Monsignor Rino Fisichella, alla giornata di studi piacentina du "Dio, la natura, il diritto", è stato chiaro. Il diritto naturale non è invenzione dei cattolici ma qualche cosa che sta nel cuore e nella mente. La religione cattolica offre gli strumenti per comprenderla. Ecco l'articolo sul suo intervento al Collegio Alberoni.
(fri) Parte dal mito di Antigone, con il re Creonte che condanna la stessa Antigone chiedendole prima per quale ragione abbia osato violare le sue leggi. «"Perchè sei un mortale e non ritengo che tu possa passare oltre le leggi non scritte degli dei - risponde -. Essi esistono non da oggi ma da sempre". Antigone aveva preferito seguire la legge della pietas». Potrebbe fermarsi a Sofocle, monsignor Rino Fisichella, a questo testo che dice già tutto 442 anni prima di Cristo. «Anticipa riflessioni che i filosofi faranno negli anni successivi - evidenzia l'arcivescovo -. Pur non opponendo la legge naturale e quella positiva, si insegnava che la positiva era il riflesso di quella naturale». Poi Aristotele, che scrive nella Retorica che «le leggi degli uomini hanno un carattere di convenzione e non sono eterne». Cicerone farà da eco nel De Republica: «La legge naturale con i sui ordini invita al dovere e con i divieti distoglie dal male. A questa legge non è lecito fare alcuna modifica». «La concezione biblica poi - prosegue Fisichella - dice che la giustizia non consiste solo nel rispettare una norma, fosse la più perfetta; la giustizia che si coniuga con il diritto deve essere capace di fare emergere il vero bene della persona. Il vero fondamento del diritto è la giustizia della dignità dell'uomo».
«Da ogni parte si voglia guardare ci si incontra con la realtà di una legge che non ha l'uomo come autore. Un concetto originario mai mutato, anzi progredito - prosegue Fisichella -. Nell'uomo esiste un contenuto etico che rinasce da sè in modo quasi istintivo. L'apostolo Paolo, nella sua lettera ai Romani, lascia trasparire che anche i pagani sono guidati da una legge che il creatore ha scritto nella loro natura. E le loro coscienze e i loro ragionamenti dimostrano che la legge è scritta nei loro cuori».
Alla fine del medioevo arriva il volontarismo, con Scoto e Ockham: «Il primato della volontà che porta l'eclissi sull'intelletto. Qui c'è il grande equivoco che la legge naturale risieda nella coscienza cristiana, che senza rivelazione non sia possibile comprendere la legge naturale. Oggi siamo a questo punto. La legge naturale non è un'invenzione cattolica».
Fisichella osserva come il contesto contemporaneo non sia meno complesso:
«Per diversi decenni il tema della legge naturale è stato dimenticato. Soprattutto per il modificarsi del concetto di natura in ambito filosofico. L'indifferenza verso la legge naturale ha impoverito non solo la scienza, priva di criteri di giudizio. La ricerca sembra monopolizzata dalla sperimentazione sulla natura che tratta come materia manipolabile. Alla stessa stregua, i comportamenti delle generazioni, quando sono orientati dal desiderio effimero, sono meno liberi e divengono preda dell'arbitrio. Di fronte a ciò non si sono salvati neppure diversi parlamenti». Oggi le diverse forme di secolarizzazione hanno emarginato la legge naturale: «Si corre il rischio di cadere in un primato della cultura che tutto domina e tutto condiziona». A Londra Benedetto XVI ha osservato che «se il processo democratico è basato solo sul consenso, allora la fragilità si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia. La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione prescindendo dal contenuto della rivelazione. Il ruolo della religione nel dibattito politico non è quello di fornire tali norme o soluzioni politiche concrete, bensì di aiutare nel purificare e gettare luce sull'applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi».
26/09/2010 Libertà
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