Piacenza - Un lettera alle famiglie per invitarle ad avere fiducia nella missione educativa; una ai ragazzi per risvegliare in loro il desiderio di confronto con i genitori ed invitarli a mettere al centro Gesù Cristo, lasciandosi accompagnare nella vita di ogni giorno. Così il vescovo Gianni Ambrosio ha pensato di augurare un buon Natale a tutti i piacentini, considerandoli nel loro ruolo di genitori, di figli, senza escludere chi è solo, chi vive il dolore del lutto o di una separazione. I due documenti escono oggi in via ufficiale.
Tremila copie di un breve scritto di otto pagine stampato in un libercolo di formato tascabile. Per i ragazzi, invece, un inserto più breve. È la prima volta che Ambrosio scrive e rende pubblico un documento destinato a tutta la diocesi di Piacenza-Bobbio. La doppia missiva assume anche un’importanza particolare, avendo deciso il vescovo di non scrivere, per questo suo primo anno, la lettera pastorale alla diocesi. Sotto Natale, appare come un pensiero personale del presule alle famiglie piacentine. Con garbo e toni pacati. Entra nelle case ed invita ad avere fiducia. È il requisito fondamentale affinché le famiglie possano continuare a svolgere la loro missione educativa: «Fiducia verso il Signore, verso se stessi, verso gli altri». Poi i figli, i ragazzi, «preziosi agli occhi di Dio, sempre».In entrambi i documenti il Tondo del Botticelli, il quadro della Madonna con il Bambino custodito nei Musei Farnesiani e dal quale il vescovo ha tratto l’ispirazione. «Questo dipinto, nella sua semplicità, esprime tanti valori capaci di parlare anche senza le parole. Riesce a comunicare il messaggio di vita e di speranza insito nel santo Natale». Poi l’aspetto culturale: «È un’immagine bella che troviamo nella nostra città e mi sembra giusto valorizzarla». Monsignor Ambrosio prende la parola dopo che don Giuseppe Lusignani termina di illustrare il significato del Tondo del Botticelli, scelto quest’anno della diocesi di Piacenza-Bobbio come simbolo dell’Avvento. Il vescovo, di fronte ad una riproduzione del dipinto a grandezza naturale, invita «a tacitare i rumori esterni e quelli interni, per fermarsi a contemplare; se possibile con gli occhi della fede, ma anche con gli occhi della vita di tutti i giorni scopriamo cose davvero belle che ci interpellano. Quel bambino che nasce ci interpella perchè è il Salvatore di ciascuno di noi». «Ma come - si chiede Ambrosio - abbiamo bisogno di un salvatore dopo aver scoperto, che so io, il codice del genoma? Io credo di sì. Nel profondo del nostro cuore sentiamo sempre un’invocazione di aiuto di fronte ai tanti misteri della vita. Ecco, arriva colui che è la vita, la luce che ci è donata dal bimbo di Betlemme. Abbiamo bisogno di lasciarci illuminare, di contemplare il presepe e di sentire davvero la parola di speranza che ci dice che non siamo soli».
Federico Frighi
Il testo integrale su Libertà di oggi 18 dicembre 2008
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