La famiglia come nucleo centrale della società umana. Ne hanno parlato nella Grande Festa della Famiglia, appena terminata a Piacenza, a cui Libertà ha dato ampio risalto nelle sue pagine. Di seguito pubblico l'articolo con alcuni dei pensieri della professoressa Eugenia Scabini che ho incontrato a Palazzo Gotico.
La famiglia come alterativa vera e concreta al mondo virtuale di Facebook e dei vari social network. E’ uno dei messaggi che arriva dalla Festa della Famiglia al via ieri pomeriggio a Palazzo Gotico. Un appuntamento organizzato dal Forum delle associazioni familiari di Piacenza assieme a il Nuovo Giornale e a Diesse Emilia Romagna (didattica e innovazione scolastica). Un appuntamento che sta diventando una tradizione (sia pure giovane, visto che siamo solo al secondo anno); ma soprattutto un’esigenza di testimoniare un modello di vita oggi passato in secondo piano. Un declassamento generalizzato nonostante l’impegno delle istituzioni, almeno a Piacenza.
Il sindaco Roberto Reggi dal palco afferma che la famiglia è «la cellula fondamentale della comunità» e ricorda che, in epoca di tagli, il Comune emette il secondo bando per le famiglie in difficoltà per la perdita di lavoro. ll presidente della Provincia, Massimo Trespidi, lo segue a ruota parlando di una famiglia che deve essere «al centro della società» ed evidenzia l’impegno per la costituzione dell’Agenzia per la famiglia. Si continua con la relazione di Eugenia Scabini, direttore del Centro Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia e preside di psicologia in Cattolica. «Il primo lavoro da fare è proprio quello di comunicare a riflettere sull’importanza pubblica della famiglia - dice, dopo l’introduzione di Sannita Luppi -. Laddove questi legami non si difendono, si produce una povertà materiale e morale del tessuto sociale che deve far risvegliare la coscienza non solo dei singoli ma della società tutta». «La famiglia - continua - deve essere considerata importante: lo si dice sempre, poi quando si ha a che fare con i problemi economici tutto scompare. Occorre che chi ha responsabilità traduca in azioni concrete questa idea che lascia sempre tutti consenzienti quando se ne parla».
Altra questione: «Occorre che gli adulti si mettano insieme per riscoprire la loro funzione educativa senza farsi guerra; come spesso capita con il genitore che si mette contro l’insegnante per salvare il proprio bambino o l’insegnante che vede la famiglia come una minaccia; insieme occorre trovare delle soluzioni condivise nei vari ambiti in cui i giovani crescono».
Il salone di Palazzo Gotico è abbastanza è pieno, per una giornata incerta come quella di ieri, e al suo ingresso funziona un vivace servizio di babysitteraggio. La professoressa Scabini parte proprio da qui. «Questa manifestazione è importante perché si parla di cose concrete - è convinta -. La gente effettivamente si incontra, riflette, gioca. Insieme.
Trovo che questa cosa sia fondamentale in una società come quella di oggi, molto rarefatta, che passa attraverso sistemi anonimi come quelli che vanno tra i giovani. Da questa festa si fa esperienza di che cosa sono i legami vitali veri, di che cosa portano confrontati con quelli virtuali, tipo il mondo di Facebook o degli altri social network. Sono utili pure loro, ma non se diventano la comunità prevalente dei nostri giovani».
Federico Frighi
Libertà, 19 settembre 2010
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