venerdì 5 dicembre 2008

Olivero: giovani patrimonio dell'umanità

Piacenza - I giovani, la scuola e la ricerca come patrimonio dell’umanità. È la proposta che Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, farà al Governo Berlusconi quando la situazione politica sarà un poco più calma. Lo ha annunciato ieri sera durante il suo applaudito intervento nel convegno organizzato dallo Svep in occasione della Giornata mondiale del volontariato. Il perché Olivero lo spiega molto bene: «È più importante Carlotta (una ragazza di 20 anni ieri in prima fila nel salone degli Scalabriniani, ndr.) o la Gioconda di Leonardo da Vinci? Io non ho dubbi: Carlotta». Olivero, 68 anni, è un ex bancario, sposato e con tre figli, che ad un certo punto della sua vita ha lasciato tutto per fondare il Sermig, il Servizio missionario giovani che ha sede a Torino nell’Arsenale della pace. Da allora (era il 1964) ha dato assistenza a immigrati, tossicodipendenti, alcolizzati, malati di aids e senza tetto nell’ordine delle centinaia di migliaia persone.
Sono proprio i giovani, secondo Olivero, i più poveri di oggi. «Ma quanti giovani devono ancora schiattare, magari di droga, perché il mondo si fermi?» si chiede. «Chi dice che i giovani sono il nostro futuro mente sapendo di mentire - sbotta -. Noi abbiamo fatto un’inchiesta dalla quale emerge che il 97 per cento dei giovani non ha fiducia in nessuna istituzione. L’85 per cento ha paura di vivere in questa società. Non solo: ci hanno detto che si sentono circondati dalla violenza». «Con un patrimonio così importante - dice - noi del Sermig ci siamo intestarditi a mettere i giovani al primo posto. Loro ci chiedono umiltà e verità». Il grande sogno nella mente e nel cuore di Olivero è di invitare Benedetto XVI, Obama, Sarkozy, i grandi scienziati, «non a parlare ma ad ascoltare le vere storie dei giovani. Guardate che qui non c’è del qualunquismo; è il mondo degli adulti e della finanza che deve cambiare. Lo hanno costruito troppo arido». «Non è possibile - evidenzia - che ci siano stipendi di decine di miliardi all’anno. Ma come mai i sindacati, la destra o la sinistra, il vescovo di turno non reagiscono? Di fronte a questo menefreghismo, per forza che i giovani si inventano le nuove droghe».
«Bisogna amarli perdutamente i giovani - incita Olivero -. Se noi siamo cristiani ce ne deve importare, perché l’altro è fondamentale per la nostra eternità, la nostra felicità».
All’incontro ha portato il suo indirizzo di saluto il vescovo Gianni Ambrosio, amico personale di Ernesto Olivero.
«Un uomo di coraggio e con un entusiasmo contagioso - l’ha definito il vescovo -. Uno che sembra voler cercare apposta i problemi irrisolvibili. Sembra che cerchi ogni volta l’ostacolo più alto per superarlo. E alla fine ci riesce».
fri

Il testo integrale su Libertà del 4 dicembre 2008

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