La route del Cinquantesimo della parrocchia - non del cinquantesimo del gruppo scout che si terrà tra due anni - per gli scout del Preziossimo Sangue ha avuto come scenario le alte cime delle Alpi tirolesi e svizzere, percorse, per una volta, in sella alle due ruote. La route, "strada" dal francese, è una componente fondamentale dell'esperienza Agesci, un particolare campeggio estivo, caratterizzato da un cammino fisico e spirituale.
«Nella strada che si fa vediamo la metafora della vita - spiega don Federico Tagliaferri, che con don Umberto Ferdenzi guida la parrocchia di via Zanella -; durante il cammino accadono tante cose, le necessità che si creano, il farsi carico degli altri, lo zaino sulle spalle, il costruire la tenda che è il luogo in cui si fa rifugio, la conoscenza degli altri; abbiamo sperimentato che la strada è il luogo dove si forma la comunità. Tutto avviene mentre tu cammini e alla fine trovi che sei cambiato tu e tutta la comunità. Questo ti dà una forza particolare nella crescita personale».
«Un cammino che di solito facciamo a piedi - osservano Camilla e Alice - ma che stavolta, a votazione, abbiamo deciso di fare in bicicletta». Così ecco 460 chilometri percorsi in sette giorni (dal 12 al 19 agosto) sulle piste ciclabili italiane, austriache e svizzere, una ventina di giovani piacentini della parrocchia del Preziosissimo Sangue (sette ragazze e tredici ragazzi), uno dei due parroci come accompagnatore e assistente spirituale, un pulmino al seguito a fare da "ammiraglia".
Camilla Riscassi, 19 anni, iscritta a Scienze della comunicazione a Milano, Alice Bertino, 18 anni, liceo pedagogico al Colombini, tutte del gruppo scout Piacenza 3, sono le portavoce del gruppo. Partenza da Bolzano, dove i ragazzi sono arrivati con il treno. Un pulmino porta le bici che gli scout del Piesse inforcano dal capoluogo dell'Alto Adige fino a Rio Pusteria per una prima tappa di 50 chilometri. Poi il passaggio del confine austriaco dal valico del Brennero e l'arrivo a Innsbruck-Vols per 90 chilometri di pedalata. Sosta a Innsbruck poi Imst, da Imst a Phuntz, da Phuntz a Zernez in Svizzera, da Zernez a Sankt Moritz fino a Chiavenna, in Italia. Di nuovo il treno per Piacenza.
Ognuno aveva la responsabilità di allenarsi a casa per conto proprio anche se il "clan" ha organizzato due uscite comunitarie per la preparazione. Alla fine ce l'hanno fatta tutti. «E' un'esperienza da provare almeno una volta nella vita - è convinta Alice -. Quando alle 11 hai il sole che ti batte sulla testa, quando hai ancora venti chilometri da fare, quando non puoi piantare la tenda dove ti trovi perchè lì non si può campeggiare e devi arrivare a tutti i costi... C'è qualche cosa che fa superare le difficoltà del tuo fisico, la stanchezza, la fame, la sete. Devi continuare. Quando arrivi è una soddisfazione enorme».
«Stare a casa a guardare la televisione o attaccati al computer - la segue a ruota Camilla - non creerà mai dei rapporti solidi come il fare fatica insieme». «Nel momento in cui ti trovi sulla bicicletta fai un'esperienza diversa - continua -. Noi scout siamo più abituati ad andare a piedi e lì riusciamo a regolare il nostro sforzo fisico; sulla bici è una situazione completamente diversa. E' stato difficile ma alla fine ci ha aiutato a crescere».
Il rapporto con la popolazione locale enormemente più rigida rispetto ai piacentini, soprattutto per un gruppo di ragazzi quasi ventenni: «Una sera stavamo giocando in un piazzale. Erano le 10 e 30 ed è arrivata la polizia. L'avevano chiamata da una casa vicina. Gli inquilini erano disturbati dalle nostre voci. Invece di chiamare la polizia potevano venire a chiedere di persona di abbassare il volume e noi l'avremmo fatto. Poi avevamo le divise e si vedeva che eravamo scout». Anche in questo caso è stata comunque una scuola di vita: «Ogni sera dormivi nei campeggi e dovevi rispettare i ritmi degli altri».
Paesaggi diversi, le Alpi con i viadotti più alti d'Europa, colonne immense di cemento che reggono l'autostrada del Brennero sotto le quali percepisci l'infinitamente piccolo transitando in bicicletta. Laghi alpini e surf a vela, aquiloni. Il passaggio in bici accanto alla regina della mondanità alpina: Sankt Moritz.
La giornata tipo: «Sveglia alle 7, colazione, controllo biciclette (ruote e freni perchè con le discese delle Alpi c'è poco da scherzare) ». «Io ho imparato a cambiare la camera d'aria - dice Alice - e a rialzare la catena». «Poi lo smontaggio delle tende e l'inizio della padalata. Una trentina di chilometri la mattina e sosta nelle ore più calde per il pranzo con i panini già fatti dalle ragazze del pulmino, un momento spirituale e uno di svago. Ripartenza verso le tre del pomeriggio e arrivo in campeggio verso le 17,30-18. Montaggio tende, docce, preparazione del pranzo con il fornellino. A letto verso le 10 e mezza».
I ragazzi piacentini oggi possono dire di essere veri esperti in un tema sempre caldo anche nella nostra città: «Le piste ciclabili austriache sono perfette, bellissime, si vede il cambiamento quando dall'Italia si passa in Austria. Allo stesso modo quando dalla Svizzera si passa in Italia. La galleria di Chiavenna è per metà svizzera, per metà italiana. La prima metà ha un asfalto perfetto, come una pista da bigliardo; la seconda è una buca sola».
Le piste austriache, tuttavia, battono anche quelle svizzere: «Le svizzere sono saliscendi a volte anche sterrati, in Austria cercano sempre di fare una pista ciclabile pianeggiante, asfaltata, larga, a doppio senso, protetta dalla strada». «Le piste che troviamo a Piacenza e provincia? » ridono le ragazze. «Inguardabili, praticamente è come se non ci fossero, paragonate a quelle austriache».
Federico Frighi
04/10/2012 Libertà
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