Il 6 luglio del 2001, l'amico don Davide Maloberti, pubblicò su il Nuovo Giornale questa intervista a don Alessandro Cavallini - scomparso lo scorso 30 dicembre a soli 59 anni - in cui il sacerdote parlava della sua missione a Nottingham. La prendiamo in prestito perchè ci sembra un modo bello per ricordare una persona che non c'è più.
"Vivo nella missione cattolica di Nottingham, in un vecchio quartiere residenziale della città. A Nottingham su 500 mila abitanti, il 4% è cattolico. In tutta la Gran Bretagna la media dei cattolici è l'8-10% della popolazione: sono inglesi, polacchi, italiani, irlandesi, ucraini". Don Alessandro Cavallini, 48 anni, dai primi di novembre lavora Oltre Manica tra gli emigrati italiani. Questa settimana è rientrato a Piacenza per alcuni giorni.
"La figura dell'emigrato - precisa don Cavallini - non esiste più. Molte famiglie hanno lasciato l'Italia prima e dopo la seconda guerra mondiale. Molti provengono dal Sud. Lavorano in campagna, nelle fonderie, gestivano vecchi negozi. Oggi la realtà è ben diversa. I figli di questi emigranti non hanno più molti rapporti col nostro Paese. Chi va all'estero oggi lo fa per studiare la lingua o per occupare posti di lavoro qualificato".
"La nostra missione - aggiunge - ospita l'Italian Community Centre, con una sala di ritrovo, un bar e la sede delle ACLI. La messa la celebro in italiano in due chiese di Nottingham e in alcuni altri centri dentro e fuori la diocesi: Chesterfield, Derby, Lincoln, Leichester, Loughborough. Qui ci sono comunità italiane. Oltre alle messe, c'è tutta l'attività pastorale ordinaria: preparazione ai sacramenti, confessioni, visite ad anziani e ammalati, incontri di catechesi. I bambini frequentano il catechismo in genere nelle parrocchie inglesi".
"Alla missione - dice don Cavallini - collabora una piccola comunità di tre suore Dorotee. Fino a pochi anni fa gestivano un asilo. Ora i bambini vanno alle scuole materne locali. Quando c'è bisogno, aiuto nelle parrocchie inglesi. I preti sono persone molto disponibili, motivati, ben preparati. Il vescovo Malcolm McMahon, ordinato lo scorso dicembre, è un domenicano. Supera di poco i 50 anni. È una persona affabile e cordiale".
"Tra gli italiani - precisa - la missione è frequentata per lo più dagli anziani. I giovani, quelli che praticano, vanno nelle parrocchie inglesi. Tra gli inglesi cattolici chi pratica abbraccia tutte le categorie sociali. Molte parrocchie hanno la propria scuola. Gli istituti cattolici in Inghilterra sono molto stimati. Le liturgie sono molto curate, soprattutto per quel che riguarda i canti. Usanza singolare: si beve il the e il caffè con i pasticcini dopo la messa. È un modo per raccogliere fondi per la parrocchia. L'età media del clero è meno alta che in Italia. Fino a pochi anni fa, arrivavano molti sacerdoti dall'Irlanda. Oggi anche lì la Chiesa sta attraversando un momento di crisi. Perciò, l'emigrazione dei preti è terminata".
"La Gran Bretagna - prosegue don Cavallini - si sta trasformando in un supermercato di religioni: oltre agli anglicani, che sono la maggioranza, ci sono ortodossi, metodisti, battisti, evangelici, gli ebrei per Cristo, musulmani e altre realtà importate dalle colonie inglesi orientali: induisti e buddisti. A Nottingham c'è un centro islamico".
"Per molti la religione è un fatto formale, e quando trovano qualcuno che fa una proposta convincente, lo seguono. Fino a prima del Concilio, si registravano ogni anno alcune migliaia di conversioni dalla Chiesa anglicana a quella Cattolica. Oggi questo numero è molto diminuito. Diversi preti vorrebbero passare alla Chiesa di Roma. Vivono nelle canoniche con i sacerdoti cattolici per un paio d'anni, e poi vengono riordinati. Se sono sposati, portano avanti anche il loro matrimonio".
"Il fascino dell'Inghilterra? Il modo di vivere pratico. È una cosa che ho sempre apprezzato fin dai tempi del mio lavoro nella Kraft quando avevo contatti con gli americani. Ma è anche vero che le nuove generazioni si assomigliano un po' tutte. I giovani inglesi e italiani sembrano uguali per modi di vestire, gusti musicali, stesso modo di mangiare".
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