Carisio (Vercelli) - Per salutare monsignor Gianni Ambrosio a Carisio si scomoda anche il re Carnevale. Da una settimana si è entrati ufficialmente in Quaresima ma in provincia di Vercelli si osservano le regole meneghine. Se ad Ivrea due domeniche fa si sono tirate le arance, se a Santhià è stato bruciato il Babaciù, a Carisio ieri era la volta dei più miti Gambin e Gambina, marito e moglie in costumi tipici. Le maschere tradizionali di questa zona del Piemonte hanno salutato nella chiesetta di San Nicola il loro monsignore promosso vescovo.
Per monsignor Ambrosio - don Gianni, per i carisini - quella di ieri era l’ultima messa da semplice prete nel piccolo paese che ha dato le origini alla sua famiglia. A Carisio (provincia di Vercelli ma diocesi di Biella) abitano la madre ed i fratelli del vescovo eletto di Piacenza-Bobbio. Qui don Gianni trascorre ogni fine settimana che può e la domenica fa rifiatare il parroco locale - don Lodovico De Bernardi - celebrando la messa delle 11. La chiesetta - la parrocchiale San Lorenzo è inagibile perché il pavimento sta sprofondando nel terreno - a stento riesce a contenere tutti. Ci sono le maschere, le ragazze con i costumi tipici, il sindaco in fascia tricolore con parte della giunta comunale, gli immancabili alpini, il labaro della Famiglia Carisina. Non è un vero e proprio addio: sabato prossimo il paese salirà in pullman per accompagnare don Gianni a Piacenza. L’ultima omelia da semplice prete nella sua Carisio dura sette minuti esatti. Sette minuti in cui monsignor Ambrosio commenta il Vangelo della domenica con le tentazioni di Cristo e ringrazia la sua piccola comunità. «Per resistere al male occorre essere creatori di bene, di un contesto di buone relazioni» osserva. Poi il grazie alla sua comunità; a mani alzate, quasi a volerla abbracciare tutta.
Un grazie che ripeterà nell’offertorio di fronte alla mitria regalatagli dalla parrocchia. La solleva per farla vedere a tutti e poi commenta, scherzoso, «questa non la posso ancora mettere». Ammira il pastorale in argento con manico telescopico e con inciso il donatore: “La comunità di Carisio”. Poi il piccolo ritratto della Madonna realizzato con le pagliuzze d’oro trovate nel torrente Elvo che lambisce il Comune di Carisio.
Al termine della celebrazione il sindaco Costanzo Claudio sale all’ambone e lascia il suo saluto commosso. Era da otto secoli che Carisio non donava un vescovo alla Chiesa Cattolica. Parla di questo come di «un momento importante» nella vita di don Gianni, «raggiunto con devozione, capacità e grande umiltà». «Tutto questo è motivo di orgoglio - continua - per lei e per tutti i suoi cari ma anche, di riflesso, per tutta la comunità di Carisio, che in questi ultimi anni, con il grande aiuto al parroco don Lodovico nelle celebrazioni domenicali e non solo, lei ha servito; sempre in silenzio, quasi non facendosi notare». «Domenica a Piacenza saremo tutti a gioire per lei e con lei e anche dal Paradiso una personale speciale (il padre di don Gianni, ndr.) orgoglioso e fiero la ammirerà».
Federico Frighi
Il testo integrale dell'articolo su Libertà di oggi 11 febbraio 2008
N.B. Gli amici di Carisio possono tranquillamente scaricare le foto
1 commento:
http://szinly.blogspot.com
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