Il 19 gennaio 2011 sul quotidiano Libertà è apparso uno scritto di monsignor Giancarlo Conte, parroco di San Giuseppe Operaio, sulle vicende che in questi giorni stanno interessando il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nell'edizione del 21 gennaio ben tre lettere al direttore accusavano don Conte di aver preso le difese di Berlusconi e si scandalizzavano. Bene. A parte che prendere le difese del Presidente del Consiglio ci sono altri che lo fanno - poco più di mezza Italia, fino a qualche settimana fa -, neppure leggendo e rileggendo lo scritto di don Conte si può pensare che il sacerdote abbia voluto in qualche modo difendere il capo del Governo da comportamenti che, se venissero confermati, sono lontani mille miglia da quanto don Conte predica dal pulpito e testimonia nella vita di ogni giorno da 80 anni a questa parte. Nello scritto di don Conte, piuttosto, si rivede, in una versione imbevuta di carità cristiana, la famosa lettera di Veronica Lario nella quale l'ex moglie del Presidente chiedeva agli amici veri di aiutarlo. Dunque nessuna difesa, piuttosto il contrario.
Ieri un giovane mi chiede: "Don, cosa sta succedendo? ". Più tardi alcuni anziani mi domandano: "Dove andiamo a finire"?. Non ne possiamo più! ". In effetti il panorama italiano di questi giorni non è certo esaltante: TV e giornali non parlano d'altro, non possiamo proprio far finta di niente né come cittadini, né come cristiani. Al disagio - per alcuni imbarazzo, per altri disgusto - vorrei proporre una modesta riflessione, con la premessa di non voler giudicare, né tanto meno condannare. Da tutta la vicenda ne ricavo anzitutto quanto stia soffrendo tremendamente un uomo e con lui la famiglia. E quando un uomo soffre, il cristiano prega con l'antico canto: "…Se un uomo soffre, là ci sei Tu... Se un uomo cade, là ci sei Tu... Se un uomo piange, là ci sei Tu... " Confermo quanto espresso nel titolo di questa nota. Al nostro Presidente del Consiglio - da tutto l'insieme delle vicende della sua vita politica e privata - mi sembra sia mancato l'essenziale. Un amico vero, di forte personalità e di profonda onestà - una specie di angelo custode - che con coraggio, dignità e amicizia gli dicesse: "bravo! " quando la situazione lo richiedeva. Ma che con forza in altre occasioni gli dicesse: "amico, attento che sbagli". La sorte con Berlusconi è stata generosissima e tutti ce ne siamo accorti. Con la grande capacità sul piano imprenditoriale ed economico, con la forza di volontà di raggiungere grandi scopi, con l'immenso potere politico esercitato per oltre 15 anni, con la capacità di relazionarsi con le persone e di diventare per milioni di italiani un mito. Quando uno arriva ad essere Presidente del Consiglio, la legge gli pone accanto i cosiddetti consiglieri d'ufficio: consigliere diplomatico, consigliere economico, consigliere militare e così via. Tutte persone che a lui non sono certamente mancate, ma gli è mancato - e insisto su questo - il vero amico forte e autorevole alla pari (più di quanto lo sia il mite e saggio Letta) che gli dicesse: "Stai attento, forse stai sbagliando". Purtroppo accanto ai potenti di ogni tempo e di ogni tipo ci sono e ci saranno estimatori ciechi che idolatrano il capo e in lui vedono solo la luce della gloria oltre che il proprio interesse e avvenire personale. Le massime altitudini possono dare le…vertigini. La storia ne propone molti esempi. Cito quelli a noi meno lontani: Napoleone, Mussolini, Craxi. Qualcuno potrebbe dirmi: "Eppure mi pare ne abbia avuti di amici e consiglieri Berlusconi, persino tra gli ecclesiastici: don Baget Bozzo, don Gelmini, don Verzè (il fondatore del famoso "San Raffaele" di Milano) e qualche vescovo: come mai sono stati possibili al Presidente del Consiglio errori anche grandi quando, persone di valore potrebbero avergli dato qualche buon parere? ". Mistero. Comunque non è mai troppo tardi. Nelle difficoltà di questi giorni chi è credente chieda a Dio di dare al Presidente del Consiglio un coraggio gigantesco. Chi gli è ostile non aggiunga benzina sul fuoco. Chi gli vuol bene non pianga l'idolo infranto ma conforti e sostenga l'amico ferito.
Don Giancarlo Conte
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