Piacenza - «Durante la guerra siamo rimaste qui, nascoste negli scantinati. Non vedo perché non possiamo rimanerci anche oggi». Suor Maria Luisa Costella è la madre badessa delle monache benedettine di clausura del monastero di San Raimondo. La bomba della Cavallerizza le sta dando numerosi grattacapi. Le religiose fanno parte dei 6.700 piacentini che domenica mattina 23 novembre dovranno lasciare le loro case per ragioni di sicurezza. «È vero che la clausura, per causa di forza maggiore può subire delle deroghe, - osserva la madre badessa al telefono del convento - però non è mai successo che venisse evacuato l’intero convento neppure durante la guerra». «Siamo qui dal 1835 - continua - e l’unica volta che ci hanno fatto sfollare è stato subito dopo l’unità d’Italia, quando i beni religiosi vennero confiscati e vennero i soldati a mandarci fuori». Da allora la clausura generale è sempre stata rispettata. «Escono le suore più giovani per andare a studiare e tutte quelle che lo desiderano per recarsi a votare - fa sapere la madre badessa -. Noi poi qui siamo al sicuro. La zona della bomba è lontana, il convento ha dei muri spessi, dunque per quanto mi riguarda potremmo andare tranquillamente a rifugiarsi negli scantinati». Nel caso (ormai certo) che nessuna deroga venga in aiuto, le monache stanno tuttavia approntando un piano B: «Abbiamo chiesto ospitalità al Collegio Alberoni per le 13 consorelle autosufficienti. Le altre, quelle costrette a letto, dovrebbero trovare ospitalità nella casa di riposo San Giuseppe».
fed.fri.
Il testo integrale su Libertà del 16 novembre 2008
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