A tutti i piacentini esprimo il mio augurio natalizio con il canto degli angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Aggiungendo subito che Dio ama tutti gli uomini. Quel bimbo che nasce a Betlemme viene a condividere la nostra vita umana per farci condividere la vita di Dio. Un dono offerto a tutti, un dono che apre la strada della vita e della salvezza. L’angelo annuncia: “Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Quel bambino che è nato ci assicura che Dio ci ama. Allora la gloria dei cieli e la pace sulla terra si intrecciano, si fondono: vi è ormai un’unica storia, una storia aperta che ha una direzione di marcia, una destinazione precisa, un compimento in colui che è disceso dal cielo per noi.
Per questo auguro di saper accogliere il mistero che si rivela attraverso il segno fragile di un bimbo che viene alla luce per condurci alla pienezza della luce. Lasciamoci coinvolgere dalla sorprendente iniziativa di Dio che vuole donarsi a noi accogliendoci come figli amati e benedetti. E la serenità quasi spontanea che sgorga dal cuore accolga quella pace che viene dall’alto e porti speranza e fiducia.
Abbiamo bisogno di luce, di coraggio, di speranza in questi tempi difficili. Non è il caso di ricordare ciò che viene continuamente ripetuto e ciò che quotidianamente sperimentiamo: difficoltà, crisi, mancanza di fondi, precarietà del lavoro, futuro incerto. Quanti volti preoccupati, quante situazioni difficili, quanti cuori stanchi. Per molte famiglie e per molti giovani il lavoro che è venuto meno non offre garanzie per il futuro. Per la condizione di solitudine e di malattia tanti anziani sono in difficoltà. La lista è lunga: ciascuno mette in risalto la propria situazione e le proprie ragioni che sembrano tarpare le ali della speranza.
Ma non stona l’augurio di Natale, anzi. Quel bimbo che nasce a Betlemme non ha trovato posto nell’alloggio. C’è un drammatico realismo in quella nascita che non offusca la gioia del sentirci amati e non interrompe il cammino della storia verso la luce e la salvezza. Un realismo salutare per noi immersi nel nostro oggi, nel travaglio del nostro tempo. Ci spinge a non chiuderci in noi stessi: dobbiamo invece aprirci e aiutarci perché tutti possano trovare un posto. Ma dobbiamo anche convincerci che sono molte le illusioni da abbandonare. Va smascherata l’idea che più si ha e più si è felici. Non è vero che più si consuma e più si è appagati. Riscopriamo altre verità degne dell’uomo, alla luce di quel bambino che non ha trovato posto. I beni relazionali, la qualità delle relazioni interpersonali in famiglia, nei luoghi di lavoro, nella società civile, sono assai più preziosi di altri beni e concorrono decisamente ad aumentare la nostra felicità. Forse varrebbe la pena, contemplando quel bambino che nasce in una mangiatoia, osservare i nostri bambini che non cercano solo i giocattoli ma anche – e soprattutto – le buone relazioni, con i propri genitori, con i fratelli, con i compagni. La preferenza del bene di tutti al lusso di pochi, la sostenibilità del tenore di vita, la solidarietà creativa, la gestione dei nostri bilanci personali e comunitari, lo stile con cui vengono organizzati eventi di diverso genere: anche qui la lista è lunga e ognuno può trovare qualcosa da rivedere perché tutti possano sentirsi accolti e amati, perché ciascuno di noi sappia contribuire ad una società capace di amare.
Per questo l’augurio che desidero rivolgere a tutti è che la nascita di Gesù – è lui il festeggiato, ma con lui siamo tutti noi – porti nei vostri cuori, in ogni casa e in ogni comunità, la volontà e la forza di superare la tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, dell’indifferenza. Susciti in ognuno l’impegno a unire le forze per aprire vie nuove in ogni ambiente di vita: in famiglia, in parrocchia, nel mondo del lavoro, nella società. Sapendo che non siamo mai soli: Gesù è l’Emanuele, il Dio con noi. Buon Natale a tutti!
vescovo Gianni Ambrosio
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