Di ritorno dalla Terrasanta il vescovo eletto di Piacenza-Bobbio riflette sul valore dei viaggi cristiani e si prepara all'ordinazione e ad entrare in diocesi
Piacenza - «Il pellegrinaggio ha questa funzione: ricordare ciò che ci caratterizza come cristiani; non siamo dei vagabondi, abbiamo una meta. Sappiamo da dove veniamo e sappiamo dove andiamo. Il pellegrinaggio serve a questo». Monsignor Gianni Ambrosio, neo vescovo eletto di Piacenza-Bobbio, è appena tornato dalla Terrasanta, dal viaggio alle origini della cristianità organizzato dall’università Cattolica del Sacro Cuore prima della sua nomina come successore di monsignor Monari. Da ieri mattina è già al lavoro nel suo studio di Milano, in largo Gemelli 1. Sarà di nuovo a Piacenza in settimana, per incontrare l’amministratore diocesano monsignor Lino Ferrari. Una settimana decisiva in cui deciderà la data ufficiale del suo ingresso in duomo, il motto e verosimilmente lo stemma. Intanto definisce il suo viaggio in Terrasanta una sorta di «rinascita», ed invita tutti i piacentini a riscoprire il vero senso dei pellegrinaggi; assicurando che, quando sarà vescovo di Piacenza-Bobbio, una delle sue attenzioni sarà proprio quella rivolta ai viaggi cristiani.
Il pellegrinaggio di monsignor Gianni Ambrosio, alla luce di quanto è poi accaduto - la scelta come presule di Piacenza-Bobbio, appunto -, ha assunto un sapore particolare. «Riascoltare la voce del Signore che ti chiama - dice -, ti ritiene all’altezza di un compito, e ti manda; un viaggio per ricalcare le orme del Signore Gesù e per sentirsi davvero spronati a svolgere il compito che ci ha affidato». Ancora: «È stato un ripartire da quei luoghi in cui è avvenuta la straordinaria comunicazione di Dio, sentirsi investiti da questo messaggio, respirare questo clima particolare è come rinascere di nuovo». In Terrasanta Ambrosio è stato una dozzina di volte: «La prima durante l’Intifada, su invito del cardinal Martini». Ogni volta c’è qualche cosa che parla in questo viaggio particolare: un’atmosfera, una luce nuova. «Betlemme» non ha dubbi monsignor Ambrosio. «Il luogo più toccante è stato Betlemme. Per noi era la festa dell’Epifania, mentre per la chiesa ortodossa e per tutta Betlemme si celebrava il mistero del Natale. Vedere tutte quelle persone che dalla Russia, dalla Grecia, le più diverse popolazioni che lì arrivavano per professare le loro fede, per accogliere quella luce della stella che guida il cammino di tutti, è stato un momento particolarmente significativo per me». Ecco perché nel suo ministero di vescovo, Ambrosio non potrà non avere a cuore i viaggi cristiani. «Recuperare la dimensione fondamentale del pellegrinaggio è importante per la vita umana e per quella cristiana, sapere che si proviene da ... e si va a ..., mi pare sia un aspetto davvero decisivo; altrimenti si resta lì a cogliere l’attimo fuggente, dimenticando che siamo stati generati, che siamo in cammino verso la salvezza. Se si dimentica la figura del pellegrino si diventa dei girovaghi che non sanno dove andare». Mercoledì prossimo 16 gennaio sarà in Vaticano per la professione di fede e per il giuramento solenne. Poi la chiamata al cardinale Tarcisio Bertone per definire la data dell’ordinazione, e quella all’amministratore diocesano, monsignor Lino Ferrari, per organizzare la sua prossima visita piacentina di questa settimana.
Federico Frighi
Il testo integrale dell'articolo su Libertà di oggi 9 gennaio 2008
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