Piacenza - Traspare da ogni risposta di san Josemarìa l’invito alla santità rivolto ad ogni cristiano, giovane o adulto, uomo o donna, celibe o sposato: la santità è la vocazione insita in ogni persona. I cristiani della Chiesa dei primi tempi si chiamavano ‘santi’, non per presunzione ma per convinzione: santi in quanto resi tali dalla bontà del Padre che ci ha conformati al Figlio suo Gesù Cristo.
Mi limito a citare una frase a tutti nota di san Paolo che può aiutarci a comprendere il progetto di Dio su di noi, il nostro legame intimo e profondo con Gesù e la nostra vocazione alla santità. Nella lettera ai Romani (8, 28-30), Paolo scrive: "Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati".
Le parole dell’apostolo Paolo sono la rivelazione del piano di salvezza che Dio ha predisposto gratuitamente e attua a nostro favore. Facciamo parte di questo progetto: le parole dell’apostolo ci interpellano, ci riguardano. L’uomo è la creatura di Dio, predestinata ad essere conforme all’immagine del Figlio unigenito di Dio, chiamata a diventare partecipe della pienezza della vita in Dio, per mezzo del Figlio suo, il Verbo fatto carne. Come vi è solidarietà in Adamo, così vi è – e in modo molto più profondo e radicale - solidarietà in Cristo, il Nuovo Adamo, il Figlio di Dio fatto uomo, che ci ha donato la sua stessa vita.
Credo che san Josemarìa Escrivà abbia profondamente assimilato questa verità rivelata che Paolo tratteggia nei suoi punti essenziali. Da qui il richiamo costante di san Josemarìa alla santità: ogni persona è chiamata alla santità, senza differenze fra celibi e sposati, fra sani e malati, fra i contesti più diversi e le più diverse condizioni di vita.
Il cristiano, divenuto figlio di Dio nel battesimo, viene trasformato interiormente dal dinamismo dello Spirito che lo rende capace di realizzare in pienezza la sua umanità in Cristo. La santità è il sì a Dio, accogliendo il suo piano di salvezza, corrispondendo alla sua chiamata. Ma la santità è pure il sì alla nostra umanità rinnovata in Cristo Gesù.
Nel mettere in risalto l’universale chiamata alla santità e alla pienezza della propria umanità nell’unione con Cristo, san Josemarìa è portato a valorizzare l’attività umana in quanto luogo di incontro con Dio e con i fratelli.
A me pare davvero geniale questa visione unitaria di Josemarìa: tutto l’umano, compreso il lavoro e la fatica dell’uomo che lavora, entra nel cristiano e la pienezza cristiana, con il dono della grazia, entra e opera nell’umano. San Josemarìa ha insistito con particolare forza sul fatto che la vocazione alla santità non consiste in azioni od esperienze straordinarie ma risiede nel vivere da figli del Padre la vita quotidiana. Quasi prolungando nella storia e nell’esperienza di ciascuno il mistero dell’incarnazione, Josemarìa ritiene straordinaria proprio la quotidianità e la ferialità perché lì si realizza la vita dei figli di Dio.
Allora il lavoro, che è una fondamentale caratteristica della vita umana, acquista un ruolo centrale nella santificazione del cristiano e nell’apostolato cristiano. Non solo il lavoro è una realtà umana redenta da Cristo, in quanto assunto da Cristo stesso, non solo è mezzo e cammino di santità, ma diventa una realtà santificante.
San Josemarìa ci ha insegnato e ci insegna a vivere la connessione fra il dinamismo naturale dell’operare umano e il dinamismo trasformante della grazia di Dio in noi. Insieme a voi rendo grazie a Dio per il dono di san Josemarìa, per il suo grande esempio e per il suo profondo insegnamento.
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