Nella Sala degli Affreschi di Palazzo Vescovile, si è riunito ieri (ultima seduta prima della pausa estiva) il Consiglio Presbiterale.
I lavori sono iniziati con la relazione dell’Economo diocesano don Giorgio Bosini sul bilancio della Curia; bilancio che chiude in attivo per quanto riguarda l’esercizio dello scorso anno, ma che risente di gestioni passive degli anni precedenti, però in fase di assorbimento.
Numerose le spiegazioni tecniche fornite ai presbiteri in quanto il settore è sottoposto a continui cambiamenti; inoltre sono in corso aggiornamenti nelle registrazioni contabili sulla base di nuove indicazioni date dalla CEI. Tra le richieste dell’Economo anche un maggiore coinvolgimento delle circoscrizioni periferiche per quanto riguarda, ad esempio, il patrimonio dei beni ecclesiastici diocesani che, alla luce di nuove verifiche fatte dall’ufficio dei beni culturali, si sta manifestando più complesso di quanto si riteneva abitualmente: il numero complessivo delle chiese (compresi oratori e cappelle) sembra aggirarsi sulle novecento unità, mentre abitualmente si parlava di 800 edifici. Da qui la necessità di fare scelte sulla gestione di questo patrimonio; da parte di alcuni membri del Consiglio è stata anche chiesta una maggiore semplificazione degli oneri burocratici, comunque imposti dalla legge e - ha sottolineato don Bosini – sarà opportuno un maggiore coinvolgimento dei consigli economici parrocchiali.
E’ stata poi la volta di mons. Busani che ha riferito sull’andamento della Missione popolare diocesana: tutto procede come da programma, il 22 maggio si terrà la Veglia di Pentecoste in cattedrale; in giugno verranno approfonditi i contenuti del secondo anno e nei sabati di ottobre (9, 16 e 23) è già in stato previsto il corso di preparazione dei formatori per il secondo anno della missione.
Si è quindi passati ad analizzare il problema della pastorale della montagna partendo dalle relazioni dei rappresentanti dei singoli vicariati. Per quello di Piacenza-Gossolengo occorre tener conto che il problema della pastorale della montagna deve coinvolgere l’intera diocesi e tra i problemi appare importante la verifica del ruolo dei preti, soprattutto la loro vita comunitaria. Circa le questioni organizzative, prioritaria è quella relativa all’incontro con le persone. Da studiare anche la possibilità che presbiteri della montagna in inverno diano un aiuto ai loro confratelli della città.
Val d’Arda: importante il problema del numero dei preti e della loro età (attualmente quelli al di sotto dei 50 anni sono 34); occorre affrontare il problema della presenza nei centri più piccoli e valutare le possibilità di collaborazione.
Val Nure: andare oltre la situazione della montagna ed allagare l’analisi a tutta la diocesi con una particolare attenzione ai malesseri che si sviluppano in periferia.
Val Tidone: problemi da affrontare insieme attraverso la corresponsabilità dei sacerdoti ed assegnando compiti anche ai laici attraverso una specifica formazione ministeriale; anche per la gestione dei beni ecclesiastici occorre un maggiore coinvolgimento.
Bassa e media Val Trebbia – Val Luretta: recuperare i precedenti studi sul problema; esaminare la possibilità di valutare il servizio dei diaconi permanenti nelle piccole comunità, coinvolgere maggiormente i laici, snellendo, ove possibile, gli oneri di carattere burocratico.
Bobbio: in montagna resta importante il rapporto tra la popolazione e le proprie tradizioni, anche religiose. Questo nell’ambito di un rapporto reciproco che coinvolge anche la Chiesa e i sacerdoti. Il clero sta diventando sempre più anziano ed è auspicabile l’invio di giovani da affiancare ad un maggiore numero di laici impegnati anche nella vita parrocchiale. Alcune parrocchie, per motivi di distanze, chiedono di essere aggregate alla diocesi di Chiavari.
Val Taro e Val Ceno: il problema della pastorale della montagna coinvolge tutta la diocesi ed occorre tener presente che già è stato affrontato in momenti precedenti tra cui il Sinodo, la costituzione delle Unità pastorali e specifici convegni. Questi contributi sono da recuperare ed è urgente arrivare a scelte rapide e concrete con l’aiuto di tutti. In questo il contributo della Missione può essere determinante, anche per la valorizzazione dei laici. E’ pure necessario promuovere il diaconato permanente con apposite iniziative in loco.
Sul tema ampio il dibattito. E’ stata sottolineata la necessità di organizzare il servizio di “referenti” per le parrocchie prive di parroco residente; lo stesso vale per gli animatori della liturgia. Importante che vi sia un gruppo attivo in ogni parrocchia. Da valorizzare l’Azione Cattolica per il suo rapporto con la parrocchia. E’ stata pure sottolineata la necessità di tenere relazioni con anziani e malati, si è discusso sul rapporto diaconi permanenti e comunità (continuità e diversificazione?). Molti presbiteri hanno sottolineato la necessità di gestire, con proposte, gli importanti cambiamenti che la Chiesa sta vivendo, magari verificando che cosa stanno facendo in altre diocesi; tuttavia non è mancato l’invito anche a vedere quanto di favorevole vi è nell’attuale momento storico che non manca di aspetti positivi. Da diversi presbiteri è venuto il consiglio di raccogliere i vari contributi dei vicariati ed organizzarli in un unico documento.
I lavori sono stati conclusi dal Vescovo che, in apertura del suo intervento, ha sottolineato l’importanza della recente iniziativa proposta da “Piacenza Teologia” (“Importante occasione per riflettere su Dio e sui nostri rapporti con Dio”); mons. Ambrosio ha avuto pure parole di ringraziamento per il lavoro che sta facendo don Giorgio Bosini con il suo ufficio.
Infine ha sintetizzato in cinque punti le sue indicazioni: tutto va collegato alla Missione popolare ed in questo, anche se vi sono difficoltà, occorre sempre operare perchè la vita sia vista in chiave positiva e che il Vangelo sia vissuto bene; continuare nell’ambito di una tradizione positiva, ma attenti al nuovo impegnandosi in ciò che è possibile; vivere in un clima di reciprocità facendosi carico il più possibile delle situazioni degli altri; impegnarsi per vivificare le vocazioni sia dei diaconi permanenti sia di figure ministeriali emergenti quali gli animatori ed i referenti; prestare attenzione, ad esempio con Messe in diverse lingue straniere, alla presenza di popolazioni di altre culture che ormai vivono tra noi. Occorre favorire l’integrazione; questi nuovi arrivati sono una ricchezza..
Non è mancato un cenno ai problemi amministrativi che vanno affrontati con “giustizia, onestà e trasparenza”. Per le diverse proposte emerse mons. Ambrosio ha chiesto che tutto venga riunito in un unico documento.
In apertura il vicario generale aveva fatto alcune comunicazioni sulla vita diocesana richiamando i principali impegni in agenda: sabato 22 maggio la Veglia di Pentecoste in Cattedrale; il 3 giugno festa del Sacro Cuore con relazione del Vescovo sullo “stato della Diocesi”; alla sera la processione nelle vie cittadine del Corpus Domini; dal 4 al 13 giugno celebrazioni in onore del cardinale Giacomo da Pecorara in città e a Pecorara; 9 – 11 giugno pellegrinaggio a Roma di un gruppo di sacerdoti in occasione della chiusura dell’anno sacerdotale; 12 giugno in cattedrale ordinazione sacerdotale di un diacono.
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