Si comincia a delineare la diocesi del prossimo futuro. La Chiesa locale necessita di una cura dimagrante tanto quanto all'Italia toccherà quella del governo Monti.
Accorpamento tra parrocchie, stop alle messe "in serie" nei fine settimana, strutture ridotte all'indispensabile, fiducia nei laici. Sono solo alcune delle linee cardine presentate dal vicario generale monsignor Giuseppe Illica al clero diocesano. L'occasione è la due giorni destinata ai vicari zonali e ai moderatori delle Unità Pastorali (assieme ai preti giovani) in corso fino ad oggi nel centro pastorale della Bellotta. Sono una cinquantina i sacerdoti presenti, assieme al vicario generale e al vescovo Gianni Ambrosio. All'ordine del giorno c'è la chiesa del futuro. L'attenzione solo al presente uccide, ricorda il vescovo nella sua introduzione. «Se c'è un difetto nella realtà odierna è che ci si dimentica che si viene da lontano - evidenzia il presule -. Possiamo essere testimoni e missionari solo nella misura in cui davvero abbiamo incontrato Cristo». Si parte da qui per una necessaria razionalizzazione dell'intera diocesi alla luce degli odierni tempi di crisi. Crisi economica, ma anche e soprattutto, spirituale e vocazionale. Il vicario generale parte dai dati della diocesi, dal numero dei sacerdoti sempre in calo, dall'età del clero che avanza inesorabilmente.
Parla della scelta dei laici, «verso i quali bisogna avere fiducia ad ai quali occorre delegare», della scelta dei poveri, in particolare «i giovani che non sanno se lavoreranno, se potranno farsi una casa o una famiglia», della scelta religiosa visto che «facciamo bene i Grest ma non siamo capaci di rendere più attraente il catechismo». Chi ha visto il film "Corpo celeste", proiettato in serata alla Bellotta, ne sa qualcosa di più. Parla, il vicario generale, della necessità di delegare, all'interno delle Unità Pastorali, ad uno o più tecnici, i beni immobili e le chiese in accordo con la Curia, «perchè noi non possiamo più gestirle». All'interno delle Unità Pastorali - «alcune sono da rivedere» - si curi poi la formazione e si svolga l'intera vita ecclesiale: «Ci vuole disponibilità a cambiare: non possiamo essere preti per la parrocchia ma dobbiamo esserlo per l'Unità Pastorale». Il vicario invita poi a tenere le strutture indispensabili: «Con i tempi che corrono non sappiamo quale sarà la disponibilità finanziaria e neppure la copertura dell'8 per mille, verso il quale ci affidiamo troppo». Si parla di fusioni di parrocchie e di accorpamenti, soprattutto nel centro storico della città. Il modello è quello dell'unica parrocchia che ingloba San Francesco, San Pietro, Santa Maria in Gariverto. Tutte le chiese del centro storico sono destinate a seguirlo. Poi le messe. Stop alla "produzione industriale" delle messe una ogni mezz'ora o peggio al medesimo orario come avviene in città anche tra chiese vicine. «Riducendo il carico di messe in città ci si potrebbe prendere cura - propone il vicario generale - di una specifica zona di montagna, soprattutto in inverno». Magari anche con il coinvolgimento dei laici.
Federico Frighi
18/11/2011
Libertà
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