(fri) L'Ordine dei giornalisti stringe le maglie e blocca le porte, ad esempio, a coloro che scrivono redazionali pubblicitari, ma dà anche una stretta sulla legge 150 del 2000, sui responsabili degli uffici stampa degli enti pubblici che devono essere iscritti all'Ordine, cosa che spesso oggi non accade. Sono alcune delle linee programmatiche per il 2011 che si è dato l'Ordine dei giornalisti dell'Emilia Romagna e che vengono spiegate dalla vice presidente, la piacentina Carla Chiappini. Un'intervento appassionato, il suo, che ha aperto la festa di San Francesco di Sales, nella curia di Piacenza. Un intervento che, dopo aver posto l'attenzione, tra l'altro, sulla necessità di una maggior tutela dei minori - «la gente oggi è molto sensibile a tale argomento» -, ha messo in evidenza il ruolo di educatore del giornalista. «Penso che il giornalista possa essere definito come un operatore culturale - afferma Carla Chiappini -. Dunque dobbiamo pensare ad una una formazione permanente, come gli avvocati, e restituire dignità ad una professione che se la merita». A questo proposito sono stati annunciati momenti formativi per la stampa e per i lettori in collaborazione con Ordine, Associazione stampa Emilia Romagna e il settimanale diocesano Il Nuovo Giornale.
"Dare voce a chi non ha voce" l'interessante documento di Fausto Fiorentini donato quest'anno ai giornalisti assieme al libretto sulla vita di Giuseppe Berti. Nel suo intervento il direttore dell'Ufficio stampa della diocesi di Piacenza-Bobbio si sofferma sulla necessità, per il mondo dei media, di dare voce agli ultimi: i malati, gli anziani, i bambini. Una riflessione corredata da precisi riferimenti alla deontologia professionale ma anche ad una deontologia che non proviene da carte di settore bensì dalla legislazione più alta che ha regolato in questi ultimi 150 anni l'Italia e gli italiani: dallo Statuto Albertino alla Costituzione della Repubblica. Una riflessione che si inserisce perfettamente nel cammino della Missione Popolare diocesana che quest'anno, nella sua seconda fase, ha come oggetto, tra l'altro, l'ambito sociale della fragilità umana. «Il giornalista - si augura Fiorentini - dovrebbe tornare a guardare questi casi quotidiani con rinnovata voglia di capirli. Forse scoprirebbe che spesso vi sono gli estremi per raccontarli. Ovviamente qui sono in gioco la sensibilità, la creatività e la disponibilità dell'operatore della comunicazione, ognuno con gli strumenti specifici del suo settore».
23/01/2011 Libertà
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