Bancari, badanti part time, cassintegrati, disoccupati, pensionati sono alcuni degli aspiranti volontari che hanno risposto sì all'appello dell'Avo (Associazione volontari ospedalieri) e si sono presentati ieri pomeriggio alla prima lezione del corso di formazione nella biblioteca dell'ospedale Guglielmo da Saliceto. Al termine saranno in grado di portare conforto ai malati dell'ospedale di Piacenza senza essere di ostacolo a medici ed infermieri e con l'opportuna sensibilità in situazioni spesso difficili. Sono i "volontari del bicchier d'acqua" quelli che entrano in stanza con il camice bianco con il colletto azzurro e il tesserino Avo in bella vista, ti chiedono come stai, ti tengono compagnia, portandoti un poco di sollievo in un luogo in cui il tempo non passa più. Se occorre aiutano il personale durante pasti, magare solo per sbucciare la mela.
Sono una ventina le nuove leve che si sono presentate ieri. Tra queste Carmen, badante ma solo la mattina: «Ho i pomeriggi liberi e un'amica mi ha proposto di fare volontariato qui, mi sembra una bella cosa, tanto più che io già sono nell'ambiente». Josette, bancaria in pensione da tre anni, aveva voglia di fare qualche cosa per gli altri: «E' stato un caso se ho scelto l'Avo. Ho pensato che a scambiare quattro chiacchiere con una persona in ospedale, passarle un bicchier d'acqua, potevo essere capace anch'io. Così mi sono presentata». Chi diceva, come il vescovo Gianni Ambrosio - l'Avo piacentina nasce proprio da un'intuizione di un diacono della Chiesa di Piacenza-Bobbio, Nello Ziliani, frutto del sinodo diocesano del 1990 - che la crisi poteva essere anche una ricchezza non aveva tutti i torti. Roberto e Luciano ne sono l'esempio vivente. Cassintegrato il primo, disoccupato il secondo, hanno pensato che, invece di «stare a casa a girarsi i pollici», sarebbe stato più utile andare a dare una mano all'ospedale.
Attualmente sono circa 200 i volontari dell'Avo piacentina, di cui 30 a castelsangiovanni e 40 a Fiorenzuola. «Sono persone dai 50 anni in su - spiega la vice presidente Marisa Monticelli - ma si sta costituendo anche un nucleo di persone giovani, entrate grazie ad internet o ai banchetti di sensibilizzazione». A breve, come annuncia il presidente, il diacono Franco Zanetti, l'obiettivo è di aprire una sezione Avo anche all'ospedale di Bobbio, dove già operano, a titolo personale, due volontari. Ieri sera era relatore del primo incontro Francesco Benassi, presidente Avo dell'Emilia Romagna. In regione i volontari sono circa 2.200 anche se non tutti gli ospedali sono coperti. «In questo momento - osserva il presidente regionale - si assiste ad un proliferare di piccole associazioni di volontariato che si contendono i volontari. Noi siamo nati molti anni fa e nelle realtà in cui operiamo siano ben radicati. Il nostro compito è quello di umanizzare l'ospedale, una mission fondamentale in un'epoca dominata dalla solitudine sociale e dalla crisi dove, a volte, gli anziani vengono depositati in corsia e lasciati soli».
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