Il vescovo Gianni Ambrosio ha preso spunto dalla figura del cardinale Luigi Poggi recentemente scomparso (il 4 maggio 2010), per tracciare, durante i funerali, le virtù del prete perfetto: competente, rigoroso, onesto, leale e discreto. Di seguito l'articolo:
C’era un’atmosfera familiare e raccolta nella basilica di Sant’Antonino. Come del resto la celebrazione del giorno prima nella basilica di San Pietro con i cardinali e papa Benedetto XVI. Come, quasi certamente, avrebbe voluto lo stesso cardinale Luigi Poggi per il giorno del suo commiato. Lontano dalle luci della ribalta, dai bagni di folla, nella semplicità e nella concretezza.
Il porporato piacentino - scomparso martedì scorso all’età di 92 anni - è stato salutato per l’ultima volta dalla sua amata Piacenza, nella sua amata Sant’Antonino. A presiedere
il rito funebre in quella che da ieri mattina - con la tumulazione nel sepolcro accanto a monsignor Antonino Arata - è la nuova casa del cardinale Poggi, il vescovo Gianni Ambrosio assieme al presule di Fidenza, Carlo Mazza. Poi il vicario generale monsignor Lino Ferrari, il parroco della
basilica don Giuseppe Basini, ed una trentina fra diaconi, canonici e sacerdoti. Ai seminaristi
del Collegio Alberoni la cura del servizio liturgico. Il vescovo Ambrosio, in apertura
di omelia, ha voluto ricordare le espressioni di grande stima di Benedetto XVI
che ha definito il cardinale Luigi Poggi «testimone di quella fede coraggiosa che sa
fidarsi di Dio»; ma anche la telefonata avuta proprio ieri mattina con il cardinale Ersilio
Tonini. «Ha saputo non solo conservare - ha detto il porporato - ma anche aumentare quella grande ricchezza umana e cristiana della sua famiglia, dei suoi genitori»; infine alcune frasi della lettera che monsignor Luciano Monari ha inviato per partecipare con la preghiera e l’affetto al
cordoglio della Chiesa piacentina: «L’immagine che custodisco del cardinale Poggi è quella di un vero prete, consacrato totalmente a Dio e alla Chiesa che, nonostante gli incarichi di prestigio esercitati negli anni di servizio alla Santa Sede, aveva mantenuto una semplicità e un’umiltà
ammirevole». In prima fila, da una parte i parenti più stretti (il fratello Carlo e la sorella Celestina) assieme alla cognata Angela ed a Luigi, uno dei nipoti. Dall’altra le autorità che hanno
voluto essere presenti alla cerimonia piacentina. Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il vice sindaco Francesco Cacciatore, l’avvocato Corrado Sforza Fogliani. Poi il vice prefetto vicario Elio Faillaci, l’ex sindaco Gianguido Guidotti, la presidente dell’Opera Pia Alberoni, Anna Braghieri. L’amministrazione comunale di Piacenza, con la vice presidente del Consiglio, Lucia Rocchi, aveva portato l’omaggio della città al suo cardinale anche il giorno prima, alla cerimonia funebre in San Pietro.
Il vescovo Ambrosio, dal pulpito, ha definito il cardinale Poggi «un ottimo prete, cresciuto
in un ambiente ricco di umanità e di fede, un prete che ha messo la sua intelligenza
e la sua umanità al servizio del Vangelo e della Chiesa, soprattutto nei delicati compiti diplomatici. Insieme alle riconosciute competenze, operò sempre con rigore e lealtà verso la Chiesa e i suoi
superiori. Ed anche con grande discrezione ». Qui ha voluto ricordare un episodio curioso, a futura memoria, un insegnamento per tutto il clero: «Ricordo che in un’intervista
pubblicata sul Corriere della Sera di undici anni fa (5 novembre 1999, pag. 8), il giornalista
gli chiese se avesse parlato con il Papa di un particolare argomento. La risposta del Cardinale fu subito pronta: “Preferisco non dire nulla di ciò che è stato oggetto di conversazione con il Santo Padre”». Prete fedele e non “chiacchierone”, insomma.
Nell’Anno Sacerdotale, la figura di Poggi diviene un modello da seguire.
Ma il vescovo Luigi era anche e soprattutto un pastore:
«Ugualmente significativo è il fatto che, insieme ad altri grandi ecclesiastici piacentini
che hanno ricoperto incarichi diplomatici, tra i quali spicca il cardinale Agostino Casaroli, Poggi non abbia mai disgiunto le questioni diplomatiche dalla preoccupazione pastorale».
Infine Piacenza e la sua chiesa. «Alcuni hanno evidenziato, giustamente, la sua piacentinità - ha osservato il vescovo Ambrosio - che egli ha saputo esprimere al meglio nelle sue grandi doti di cuore, nella capacità di entrare facilmente in dialogo con chiunque, nella vivace sensibilità
culturale, nella lucida e serena visione della storia. D’altronde il fatto stesso che abbia voluto essere sepolto qui a Piacenza, in questa basilica dedicata al patrono della città e della diocesi, è un segno evidente del suo amore per questa Chiesa e per questa città».
Federico Frighi
Da Libertà, domenica 9 maggio 2010
C’era un’atmosfera familiare e raccolta nella basilica di Sant’Antonino. Come del resto la celebrazione del giorno prima nella basilica di San Pietro con i cardinali e papa Benedetto XVI. Come, quasi certamente, avrebbe voluto lo stesso cardinale Luigi Poggi per il giorno del suo commiato. Lontano dalle luci della ribalta, dai bagni di folla, nella semplicità e nella concretezza.
Il porporato piacentino - scomparso martedì scorso all’età di 92 anni - è stato salutato per l’ultima volta dalla sua amata Piacenza, nella sua amata Sant’Antonino. A presiedere
il rito funebre in quella che da ieri mattina - con la tumulazione nel sepolcro accanto a monsignor Antonino Arata - è la nuova casa del cardinale Poggi, il vescovo Gianni Ambrosio assieme al presule di Fidenza, Carlo Mazza. Poi il vicario generale monsignor Lino Ferrari, il parroco della
basilica don Giuseppe Basini, ed una trentina fra diaconi, canonici e sacerdoti. Ai seminaristi
del Collegio Alberoni la cura del servizio liturgico. Il vescovo Ambrosio, in apertura
di omelia, ha voluto ricordare le espressioni di grande stima di Benedetto XVI
che ha definito il cardinale Luigi Poggi «testimone di quella fede coraggiosa che sa
fidarsi di Dio»; ma anche la telefonata avuta proprio ieri mattina con il cardinale Ersilio
Tonini. «Ha saputo non solo conservare - ha detto il porporato - ma anche aumentare quella grande ricchezza umana e cristiana della sua famiglia, dei suoi genitori»; infine alcune frasi della lettera che monsignor Luciano Monari ha inviato per partecipare con la preghiera e l’affetto al
cordoglio della Chiesa piacentina: «L’immagine che custodisco del cardinale Poggi è quella di un vero prete, consacrato totalmente a Dio e alla Chiesa che, nonostante gli incarichi di prestigio esercitati negli anni di servizio alla Santa Sede, aveva mantenuto una semplicità e un’umiltà
ammirevole». In prima fila, da una parte i parenti più stretti (il fratello Carlo e la sorella Celestina) assieme alla cognata Angela ed a Luigi, uno dei nipoti. Dall’altra le autorità che hanno
voluto essere presenti alla cerimonia piacentina. Il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, il vice sindaco Francesco Cacciatore, l’avvocato Corrado Sforza Fogliani. Poi il vice prefetto vicario Elio Faillaci, l’ex sindaco Gianguido Guidotti, la presidente dell’Opera Pia Alberoni, Anna Braghieri. L’amministrazione comunale di Piacenza, con la vice presidente del Consiglio, Lucia Rocchi, aveva portato l’omaggio della città al suo cardinale anche il giorno prima, alla cerimonia funebre in San Pietro.
Il vescovo Ambrosio, dal pulpito, ha definito il cardinale Poggi «un ottimo prete, cresciuto
in un ambiente ricco di umanità e di fede, un prete che ha messo la sua intelligenza
e la sua umanità al servizio del Vangelo e della Chiesa, soprattutto nei delicati compiti diplomatici. Insieme alle riconosciute competenze, operò sempre con rigore e lealtà verso la Chiesa e i suoi
superiori. Ed anche con grande discrezione ». Qui ha voluto ricordare un episodio curioso, a futura memoria, un insegnamento per tutto il clero: «Ricordo che in un’intervista
pubblicata sul Corriere della Sera di undici anni fa (5 novembre 1999, pag. 8), il giornalista
gli chiese se avesse parlato con il Papa di un particolare argomento. La risposta del Cardinale fu subito pronta: “Preferisco non dire nulla di ciò che è stato oggetto di conversazione con il Santo Padre”». Prete fedele e non “chiacchierone”, insomma.
Nell’Anno Sacerdotale, la figura di Poggi diviene un modello da seguire.
Ma il vescovo Luigi era anche e soprattutto un pastore:
«Ugualmente significativo è il fatto che, insieme ad altri grandi ecclesiastici piacentini
che hanno ricoperto incarichi diplomatici, tra i quali spicca il cardinale Agostino Casaroli, Poggi non abbia mai disgiunto le questioni diplomatiche dalla preoccupazione pastorale».
Infine Piacenza e la sua chiesa. «Alcuni hanno evidenziato, giustamente, la sua piacentinità - ha osservato il vescovo Ambrosio - che egli ha saputo esprimere al meglio nelle sue grandi doti di cuore, nella capacità di entrare facilmente in dialogo con chiunque, nella vivace sensibilità
culturale, nella lucida e serena visione della storia. D’altronde il fatto stesso che abbia voluto essere sepolto qui a Piacenza, in questa basilica dedicata al patrono della città e della diocesi, è un segno evidente del suo amore per questa Chiesa e per questa città».
Federico Frighi
Da Libertà, domenica 9 maggio 2010
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