Ci sono parrocchie che, anche in tempi di crisi dell'economia, di tagli governativi, di fronte a famiglie che perdono il lavoro, invece di dare il buon esempio, deliberano interventi per decine di migliaia di euro. Un conto è il tetto della chiesa che minaccia di crollare, un conto sono altri tipi di miglioramenti di cui fino ad ora si è fatto a meno e non si vede francamente perchè non possa continuare a farsene almeno per i prossimi due anni. In attesa che la situazione migliori. Se qualcuno avesse dei dubbi su come vanno le cose e non sapesse come spendere i soldi, puo leggere l'articolo sotto sul fondo diocesano a favore delle famiglie colpite dalla crisi.
Il fondo straordinario di solidarietà della diocesi a favore delle famiglie colpite dalla crisi riapre a fine febbraio dopo quasi un anno di sospensione. Lo fa con il contagocce. I soldi a disposizione sono pochi. «Contiamo di esaurire la lista d'attesa» spiega Giuseppe Chiodaroli, direttore della Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio, l'ente a cui il vescovo Gianni Ambrosio ha assegnato la gestione del fondo e, di concerto con le banche, la delicata fase dell'erogazione dei prestiti. Un centinaio di famiglie che potrebbero diventare qualche decina in meno dopo un'attenta scrematura. Proprio oggi il direttore Caritas incontra i responsabili degli istituti di credito. Se tutto andrà bene, i prestiti riprenderanno, come detto, verso la fine di questo mese.
Il problema naturalmente sono i soldi. Ad oggi sono disponibili 412mila euro. «A tale cifra dobbiamo sommare i 20mila euro che il Comune di Piacenza ha già deliberato - fa i conti Chiodaroli - e il risultato della raccolta di solidarietà nelle parrocchie piacentine tenutasi la terza domenica di Avvento. Attendiamo anche il contributo dell'amministrazione provinciale di Piacenza promesso dal presidente Trespidi». Considerando che certe parrocchie non sono riuscite ad organizzare la colletta lo scorso dicembre e che potrebbero ancora mettersi in moto e, considerando che al totale raccolto andranno tolti i soldi per le opere Caritas (nel 2009 furono 57mila euro), si spera insomma di portare il fondo a quota 450mila euro. Il minimo necessario sufficiente per ripartire.
Il fondo diocesano anti crisi, voluto nel 2009 dal vescovo Ambrosio, ha proseguito a corrente alternata fino all'aprile del 2010, quando si è arrestato per mancanza di fondi. Dallo scorso 31 dicembre non accetta più alcuna richiesta da parte delle famiglie in difficoltà. «Abbiamo dovuto chiudere la porta - afferma desolato Adriano Dotti, il cassiere della Caritas - e mandare indietro le nuove richieste».
Fino ad aprile 2010 il Fondo ha erogato prestiti a 222 famiglie in difficoltà. «Da aprile a fine dicembre - continua Dotti - si è creata una lista d'attesa di oltre cento nuove famiglie, tra le richieste raccolte a Piacenza e quelle in tutta la provincia, compreso Borgotaro che è sotto Parma ma fa parte della diocesi di Piacenza-Bobbio». In tutto, all'aprile scorso, il Fondo diocesano ha erogato prestiti per 580mila euro, avendo un fondo di garanzia iniziale di circa 400mila euro. I prestiti hanno quasi tutti durata biennale, nel senso che dopo due anni le famiglie devono restituire la somma ricevuta in aiuto. Ebbene, ad oggi le banche hanno revocato oltre 60 pratiche perchè i beneficiari non sono stati in grado di restituire le rate. Si tratta di 180mila euro che dovrà pagare il Fondo diocesano con il capitale di garanzia.
I 412mila euro di cui dicevamo all'inizio sono dunque virtuali. Dovranno venire tolti i 180mila euro dei prestiti non restituiti. Il saldo è di 232mila euro più i soldi di Comune, Provincia e parrocchie, tutti promessi ma non ancora in cassa. «In questa situazione - Dotti lo sa bene - il rischio c'è, tuttavia, viste le difficoltà delle famiglie, abbiamo deciso di andare avanti cercando di esaurire la lista d'attesa». Al resto ci dovrà pensare la Provvidenza.
Federico Frighi
02/02/2011 Libertà
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