martedì 4 marzo 2008

Ambrosio all'Azione Cattolica: non c'è democrazia senza associazionismo

L'omelia pronunciata dal vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, nella messa in duomo di domenica 2 marzo.

Cari giovani e cari adulti dell’Azione Cattolica, ho letto su Il Filo la lettera di Pierpaolo, il vostro presidente. Verso la fine di questa lettera ho trovato la frase seguente: “Speriamo di avere con noi durante l’assemblea diocesana il nuovo vescovo che, mentre scrivo questa lettera, attendiamo ancora… Sarebbe bello poter mostrare, dal vivo, al nostro nuovo pastore la nostra disponibilità, il nostro impegno, la nostra gioia, il nostro affetto ed esprimere a lui quanto ci sta a cuore il bene delle persone e la vitalità della nostra Chiesa”.
Ecco esaudito il desiderio di Pierpaolo e, credo, il desiderio di tutti voi. Ma se questo era il vostro desiderio che oggi è esaudito, posso assicurarvi che è davvero grande, a pochi giorni dalla mia ordinazione episcopale, la mia gioia di salutarvi, di incontrarvi, di accogliere la vostra disponibilità e il vostro impegno, di sentire il vostro cuore pulsare “per il bene delle persone e per la vitalità della nostra Chiesa”.
Una Chiesa, la nostra, non solo vitale ma anche una Chiesa giovane: e questo grazie a voi, alla vostra presenza, alla vostra partecipazione, alla vostra associazione.
Una Chiesa vitale, una Chiesa giovane, una Chiesa che semina speranza perché illuminata da quella luce che è Gesù Cristo.

2. Proprio la luce è il tema di questa quarta domenica di Quaresima. La luce esteriore e quella interiore, il vedere con gli occhi e l’essere illuminati interiormente, il passaggio dall’oscurità alla luce.
Insieme a quello dell’acqua, il simbolo della luce è uno dei grandi simboli religiosi e culturali dell’umanità intera. Da sempre l’uomo avverte il bisogno della luce, è affascinato dalla luce. Perché la luce è vita, e la vita è vittoria sulle tenebre, è riscatto dall’oscurità.
Siamo ricercatori di luce, siamo fatti per vivere e per camminare nella luce.
Ma c’è un’oscurità che non possiamo sconfiggere con le sole nostre forze. La tenebra del male e del peccato è vinta solo da colui che è “la luce del mondo” (Gv 9, 5), da Gesù che, proprio nel racconto evangelico di questa domenica, dona luce a chi vive nelle tenebre con gesti e parole che evocano il dinamismo sacramentale.
Il racconto della guarigione del cieco nato ci invita a gioire di questo dono della luce che vince ogni oscurità, che sconfigge ogni tenebra, anche quella, profonda, del male e del peccato.
È un racconto che ha un chiaro significato di iniziazione al battesimo e di catechesi battesimale. Un racconto molto vivace e coinvolgente: come per il cieco che si lava nella piscina di Siloe c’è la grazia della luce, così a noi è offerta la grazia di una vita luminosa grazie all’incontro sacramentale con Cristo, grazie all’amicizia con Lui.
Il cieco del racconto evangelico non è solo una persona malata che viene guarita dalla sua cecità, ma è soprattutto la figura di chi accoglie la luce della fede. Perché la fede in Gesù Cristo è luce, perché credere in Lui, nel suo vangelo, è “vedere” in modo nuovo e, quindi, vivere in modo muovo.

3. Siamo allora anche noi sospinti alla professione di fede del cieco che esclama: “Io credo, Signore” (Gv 9, 38). Sì, io credo, noi crediamo: nella vicenda del cieco scopriamo la nostra storia, la storia di ogni cristiano, di ogni battezzato illuminato dalla luce che è Cristo Signore.
Ecco allora l’invito di Gesù: “chi mi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12). E l’apostolo Paolo, come è stato proclamato nella seconda lettura, quasi commentando l’invito di Gesù, afferma: “Camminate come figli della luce e il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità” (Ef 5, 8-9).
Questa esortazione molto concisa dell’apostolo Paolo sembra capace di dire, cari amici, tutta la storia dell’Azione Cattolica, la vostra storia, ormai lunga e tuttavia sempre nuova. Sono passati 140 anni dalla fondazione e l’anniversario può essere l’occasione per comprendere più in profondità il senso e il valore del vostro essere associati.
Forse non prestiamo debita attenzione all’importanza dell’associazionismo per la vita sociale. E’ invece di capitale importanza: non c’è vita civile, non c’è democrazia senza la vita associativa.
Ma altrettanto capitale è l’importanza delle associazioni per vita ecclesiale. Vorrei invitare tutti, anche i curati e i parroci, a prenderne atto, a rendersene conto. Non si tratta di una preferenza o peggio di un mio capriccio più o meno ideologico. Si tratta semplicemente di prendere atto della realtà: senza le forme associative la vita è vissuta in modo individualistico, senza il legame di appartenenza il cammino di maturazione è puramente teorico e la libertà è pura astrazione. E se questo vale a livello sociale, vale ancor di più per la realtà ecclesiale.
Proprio questo valore dell’associazione è stato compreso da quello straordinario “movimento cattolico” che ha dato il via, con grande intelligenza e lungimiranza, a una serie di iniziative concrete, tra cui ciò che verrà poi denominata Azione Cattolica, per favorire una socialità civile e cristiana capace di far fronte ad una società lacerata dalle novità della modernità.
Ma anche il contenuto del vostro programma associativo, pur con accenti diversi e con termini nuovi, richiama quel grande progetto del “movimento cattolico”, un progetto che mira all’incontro tra la fede e la vita, tra il Vangelo e la cultura. Si tratta di un processo continuo, dinamico, che attende nuove concretizzazioni dentro le vicende storiche sempre mutevoli. Proprio nel mutare dei tempi e delle stagioni, il Vangelo è e resta la luce e la speranza per tutti, in ogni luogo e in ogni tempo. Nella sua qualità di “buona notizia”, il Vangelo è comunicazione della salvezza ed è risposta ad ogni domanda che gli uomini possano formulare, esplicitamente o implicitamente.
“Ieri, oggi e sempre”: Cristo resta lo stesso, il suo mistero è inesauribile, per “ampiezza, altezza, lunghezza e profondità”. Ogni cultura può trovare in Cristo e nel suo Vangelo la “sapienza” (il Logos) che illumina e orienta la vita degli uomini su strade di verità, di giustizia, di amore, di solidarietà, di convivenza nella pace.
Il Vangelo annunciato e testimoniato è il significato della vita della comunità cristiana, il motivo proprio per cui essa esiste. All’interno della comunità cristiana, l’Azione Cattolica è l’esempio concreto di cosa vuol dire luce battesimale, con l’impegno di una formazione capace di una testimonianza visibile e pubblica di quella “fede cristiana … aperta a tutto ciò che di grande, vero e puro vi è nella cultura del mondo”, capace di “ricercare i punti di contatto, di recuperare ciò che vi è di buono, ma anche di contrastare “ciò che nelle culture sbarra le porte al vangelo” (J. Ratzinger, «Il Logos e l’evangelizzazione della cultura», in Servizio nazionale per il progetto culturale (a cura di), Parabole medianiche. Fare cultura nel tempo della comunicazione, EDB, Bologna 2003, pp. 179-181).
Cari amici dell’Azione Cattolica, siate fieri della vostra grande storia, siate consapevoli della luminosità della fede e della testimonianza cristiana, sia capaci di un confronto sereno e spassionato con le diverse espressioni culturali. Memoria grata, testimonianza convinta della fede in Cristo, confronto intelligente: siano queste le cifre dell’impegno e della bellezza della vostra associazione.

† Mons. Gianni Ambrosio,Vescovo Piacenza-Bobbio

Si ringrazia Vittorio Ciani per la collaborazione

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