lunedì 15 settembre 2008

ANGIL DAL DOM 2/Lucio Rossi, il fisico al servizio di Dio

Piacenza - (fri) L’Angil dal Dom, molto probabilmente, mai ha visto così da vicino scorrere sotto le sue ali dorate la storia contemporanea. Dalla ricerca del “bosone” di Dio (gli istanti iniziali dell’universo) in corso con l’esperimento del Cern a Ginevra, all’appello del Papa perché nella società civile scendano in campo i cattolici impegnati, rivolto domenica scorsa durante la visita apostolica a Cagliari. Il riconoscimento consegnato ieri mattina al fisico piacentino Lucio Rossi assomma in sè entrambi gli avvenimenti di una storia che l’Angil vive in diretta mediatica. Nella cattedrale il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Giacomo Marazzi, consegna l’oscar alato a colui che dal 2001 è il responsabile del gruppo magneti e super conduttori del super acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, lo stesso che, «sta tentando - osserva Marazzi - il grande esperimento sull’origine della materia». Lo fa dopo la messa celebrata da monsignor Eliseo Segalini, presidente del capitolo della cattedrale. L’alto prelato (ieri sostituiva il vescovo impegnato in un’altra celebrazione) ha fatto direttamente parte del corpo docenti del liceo scientifico Respighi, la scuola che ha formato il futuro fisico Lucio Rossi. «Oggi presentiamo alla città e un poco anche al Signore - dice in un passaggio dell’appassionata omelia - uno di quei laici cristiani impegnati, come ha chiesto il Papa domenica scorsa, capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile». L’identikit di Lucio Rossi, nato a Podenzano 56 anni fa, fisico di fama internazionale. Lui ringrazia in cinque minuti di un’altrettanto appassionata omelia, stavolta laica. Parla senza falsa modestia: «Penso di essere andato lontano; ma se si va lontano è grazie alle radici, esattamente come un albero che cresce solo se può mettere delle radici profonde». Si rivolge ai giovani: «Questo è un messaggio che va sempre la pena seguire: ho avuto la fortuna di trovare delle persone degne di essere seguite e le ho seguite. Ho avuto la percezione, fin da piccolo, che non si cresce se non si guardano i maestri. I miei genitori, la mia famiglia tutta, l’esperienza decisiva del liceo scientifico». «Ho avuto la fortuna di incontrare una squadra di professori che lavorava anche per educare, non solo per insegnare» osserva Rossi. Poi Comunione e Liberazione: «un’amicizia che è durata tutta la vita». Il suo segreto: «Rispetto a tanti miei colleghi più bravi e più intelligenti ho sempre avuto questa valenza in più: la motivazione per cui val la pena fare le cose. Questa cattedrale ne è un segno. Coloro che l’hanno costruita erano tutti dei piccoli uomini, però insieme, in una compagnia guidata al destino, hanno fatto qualche cosa di eccezionale. Io nel mio piccolo, con il nostro acceleratore, ho messo un piccolo tassello, anche se importante, nella coscienza che l’avventura della conoscenza trova le radici nell’amore per l’uomo e per il singolo, condiviso e abbracciato.

Il testo integrale su Libertà di oggi, 15 settembre 2008

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