Città del Vaticano, 1° ottobre 2007
Reverendissimo Signore,
Quelli al servizio diretto del Papa sono stati gli anni centrali e più impegnativi della mia vita umana e sacerdotale: dai 45 anni appena compiuti quando tutti gli orizzonti mi erano aperti, a poco prima dei 66.
Gettando uno sguardo sul cammino percorso, ringrazio il Signore che mi ha chiamato a vivere un ministero particolare nella Chiesa di Dio. Anzitutto per essere stato al servizio immediato del Successore di Pietro nella celebrazione dei Santi Misteri: prima, del Servo di Dio Giovanni Paolo II per ben 18 anni e successivamente dell’attuale Pontefice Benedetto XVI per i primi intensi due anni e mezzo di inizio del Pontificato. È stata una esperienza ecclesiale che mi ha permesso di sperimentare la presenza nella Chiesa di oggi dell’ombra di Pietro: Egli infatti nei Suoi Successori continua ad annunciare la parola evangelica e a celebrare i Sacramenti nella Chiesa di Roma e nelle diverse comunità dei fedeli sparse in tutto il mondo. È stata una esperienza ecclesiale unica e irripetibile, basta pensare agli 80 viaggi internazionali da me compiuti due volte, senza contare i viaggi in Italia. Nessuna esperienza liturgica del nostro tempo è paragonabile per la varietà degli eventi salvifici commemorati, per la diversità dei luoghi della celebrazione, per la molteplicità delle situazioni e delle soluzioni, per il numero delle persone incontrate, per la composizione delle assemblee, per la diversità delle tradizioni e delle radici culturali, a quella vissuta in questi anni di servizio alla cattedra di Pietro.
Insieme con il Successore di Pietro, in questi anni ho imparato ad amare la liturgia della Chiesa, che ritengo con la fede, il dono più grande ricevuto che dà un senso al mio vivere umano e sacerdotale in questo mondo.
La provvidenza mi chiama tuttavia a guardare avanti. In questo sguardo, che appartiene ormai alla mia anzianità, mi consola la prospettiva di continuare ad occuparmi della celebrazione dei Santi Misteri nella Chiesa. Ogni volta che celebro infatti sento che il mio essere è in comunione con la vita: ogni volta la luce del Risorto illumina e riscalda il cuore, gli occhi lo riconoscono e brillano nella gioia e nella pace dello Spirito Santo.
Al termine di questi pensieri suggeriti dal cuore, desidero ringraziare i due Sommi Pontefici che ho avuto la grazia di servire come Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Anzitutto il Servo di Dio Giovanni Paolo II, il quale mi ha nominato a 43 anni Sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino, due anni dopo mi ha affidato la responsabilità delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie e nel
Lo ringrazio per aver sempre favorito lo sviluppo dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche: ne ha stabilito l’autonomia giuridica, ha promosso e dato
Un filiale e particolare ringraziamento rivolgo anche al Papa Benedetto XVI che, appena eletto, mi ha voluto confermare come Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. In verità per me non è stata una esperienza del tutto nuova perché ero già stato Suo cerimoniere agli inizi del cardinalato. Anche per questo fin dal primo momento mi sono sentito accolto da Papa Benedetto come un figlio. In lui ho potuto conoscere, con mia viva soddisfazione, non solo un Professore ma un Papa esperto in liturgia. Non potrò mai dimenticare l’emozione avuta nel trovarmi solo con lui nella Cappella Sistina subito dopo
Desidero ringraziare infine tutte le persone che in questi anni mi hanno aiutato a svolgere meglio il mio servizio nelle celebrazioni liturgiche pontificie: il personale dell’Ufficio, i Cerimonieri pontifici, i Consultori, il personale di vari enti della Santa Sede e tanti altri collaboratori in Roma, nelle diocesi italiane e nelle chiese particolari del mondo intero. Senza di essi non mi sarebbe stato possibile vivere la meravigliosa esperienza ecclesiale nelle celebrazioni pontificie.
A tutti un grazie di cuore per l’aiuto e per la testimonianza di fede ricevuta.
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