Diocesi di Piacenza-Bobbio
Il Vescovo
Natale 2008: messaggio ai Piacentini
E’ un Natale di crisi, di difficoltà, di incertezza. Il mio augurio è proprio questo: sia anche un Natale di speranza, un Natale che viene a darci la buona notizia.
Un bimbo si affaccia alla vita, viene alla luce, nasce. Non è un’idea, ma una persona. Non è un concetto, ma un fatto che stupisce e poi sconcerta. Quel bimbo che nasce nella notte a Betlemme è il Salvatore, è il nostro Salvatore.
Sono trascorsi i secoli, ma quella notte resta grande e unica. Ancora una volta l’annuncio continua ad essere ripetuto: è nato il Salvatore. Un annuncio che non solo ci sorprende, ma ci interpella: è nato per noi.
Come è possibile? Per noi uomini del terzo millennio, artefici del nostro destino? Per noi orgogliosi delle nostre conquiste tecnologiche? Per noi che siamo riusciti a decifrare i codici del genoma umano? Per noi che siamo diventati adulti, e dunque incapaci di attendere qualcuno, rinchiusi nel nostro scetticismo?
Sì, è possibile che quell’annuncio ti interpelli: quel bambino è nato per te. E tu, alla fine, arrivi a scoprire che hai bisogno di lui, di lui come luce vera che illumina il tuo cammino, di lui come fratello che ti svela il volto del Padre, di lui come amico che condivide la tua fatica e ti aiuta a sperare.
Proviamo a far tacere ogni rumore, non solo fuori di noi, ma anche dentro di noi, nelle fibre del nostre cuore là dove si agitano le tante preoccupazioni, dove si vivono le troppe tensioni.
Proviamo a sostare anche solo per qualche minuto dinanzi ad un presepe, quello di casa nostra o quello che troviamo in una Chiesa o quello dei nostri ricordi di infanzia o quello dipinto da qualche pittore, come il famoso Tondo di Botticelli conservato nel nostro Museo Civico. Troviamo il tempo di fermarci e di contemplare questo bambino che è nato per noi.
Se possibile, contempliamolo con gli occhi della fede: sono occhi che vedono in profondità. Se non fosse possibile, contempliamolo comunque: un po’ di luce verrà, forse sarà anche l’occasione per sentire una voce che si leva dal fondo del cuore. Le parole pronunciate da questa voce non saranno subito ben comprensibili. Ma, prestando un po’ d’attenzione, non tarderemo a capire che sono parole che invocano luce, speranza, pace.
Per chi? Per noi stessi, bisognosi di essere salvati dentro, proprio nell’intimo della nostra vita. Per le nostre famiglie, bisognose di ritrovare serenità, concordia, fiducia. Per la nostra società, bisognosa di ritrovare lo slancio e la concordia per vincere la rassegnazione e poter guardare al futuro. Per l’intera umanità, bisognosa di fraternità, di solidarietà, di pace.
Forse, mentre contempliamo quel bambino, come in un lampo passano davanti ai nostri occhi i tanti bambini martoriati dall’uso delle armi, i molti giovani che camminano nei tunnel della noia, dell’alcool o della droga, gli uomini impediti di professare la propria fede, coloro che sono sfruttati e offesi nella loro dignità, coloro che soffrono – anche qui nel nostro territorio – per l’incertezza del posto di lavoro, per la povertà, per la fame. Anche dal fondo di questa umanità si leva un grido di aiuto.
Abbiamo bisogno di Lui. Forse oggi ancora più di ieri, perché oggi la realtà è diventata più complessa e le minacce per la dignità della persona umana sono più gravi, più insidiose, più drammatiche. Egli è il Salvatore anche dell’uomo di oggi, di ciascuno di noi, perché è la luce che illumina il nostro cammino, è il Verbo che viene ad abitare fra la sua gente, è il Figlio che dona, a chi l’accoglie, la grazia di diventare figlio di Dio, è la nostra speranza. Il Figlio di Dio si è unito a noi, ad ogni uomo: è nato nel tempo e si è fatto uomo, uno di noi, ma ha unito noi all’eternità.
Proprio perché è la Parola, egli parla a noi del Padre, del suo volto, del suo cuore, del suo amore, del suo disegno di salvezza. E parla a noi svelandoci la verità di noi stessi: nella sua carne è sancita l’alleanza indistruttibile tra il Padre e noi, suoi figli. Dio si fida di noi e ci chiama a condividere il suo progetto. In questa rivelazione sta tutto il senso della nascita del Figlio di Dio, della sua presenza, della sua missione nel tempo, nella storia, nella nostra vicenda personale. Questa rivelazione racchiude non solo la luce, ma anche la vita, la grazia, la verità: “in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”.
Quel bambino, uomo come noi, nato da donna, figlio di Maria di Nazaret, è Dio che si è fatto fragile creatura umana per portare a tutti noi l’amore del Padre: “Dio si fa uomo affinché l’uomo sia fatto Dio”, recita un’antica formula dei padri della Chiesa.
Giunga a tutti gli “uomini di buona volontà”, e cioè a tutti, perché ognuno di noi è amato da Dio, il messaggio di Natale nella sua inalterata freschezza, nella sua sorprendente e gioiosa notizia. Sia donata a tutti la forza di vegliare nella notte scrutando l’aurora, a tutti sia concessa la gioia di riconoscere nel bambino nato a Betlemme la speranza di una vita segnata dall’amore, dalla pace, dalla fraternità. A tutti auguro un Buon Natale.
†Gianni Ambrosio
vescovo di Piacenza-Bobbio
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