Piacenza- La telefonata arriva assai prima delle 8. È il cardinale di Torino, Severino Poletto, che, di buon’ora, vuole sapere com’è andata, rinnova i suoi auguri per l’ordinazione e assicura le sue preghiere. Inizia di buon mattino la prima giornata da vescovo per monsignor Gianni Ambrosio. «Ero già sveglio, come ogni prete sono abituato a celebrare presto la messa e dunque sono mattiniero» sorride don Gianni. Una mattinata trascorsa con la famiglia, ma soprattutto passata a mettere ordine alla posta. Ci vogliono tre ore per leggere tutto, telegrammi, lettere e piccoli ricordi. «Una cosa molto simpatica mi è stata regalata dai miei vecchi scout di Santhià - rivela -, oggi ormai tutti adulti: un fazzoletto storico, del Santhià 1°, risalente agli anni Cinquanta». Poi la visita, verso le 11 e 30, di monsignor Lino Ferrari, che stamattina sarà confermato vicario generale, e quella di don Giuseppe Basini, che verrà confermato nel ruolo di segretario personale del vescovo. Nel pomeriggio la famiglia e la preparazione della sua prima omelia in Duomo per la messa vespertina. Una giornata, tutto sommato, finalmente calma. Alla giornata dell’ordinazione e della presa di possesso, ieri l’altro, monsignor Ambrosio ci era arrivato dopo una lunga marcia di quasi due mesi (dal giorno della nomina) a volte anche faticosa per gli impegni di ogni giorno, ai quali neppure un vescovo eletto si può sottrarre. Gli scatoloni da spostare, l’anziana madre da ambientare e tutto il resto. «C’era la stanchezza - ammette Ambrosio - ma anche tanta gioia nel cuore, il popolo piacentino ha risposto con gioia all’arrivo del nuovo pastore». «Il mio sentimento spontaneo è di gratitudine al Signore - continua - per aver trovato un popolo, e sottolineo popolo, accogliente, desideroso di incontrare il vescovo; mi ha rallegrato il cuore. Questo non l’ho provato solo io: anche parecchi amici, provenienti da altre parti d’Italia hanno manifestato un certo stupore nel vedere così tanta attesa, così tanta gente partecipare a questa celebrazione in modo gioioso e festoso. È per me davvero un motivo di conforto nello svolgimento del mio ministero».
Più volte, monsignor Ambrosio, durante la cerimonia di sabato, ha puntato lo sguardo verso la facciata prima, la grande navata centrale del Duomo poi: «Sono rimasto colpito dalla bellezza della nostra cattedrale che invita a guardare verso l’alto, alla preghiera, che invita a riconoscere che non siamo soli nel nostro cammino, che c’è un qualcuno che ci accompagna. È una cattadrale calda, che sospinge alla preghiera».
«Ho notato che c’erano molti preti - continua - e mi ha fatto molto piacere. I vescovi, sì, erano tanti e questo per me sta a significare il gioco di squadra della collegialità espiscopale, il sentirsi in comunione con gli altri confratelli e con il Santo Padre».
L’emozione: «L’imposizione del Vangelo sul capo, è li che mi sono emozionato: tu sei sotto il Vangelo, sotto la parola buona di Gesù, tu non devi fare altro che annunciarla».
Lo stupore: «L’attesa grande e la gioia del popolo piacentino di incontrarsi con il suo vescovo, come se fossi già uno di casa, di famiglia che viene a svolgere la sua funzione di padre e di guida. Mi hanno fatto sentire così». C’erano anche i rappresentanti delle religioni protestanti e ortodosse: «Uno di loro mi ha scritto una lettera in cui parla di grazia del Signore da vivere nell’amicizia; volutamente sono andato a stringere la mano a questi fratelli cristiani appartenenti ad altre confessioni ma sempre credenti in Cristo». La presenza del cardinale Tarcisio Bertone come celebrante e ordinante principale ha portato in duomo una ventata di aria vaticana. «Ho avuto la gioia di parlare con lui per diverso tempo - osserva il vescovo -. Il Papa, che aveva concluso gli esercizi spirituali proprio nella mattinata di sabato, sapeva che Bertone sarebbe venuto a Piacenza e per questo portava i suoi saluti e la sua benedizione». A proposito di Bertone, potrebbe essere un’occasione per invitare papa Ratzinger a Piacenza? Ambrosio non lo ha chiesto, sabato mattina, tuttavia non lo esclude: «Tendenzialmente Benedetto XVI non si muove molto da Roma se non per impegni particolari. Bisognerebbe trovare un’occasione davvero bella che in qualche modo favorisca la sua venuta».
Anche questa mattina il vescovo Ambrosio si alzerà molto presto. Alle 7 in punto celebrerà la messa dalle suore carmelitane, nel monastero di clausura di via Spinazzi. La sua prima uscita nella città.
Federico Frighi
Da Libertà, 18 febbraio 2008
Più volte, monsignor Ambrosio, durante la cerimonia di sabato, ha puntato lo sguardo verso la facciata prima, la grande navata centrale del Duomo poi: «Sono rimasto colpito dalla bellezza della nostra cattedrale che invita a guardare verso l’alto, alla preghiera, che invita a riconoscere che non siamo soli nel nostro cammino, che c’è un qualcuno che ci accompagna. È una cattadrale calda, che sospinge alla preghiera».
«Ho notato che c’erano molti preti - continua - e mi ha fatto molto piacere. I vescovi, sì, erano tanti e questo per me sta a significare il gioco di squadra della collegialità espiscopale, il sentirsi in comunione con gli altri confratelli e con il Santo Padre».
L’emozione: «L’imposizione del Vangelo sul capo, è li che mi sono emozionato: tu sei sotto il Vangelo, sotto la parola buona di Gesù, tu non devi fare altro che annunciarla».
Lo stupore: «L’attesa grande e la gioia del popolo piacentino di incontrarsi con il suo vescovo, come se fossi già uno di casa, di famiglia che viene a svolgere la sua funzione di padre e di guida. Mi hanno fatto sentire così». C’erano anche i rappresentanti delle religioni protestanti e ortodosse: «Uno di loro mi ha scritto una lettera in cui parla di grazia del Signore da vivere nell’amicizia; volutamente sono andato a stringere la mano a questi fratelli cristiani appartenenti ad altre confessioni ma sempre credenti in Cristo». La presenza del cardinale Tarcisio Bertone come celebrante e ordinante principale ha portato in duomo una ventata di aria vaticana. «Ho avuto la gioia di parlare con lui per diverso tempo - osserva il vescovo -. Il Papa, che aveva concluso gli esercizi spirituali proprio nella mattinata di sabato, sapeva che Bertone sarebbe venuto a Piacenza e per questo portava i suoi saluti e la sua benedizione». A proposito di Bertone, potrebbe essere un’occasione per invitare papa Ratzinger a Piacenza? Ambrosio non lo ha chiesto, sabato mattina, tuttavia non lo esclude: «Tendenzialmente Benedetto XVI non si muove molto da Roma se non per impegni particolari. Bisognerebbe trovare un’occasione davvero bella che in qualche modo favorisca la sua venuta».
Anche questa mattina il vescovo Ambrosio si alzerà molto presto. Alle 7 in punto celebrerà la messa dalle suore carmelitane, nel monastero di clausura di via Spinazzi. La sua prima uscita nella città.
Federico Frighi
Da Libertà, 18 febbraio 2008
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