e fasò con cotenne e pestata di lardo. I secondi piatti saranno: salame cotto con verdure gratinate e stracotto di asinina con puré di patate della nostra montagna. La cena si concluderà con una varietà di torte tipiche piacentine, frutta di stagione, bargnolino e caffè. Il tutto accompagnato da acqua minerale e frizzante e da vini pregiati piacentini.

Nel corso della serata proseguirà anche la vendita dei biglietti della Lotteria provinciale “Dona e Vinci” di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, la cui estrazione avverrà sabato 18 dicembre, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede del Movimento.

Il contributo di partecipazione alla cena è di 30 euro a persona. Per informazioni e prenotazioni, contattare Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, in Strada ai Dossi di le Mose 5/7 a Piacenza (entro giovedì 2 dicembre), chiamando i numeri 0523-499424, oppure 3204785085 e 3206711188. Si può anche inviare un’email all’indirizzo africamission@coopsviluppo.org.

martedì 23 novembre 2010

Morto don Giovanni Savi, parroco di Settima

E' morto ieri sera, all'ospedale di Fiorenzuola, dopo lunga malattia, don
Giovanni Savi, parroco di Settima.

Nato a San Giorgio Piacentino il 5 febbraio 1936, ordinato sacerdote l'8
giugno 1963, ha iniziato il servizio pastorale come curato a San Nicolò per
passare, con la stessa qualifica, a Comune Stradella (Bardi) il 1° gennaio
1967. Il 15 settembre 1977 è stato nominato parroco di Settima; dal 1986 era
pure addetto all'Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Dal 1997
era stato nominato anche amministratore parrocchciale di Pittolo, incarico
che ha tenuto fino a domenica scorsa, quando la parrocchia ha avuto un nuovo
parroco.

I funerali verranno celebrati giovedì prossimo, 25 novembre, alle ore 10,
nella chiesa parrocchiale di Settima; saranno presieduti dal vicario
generale mons. Lino Ferrari essendo il vescovo mons. Gianni Ambrosio
impegnato a Bruxelles nella riunione plenaria della COMECE (organismo che
rappresenta i Vescovi europei).

Comunicato stampa diocesi di Piacenza-Bobbio

lunedì 22 novembre 2010

Don Beotti, il prete martire verso la beatificazione

Ieri nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Gragnano Trebbiense, si è tenuta la solenne apertura del processo di beatificazione e canonizzazione dei servo di Dio don Giuseppe Beotti. Già una precedente commissione, nominata dal vescovo Luciano Monari l’8 febbraio 2002 (promotrice la parrocchia di Gragnano), ha provveduto a raccogliere le testimonianze sul sacerdote; vi è stata poi la concessione del nulla osta della Santa Sede per procedere con la causa ed ora il vescovo Gianni Ambrosio ha provveduto a nominare i componenti del tribunale.

Sono membri del tribunale:

giudice delegato: mons. Renzo Rizzi

(rappresenta il Vescovo nell’istruzione della causa)

postulatore: mons. Domenico Ponzini

(segue la causa in tutte le sue fasi)

promotore di giustizia: don Massimo Cassola

(vigila che si osservi tutto quanto previsto dalla legge)

notaio: Dario Carini

(trascrive la dichiarazioni dei testi)

notaio aggiunto: Luigino Taramino

(assiste alle varie sedute e collabora)

IN BREVE LA BIOGRAFIA DI DON GIUSEPPE BEOTTI

Don Giuseppe Beotti nasce il 26 agosto 1912, quarto dei sei figli di Emilio Beotti e Ernesta Mori. Ammesso al Collegio Alberoni, il 2 Aprile 1938 riceve l’ordinazione sacerdotale e celebra la Prima Messa a Gragnano la Domenica in Albis. Inviato a Borgonovo, vi trascorre 15 mesi, intensi a livello umano e pastorale.Viene trasferito a Sidolo di Bardi (Parma). Nel periodo della guerra si distingue per la sua indefessa carità verso partigiani, ebrei, soldati feriti. Il 20 luglio 1944 viene ucciso insieme a un chierico, Italo Subacchi, e a un sacerdote, Francesco Delnevo, che avevano trovato riparo presso di lui. Nel 1945 la salma viene traslata nel cimitero di Gragnano, dove ancora riposa. La memoria di don Beotti è rimasta viva. Nel luglio 1977 sul monte Penna gli fu assegnata la medaglia d’oro per l’opera caritativa svolta durante la guerra. Gragnano, Borgonovo e Piacenza gli hanno dedicato una via. La Diocesi di Piacenza-Bobbio ha aperto il processo di beatificazione nel 2002. Il rastrellamento operato dai tedeschi nel Luglio 1944 fu terrificante. La gente terrorizzata fuggiva mentre i paesi venivano saccheggiati e incendiati. A Sidolo i tedeschi arrivarono tra il 19 e il 20 Luglio. In preda al panico molti fuggirono. Don Giuseppe, no. Quella notte di vigilia, fu davvero una notte di Passione. I tre religiosi la trascorsero in preghiera, come Gesù nell'orto degli ulivi. Terminata la recita del rosario, don Giuseppe chiese alla sorella di preparargli della biancheria pulita, perché nel caso l'avessero ucciso, non voleva esser toccato. Il mattino, nel giro di poco tempo, Sidolo venne invasa dai tedeschi, che si precipitarono da don Giuseppe annunciando lapidari: "uccideremo tutti i pastori". Lo presero, insieme a don Delnevo e al seminarista. Furono allineati al muro di sostegno della strada. Da casa, la sorella Savina osservava disperata quanto stava accadendo. A un certo punto, i tre religiosi si scambiarono l'assoluzione e si diedero un ultimo abbraccio. Partì una raffica di mitra. Erano le 16.15 del 20 luglio 1944. Don Giuseppe aveva nella mano sinistra il breviario e la destra alla fronte, nell'atto di farsi il segno della croce. Morì subito, colpito alla tempia.

PREGHIERA COMPOSTA DAL VESCOVO MONS. AMBROSIO

O Dio, nostro Padre, il tuo sacerdote

don Giuseppe Beotti ha fatto

della sua vita un servizio costante e

gioioso di amore verso tutti e in particolare

verso i bisognosi.

Nel momento tragico della guerra non ha esitato a

subire il sacrificio della sua giovane esistenza

per il bene del gregge a lui affidato.

Sul suo esempio, concedici, o Padre, che il nostro

cammino verso di Te sia illuminato

dalla fede e dall'amore.

Per sua intercessione, donaci la grazia

che ti domandiamo...

Per Cristo nostro Signore.

Amen.

mons. Gianni Ambrosio

Vescovo di Piacenza-Bobbio

Con approvazione ecclesiastica

Chi riceve grazie o desidera avere notizie del Servo di Dio, si rivolga al postulatore mons. Domenico Ponzini, Curia Vescovile di Piacenza-Bobbio, Piazza Duomo, 33 - 29100 Piacenza - Tel. 0523.308318


Comunicato diocesi di Piacenza-Bobbio

venerdì 19 novembre 2010

Domenica si prega per i cristiani in Iraq

La Conferenza Episcopale Italiana, riunita dall’8 all’11 novembre ad Assisi
nella sua 62ª assemblea generale, nel documento finale ha preso in
considerazione anche la situazione che si è venuta a creare in Iraq
invitando, tra l’altro, tutte le comunità a pregare domenica 21 novembre,
Solennità di Cristo Re, per i cristiani di questo Paese “che soffrono la
tremenda prova della testimonianza cruenta della fede”.
L’invito è stato accolto anche dalla nostra diocesi e domenica prossima, 21
novembre, alle ore 18,30, durante il rito che celebrerà in cattedrale a
suffragio dei cardinali piacentini Oddi e Rossi, il vescovo mons. Gianni
Ambrosio ricorderà anche i martiri e le vittime della violenza in Iraq.

Comunicato stampa diocesi Piacenza-Bobbio

Una scuola in Congo con i quadri di Polastri

Si è conclusa con successo la mostra benefica del pittore Vittorio Polastri organizzata agli Amici dell’Arte in collaborazione con il Centro missionario diocesano. Come era stato annunciato la finalità di questa iniziativa era di raccogliere i fondi per costruire una scuola materna di Dondi nel Congo, guidata dal missionario piacentino padre Romano Segalini. La somma necessaria era di oltre ventimila euro, la vendita dei quadri ha fatto registrare un bilancio finale di 20.300 euro, quindi l’obiettivo può dirsi raggiunto. Polastri era alla sua terza mostra benefica: con la prima ha provveduto a pagare la realizzazione di alcuni pozzi per Africa Mission, poi un pozzo ed una sala con generatore per la missione di mons. Pozzi ad Ongata Rongai in Kenia ed ora questa scuola in Congo, che ospita più di cento ragazzi. Una scuola in paglia e legno, che aveva bisogno però di muri solidi la cui costruzione comporta una spesa di ventimila euro. Come reperire questi fondi? Provvidenziale è stata l’iniziativa di Vittorio Polastri con il Centro missionario che, proponendo la mostra, hanno messo in programma un obiettivo ambizioso: reperire, con la vendita dei quadri, la somma necessaria. Da sottolineare che queste proposte rientrano in una strategia ormai collaudata: si parte da un progetto ben definito il cui finanziamento viene seguito anche nella sua realizzazione con ovvie garanzie per coloro che hanno contribuito. Beneficenza, ma non solo. Da un lato vi è l’esplicito riconoscimento all’arte di Vittorio Polastri che alla mostra ha presentato la sua produzione degli ultimi due anni; dall’altro va ricordata l’opera di sensibilizzazione che è stata svolta dagli operatori del Centro missionario: è stato presentato il progetto e ci sono stati incontri sull’impegno missionario della Chiesa piacentina, dai principi alle modalità di intervento. Da parte sua Polastri, chiuso questo capitolo, sta già pensando ad un prossimo impegno: “Ormai il mio lavoro – ha dichiarato l’artista al Nuovo Giornale - è finalizzato alla solidarietà. Questo il programma dei prossimi due o tre anni. A quale progetto mi dedicherò? Non ne ho idea. D’altra parte chi ha fame non ha precedenze particolari in base alle idee o al colore della pelle. Ha fame, e basta!. Quello che ritengo importante è di poter lavorare per un progetto, anche modesto, che possa essere affrontato e, possibilmente, risolto”.

Comunicato diocesi Piacenza-Bobbio

giovedì 18 novembre 2010

Il campanile di San Pietro, un gigante ritrovato

Con il patrocinio di Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Piacenza oggi venerdì 19 novembre 2010 alle ore 09.30 si tiene il convegno IL CAMPANILE DI SAN PIETRO UN GIGANTE RITROVATO (Sede incontro Palazzo Vescovile, Piazza Duomo 33, Piacenza)

Il complesso ecclesiastico di S. Pietro si trova sull’asse della via Emilia che, continuando all’interno della città, prende il nome di via Roma. Il campanile di questo complesso gesuita, di dimensioni importanti rispetto al contesto cittadino, sorge pressoché al centro dell’isolato urbano delimitato su tre fronti dall’attuale biblioteca Passerini-Landi. Solo accedendo ai cortili del campanile stesso, si presenta ai nostri occhi la miglior visuale di questo maestoso manufatto architettonico. La sua costruzione si protrasse, a tempi alterni, per oltre mezzo secolo e terminò, nelle sue forme compiute, solo nella seconda metà del ‘600. Esso attraversò periodi più o meno fortunati, che videro un parallelo con la fortuna della Compagnia del Gesù a Piacenza. Sul finire dell’800 nacque un contenzioso in termini di competenze tra Municipio e Comando Militare per decidere a chi spettasse l’obbligo di intervenire sul campanile che versava ormai in condizioni di evidente degrado. Da allora non si conoscono altri interventi di restauro significativi se non, negli anni ’50, la totale rimozione dell’originario solaio sotto la cella campanaria, che venne sostituito in seguito da uno in cemento armato. L’intervento di restauro in corso non mira ad una ri-costruzione stilistica, bensì al mantenimento di quelle caratteristiche tecnologiche originarie, andate perdute nel tempo. La giornata di lavori è stata pensata come un momento di approfondimento sul tema del campanile, seguendo l’iter del progetto di restauro e quindi, oltre ad un corretto e preliminare approccio metodologico e conoscitivo, si affronteranno questioni relative alle scelte dei materiali e piano del colore, non trascurando infine aspetti relativi alla manutenzione programmata. Il colore della Materia I manuali e la trattatistica dell’Ottocento, da Milizia a Valadier, citano l’opera della messa in pristino delle facciate ed il loro colore come un’operazione del tutto normale legata alla tradizione ed alla Scuola, con tempi scanditi dal naturale degrado dei materiali sottoposti, come sempre, all’oltraggio del tempo. La regolare manutenzione era, nel passato, oggetto della comune tradizione e momento di consegna dell’antica Regola dell’Arte alle nuove generazioni. Oggi, lo sforzo della Scuola d’Arte Muraria Calchèra San Giorgio, avvalendosi della preziosa esperienza di vecchi maestri, si sta concentrando sulla difficile opera di recupero delle passate tradizioni, le quali non prevedevano l’uso di tinteggi, ma si affidavano alle prescrizioni suggerite dalle passate Commissioni alle quali era affidato il compito di soprintendere sulle forme, sul colore delle materie e sui prospetti, nel pieno rispetto delle norme, da tutti ben conosciute ed accettate, che governavano l'Euritmia, la Simmetria e l'Ornato. La riconquistata sensibilità all’uso della materia, come mezzo per colorire gli edifici, oggi ci consente di riscoprire e riproporre composizioni di malte da intonaco dal naturale colore, così com’è sempre stato sin da prima dell’avvento delle più recenti tecniche di tinteggio, che hanno modificato drasticamente la facies delle nostre città. Nelle formulazione del Piano del Colore della torre campanaria della chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo, in Piacenza, particolare attenzione è stata rivolta per riaffermare l’antica cultura dell’uso della materia e del suo naturale colore. Il progetto di restauro delle cromie delle malte del monumento, affidato alle cure dei mastri, ha trovato priorità assoluta nella scelta del colore naturale della materia, con il preciso intento di non cedere all’inevitabile nuova pratica dell’uso dei moderni tinteggi. Si auspica che l’uso della materia, per il suo naturale colore, sia una pratica che debba essere estesa alle varie altre realtà culturali ed architettoniche, che connotano la nostra Piacenza, ponendo particolare attenzione al patrimonio storico che caratterizza l'ambiente in cui esso è inserito.

Programma

9.30 Registrazione dei partecipanti

9.45 Saluti ed introduzione al tema Don Giuseppe Frazzani – parroco

Don Giuseppe Lusignani – Direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della diocesi di Piacenza-Bobbio Arch. Luciano Serchia – Soprintendente per i Beni Architettonici ed il Paesaggio di Parma e Piacenza Arch. Benito Dodi – Presidente dell’ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Piacenza

10.30 “Il campanile di San Pietro nella storia” Prof. Valeria Poli

11.00 “Il campanile come forma simbolica” Prof. Marcello Spigaroli

11.45 “Il progetto di restauro” Arch. Manuel Ferrari

12.15 Visita al cantiere (impresa Gasparoli Restauri)

15.00 “Il colore della materia” Mastro Gilberto Quarneti

16.00 “Dopo il restauro: come prevenire il degrado” Prof. Paolo Gasparoli

Durante il pranzo a buffet sarà possibile visionare plastici di alcuni campanili piacentini a cura di Ginetto Savi.

Il vescovo invita i piacentini alla veglia per la vita

Carissimi,

il Santo Padre ha fatto pervenire a tutti i Vescovi l’invito a celebrare, all’inizio del prossimo Anno liturgico, una «Veglia per la vita nascente». Lo scopo è quello di «ringraziare il Signore che, con il dono di tutto se stesso, ha dato senso e valore a ogni vita umana e per invocare la sua protezione su ogni essere umano chiamato all’esistenza». Papa Benedetto XVI presiederà la Veglia in San Pietro il prossimo sabato 27 novembre, inizio dell’Avvento.

Accogliamo volentieri questa richiesta del Papa. Siamo in unione con il pastore universale della Chiesa Cattolica per invocare la grazia e la luce del Signore chiedendo la conversione dei cuori e offrendo una comune testimonianza ecclesiale per la cultura della vita e dell’amore. Si tratta di una rinnovata chiamata ad essere sempre più, con la preghiera e l’impegno, «il popolo della vita e per la vita», come già affermava Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium vitae (n. 79).
Per questo sabato 27 novembre presiederò in Cattedrale la celebrazione dei Vespri alle ore 18.00, cui seguirà la solenne Eucaristia vigiliare della 1ª domenica di Avvento, in unione di preghiera per la vita con tutti i fedeli della Diocesi piacentina-bobbiese. Alla celebrazione, assieme a tutti coloro che vorranno essere presenti, sono particolarmente invitati gli operatori della Pastorale Familiare e della Pastorale della Salute, le Associazioni, i Movimenti, i Gruppi e coloro che operano in strutture ed iniziative pastorali e sociali che si dedicano ad accogliere e custodire la vita umana nelle diverse situazioni di fragilità, in particolare la vita ai suoi inizi e ai suoi primi passi.

Colgo l’occasione per rivolgere a tutti l’augurio di un felice tempo di avvento, sostando per gioire della presenza del Signore che ci accompagna nello scorrere della nostra vita verso quel ‘giorno’ in cui egli si manifesterà pienamente.

Alla Vergine Maria, aurora del mondo nuovo e Madre dei viventi, affidiamo la causa della vita e il nostro cammino di Avvento.

Il Signore vi benedica.

+ Gianni Ambrosio, vescovo

martedì 16 novembre 2010

Morto il parroco di Nibbiano

E' morto ieri, 15 novembre, don Vittorio Arcelloni, parroco di Nibbiano.
Nato il 27 luglio 1922 a Ziano, ordinato sacerdote il 16 marzo 1946, ha iniziato il servizio pastorale come curato in Santa Brigida nel 1947 per passare, con lo stesso incarico e nello stesso anno, a Gusaliggio. Nel 1948 è stato nominato curato a Rallio, nel 1952 a Castelnuovo Fogliani ed infine nel 1966 il Vescovo gli ha affidato la guida della parrocchia di Nibbiano, incarico che deteneva tuttora.

I funerali si terranno giovedì prossimo, 18 novembre, alle ore 14,30, nella chiesa parrocchiale di Nibbiano; saranno presieduti dal vescovo mons. Gianni Ambrosio.


Comunicato diocesi di Piacenza-Bobbio

domenica 14 novembre 2010

Ambrosio: il tempo dell'educazione non è finito

Si è riunito sabato 13 novembre, al Centro Pastorale della “Bellotta” di Pontenure, il Consiglio Pastorale Diocesano. Tra gli argomenti all’ordine del giorno la presentazione degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010-2020. In apertura dei lavori la relazione del vescovo mons. Gianni Ambrosio che ha presentato in sintesi ed ha commentato il documento della Conferenza Episcopale Italiana: “Educare alla vita buona del Vangelo” per il decennio 2010-2020. Si tratta di un documento costituito da cinque capitoli più un’introduzione, suddivisi in 56 paragrafi, e una preghiera conclusiva di affidamento a Maria
Il tema dell’educazione è di scottante attualità; tutti sono chiamati a darvi una risposta rinnovando il proprio impegno. “Il cammino della nostra diocesi – ha, infatti, sottolineato il Vescovo -, impegnata nella Missione Popolare, rientra appieno in quello della Chiesa italiana incentrato sul tema dell’educazione”. La missione evangelizzatrice, infatti, esige una missione educativa che “prepari il terreno ad accogliere il buon seme”. Quel “seme della Parola” che porta “frutti di vita buona”; quel seme che permette all’umanità ferita di volgere lo sguardo verso l’alto.
Ben consci delle difficoltà presenti nella società contemporanea i Vescovi hanno voluto lanciare un messaggio di speranza con “Educare alla vita buona del Vangelo”. “Il termine emergenze educativa – ha spiegato mons. Ambrosio – non compare mai. La parola vita, invece, 152 volte. Questo perché abbiamo voluto invitare le persone ad avere fiducia: il tempo dell’educazione non è finito”.
Al termine dell’intervento si è tenuto un momento di riflessione introdotto dal docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Pierpaolo Triani. A prendere la parola, poi, è stato mons. Giuseppe Busani, vicario episcopale per la pastorale, che ha illustrato le “Indicazioni per il secondo anno della Missione Popolare Diocesana”. In particolar modo ha puntato l’attenzione su uno dei segni caratterizzanti il secondo anno della MPD: Traditio Pater. Il Vescovo, infatti, a gennaio consegnerà ai delegati delle Unità Pastorali il “Pater”. La copertina sarà l’icona del secondo anno della MPD, all’interno il testo nella recente versione del Vangelo di Matteo (CEI 2008); poi tre sezioni distinte: “Padre nostro” (preghiere di benedizione per e sulle relazioni), “Venga il tuo regno (preghiere di benedizione per e sulla cittadinanza), “Liberaci dal male” (preghiere di benedizione per e sulle fragilità).
Nel corso della mattinata sono intervenuti anche il direttore dell’Ufficio Catechistico don Paolo Mascilongo (che ha presentato i sussidi predisposti per il percorso di Avvento “Sei tu? Entrati nella casa, videro il bambino”); il direttore dell’Ufficio per pastorale del matrimonio e della famiglia don Francesco Cattadori (ha introdotto il tema della “Veglia per la vita nascente” che si svilupperà il 27 novembre in Cattedrale con i vespri alle 18 e con la messa celebrata da mons. Ambrosio alle 18.30 ) ed il responsabile del Servizio per la pastorale giovanile don Paolo Cignatta (che oltre a parlare della GMG ha illustrato i sussidi per i giovani e le nuove iniziative tra le quali un’agorà virtuale che nascerà grazie alla collaborazione con il Centro Multimedia per la Pastorale).
E’ stato presentato anche un video curato dal Servizio Multimedia per la Pastorale sul tema dell’Avvento.

sabato 13 novembre 2010

Clero, la fine del mondo nel 2059

La fine del mondo per il clero diocesano sarà dunque nel 2059. Così l'indagine pubblicata su Libertà e realizzata dagli studenti dell'Isii Marconi di Piacenza. Nessuna pretesa di scientificità e neppure di voler prevedere il futuro, solo un'occasione per riflette sulla probabile necessità di riorganizzare i pastori sul territorio della diocesi di Piacenza-Bobbio, al di là dei campanili o degli interesse di parte. Magari con un po' di coraggio e qualche gesto che dia un esempio forte ad una società civile che ne ha bisogno.

Sempre che la profezia Maya del 2012 sia sbagliata, la fine del mondo per il clero piacentino arriverà pressapoco nell'anno 2059. Di certo, nel più vicino 2030, il numero delle tonache diocesane sarà dimezzato rispetto ad oggi: 151 unità contro le 281 al primo gennaio di quest'anno. E' la proiezione statistica del clero della diocesi di Piacenza-Bobbio commissionata da Libertà ed elaborata dai ragazzi della quinta I 1 dell'Isii Marconi. Si parla sempre, di questi tempi, di calo delle vocazioni, di preti anziani, di parrocchie senza parroco. Ora i dati ci sono, sia pure con una "forchetta" a dire il vero piuttosto ampia. I quattro gruppi di lavoro in cui si è divisa la classe guidata dal professor Domenico Palermo sono sostanzialmente d'accordo nella forte riduzione che porterà il clero diocesano a 151 unità nel 2030. Questo tenendo conto delle ordinazioni e dei decessi degli ultimini dieci anni, nonchè delle speranze di vita e delle tavole di morte per la provincia di Piacenza. Secondo un'altra stima considerata verosimile, si ritiene che la "fine del mondo" per il clero diocesano possa attestarsi attorno all'anno 2059. Naturalmente la sfera di cristallo degli statistici non può non tener conto della variabile delle ordinazioni. E' qui che si gioca il futuro della Chiesa piacentina. La media degli ultimi dieci anni parla di 1,6 preti ordinati ogni dodici mesi e, se si analizzano i dati fino al 2009, si scopre addirittura che sono in una leggerissima ripresa. Si vedrà se le politiche di sostegno alle famiglie, nonché quelle più strettamente vocazionali, oltre al rilancio degli oratori, daranno i loro frutti.
la situazione attuale Il clero diocesano attuale (al primo gennaio 2010) è formato da 281 sacerdoti di cui la maggioranza (84 persone) con un età compresa tra i 70 e i 79 anni. Il secondo gruppo in termini numerici è formato da 68 persone, con un'età compresa tra gli 80 e gli 89 anni. Il terzo gruppo è quello dei sacerdoti con un'età compresa tra i 60 e i 69 anni: in tutto 47 persone. Il quarto gruppo più numeroso è formato da 29 preti, tra i 50 e i 59 anni; il quinto da 27 preti tra i 40 e i 49 anni; il sesto dai veterani: sono 15 ed hanno tra i 90 e i 100 anni. Il settimo gruppo conta solo dieci sacerdoti ed è quello nella fascia di età 30-39 anni. Solo un sacerdote nella fascia tra i 20 e i 29 anni. In tutta la diocesi di Piacenza-Bobbio le parrocchie sono 424. Fanno parte del clero diocesano anche 40 diaconi permanenti.
l'ultimo decennio Negli ultimi dieci anni ci sono state 16 ordinazioni di sacerdoti a fronte di 98 decessi. L'anno più prolifico dal punto di vista vocazionale è stato il 2009 con 4 nuovi sacerdoti, mentre nel 2003 non ve ne era stato neppure uno. L'annus horribilis in tema di decessi è stato il 2001: ben 16.
Federico Frighi


10/11/2010 Libertà

giovedì 11 novembre 2010

Istituto sostentamento clero, il cda non celebra messe

Come ho riportato su Libertà questi sono giorni decisivi per trovare un figura di spessore come nuovo presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero della diocesi di Piacenza-Bobbio. Il toto presidente è iniziato ma, al di là del nome, è importante evidenziare che non potrà essere un laico. La precedenza assoluta va ai sacerdoti, anche se, per presiedere un cda non c'è bisogno di celebrare messa.

Giorni di lavoro e di consultazioni nei sacri palazzi piacentini per individuare il nuovo presidente del cda dell'Istituto diocesano per il Sostentamento del Clero al posto del dimissionario monsignor Antonio Bozzuffi. Già vicario generale, esponente storico di Comunione e Liberazione, Bozzuffi ha 89 anni ed ha espresso il desiderio di non essere rieletto. Il via è stato dato nel Consiglio Presbiterale di giovedì scorso. Tutto il consiglio di amministrazione, non solo il presidente, è in scadenza il prossimo 31 dicembre. Il "senato del vescovo" deve indicare tre membri ed uno per il collegio dei revisori dei conti. Se ne riparlerà nell'incontro del prossimo 2 dicembre. L'intero cda rimane in carica per 5 anni e il suo presidente è nominato direttamente dal vescovo Gianni Ambrosio, naturalmente con la più ampia condivisione sul nome del prescelto. A quanto si è appreso, monsignor Ambrosio avrebbe declinato l'invito (proveniente da una parte del clero) di affidare la presidenza ad un laico. Serve un sacerdote preparato, benvoluto, dalla moralità e dal rigore ineccepibili per guidare quello che, facendo le debite proporzioni, si presenta come lo Ior piacentino. Il nome che ricorre in questo momento è quello dell'attuale vicario generale, monsignor Lino Ferrari. Il suo spostamento renderebbe però indispensabile coprire un ulteriore e delicato tassello che il vescovo Ambrosio non ha mai ritenuto di dover toccare dall'inizio del suo mandato piacentino: quello del vicario generale.
Non è facile trovare un nome che metta d'accordo il clero diocesano in un ruolo che monsignor Ferrari ricopre egregiamente da sei anni a questa parte. In auge torna la figura di monsignor Luigi Chiesa, parroco di Santa Teresa e vicario episcopale per la città. Il suo nome era già uscito pochi mesi dopo l'ingresso del vescovo Ambrosio ma non se ne era poi fatto nulla. Vedremo stavolta. L'Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero gestisce un patrimonio composto dai beni appartenenti agli ex benefici parrocchiali, proveniente da eventuali donazioni o lasciti di beni mobili e immobili. E' un po' il forziere della Chiesa piacentina, visto che quello della Diocesi è rappresentato per la quasi totalità dai conferimenti dell'8 per mille.
Attualmente il cda, oltre al presidente monsignor Antonio Bozzuffi, comprende l'avvocato Gianguido Guidotti (vice presidente) e i consiglieri professor Arnaldo Barbieri, don Giampiero Esopi, ragionier Giancarlo Fiorani, don Pietro Galvani, avvocato Andrea Losi, geometra Vittorio Sartori, ingegner Francesco Scaravaggi. Revisori dei conti sono Giorgio Croci, Luigi Botti e Enzo Groppi.
Federico Frighi


10/11/2010 Libertà

domenica 7 novembre 2010

Il tetto solare atto di rispetto verso il Creato

(fri) La chiesa e la canonica di San Giuseppe Operaio funzioneranno ad energia solare. La parrocchia guidata da don Giancarlo Conte ha infatti deciso di installare sul tetto un impianto fotovoltaico che permetterà di essere autosufficienti in fatto di consumo di energia elettrica. «Abbiamo analizzato a fondo la cosa - spiega il vice parroco don Stefano Segalini - e abbiamo visto che si risparmia, si fa un investimento a medio termine per le casse parrocchiali e, non secondaria, la considerazione che si usa energia pulita». «Con l'impianto fotovoltaico - continua don Segalini - diamo un messaggio di rispetto verso il Creato. Se tutti coloro che possono fare questa scelta decidessero di farla, il nostro mondo sarebbe più pulito e non dovremmo andare a cercare energia da fonti impattanti per la natura». L'impianto che sorgerà sul tetto di San Giuseppe Operaio avrà una potenza di 19,80 Kw. Saranno 180 i pannelli che assorbiranno i raggi solari per un suferficie totale di 257,40 metri quadrati. Il tutto a costo zero, grazie anche agli incentivi. L'energia prodotta verrà in parte utilizzata, in parte ceduta al gestore nazionale di energia elettrica. Il ricavato verrà automaticamente girato alla banca per estinguere il mutuo in dodici anni. San Giuseppe Operaio è la seconda chiesa cittadina - dopo la Santissima Trinità - a percorrere la strada dell'energia solare.

Libertà, 31/10/2010

giovedì 4 novembre 2010

San Fermo ai macedoni gratis per altri sei anni

Ecco un esempio di collaborazione-integrazione tra religioni diverse: cattolici e cristiano-ortodossi macedoni.

La chiesa di San Fermo rimarrà ai mecedoni ortodossi per i prossimi sei anni. E' stata infatti rinnovata recentemente la convenzione tra il gruppo di fedeli ortodossi piacentino e la parrocchia di San Sisto, proprietaria della struttura. I macedoni avranno la chiesa in comodato gratuito fino al settembre del 2016. In pratica viene rinnovata la convenzione stipulata sei anni fa sempre dal parroco don Giuseppe Formaleoni, con il consenso dell'allora vescovo di Piacenza-Bobbio, Luciano Monari. Oggi il vescovo Gianni Ambrosio ha dato il suo benestare a che il rapporto continui. La chiesa di San Fermo era stata chiusa nel 1978 perché in condizioni fatiscenti con il tetto che faceva entrare la pioggia. Dopo la realizzazione di alcuni lavori necessari, nel 2004 la concessione in uso gratuito ai macedoni ortodossi di Piacenza, una comunità ormai integrata nel tessuto sociale locale e che conta circa mille persone. «E' stata una decisione intelligente e giusta quella di affidare San Fermo ai cristiani ordossi - ha commentato il parroco di San Sisto, don Giuseppe Formaleoni -. Grazie a loro il tempio è nato a nuova vita». I macedoni hanno infatti realizzato piccoli lavori all'interno e all'esterno della chiesa completando, ad esempio, l'impianto di illuminazione e arrendandola con il ciclo delle icone e l'altare. Una sinergia tra cristiani ortodossi e cattolici che potrebbe essere ripetuta anche con altre confessioni religiose...

LIbertà, 29/10/2010

Ambrosio: Santi e Defunti, giorni della speranza

Sono i giorni della speranza, della speranza che, oltre la morte, vi sia un cammino che va verso il cielo, dunque verso Dio. Lo ha ricordato il vescovo Gianni Ambrosio ieri pomeriggio nel cimitero urbano. Grazie alla diffusione dagli altoparlanti di ogni reparto, lo hanno sentito tutti coloro che nel lunedì del primo novembre hanno sfidato la pioggia per portare un fiore sulla tomba dei propri cari. Un gesto di affetto, una corrispondenza d'amorosi sensi di foscoliana memoria. Un mesto pellegrinaggio che ha vita in un fiore e in un silenzioso raccoglimento. Per chi crede, anche in una preghiera.
«Il nostro cuore, la nostra mente, la nostra preghiera - osserva il vescovo Ambrosio durante l'omelia - sono rivolti ai nostri defunti e noi siamo vicini alle nostre tombe. Anche se, in verità, noi celebriamo oggi (ieri per chi legge, ndr.) la festa dei Santi. Credo che l'intreccio tra la festa dei Santi e la commemorazione dei Defunti sia evidente e sia stato voluto dalla pedagogia, dalla tradizione della Chiesa che vede in successione cronologica queste due feste. Alla fin fine celebriamo un'unica festa, quel mistero della Chiesa che va sotto il nome di comunione dei Santi». Causa maltempo, la messa per i Santi viene celebrata nella chiesetta di Santa Maria del Suffragio, il piccolo tempio del cimitero urbano che fatica a contenere i fedeli. In prima fila, in rappresentanza del Comune di Piacenza, il vice sindaco Francesco Cacciatore, in fascia tricolore. Assieme al vescovo, all'altare, ci sono tutti i parroci urbani.
«I santi più noti - continua il presule - ma anche quelli meno noti, anche loro hanno davvero conservato dentro di loro l'amore di Dio, hanno veramente vissuto la loro vita seguendo le orme del Signore Gesù ed hanno vissuto come figli di Dio». «Si nasce qui, su questa terra, in un posto preciso e ben determinato - prosegue - ma la nostra vita va oltre. E' chiamata come vocazione all'eternità, è indirizzata a ciò che chiamiamo cielo. Anche la preghiera che noi rivolgiamo per i nostri defunti è davvero una preghiera che si colloca in questo mistero della Chiesa e della comunione dei santi. Noi possiamo contare su quegli amici che sono lassù nel cielo perchè il loro affetto è per noi così come il nostro affetto è per loro. Ma noi, da qui, da questa terra, ancora in pellegrinaggio, possiamo pregare per loro perchè vi sia per loro la pienezza della vita, purificati, rinnovati, possano davvero partecipare nella gioia piena dell'amore di quel Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. La preghiera nostra non è solo un'espressione del nostro affetto, della nostra amicizia che pure già è una cosa molto bella perchè riconosciamo che vi è comunque un legame al di là del fatto della morte. Ma la nostra preghiera poggia sulla promessa di Dio vincitore, con il suo amore, della morte. Per noi credenti vi è una grazia: poter vivere la nostra morte ma anche pensare alla morte come una pasqua, un passaggio da questa vita alla vita nuova dei figli di Dio. La nostra preghiera è fondata sull'esperienza del Signore Gesù. La speranza che il nostro cammino non si conclude qui sulla nostra terra ma è un cammino che va verso il cielo».
Federico Frighi

Libertà, 2 novembre 2010

Si rinnova il cda dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero

E’ stata una seduta intensa quella che ha tenuto questa mattina il Consiglio Presbiterale Diocesano, riunito a Palazzo Vescovile sotto la presidenza del vescovo mons. Gianni Ambrosio e coordinato da mons. Aldo Maggi.
In apertura il vicario episcopale per la pastorale mons. Giuseppe Busani ha presentato il programma del secondo anno della Missione popolare diocesana, programma che è stato riunito, col titolo “Riflessioni e prospettive”, in una pubblicazione che fa riferimento in particolare al convegno di settembre integrato con i contributi emersi durante gli incontri degli operatori che si sono tenuti in ottobre. Si tratta di un documento ampio ed organico che può essere richiesto alla segreteria della Missione.
E’ in scadenza il consiglio di amministrazione dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero. Ha durata quinquennale e viene eletto dal Vescovo. Il Consiglio presbiterale deve, però, indicare tre membri (mons. Monari li aveva portati a cinque) per il cda ed uno per il collegio dei revisori dei conti. Come è stato comunicato questa mattina, tutti gli attuali componenti sono rieleggibili, ma il presidente, mons. Antonio Bozzuffi, per motivi di età, si è già detto non disponibile per una riconferma. Agli effetti della votazione del Consiglio, che tornerà a riunirsi il 2 dicembre, entro il mese di novembre possono essere segnalati candidati che andranno a comporre un’apposita lista a cura della segreteria.
Il prossimo anno, dal 3 all’11 settembre, ad Ancora si tiene il venticinquesimo Congresso eucaristico nazionale: allo scopo è stato costituito un comitato nazionale e la nostra diocesi ha indicato in mons. Carlo Tarli il proprio delegato. E’ stato lo stesso mons. Tarli a riferire alcuni particolari organizzativi. Ad esempio con il prossimo Avvento le parrocchie potranno ritirare in Curia lo stendardo ufficiale da esporre nelle chiese; in diocesi dovrà essere costituito un apposito comitato e dovranno essere individuati volontari che, dopo opportuna preparazione, presteranno servizio durante il Congresso di Ancona il cui tema (“Signore da chi andremo?”) – ha sottolineato mons. Tarli – si inserisce molto bene nel programma della missione popolare.
Il Consiglio è poi passato a parlare di pastorale giovanile e di oratori. In merito hanno riferito don Paolo Cignatta, nuovo delegato vescovile per la pastorale giovanile, don Fabio Galli, presidente dell’associazione degli oratori piacentini (il nuovo consiglio è stato eletto venerdì scorso) e don Giuseppe Lusignani, direttore dell’Ufficio per i beni culturali. I tre interventi erano uniti da un motivo di fondo: la presenza dei giovani nella Chiesa e la loro formazione attraverso gli oratori, intesi non solo come strutture fisiche, ma anche come progetti educativi. Dettagliate le tre relazioni e ampio il dibattito: il Consiglio non ha potuto esaurire il tema, che per sua natura ne coinvolge diversi altri, e, su proposta di mons. Maggi, è stato deciso che si tornerà a parlarne in una prossima seduta (non quella del 2 dicembre di cui è già stato deciso l’ordine del giorno: Missione popolare, elezione dei membri del consiglio di amministrazione dell’Istituto per il sostentamento del clero e Pastorale della montagna).
Don Cignatta era al suo primo intervento in Consiglio dopo la nomina a responsabile della pastorale giovanile: a questo proposito il Vescovo lo ha ringraziato per aver accettato l’incarico ed ha avuto parole di riconoscenza per quanto ha fatto in questo settore don Paolo Camminati. Mons. Ambrosio, intervenendo sul rapporto giovani ed oratori, ha sottolineato come il problema delle strutture e del progetto educativo debba essere affrontato con una concezione unitaria avendo chiaro che la pastorale giovanile rappresenta il futuro.
Tra le comunicazioni date all’assemblea dal vicario generale mons. Lino Ferrari ricordiamo che dal 15 al 17 novembre prossimi alla Bellotta di Pontenure sono in programma gli esercizi spirituali per il clero predicati dal vescovo di Parma mons. Enrico Solmi; altro importante appuntamento il 21 novembre, domenica, alle ore 16, a Gragnano: il Vescovo presiederà la cerimonia ufficiale per l’apertura del processo di beatificazione di don Giu
seppe Beotti.

martedì 2 novembre 2010

Africa Mission e i bambini di strada, missione compiuta

È stato completato in questi giorni il reinserimento nelle famiglie d’origine degli ex bambini di strada ugandesi di cui si è occupata nelle ultime settimane Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, insieme alla parrocchia di Iriiri, in Uganda. Si tratta di 86 ex bambini di strada raccolti dalla polizia nella capitale Kampala, dove i piccoli erano finiti a mendicare per sfuggire alla vita di stenti e alla povertà della loro regione di provenienza, il Karamoja.
Di questi giovanissimi Karimojong, di età compresa tra i 2 e i 12 anni, la maggior parte dei quali molto piccoli, la Ong piacentina si sta prendendo cura attraverso un progetto di protezione dell’infanzia vulnerabile grazie al quale vengono garantiti una prima accoglienza psico-sociale, cure mediche di base e il diritto al cibo.

Già alla fine di settembre (come era stato già comunicato alla stampa), 27 di questi 86 ex bambini di strada erano stati ricongiunti con le loro famiglie. Ora l’intervento di reinserimento è stato completato. Tutti i piccoli Karimojong accolti a Iriiri sono ritornati infatti a casa, ad eccezione di 7 bambini, dei quali non è ancora stata trovata la famiglia di origine e che vengono ospitati dalle suore di Madre Teresa di Moroto, che Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo si è impegnata a sostenere con derrate alimentari, acqua, materassi, coperte e tutto l’indispensabile per l’accoglienza, compreso il supporto finanziario per il pagamento di operatrici sociali.

Nel frattempo, continua da parte della Ong piacentina, l’attività di monitoraggio delle condizioni di salute e delle necessità dei bambini che hanno già ritrovato le loro famiglie. Mentre il World Food Programme, il programma alimentare delle Nazioni Unite, si è impegnato a fornire cibo alle famiglie dei bambini, con la speranza che i piccoli non tornino nuovamente a mendicare a Kampala.
Ora, l’obiettivo di Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo è quello di riuscire a inserire i bambini anche a scuola, al fine di evitare il loro ritorno alla vita di strada. E per portare avanti questo progetto, l’Ong è alla ricerca di collaborazioni con anche altre istituzioni operanti in Uganda. Quello della mancanza di qualsiasi forma di educazione, e quindi di prospettive per il futuro, infatti, è un ulteriore problema che va ad aggiungersi ai gravi rischi con cui già si confrontano quotidianamente i bambini di strada a Kampala: la fame, l’assenza di cure, l’inquinamento, gli incidenti, i soprusi.
Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo fa un appello a tutti coloro che vogliano unirsi all’impegno di garantire i diritti di base e un futuro migliore a questi bambini, contribuendo alla campagna di raccolta fondi per assicurare loro cibo, cure, assistenza, ma anche la possibilità di frequentare la scuola. Per informazioni, contattare la segreteria della Ong, in Strada ai Dossi di le Mose 5/7 a Piacenza, tel. 0523.499424.