Torniamo sul rapporto Caritas la povertà in tempo di crisi. Da tutti gli addetti ai lavori rappresentanti il mondo cattolico arriva forte e chiaro il messaggio: le opere della Chiesa non si sostituiscono a quelle pubbliche.
(fri) Dal convegno delle Caritas parrocchiali arriva forte e chiara una puntualizzazione che per la Chiesa è essenziale: le opere socio-assistenziali nascono dalla carità cristiana e non si devono sostituire al servizio pubblico. Lo dicono e lo ribadiscono tutti: dal direttore della Caritas diocesana Giuseppe Chiodaroli - «Si curi la collaborazione con il pubblico privilegiando funzioni integrative e anticipatrici e non sostitutive» - all'economo diocesano don Giorgio Bosini, padre dell'Associazione La Ricerca, durante le testimonianze delle opere di carità. Ma anche, prima che il vicario generale monsignor Giuseppe Illica chiuda il convegno, di Massimo Magnaschi, molto esplicito nella sua relazione. «La presenza della Chiesa in campo sociale e sanitario - osserva - porta con sé un forte rischio in una fase storica di grave e perdurante crisi economica: il rischio di revisione in senso restrittivo dei sistemi di welfare, con un ricorso alla sussidiarietà che rischia di divenire deresponsabilizzazione pubblica, delega ed uso strumentale dei corpi intermedi in termini di supplenza a costi ridotti, più che complementarietà».
23/10/2011 Libertà
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