Piacenza - Lunedì 22 dicembre 2007 veniva annunciata in via ufficiale la nomina di monsignor Gianni Ambrosio a vescovo di Piacenza-Bobbio. Ad un anno di distanza Libertà pubblica un suo primo bilancio.
«Piacenza è una realtà con aspetti interessanti e positivi e con molte potenzialità. È davvero consistente il numero delle persone che fa volontariato sia un forma organizzata sia in forma diffusa nel tessuto sociale. È un aspetto molto importante per Piacenza, in un momento in cui l’individualismo segna troppo la nostra realtà sociale e culturale. Questa attenzione all’altro e la disponibilità al servizio sono elementi fondamentali. Un’altro aspetto di positività è l’intraprendenza, sia sul versante pastorale - in moltissime parrocchie scorgo un impegno che desta in me stupore e meraviglia - sia su quello sociale ed economico».
Fare il vescovo le ha cambiato la vita?
«Molto. Non hai più un attimo a tua disposizione, forse anche per il mio difetto di non dire mai di no agli incontri e alle richieste. Risulta difficile trovare anche i cinque minuti per la lettura del giornale, per la meditazione personale o per la telefonata alla persona amica che ha bisogno. La vita è cambiata nel senso che sei al servizio totale ed integrale della diocesi».
Luci ed ombre. Il vescovo Monari appena arrivato a Brescia si è trovato un sacerdote indagato per pedofilia; lei si trova, nel suo primo anno di episcopato, con tre sacerdoti (due diocesani e uno no) indagati per reati contro la morale sessuale e il patrimonio. Che cosa sta succedendo nella Chiesa?
«Io penso che ci sia davvero anche un accanimento sulla Chiesa. In America è uscito un libro di un non cattolico che sostiene proprio questa tesi: un accanimento pilotato contro la Chiesa sugli aspetti sessuali. Pur sapendo che le fragilità, le debolezze, le meschinità sono presenti in ogni persona, credo che occorrerebbe, anche da parte della stessa opinione pubblica, saper valutare e discernere per condannare ciò che deve essere condannato (così come il Papa ha fatto); ma penso anche che vi sia un accanimento probabilmente pilotato da parte di certa stampa. L’immagine che si intende far emergere è negativa perché la Chiesa è l’unica forza morale che si oppone alla deriva del relativismo, all’immoralità che invece trova, soprattutto presso i mass media, la sua piena cittadinanza. Se evidenziamo solo i limiti, molto spesso non riusciamo a comprendere i tanti aspetti belli e positivi».
Crisi economica e recessione. Nell’ultimo consiglio presbiterale si è rivolto ai parroci esortandoli a essere amministratori e più oculati nelle spese. Che cosa voleva dire?
«Prima di tutto vorrei rispondere alla prima parte della domanda. Credo che un po’ di saggezza storica ci faccia comprendere che ci sono periodi di vacche grasse e di vacche magre. Se siamo in un momento di difficoltà non credo che si debba sempre esagerare. Sennò a forza di vedere nero, tutto diventa nero>.
Come dice Berlusconi.
«Certamente. Ma questo fa parte della vita; questo lo hanno fatto i nostri vecchi. La Bibbia le vacche magre le ha sempre evidenziate. In generale l’atteggiamento dei profeti invita alla speranza e alla fiducia».
Si diceva dei parroci...
«Ho ricordato che i beni sono del popolo di Dio, non di nostra personale proprietà. Per cui l’amministrazione deve essere lineare, trasparente, oculata. Anche vedere se certe iniziative vanno sostenute oppure no».
La priorità?
«Va data ai luoghi di culto: la casa di Dio in mezzo a quelle degli uomini è molto importante. La storia lo attesta, così come quella della nostra cattedrale. Non credo che allora ci fossero così tanti soldi, eppure hanno fatto una cosa bella e, a partire da questa, anche le case degli uomini sono diventate più belle. San Nicolò e Roveleto di Cadeo sono due esempi di possibili nuovi luoghi di culto. L’altro ambito è l’attenzione ai bisogni economici ma anche sociali e spirituali».
Come sta affrontando la diocesi la convivenza con gli immigrati non sempre facile?
«Credo che il punto di riferimento religioso per gli immigrati sia molto importante. Grande accoglienza dunque non solo da un punto di vista materiale (qui la Caritas fa cose splendide) ma anche da quello spirituale».
C’è un evento particolare che in quest’anno l’ha colpita?
«La celebrazione della notte di Pasqua in una cattedrale gremita. Con il battesimo di una decina di persone arrivate a Piacenza da tutte le parti del mondo. In quel momento, davvero, ho pensato alla bellezza del cattolicesimo che ha le porte aperte per ogni cultura, l’attenzione per ogni persona desiderosa di cercare Dio e di trovare la gioia nel cuore. Per me è stato un momento commovente».
Federico Frighi
Il testo integrale su Libertà di oggi 13 dicembre 2008
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