"Ho avuto modo di conoscere un’associazione simile all’Apl quando, qualche anno fa, un bimbo di un carissimo amico ebbe bisogno di un trapianto di midollo. Quella giovane coppia venne davvero aiutata da quell’associazione che gravitava intonto all'ospedale di Torino. Erano riusciti a ricreare una nuova realtà familiare che si prendeva cura dei malati e delle loro famiglie".
"Desidero ringraziare questa vostra associazione, l'Apl, perché, oltre alla cura della malattia c’è anche il prendersi cura della persona. Il malato chiede ovviamente la guarigione, ma insieme il malato chiede anche qualche cosa d’altro, ha bisogno di una mano amica per andare oltre. La malattia è una lezione, spesso triste, ma è una lezione circa il senso della nostra vita.
Ecco che dobbiamo lasciarci istruire dalla malattia nella sue diverse forme, perchè attraverso la malattia - come attraverso altre esperienze, speriamo più gioiose - noi scopriamo in tal modo il senso della nostra vita. La malattia è un’esperienza che ci introduce in qualche modo a quel mistero della vita in cui dobbiamo però saper scorgere, anche se magari in lontananza, un bagliore di luce. Se noi creiamo una mano amica, un contesto in cui umanizzare quegli aspetti enormemente sofisticati e tecnologici che la medicina di oggi comporta, ebbene davvero svolgiamo un compito grande. Magari senza saperlo, ma stiamo camminando davvero su quelle orme di Cristo che alla fin fine sono quelle che ci conducono al senso pieno della vita anche passando attraverso la sofferenza e il calvario.
Grazie per il bene che state facendo".
Così il vescovo Gianni Ambrosio è intervenuto questo pomeriggio al ventennale dell'Associazione Piacentina per lo studio e la cura delle leucemie e altre malattie del sangue (l'Apl) celebrato nella sala delle colonne dell'ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza.
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