Piacenza- Un giornalista appassionato ed educatore. Così lo vorrebbe il vescovo Gianni Ambrosio se potesse crearlo “a sua immagine e somiglianza”. E così ha provato a dirlo agli operatori dei media piacentini ieri mattina nella Sala delle Colonne della Curia per la 43esima giornata mondiale delle comunicazioni voluta da papa Benedetto XVI con un titolo «bello e significativo» come sottolinea lo stesso Ambrosio: “I mezzi di comunicazione sociale al bivio tra protagonismo e servizio, cercare la verità per condividerla”. Breve ma intensa la riflessione del vescovo, a partire dalla constatazione di come «la vita pubblica trovi la sua immagine nei media». «Noi erroneamente parliamo di mezzi di comunicazione sociale. Non sono più solo mezzi, ma artefici - osserva -. Costruttori di un mondo con le sue leggi, con i suoi codici, con il suo spazio sociale. Il mondo attuale è costituito da mondi diversi che non collaborano più. Quello delle comunicazioni sociali è un mondo a parte, molto slegato dalla realtà». «Questo mondo impressionistico la cui rappresentazione è decisa da trenta secondi di intervista non è il nostro mondo» prosegue il vescovo che vede la notizia come «un bene prezioso della comunità, a rischio dell’economia usa e getta». La distanza tra l’esperienza del mercato e quella dell’uomo - osserva il vescovo Ambrosio - è troppo grande: «Il rischio è di considerare il lettore spettatore e consumatore e non cittadino. Alla fine questo sistema mediale, se non sta attento, preferirà un fiore di plastica al fiore vero». L’invito è di collocarsi nell’ottica del servizio: «Non credo sia possibile fare buona comunicazione senza una dimensione educativa, senza cercare il dibattito pubblico. I media informano con quel bene prezioso che è la notizia ma nello stesso termpo formano la comunità, con il rischio di deformarla».
Federico Frighi
Il testo integrale su Libertà di oggi, 11 maggio 2008
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