(fri) In cerca del senso della vita si trova la luce di Dio. Così incide sulla gavetta il soldato della guerra 15-18, così sperimenta Lev Tolstoj negli ultimi attimi della propria esistenza. Lo evidenzia il cappellano militare don Bruno Crotti nell'omelia per i Caduti nel giorno dedicato ai defunti, davanti al Famedio del cimitero urbano. «Tolstoj, ricco conte e filosofo - dice - si rivela un viandante inquieto in cerca di Dio e del senso della vita. A 82 anni scappa da casa, va a trovare, per la prima volta, la sorella monaca ortodossa. Rimane in monastero un giorno e mezzo interrogandosi su Dio e il senso della vita. Siamo nel novembre del 1910, fa molto freddo, e Tolstoj viene trovato morto in una stazioncina del treno».
«Siamo qui tra queste tombe - si domanda don Crotti - fra questa polvere, ma che senso ha la nostra esistenza, noi uomini siamo dei pellegrini o degli sventurati, siamo in cammino verso la luce o verso il buio del nulla? » «Cristo accende una luce di speranza e di vita nel tunnel della nostra esistenza - evidenzia il cappellano -. L'uomo non è uno sprovveduto, non è un viandante smarrito, l'uomo, anche se morto vivrà, lo ha garantito il Cristo. Siamo qui a ricordare i nostri Caduti che hanno dato la loro vita per la patria e meritano un particolare ricordo davanti a Dio. Un soldato della guerra del 15-18, ricordando i suoi commilitoni caduti incide su un pezzo di lamiera ricavato da una gavetta: "tutti avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell'elmetto, tutti portavano l'insegna del supplizio nella croce della baionetta e nelle tasche il pane dell'ultima cena e nella gola il pianto dell'ultimo addio"».
03/11/2012 Libertà
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