2ª DOMENICA DI QUARESIMA
(Genesi 12, 1-4; 2Timoteo 1, 8-10; Matteo 17, 1-9)
LA LUCE, LA VOCE, LA MISSIONE
Cari fratelli e sorelle,
è pieno di fascino l’invito della Parola del Signore di questa seconda domenica di Quaresima. Il Signore Gesù ci invita a salire sul monte, e così anche a noi, come a Pietro, Giovanni e Giacomo, sarà data la luce, e potremo ascoltare la voce che viene dall’alto. Comprenderemo allora, come hanno compreso gli apostoli, il senso della missione di Gesù e così potremo svolgere la missione che ci è affidata, la nostra missione.
La luce, la voce, la missione: tre aspetti, tre dimensioni di un’unica realtà, e cioè la chiamata del Signore, la nostra vocazione.
C’è però una condizione di base: si tratta di salire sul monte. Ma se questo invito viene accolto, si entra in quella storia luminosa che è la storia della salvezza, in cui ogni passo del nostro cammino è illuminato dalla luce del Signore ed è sorretto dalla sua grazia.
Questa storia di salvezza ha inizio con la vocazione di Abramo, di cui ci parla la prima lettura. Il patriarca Abramo, in verità, non deve salire sul monte, deve invece lasciare il suo paese e la casa di suo padre per incamminarsi verso un paese lontano che il Signore stesso gli indicherà. Ma l’obbedienza di Abramo è come un salire sul monte, nel senso che deve abbandonare ciò che gli è consueto - le proprie abitudini, le proprie sicurezze - per obbedire a Dio che lo ha chiamato. Abramo si fida di Dio e crede nella promessa di Dio.
E così con questo atto di fiducia, con questa obbedienza, Abramo apre la via al compiersi della promessa di Dio che è benedizione per tutte le genti.
Sul monte della trasfigurazione, Mosé ed Elia attestano che in Gesù Cristo, il Figlio prediletto dal Padre, questa storia di salvezza raggiunge il suo punto culminante, il suo pieno compimento. E così da allora questa storia prosegue nei tempi della Chiesa con la “vocazione santa” dischiusa dall'evangelo di Gesù Cristo, come afferma l’apostolo Paolo nella seconda lettura: nel Figlio siamo salvati e con il Figlio ci è data la possibilità di poter vivere anche noi come figli dello stesso Padre, e dunque di vivere nella gioia, nella libertà, nell'amore.
Cari fratelli e sorelle, iniziando il mio ministero episcopale in questa Chiesa di Piacenza-Bobbio, dopo la celebrazione così toccante e coinvolgente della ordinazione episcopale, sento rivolto a me, in modo del tutto particolare, l’invito a salire sul monte per poter camminare con Gesù che sale a Gerusalemme. Il motto che ho scelto – e che ho ripreso dal ‘diario di viaggio’ di quel piacentino che si è recato nei luoghi santi verso il 570 – indica innanzi tutto questo invito di Gesù, questa grazia che mi è data, e indica poi il preciso impegno di seguire le orme di Cristo per essere ‘segno’ di Cristo in mezzo a voi, per far risplendere la luce di Cristo nella mia vita, per diventare pastore e padre che dona il suo cuore e la sua vita al popolo che gli è affidato.
Ma con me è la nostra Chiesa ad essere invitata a seguire Gesù. Tutta la Chiesa è sospinta a vivere la quaresima come un tempo forte di quella storia di salvezza, di grazia, di speranza. Si tratta di un cammino di approfondimento, di maturazione, di crescita che riguarda tutti ed interpella tutti.
Chi non avverte la necessità di crescere nella vita di fede, di speranza e di carità e di vivere con maggior verità ed autenticità il mistero della Pasqua del Signore Gesù?
E guardando poi attorno a noi, alla nostra realtà culturale ed educativa, chi non avverte la necessità di crescere in «umanità», in responsabilità, in attenzione alla qualità della vita propria ed altrui?
Siamo dunque invitati tutti a intraprendere con slancio questo cammino quaresimale sapendo che è un cammino che ci porta a conoscere Gesù e a vivere l’amicizia con Lui.
Così è avvenuto per gli apostoli, in particolare per Pietro, Giacomo e Giovanni. Essi non avevano ancora compreso il senso della missione di Gesù: continuavano a sognare un Messia che instaurasse il Regno in termini di potenza umana, proprio mentre veniva loro annunciato lo scandalo della passione.
Tuttavia, nonostante la situazione di incomprensione, i tre apostoli accettano di essere condotti in disparte e di salire sul monte. Continuano a seguire Gesù. E così gli apostoli comprendono il senso della missione del Figlio: viene loro concessa una luce preziosa che anticipa la gloria del Risorto.
Sul monte i tre apostoli fanno un’esperienza breve ma profonda e gioiosa di Gesù trasfigurato, un’esperienza che illumina il cammino verso Gerusalemme, verso la passione e la morte, cui seguirà la risurrezione. Gli apostoli comprendono che la missione di Gesù è di donare luce agli uomini manifestando l’amore infinito di Dio per l’uomo. E così comprendono anche quale è la loro missione, la missione degli apostoli e della Chiesa tutta: donare luce, vita e amore all’umanità.
Anche a noi sia data la grazia di lasciarci condurre in disparte e di salire sul monte della rivelazione e della manifestazione di Gesù.
Nella vita concitata di tutti i giorni non si presta una vera attenzione all’altro, e soprattutto non si presta una vera attenzione a Dio.
Il cammino di fede sulle orme di Gesù non dimentica certamente l’attualità, con i suoi problemi ed anche con le sue possibilità, ma non si ferma all’attualità. Il cammino di fede intende dischiudere il nostro ‘oggi’ alla visita di Dio, al dono della luce di Dio. Il cammino di fede intende far risuonare in noi la voce, la voce che viene dall’alto, la voce del Padre che invita ad ascoltare il Figlio.
Fratelli e sorelle, so che avete pregato molto per me perché possa diventare pastore secondo il cuore di Gesù, Buon Pastore. Vi prego di continuare nella preghiera perché il cammino della nostra Chiesa sia, come quello degli apostoli, illuminato dal Signore Gesù, via, verità e vita. La Vergine Maria, Madre della Chiesa e Regina degli apostoli, venerata in questa Cattedrale come Madonna del popolo, sia la ‘compagna di viaggio’ di questo popolo in cammino sulle orme di Gesù. Amen.
Messa solenne delle 18 e 30 di domenica 17 febbraio 2008, durata dell’omelia dieci minuti, duomo di Piacenza.
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