Piacenza - Il fisico piacentino Lucio Rossi, ieri mattina in Duomo, ha ricevuto l'Angil dal Dom. Ecco il testo del suo ringraziamento raccolto tra le navate della cattedrale.
Ringrazio la Fondazione di Piacenza e Vigevano nella persona del suo presidente, Giacomo Marazzi, per questa scelta. Sono io ad essere onorato. Io da Piacenza sono andato via ma ho sempre conservato legami profondi con questa comunità, quella di Podenzano, i miei amici e la mia famiglia. In un certo senso non sono mai andato via. Non c'è niente di più bello che ricevere un premio nella propria città, dove uno ha avuto le sue radici. Lo dico apertamente, senza falsa modestia. Penso di essere andato lontano, ma se si va lontano si hanno comunque delle radici, esattamente come un albero che cresce solo se può mettere delle radici profonde. Questo è un messaggio per i giovani che val sempre la pena seguire. Io posso dirlo: ho avuto la fortuna di trovare delle persone degne di essere seguite e le ho seguite. Ho avuto la percezione, fin da piccolo, che non si cresce se non si guardano i maestri. I miei genitori, la mia famiglia tutta, compresa mia sorella e i parenti, la grande famiglia dei Rossi che è estesa anche in altri Comuni, l’esperienza decisiva del liceo scientifico. Ho ha avuto la consapevolezza di aver avuto un team di professori eccezionale, sia nella tecnica sia nel coinvolgimento umano. Ho imparato a studiare ma ho anche appreso i motivi per cui valeva la pena studiare. Ho reincontrato tanti di essi, chi mi ha suscitato l’interesse per la fisica, come la professoressa Mimma Liber, o l’amore appassionato dei grandi classici della letteratura, come il professor Romano Gromi. Non posso non citare anche il professor Ghezzi, da cui ho appreso l’amore per la filosofia e per il sapere. Anche professori che non ho avuto direttamente in classe ma che erano lì allo scientifico, come l’inossidabile professoressa Teresa Sichel, che fa anche oggi compie un'opera benemerita. Ho avuto la fortuna di incontrare una squadra di professori che lavorava anche per educare, non solo per insegnare. Ho avuto la fortuna di trovare in Comunione e Liberazione un’amicizia che è durata tutta la vita. Io non auguro a tutti di trovare le stesse amicizie, bensì lo stesso tipo di amicizie. In questa amicizia condivisa io ho avuto un humus eccezionale. Rispetto a tanti miei colleghi priù bravi e più intelligenti ho sempre avuto questa valenza in più: la motivazione per cui val la pena fare le cose. Questa cattedrale di Piacenza ne è un segno. Coloro che l’hanno costruita erano tutti dei piccoli uomini, però insieme, in una compagnia guidata dal destino, hanno fatto qualche cosa di eccezionale. Io nel mio piccolo, con il nostro acceleratore, ho messo un piccolo tassello, anche se importante, nella coscienza che l’avventura della conoscenza trova le radici nell’amore per l’uomo e per il singolo condiviso e abbracciato.
Grazie a tutti.
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