Piacenza - Dodici anni con Monari, otto mesi con Ambrosio. Per don Giuseppe Basini si chiude ufficialmente, con la pubblicazione della nomina su il Nuovo Giornale (l’organo ufficiale della diocesi di Piacenza-Bobbio), l’esperienza di segretario vescovile. Da oggi l’ex braccio destro di due vescovi regge la parrocchia di Sant’Antonino come parroco. Farà il suo ingresso ufficiale nella basilica domenica 16 novembre alle ore 10 e 30. «Lascio un’esperienza bella per tanti motivi - ricorda don Basini -: è stata l’occasione per apprezzare una persona (il vescovo Luciano) che ha realizzato, a mio parere in modo pieno, il suo ministero episcopale, sia nella capacità di dialogo con Piacenza, sia nella relazione con i sacerdoti e con un occhio di speciale attenzione per chi vive una situazione di difficoltà». Giovane (nato a Parma il 5 maggio di 43 anni fa), dal volto buono, con il suo metro e novanta e passa di altezza ha il classico physique du rôle da segretario particolare di vescovi e cardinali. La segreteria di Monari, negli anni, è diventata una sorta di segreteria aperta, un punto di incontro tra la diocesi e la società. Il segretario, dunque, non un portaborse ma l’operatore principale di questo sportello a diretto contatto con i cittadini. «Abbiamo cercato di accogliere tutti senza nessun filtro - racconta -. Le richieste sono sempre tantissime: per appuntamenti di carattere culturale, sociale, di evangelizzazione, o anche solo per esprimere gratitudine al vescovo, stringendogli semplicemente la mano; una gratitudine di persone anche molto semplici, colpite da una relazione, da un’omelia. Sono queste le esperienze più belle e sorprendenti che porto nel cuore».
Nello studio di monsignor Monari sono passati in tanti: dal clochard al giornalista Enzo Biagi, dal cardinale Camillo Ruini all’attrice Claudia Koll, da Ernesto Olivero a don Luigi Ciotti. In media don Basini doveva fare da “semaforo” ad una cinquantina di persone alla settimana; all’inizio il lunedì, poi quando c’era tempo.
«Fare il segretario di un vescovo è un’esperienza che ti porta a conoscere la realtà della chiesa diocesana e delle istituzioni provinciali» prosegue Basini. Con l’arrivo di monsignor Ambrosio, poco o nulla sembra essere cambiato: «Il vescovo Gianni ha avuto da subito un profondo rispetto dello stile maturato in questi dodici anni». Qualcuno azzarda dei confronti: c’è chi dice che le udienze di Ambrosio sono più lunghe perché all’attuale presule piace molto chiacchierare. Sorride don Basini e, da buon segretario, se la cava con vaticana diplomazia: «Diciamo che, nel desiderio di conoscere la nostra realtà, dà maggiore spazio ai suoi interlocutori. Il compito del segretario è anche un po’, antipatico dovendo dare un ritmo alla scansione delle udienze».
Federico Frighi
Il testo integrale su Libertà di oggi 7 novembre 2008
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