L'arcivescovo di Belfast, nella sua visita piacentina, fa riflettere su come sia possibile pensare all'Europa di oggi così come la pensò San Colombano. Sarà il santo irlandese a salvare l'euro?
Se l'Europa vuole uscire dalla crisi non può fare a meno della figura di San Colombano. A sostenerlo è l'arcivescovo di Belfast (Down e Connor), Noel Treanor, che, oltre a provenire dalla patria di Colombano, attualmente rappresenta l'episcopato d'Irlanda (Irlanda del Nord ed Eire) alla Comece di Bruxelles, il parlamento europeo dei vescovi. E' lì, tra l'altro, che ha conosciuto il vescovo Gianni Ambrosio, rappresentante per la Cei, ed ha accettato di buon grado l'invito a Piacenza e Bobbio. Periferia dell'Europa, allora come oggi.
«Colombano, arrivato sul continente, in Francia, è entrato nella periferia del mondo conosciuto in quel tempo - osserva Treanor - in un momento difficile e scuro della storia europea, dominato dalle popolazioni barbare. Arrivato qui ha evangelizzato Germania, Austria, Francia, Svizzera e, appunto, Bobbio». «I monasteri che ha fondato erano centri di eccellenza - prosegue l'arcivescovo - dove Colombano ha coniugato la fede e l'industria umana, la tradizione del Vangelo cristiano e l'agricoltura, l'utilizzo dei boschi e la vita sociale locale». Morale: «Anche oggi quando la periferia si presenta come punto fragile e debole, che si tratti di Irlanda, di Portogallo, di Grecia o anche di Italia, credo che oggi noi, in quanto europei, dobbiamo prendere atto che questa periferia debole e fragile fa parte integrale del progetto Europa». Dall'importanza della periferia a quella della regola. «Pensando a Colombano e alla sua regola - evidenzia Treanor -, noi, in quanto cittadini, dobbiamo stabilire delle norme, un progetto che sia adeguato a rispondere alle sfide del nostro tempo». In quanto europei e credenti «per noi la figura della regola, come quella di San Colombano, «rappresenta la chiave dell'organizzazione, della civilizzazione, della cultura, di una antropologia umanistica». Per far fronte alle sfide politiche ed economiche di oggi, insomma, dobbiamo ripensare all'importanza della regola, «della regola stabilita in modo consensuale così come sono stati preparati i trattati fondatori della Comunità europea». «Per far avanzare questa Europa - è convinto l'arcivescovo - noi tutti dobbiamo riconoscere la loro importanza. Le regole servono non solo per limitare o imporre, sono elementi viventi che cercano di incarnare il cammino per arrivare ad un progetto di ordine etico-sociale».
San Colombano, grande umanista del suo tempo, «ci fa ricordare che all'origine del progetto europeo c'era una scelta di ordine etico e spirituale, una scelta antropologica, una scelta ispirata dalla tradizione cristiana».
L'arcivescovo conclude con una speranza: «Andiamo verso il 2015 e spero che nell'anniversario della morte di San Colombano (1.400 anni fa), tutte le nostre comunità in Italia, Svizzera, Austria, Germania, Irlanda e Francia possano ritrovarsi a pregare insieme». «Affinchè il cristianesimo - si augura - possa essere ringiovanito e rinfrescato da San Colombano per umanizzare, alla luce del Vangelo, le strutture comuni della nostra società».
Federico Frighi
24/11/2011 Libertà
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