NATALE DEL SIGNORE, MESSA DELLA NOTTE
(Is 9, 2-4.6-7; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14)
Carissimi fratelli, carissime sorelle
1. Siamo qui perché Qualcuno ci ha chiamati e noi abbiamo risposto, in modo più o meno consapevole. Questo Qualcuno ha un nome, un volto, un cuore. Si chiama Gesù, Dio che salva, il suo volto è il volto del Figlio di Dio, il suo cuore è ricolmo di amore. Egli, il Signore Gesù, ci ha invitati qui perché noi potessimo gioire nel vedere l’amore di Dio per noi ed accogliere la sua benevolenza verso tutti noi. Questa è la grazia e la bellezza del Natale cristiano che ancora una volta ci è dato di celebrare e di vivere facendo memoria della nascita di Gesù a Betlemme. È lui che ci ha chiamati per “porre la sua tenda tra noi” e nei nostri cuori ed invitarci ad accogliere la sua salvezza. Celebriamo allora la memoria della nascita di Gesù a duemila anni di distanza, ma quell’evento non è solo una memoria significativa ma è una presenza viva e attuale: riviviamo con stupore in questa notte santa il mistero della nascita di Gesù e insieme viviamo con gioia il mistero della nostra rinascita. Il Figlio eterno di Dio, fatto uomo nel grembo di una donna, è il nostro salvatore: è venuto per liberarci dall’oscurità, dalle tenebre, dal male e donarci la luce, la grazia e la forza di una vita nuova, una vita redenta, la vita dei figli di Dio. Ci mettiamo ancora una volta in ascolto della Parola di Dio che è stata proclamata con l’atteggiamento di meraviglia, di lode e di preghiera di Maria, di Giuseppe e dei pastori.
2. Il profeta Isaia ci parla di un “popolo che camminava nelle tenebre”. La difficile situazione storica del popolo di Israele descritta dal profeta vale anche per noi oggi: le difficoltà, l’incertezza, l’oscurità segnano la nostra vita odierna. Isaia annuncia che “il popolo vide una grande luce” e questa luce viene dalla nascita di un figlio che ha titoli regali ed è portatore di pace: “Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio (…), il suo nome sarà Principe della pace”.
L’annuncio di Isaia si compie nella nascita di Gesù: egli è la speranza dell’umanità e di ciascuno di noi. Siamo chiamati a fare nostra la gioiosa professione di fede dell’apostolo Paolo: “è apparsa la grazia (la benevolenza) di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”. È apparsa e si è manifestata la benevolenza di Dio nella fragilità del Bambino che nasce a Betlemme. “Egli – prosegue Paolo – ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità”. Guardando il volto di quel Bambino, diciamo anche noi con gratitudine: “ha dato se stesso per noi”. Il Figlio di Dio si fa uno di noi per donare se stesso per noi come nostro salvatore.
3. Il racconto evangelico della nascita di quel bambino appare scarno, ma l’evento è inaudito. Ci troviamo sconcertati di fronte al modo con cui Dio manifesta il suo amore e guida la storia dell’umanità. Nel cuore della notte, Dio si fa vicino a noi e nel dono dell’Emmanuele fa risplendere la luce per tutta l’umanità. “Non temete”, dice l’angelo del Signore ai pastori: “ecco vi annunzio una grande gioia (…), oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Sono convinto che l’invito a “non temere” è oggi particolarmente prezioso per tutti noi, pieni di paura non solo di fronte alle sofferenze e alle difficoltà, ma anche di fronte a Dio e alla sua benevolenza. Questa paura ci rende sospettosi e diffidenti. Pensiamo con molta presunzione di salvarci da soli, con la forza delle nostri mani e delle nostre opere. Pensiamo di poter riporre ogni fiducia nelle cose che passano, che difendiamo a denti stretti. Ma Dio non vuole incuterci timore, vuole invece donarci fiducia e speranza. Egli viene in nostro aiuto donandoci il Salvatore che ci libera dal male e ci rende capaci di vivere come suoi figli.
4. Cari fedeli, anche noi, come i pastori, affrettiamoci verso quel “bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. Nel segno fragile di quel Bambino, Dio ci assicura il suo amore, la sua presenza. Possiamo allora riprendere il nostro cammino con l’entusiasmo della fede, con la luce della speranza, con la forza dell’amore: grazie a quel Bambino, ci riconosciamo figli nel rapporto con il Padre che ci ama e ci riconosciamo fratelli di ogni essere umano, tutti amati da Dio. Questa è la prospettiva luminosa in cui tutta la storia, personale e sociale, può essere vissuta come storia di vita e di speranza, anche nella svolta epocale cui ci sta costringendo l’attuale crisi economico-finanziaria ed etica. Nel mistero del Natale, troviamo le ragioni per vivere e per sperare, troviamo la luce per illuminare il nostro cammino. Accogliamo questo mistero con la semplicità dei pastori e con la fede disponibile di Maria, la Madre. Sia proprio Lei a prenderci per mano e ad accompagnarci a Cristo per farci incontrare personalmente con lui e trovare in lui la nostra unica salvezza e il principio della nostra gioia e della nostra speranza. Sia questo, carissimi fedeli, per tutti noi e per le nostre famiglie l'augurio più bello per il nostro Natale cristiano. Amen.
+Gianni Ambrosio, vescovo
Messa della notte di Natale 2011
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